Fiera Letteraria - Anno I - n. 31 - 7 novembre 1946

F!El\A LETTE!lAlllA 3 IL RACCONTO PREMIATO AL NOSTIW PRl.lW CONCORSO 1iche J.. vcranno Ji nuovo la loro voce, I ! in ,:lii non JlOlrctc far a meno di t.copri• Campi Flerrrei b I MORTI AL SOLE di IVO CHIESA re ec-hi rii J":loria, di comba11ime1110 1 rii vcndcll:t vicina. E <1ualcuno, ceriamentf>, I provverlcrà a cantar.: le canzoni della '----•----------• 1110111:tgna. A po1·0 a poco, e-on i vostri amiri n Poscritto al coucorso IVO Cli/ESA è 11a o a Genova il 22 c!iccmbre ,l~l 1920. Fece le sue 11rime cspcr:e11:e lcue– rar.c e tecztroli tra il 19IO e il, 1912 collt1borcm• do ad a!c1111i giomali ~ facen– do p;.rle della reti 1::io11c d,: '"Il Erano ancora al posto e ncll'alteggia– mcnto in cui, una mezz'ora prima, erano caduii; tre v1..,ini~simi :;illa cl11cseua, t111>1t·· ..j lini Jor:,u, lt: braccia ::,pula11ca1e nei 11·11- 1ativo d1f!.erato di un u \imo re~piro; il ~1uarto 1>ot·hi metri più in IU, concalo a t.c-st.a i111 giù suLia proda erbo::,a ili 'liii fcn– qf'rinu, ncila pu;:,liura u~turalc le moni prule~e iu ::l\:t:1.i, una _ra,·:.1:-, lt.g~cr111t'!1lf" riJ>icgnla • di un uomo ,·hc, ciun,Q td ter– mine di una grnnde (Jtica, si è Ja~c:a,o ca– dere <li 1,c::,o. (~fa un uomo che i,iu i,ul– tanto ~lanco non affonda le dita nt>lla wr- ra, nGn 1111pielriscc ti pu.;110 eu t1uakhe barco". 11110 ri- 11.o d'etba). vista ge,wvcsc di Mi chinai &ul cada,•erc 1)ill \'icino. JJ fJO [lt.ca , kt ere , iso ll\'<'vu, a dilTercnza dcgii ahri, un <:.O· ((l cirte direu(I lorit...: qu::~i nvrmale, dovu1u for~c alla eu- da Aanco Ru- hit:rneita deUa ruurtc, che dcnunc:ava un sco11i e d(I SebflsllCmo Ricciardi. Dopo il gro&,o buco allraversaule da un lato all'al– servi:.io militare ed il pcriotlo part:ginno 11·0 I ampio torace su cui (a magio era 1e– (d11ra11te il CJlWle fu per otto mesi i11 Fran- -=aohre misura. Sfiorai cOn la Ulano i! cor– cia), si St7bili c1 CcnO•lfl, duve, per quCI/· pu irrigidito, e, d'un subito, sentii il bi– che mese. collaborò o diverse •· terze JJ(I· ~ognu di !lOrtare lo sgu:1rdo altro\'e, 6ulle gitic" di quotid.cmi locali e /u critico ci• fog.li1: di un nlJ)ero, !iu t1uaieu110 degii uo– uematngra/ìco de " L 'uniià ". muù ,~, i che erano intorno a me. Se nu w•drcte 1rnsi.11rcquauro han• nere o J,~vi– ~a1e, j!U cui 11 cielo. p1{Jbab.!mcr.1n scu– ro percbè sp.sso, in questi ca&i, fii com– piace d1 unirormnrsi ·01 c:1rut ere l-ella ce• rimonia, svtglia delle 1,ncate e ruob.h lu– ci. Ndb rhici,a, prendcrcle po::10 ~levo– tamcnte, addolorati 11cl lliù 11rofondo del voEtro cunre, ma ~fiorati appena dal i;;n. CJJcllo dc.i volti s1raziati dei carla, f>ri per i <inali vi siete ingino<'chia1i, 1lellc loro reritc, delle loro mcml,ra con1onc, • tal– mente cliven;o dalla r.ultà. Fuori, ncl– /"ari3 in cui il fremito <lcst::ito da no rin– tocco grave lii campana crcscr., dura a lungo, e fJlHISi i,i !iJ)Cgne prima di "8~Pre r:pr~t:n dal rin1n"co s11c"e•sivo, le milra– ~liatrici in~crisMno le loro falvc tioPpo veloci. Fini10 l'officio. ~eguircte il cor· 1eo, a1lr.rto da una scorta di partigiani nr– maii che un bracciale tricolore vi for?, ""mhrare in divil:a. Verrà il momenlo 1>iì1 triste, in cui più vi senlÌrcte toccali: ca• lai e le bare nelle fosse, le a.mi automa- t.olirnri, :1bliandoncrