Fiera Letteraria - Anno I - n. 35 - 5 dicembre 1946

______________________________ ,_1E_'1_1A_L_ET_rE_'K_:_A_l_o_, _ _ _ _ ____________________ __:3 RO.VINE Pun1uale come ogni sera il campane.Ilo 1uonò e i lre, silenziosi e cun·i intorno al. la ta,•ola, ne i.,egu,r~no, ciascuno per con,o proprio, le ,·ibrazioni tliEp~rdeni negli angoli de,er1i e lon1ani dcl,e 1tanzc, Poi, 101111110 il silenzio, la 1iresenza de!l'o.!ìp,te bCOnosciu10,che altendevo dietro al'a porto sebbene in misuro diverso, pesò nelle chius~ onimc loro. Lit fonciuJla primo di olzarei atl03C, ('O• me sempre, quaeche minuto. Ogni sera sen- 1ivo ingombranti dentro di lllè la ,·oluta in– d1ff.rcnza paterna e lo sguardo ri5!io cd in- 1crrogotwo del fratello dai quali non le :riusciva, se non dopo <1uolchc tempo, a liberarsi. Allora si alzava, dicet"ll II mezza V0t'.C I( Ciao papà, a rivederci Marco! • e 6e ne andavo. Nessuno dei due, mai, le ri– tipondev-11, Rimanevano chiusi, ancora più soli, Ma ciascuno nel 1iroprio silenzio, fin– gendo di ignorare l'altro cd ogni cosa, ae• gui,•o invel'.e auentamemc." od uno ad uno, tutlj i rumori; la porlo di cas:i che si apri– va, i saluti scamh.oti in uno lingua slJani'.!. ra, la voce di quell'altro, che non aveva un vol10, mo che avrebbe potuto aven1è ton. ti. i p11ui della coppia eh~ diseendc"a le scale - <tuella spariz one mis;erioso e trop, Pa nota insieme. la di,cua per le 11ealeco– me 11efosse llltata invece giù per un pozzo oscuro - e qu,ndi, do110 qualche minuìo, l'aulomobile che 4=iallontanavo e gi.ra \·a lo nnl<(olo dello slrnda. Alloro negli occhi e ne la mente del giovane, come l'imrn:,g;ne del sole, rimaneva s1ampota ed ardenta <1uello della 60rdla, che egli non vedevo ri&d1iarat11 do una solo lampadina, la palli, da e giallognola lampadina Lella lo.o .!ì<anzo da pranzo. ma da tulle qudle che tra poco avrebbero brillato, chi sa in quale casa, sul l!Uo viso 4i fanciulla vi:r;iata e sul corpo 11,fruttato, ,li campanello suonò di nuovo, più a lun. go quesla voho", e Cinalmente lo fonciu.lla 11ialzò. ..-Fermati o - le di&1e il fratello aHer• rantlo)t; violentemente il broccio. Credeva di trovare una carne calda e Frcmcn1e, in– vece strinse e stritolò ira le mani qualcosa di gdido. - La1ciami, mi fai ma 1 e! - rh.po :.e qn.-l!a. Per il dolore. e tentando di liber:ir- 81 si contorse, sì che il movimt.'11,0 rivelò maggiormente la grazi11 d.l corpo che ella aveva pieno e &e«lucente. ll fratello se ne se111ima,:p:1ormen1e irritato. - Hai Crcua. è vero? - disse con r:ibbio - Ma non sai e.be nvresti fatto meglio n eorrcrt: \'ia iubito, Jtrima ancora che a• \'O..uiro suonato?! - Che \'uoi, ora? - Non voglio più udire nessun campa- uello; mi irrita. Avresti dovuto compren– dctlo da le. E adesso ruggi, fo in modo e.be non suonino più, o non lllO cos11 po~a ac• cadere! Strill8e ancora di più, termin:indo il di– scorso, la carne della sorella tra le dita le• te ed aucnte, poi, con una mosso brusca e repentina, lasc,ò oudarc. Quella usci cd il g,ovanc, con la meduima aggrcS&ivo violen– za con 111guolc si era rivolto al.11 rugazzo, guardo il puorc, Per un 1111,1110 i ioro ocrlii s'incontrarono. Subilo però il vecchio, ;o, me timoroso, ubbassò i propri e riprese len1amen:e a mangiare. Srnva assai chino &ul;o tavola, con la gran curva delle spalle in ombra e foceva dei movime111i len11 e Jiesanli: sembrava un condannato. l\1 11 il figlio non stoccò il 6UO sgu11rdo da Jui, e qucslo noo accadeva più da molto lt'rupo. Oiftt1ti, i primi giorni, dacchè era ricn, irato dulia JJrigionio e non aveva p.ù lrovn, I~ nC In casu, distrulla dai bombardamenli, ne la mamma morta SOiio le muc,:;r1c. Mar– co, vedendo u~cire ogni aera qUOiÌ alla stes. ~ oro la ,orci!a, pur senza domandare, a– Yev:19upposto che ella fol>fìe im111cgata per (jUalch~ lavoro nouurno, tanto p ti che il padre, licenzialo dal suo uHicio, non a,·eva poluto tr<J\'llrt' un'altra im1>icgo. La cal• ma e la tranquill,tit del vecchio tiopratlullo lo aveva.no 1rauo in inganno. Ma do1>0 qualche settimana aveva in1uito come real. mente l!tavano le cose, cd alloro, uguale 11enon pili inltn.lìo del dolore di quella ri, velaxione era stato l'altro, derivalo dallo cons1u1ozione del comporlamcn1 0 pa,erno. - Ero mai r•ssibile ehe iJ vecchio non si fOMe mai al'C0rlo di nulla, rhe anch'eg'i p~nlH&e ad un impiego? - Era mai pos- 11:bile che la fame, le rovine, la guerra lo a,·essero co lretto ad acquielarii in quei ver• gognosi compromessi? Quelle 1mme sere, dop 0 aver udilo il ru 0 ~1ore dell'automobile che girava !"angolo della strada e 1,1 1tor1ova vu1 la s0tclta 11UJ• 11iche quello fosse 11110un urlo di chi chio– mauc aiuto, n giovane .lii ero vol!ato v..r– ~ il padre Ciducioso che anch~ ques1i, u– dendo <rucl grido, si fosse rmalmen.e scos- 110. 1\fo come invece lo ritrovava di front~ ~duto a caJJ0 10\'ola. silcni:io~o. impert111• babile, quasi occonsen:tiente e intuju che nulla sarebbe val&o a forlo 1c1101ere, alloro nel suo onimo nascevano un d,,prezzo ed un'av,•crsione indicibile, ·Per evitare che 1ali 1,en11111.n1i sviluppandosi aves~cro potu– to creare tra sè ed il vecchio uno siluuxionc pii1 increscioso dctrauuole, il giovane ave– VII poi sempre evi1ato di soHcrmani su di lui sia con 10 sguardo che con il pcnsier.r... Quello l!Cra, però, il suo gesto era &11110 tr0jlJJO irruente ed istin1ivo per<"bè egli avesse fallo a tempo a trauenerlo. Ed allo– r;, una volta scoptflo il padre che Ee ne slava rintanalo nel suo debole silenz:o co– me un'insensibile bes1ia. ecc.o che improv, visamente 11imile ad una bure--n che v,nis– &e di lonÌuno. gon(iasat:: e lo premesse 11.-J me1.zo, tulti j ricordi dcli., rovinoe subite t:on la guerra, di ttlltc le soHcrenze tra• ~coree e poi 1uest'uhimn della vergogna e del disonore montarono eonoromt:nlc nel 1uo onimo e ne' suo sonaue lonrien iolo con• tro il padre che non raceva nulla per tU• telore l'onore della casa. 1"11sul punh, 01 saltargli addoi60, llfferrarl 0 alle spall,. ,...uotcrlo e rovesciargli con le parole 11f.1 ,o caido dolla ,uu passione, rr.a invece ho·, tll rorte il pug11 0 sul 1av,1lo che ne 1remJ a lungo ed ur10: 1c Ma p~r a, Ji 11ualco– sa! )!. l'oi, eo~ì ai',·l"~o l rrcmente, 11ttefc. Alloro, muovendosi come sotto un 11èao che lo grllVllb1>C, Jcn,1111H!llll. i! \eech,o o 1.ò la ttsla e venne II quell'inconlro col !1glio. - E; cosa vuoi che dica't - rispos~:. L'ohro aveva ancoro La voce rolla ed cc• citata d1 Jlrima, lJiuc:.- No!! 1. t., dunque, nullo da fare? - Nulla, - ri,poae il ,·ecchio - ho già .enlalo ogni COta! Ed anche tu, se non mi Jaglio, che hai c,rca10 lavoro e non lo hai 1rovato, (. 'è, &e lo vuoi, da morirl. di fome. Tra~corse, <1uald1e ottimo di 1ilcnzio. - Quello che mangio, crctli cbt: mi gio. i? Ingoio con 1 0 E;tesso cibo il ve'eno! >oi nbbuS&Ò lo sguardo, l due tornarono .1d usel'e soh, mo con la consapcvoluza, uc:.ta volto, che il dolore e la soCforenza Jell'uno erano anche dell'altro Marco auese quach" istante. Non ave\'o più nulla do fart 1à dentro e c.iò d1e uve. va voluto sapere l'aveva finalmente appre• 30. A,lora si alzò. pesantemente uscì dalla Slllll'lO. l'er le vie del quartiere passavano im- ·' cgati, donne di cafa, p,ccoli borghesi, miglie intere. Lo strascichio dei 11ass1 t I mormorio deUe voci stagnavano nell'uriu :ome un lungo interounubile lamento. E· ra buio. non si vedeva c~e poco, che ombra; ne la stradjl liClllbrava passoS&e un funera– le, qutllo che ciascuno, 11ccompagnando sè •lesso, faceva dei propri sogni e delle J>rO· prie speron:.i:e. Cenle @lanca, appesanlita dalle rovin:, era uscita dalle case incon,r:> al nero de ~I noue che trasr gura,•o a'bcri, case e strnclc trasportandolo per un po' di tempo fuori d:1i luoghi di ogni ora e di ogni g,orno do,·e la vita, con tutto il sole che vi splende. ero diventalo amara e di• ~1>erota. JI giovane ca111min11,·a lcn amen, le in mezzo alla folla. Ora ua quasi cal, mo, fuori doll 0 stato di erc11oz,one dal <1ua'e ero &lato posseduto Ho quando ero rimasto in casa. Ma in r.uclla lucid tò la co,cienza dd!a sua tragedia si foceva an• cor:i pili nitida ed incombente. - Era mai possibile che non vi roS&e modo alcuno di liberarsi da essa? Ciorno per g orno egli si era sentito .lìempre di più imm.rgt:re nella vergogna, Non gli imponava che gli ahri non lo sapessero o che non lo giud,cassero tale, era dul suo onimo e.be la 1.nli\'8 ealire n poco a poço ed invadere 1u11i i rnoi pen– sieri, come l!e, qualora non vi a,•~ se 1,o– va10 un riparo. v1 &arebbl! dovu,o or, fondare dentro. - Avrebbe dovuto ,entire continu:1mcnte la sua ;.mara disper:izione, la sua impolcnza e il suo b sogno, per vi• vrrc, di radicarsi al d,lllonwe, di 1icrme.• rcrlo, di fovorirlo come suo p3dr.? Si po– tev:i essere. condannali indcfinit1\'11mcn.e a 111110 ((UCSI<•,o è lolvolta cvncesso agli uo– lllil!i di 1row1re tra i loro maìvagi e poveri mez1,i umani <1ualcuno che li 1101<ea f.nul, mr•Ht liberarci Un brivitlo, su.scita10 do un pafse1;gero sor. fio di vcn10, 0•1 avèr•o ,I 5::ovane 1n qud– l'istanle e. C0'1 l:1 ~.l'llllllt.lfln(' ti• fr sco, ,i,:. stò in lui il rct:c:1,t.! r1cord,> delle fredde '.>roccia della sore'la. Dalla notle oscura ;,ie:10 di ombre, la ragazza venne 111!,tcrio• 1a111entea lui come una vituma. Egli Il\'• ~crli le pro11ric mum come se fos,ero anco– r■ JJil!uc della etreua e stntolota carn.! di lei e nel 1110 animo, ecco. come l)CI' una scoperta, lrovò l'o,tio veri,o la dunna. :-,, ricordò de'le no·; r,• ile quali si era npp0• .;itauwnte alz:110 per polerla spiare di dietro nna tenda ((llantlo torN,vH n ca~•. Solo a– lesso comprendev11 che altro non era slalo e non l"odio a farlo agire m <1ucl modo. l'odio che J>er lè sue vie souili e 1egreie 0\'CVa cercato di ebosperar:i e g.ung.re co- si al iU0 compimento. Marco <"on1i11111, i. camr.i·nore ancora per 'l10lto 1empo. Ora davanti e den ro di EC:. ne!lo notte che l'avvolgeva, egli non avev:i d1c la criijtttllina e luminosa evidenza cli cjucc10 .lìUoscoperto; L'odio del quale intima- 1ucn,e s• co111p1occvo, •~a 41r1ou11 ero d1\ nu, ta ~11opolow e si'enziosa, in essa non si u– divano pi1ì che i pa.!>!!i del giovane, t.hc umi eco lontnn:i di~verdevn e ruga\9 per ullre ,·ie deEerl-:, fr,1 1ltt1 o~•uri r ran1amci (iO• lazzi. Era l'eco di un passo quel euono, eppure sef!)brova l'im11crturbabile cd in• C'Ombcmc voce d'un ra10 che inseguii;cc 1°uomo 11cr imJ)adronirsi dei suoi JX"micm l' delle sue ozi rni. Era 1110110 iard; quando l\for:co si rilrnv.., cli nuovo cl11vant;ol 1iorlone. Cercò In chin. ,:~ ~tn~:;;iirer: 0 ~ ~::11J!' 1 ~u~U~t~i• :;;~:: rontinuò od andare avanti a tcntom. ~al,va lenlamcnle, e quella none la ripugnen11:11 eh,. di aolito prova,•a rientrando a <:IIH era p,Ù :imnra. Giungeva ogni \'Oha davanti la porlo. stava plr aprirla, ma poi, imnu111- cab:Jmente, come timoroso esitava, ed una voha dentro, chiuso l'uscio d eiro di sè. si sentivo scpoho. La 11rcscnza ma 1 so• no della sorella era iu tutto, e 11er lui pesava come 1111 incubo, Non cn!rn\ u pili nello s1w cas11, mo come in uno wnn, nel covo caldo ti 'unu bcSLia immomfo C(ln la qua 1 e non sope,•a fino a quando egli ero co~trctto a vivere insieme. Frauant 0 ero giunto sul pianerouolo di caso, all'ultimo piano. Già i;:i accingeva nd aprirr. <1ua11d'e<"cO che nel girare la ch'a• \e nella loppo. gli parve udire dal vuo:o oscuro e s1lem:ioso che s:ava !Olio di lui ~iungere un ,mono di voci. Te,e l"udi10. Er:i. difatti. il portone che ven vo aperto. Spinse il b:utcnte e ,i Ccrmò ad ascoltare. Le voci ernno allegre ed altera c. et! uno di donna, .lilla sorella. la riconobbe subito. Il pr,1110 ictiuto Cu que!lo di rhiudere im– mcdiotamcn,te l'uscio e dihtti lo fece dan• Racconto di Giuseppe Gironda do un colpo 6ccco che risuonò per pllta la coso, forse desiando di soprassalto il p:idre, e che poi &i Perse giù 11er le ll!C81e come un tonfo. Ma ~ut,i,o dopo, dopo eh.> In J)0rta fu richius.a, l'uomo si riacco6tÒ ad essa e ritornò ad ascoltare, Seguiva i rumori, e intanto davanti o lui, dimorno, !ovunque, come 11110 luce imcnsu che lo 11no1,1dassee rischiarasse ogni cosa, bril– lavo la coscienza de11'oùio vu"' la so– rella. Le voci maschili e straniere &i erano aciulc. Forse gli uomini che avevano llt'• compagno10 la ragaz1,a fi111vanogià per an• darsene. Di!alli di li a poco Marco udì •I J>Orlone richiuderai, e nel silenzio, che ~i era improvvis:1me111e ra.10 neU'cJiricio i passi Jela donna su per le ticde. Ma Jo– Vt\ano cS:tcre, alnwno cosi sembrava, dei 1iassi, ndla loro lemczza, mal certi, come di chi non !>• regiia 1roppo eoldamente in piedi. Le scale crono al buio e silenziose. anzi, per l'uomo che stava ielJarato da esse die• tro la porta ahro non nano che queJlo ste1~0 buio ~ quel1o &lesw si 1 enz'o, come forse tull:'r la notte e tolto il mondo e 1u11a la vita altro non erano, in quel mo– mento, che c1uel buio e qu.l E;ilenz·o con. cavo che regnavano per le scale. E non 6i udiva che un rumore 1010, come un in, cubo, come lo voce d'un ra10 1ornnta sot• to altre forme; non si udivano che i pasai lcmi, sempre più dis1inli della doni,.a ai <1uali, a un certo ist:inte, s'unì la ll!UaV0<'e intenta a cantare con l'indolenza e la ~gu:date11,a degli ubriachi un motivo di moda. Mano mano che qu<i rumori si av• AUTUNNO di CAMDERTO SANTILLI Decrepito è il mendo che sirema l'autunno e ne martoria l'antica carcaun. Racc.alla una foglia che 11 venlo squaua: lingue di linfa corrode lq ruggint . Cede la rancida consunta radice li.no alla mucida buca che invtrmina e inf ,cdic.ia al polto di chi s• attacca l'umcna cer.cu.a. Spezza la vergine r tenezza animale 'in:i;u1nc offesa dall'in6uatibile stanch<zza morale. Frana nell'umido. si scioglie in pene la crosta tencna: schiuma e sollevati, c.resln del mare, fino a sommergerci o liberaci dalla cancrena. "urc del 111110 lucida e cosc1ento. Per re3• gu e ud C&i,O, <ruasi p~r 6011.rarei II quel a fo, 11111d'inc1111111ment O nello quule ella l)lll,l;,'l\/a direllaoumte dallo ubbriaca.ura, tentò di J>0rlurc. - Ciao, Marco! diue - Sei ancora in piedi 611Uicra! Ma dopo U\'Cf p:trla10 non 1>ote1te (are a llhllO Ji no:ure come le parole fossero r,suonale ralEe. li fratello non ri~po~e; nel torrido io non v'era che &ilemuo, un ~ilen'.rio opprimeme, pesunte, che quasi. ~mbrava, IO si sarebb~ po1u19 toccare nell'uria e ~lrapazzarc con una rie.ata; la lam1.:1d,na pioveva In sua luce 1rri1ante, cd 6 lu ormai eru comp ct1m1c1He lucida. L'auegl!i:nmcuto, p~rò, e lo 111guurdodel- •'uomo nou le comunicuvnno 11iù, come prima, lo ,;lnrno sooso di disug.o, ma qualcos.i di più e di pegg,ore, On e!la ...cntl\'a. velore e lon,una. uno J)aura ,;iu11,;cre ud mnond:irle l'animo. un:i p:m. r111anlO più v:11,111, oscura. carica d"impr ... vedibili pericoli per quaulo ai suoi ouovi 1en1a,1v1 d1 far par are e dt acuo,ere il fratel'o, alle liUe mvocazioui. alla sua vo– ce che ora. ficru:a che &e ne avv<desie, era diventata g1ioa, ricbiamj, e quui, a vol,e, 11inguti di disperazione, rispondeva invee.!, 111esor11b,lc,il silen.i:io e l'1fnmobiluà del. l'altro. La lanciulla tilaVa a puchi passi da Mar• co. pena nel terrore aemprc crc,ccute «ella «ua viiionc, ma anche l'uomo, U• gualm.ntc, era risso e spe,duto neUa v,• s1oue di lei. E la ,·edeva con quel.a sua ~ u.:c1a che il padre non le aveva certo 1w,uto acquistare, nbottonala da far ~or• gcre al d, sotto rabi10 di a.ta tp,egau.a.o ed acçencicato per chi fil qualt con111111, rortihimo da lasciar fiCOper,e, Ho sopra •I ginocchio, le gambe ben fouc, ma do a•lo.e8ceule ancorJ. La v.deva cosi eJ ol– lr~, pn.chè quel ,·iso Ji faoc1ulla ,11inca e rorrnua. quel viso de,•11staLogh ,uggcriva un in~icme di 1orbide e disgus1ou fao,a– ..ie. \11.deva suo son~.la di fronle a sè, ma ora iJ vo lO di quella avev:1 perso per lui i lmeamenti noti e di sempre, ed egli lo ,•nofoni.leva con l'altro di tulle le ranc1ull~ rbe aveva intravisto nella ,c1uii, alla sera, si11,girarsi p.:r !e strade nelle auturuobili straniere o entrare neg i a bcr-gh, militari. rosi, 1nd1.Hercn1i, come se 1111dasserodal, la manicure, Tullo quello spe1tucolo vae:10 di miseria, cli corruzione, di dl1onore che 11vcva J>ro,·at0 ogni none per le ,1nde della ciuU gli riLornava all11 men,e, e i! suo non e,:;a Corse disgu5to o rabb,a per la prrpria rm&erio e per il proprio disonore, ma anche per la mi.seria ed il du;onore di tulle le altre famigl.e che soffr.van 0 come lui, e forse di 1ut10 un popolo. Si staccò dal muro e fece un passo a· vami. La donna attese un attimo. poi, CO• me vide che egii le vcn.va incot1cro &olen• ue e in.aorabile. gridò. Un urlo aolo, stri• dulo e lu.ngo, eh~ si per .. e per la c.t,,i., e 111:r la notte. Quindi, per un a,1imo, ailenz.io. St udiva !tOlamenle, ll!0r.o chi &a da dove, il rumore dell'acqua che sahva nei tubi e riempiva i cassoni; un rumore monotono, ugua e come un respiro, e torse era 111 no• 1e che pas.eava ,erena 6ulla terra e 1ug;li uomini, - Percbè urli? - chiese dOJ>Oun po' il fratello - Ti faccio paura, fone? L'ahra non rispose. Ansava. L'uomo le si avvic111ò1mcora d1 più, gu11,dandùla .em• pre negli occhi. Come prima la l!Orella d11.l'ubru1c11tura, cosi am·h'eg,i era adesi;o Ulle,lo dado staio di ccci111z1onee di fan– tasia del quale era staio prigioniero fino ui.l un u11a11lel)rWia. Oro era pede,ta• m~me lurido. - PercbC urli'f - ripclè e.on la 11teua \oce uguale, senza tono - Non ti farò del male·! Le em vicino quasi a toccarla. e difaui alzò le numi opene per aff,rmrle le brllC• vicinavano )'uomo sentiva che o,cure ro~zc. :~:·ar~! i~ 111~t ~~i::a,~~ 0 : 1 ~~:~ror~:rl~~ oscuri desideri montavano dal profondo quello sguardo freddo, clllmfi, in•ieteot.-. Jcil"anirno e ..i (acevuno tiCmpre P li ch.:m 1 cn.ò di Jiberan1, ma l'ahro aveva di e decisi. F1n<'hè rome incanloto, preso da già 6errato le dita e chiuse le mani in1or– u11a paura cb'tra forse la r,bcldone Sless:i 110 alle sue brace,a ti e.Ile ,;i ag,10, ma uvn rlella ,u:i coscienza contro ciò che di ir- potè evadere. Cominciò a 1remarc; un rimediabile essa &enliva avv1cii.arsi, dietro lrent0rt' lontano rhe l'uomo 6 enii oa&eere quei passi che si (acevano 8empre più a <i.to Je pro11rie dita, ,•icini e pili forti, egli preae lentamente ,. Intanto nella breve lotta, la borsello mdietrcggiare. - Di che temeva, &e non della donna era scivolala a tern. Al ru– di ,è 6lesso, di un de•1dcrio che aveva more dell'urto ,u.1 pav1men10 i due guar, JJreso a tumuhuarc nel suo an mo e à•e ora darono in basao. La boN,1111 gonf 10 si .oppariva- con la luce improvvis<1 d"un pen, ,·ro operla e ne erano spr,U.llli fuori, EJ>ar– aii•ro liberatore ed ora ii immcri;e\'B nel• ,i e colorati sulle mauooelle, dei rololi di 111parte pili oscura dello coscienza? Quel danaro di occupaz10ne, UriJlarono allo des.Jcrio che ora, lor&e, trovava nella n0t• ,guardo arso dell'uomo come una f.am , e ~tra11e cd irre1,s1ibi!i foru e che sa- mo, ed cgJi «e ne senù incendiare, Al'.ora ;1~:~:jt;7~:!:~, {t::~:.~~:·=~~·E:ri~ :... ~~::}:i.2:~•il:!~:t:~::::it::i:~:':; maginazione e nel suo ungue? E quale poco. 6fl0rar.e le npa.ie e darle, al collo, •·oce udiva in quel suono d1 p 3 gsi &e non uno rabbrivideme &ensazione d1 fredco e <1uella della u1a medc11ma disperazione, po,, ancora di più, sempre pili irrimedia, dd suo odio, della liua umanitil che tulte hilmente, Jen1ameote, lilring.Hi imorno, contrib11iva110 o sospingerlo verso un pcn. otv,•icm..r,i tra di loro. Criòò, gridò du(' 0 ;:~~o i;:~~inc\:,~? un fiOlo prog_eno, il 6UO .re vo te tìnchè lo potette, e con lo sguardo tcrriricoto, gli occhi ormai atravohi qumJi lndietrc~giò al buio finche non urtÌl fuori dr11'9rbi1a, oro si, cbe avrebbe vo- t~n le SJlal e alla parete, ed allor11 si ar• lut 0 incontrarsi con <1uello del ha.elio. rcs1ò ccs&ando anche di trtmare. Foue sperava di potergli ispirare della Fu cosi che lo sorella, entrala in casa p eti. Ma il fra.elio mvece con,inuava a cd 11cccsa la lu<'e, u lo trovò improvvisa- guardare ,ul pa,·imcnto il ~onaro che vi mente di fronte. L'uomo stava a bracc,a rra sparso e I stringere lentamcn e, quasi J.J)ertc, stest 1ulla parete, llimile ad enor• con gusto, ci0 che ovtva tra le mani. me ragno nero. Ormai la donna non urlava più, non de- Alla vista del 1a donna Mart'q trasali CO· ,iderava pi,ù nulla, neppure d'incontrarsi mc frustalo, e uno impressione di soffe, con lo sguardo di quell'altro per ispirar• rcuza si disegnò ..ul suo volto e vi rimase. ,li, nello stato in cui egli l'aveva ridotta, irngidc111Jonc i muscoli. Sienero tutti e ,tetta miecricordia. Non sentiva, non com- I Campi Flegrei li Premio della Vendemmia Che llisfox> /allo, questo PremJo della V,.,,_ '.-,,mia/ l·netabdmcnle vislo.<if! per la ,,an· diasllà della posta, prima di lutto. Duecen· wm,.a tu-e è una c1Jra 1.he aiJatli conse1va oJet no, sempre il llccchio suono: in lai ma· cria JWn ci ap1(01"nercmo mai. Vistoso poi per l'ostentato slancio dcli' iniziatioo. E il nu· ..c,o m:,nc ..e lo llo11elàquasi mllerosimile ./ei chUlmali a giudicare. Triluuo, quanto più ir .... ·1:me e p1u,,csco, alta i'reJidenz..a. Nè :;!:';: l~~h:f:~nfi~o a:u:a;~:;:~a /c/j~ finale bomba mondana, con lot!eria, balla, ec– cetera. visf:s: 0 nec~~sf:s~i ]; d:~::taJ:'ji::· t~;j~:: nell'esito del con~so, in qualcosa di estre· mamen/e serio, importante e siani/lca/il)O, La– Giun·a, ecco, ha potuto dichiararsi "lieta an~ zilullo di conslolare il pieno 1ucccsso dell'i· z.,al11Ja, sia per il numero dei libri presentat1 (se//anla}, sia per l'alto 11alore ar,lstico di mo!li ba asi. Successo tanto più importante in quanto, allenao concorso scrillori d'o;ni lcndenza, da quelli sià chiaramente affermali ai giooani at sta11aniuimi, C$SO testimonia Jd. la indubbia e lii/a/e contmuilà della nostra lei" le,atura anche /ra le di//icili prtxle di /empi così gralli". Parole che d'allra parie trovvn"' il lono wsgcllo, anzi culminano, in queste altre: "Il vecchio con gli Mivali', di V Ila· liano Brancali: una serie di racoonli J,a lo-– ro idea/meni!! cullegafi quasi a formare un po/itlico, realista e insieme sunealisla, dra,n. malico e farsesco, di cer,a pavida e umi:io- ~~ u~'::t'~a:~ ,,~~ul~u;dr;pi:~~ 1~il~~:e I/azione sa /arsi, con arte scaltrila, divertimen· to e spettacolo''. Che è, questa del B,ancoti e del suo l:r IJCW0, una defini:.,onc ccrlomente aculu, ma anche soMia. E ai siudici che dettc,o il loro J~;ia:~rf r:Ji~al~u1;;i!:. %:~i °J~f laal~:t J:'i concorso, con,enta '11 punlo di no/ore tale sobridà, con qualche rammarico. Al Hranca· li non mancherà il plauso più largo e gene– re/IO, Precisiamo. I concorsi a,tislici a premio doorebbe,o auere la /unzione 30prallutto di avoicinare l' arle al pubblico; mcn:re è poi tanto diJ/icile che ,iJJatlo scopo si rassiun:Ja. Ora a noi sembra che il uerdet:o della Ven· dcmmia, appunto lo consegua ampiamente. Anzi i /autori del B,ancali auranno proprio allulo questa impressione: di essersi incunlro· li con uno di quegli artisti la cui profondila ;:7,,:s:~~~~a7 9 fi~~ /1/";~n~i aC::!!:::ti:i:: Un arti,la, insomma, ricco quan'o " pcf:iola- : •:,;;;tomi,:io!, :i/:,:~i;~~~o ~ •.a,so la iuria lnlanlo il lettore appena degno distingue da sè, nel libro, quali ,ono i racconti che la Giuria trova " /ra loro idealmente colle· '10li quasi a formare un polit:i~o ": gli al• lti apparten3ono c11idenlemenle ad un Bran• cali anlerio,c. E i motilli al/uali dello scrit• /ore vanno', pef infinite sfumature, da una csl,ema ripugnanza ad una estrema pietà, nel riguardi degli onori prollenienli da ogni /orma di disumana 11iolen:.a: le dittature, le guerre. L.iò, quasi non '1Ccone agsiungerlo, special· mente in anime mili, magari anche deboli, ma in ogni caso nobili. Così nascono /e mol– 'e figure del Brancoli, corpose quanto cari~ ·a 1 u,o/i, /ra il drammatico e il farsesco, co• me hanno dello i giudici. NoKe il calpesla· lo dal /a,cismo, vecchio useicre del munr cipio di Catania, che dà il lito/o al volu· me. Nasce quel/' alt,o che addirilluru impaz· :isce, nel ricordo di due bambine che ha vi• sto s~oz.:arc a Firerdc: /ìnisce col credere dl averle sgozzale lui. Quell'altro che n?n rie• sce a separare la visione di lul'i i caduti nel mondo, a causa degli 0110T1' di quesli anni, dal senso della p,opria 11itaquotidiana. Non raggiungefTI la pace, lo .sa ormai, se non !::':o Éi c::Jà ~;c:e':U,ean;::1,/ /h:l~11f:; :sempre credulot per Jelieità di temperamento, alla /elicilà sufto lena: vedilo quando, lor" Tl<Jlo alla ,ua città nativa, 1,'1 a ricercare certi profili di case prouime alla .1ua, e aoanz.ando /ra le macerie non .1eopre che uuo· lo t:0nlro tluoto. Tipico momento, quesl'ulli• mo, d{ quelli più liricamente esaltali dello .1critlore. Dooe ,i ripensa per /orza ali' inlen-– .n,l mon'"n'~ di certi monologhi Ji A nselo Muse.o. E dooe in conseruenz.a, più è presen– te la Sicilia: così addentro t,enetrata in lutto il libro, a costo anche della spie/a/a au/oi· ronia. ALFREDO GARCIID.O 1r\!:~r p~~v=~~~ 1 rre('dd~· ~I :ii!f::i:: :o~:: ~~::l~:va tt~,:\ 1 1~ f~:s\,::~:ur:c!fdc!d~~ ------------- cmonosEe dalla tensione stes,a dti loro Dalla sua t>occa dischiusa e dalle sue lab– ani1111, la luce b1onca delln lampadina e• bra 11pt.rtc <'Ome per un languido bacio citrica accesa in mezzo al corridoio. ul!ci\'a invece un lungo e €p.:ivrnt vole r:in- Poi lo fonciul'a venne avan1i, a passi tolo Fu quando questo 1i tacque, che lo mcora inccr1i, !iuando il fro1cl.10. Da quan- 1101110dis1ol11c lo ,guardo dal basso e lo lo era cmuta e si era imba11u1a in lui r7'·olse ven,:o la donna. Lo oucrvò per un 10n a\·eva potu10 distogliere lo sguardo iFlanlc. V'era flna sedia lì accanto, proprio rl11lla sua persona oddossara ed irrigidita dietro 13 sorella, che ora aveva preso a pe– ,.ontro il muro. Uno &Iran♦ ienso di di• sorgi i terribilmente sulle broccia. L'uomo -agio discendeva in lei da quella vliìionc I vi 6Jlinse il cadavere e poi "~ lo lasciò e non serviva l'essere un po' brilla. Anzi scivolare 10pm, appoggiandolo in modo quel di!!agio, man mono eh-e cresceva in rhc non eade&&e, quindi ,i volse 1,er an• .ei e di,·cniva vero e proprio fastidio, con• dare nella propria camera, ma, volgendo– trihuin contemporaneamcole a farla lor- ai. vide la, ttnda che dall'entrata dava nel rorridoio dove si aprivano le ahre 111111- 1.e agirarai come ae qualcuno 1i fosse ri• 1ra1to do essa. La varcò ed udì difatti lo 11scio della camera del padre, l!Olto il qoa• le fil1rava ~ella luce, accostarsi pian pia. no, Allon:i vide, ebbe chiara davanti 11ll'im• maginozione la (accia muta, bianca, tpet• 1ra'e del •ecchio che, di diello la ttnda. aveva assistilo a quanto era accaduto. Eb– be chiara nuella vi.!ìione, e oc provò qonsi "" tranquillo 1ionfor10, ln1an10 era giunto davanti alla pona della propria ,;t11nz11 • L'aperse, vi entrò e, dopo e&1er11ipogliato. si coricò tranquillamente per dormire.

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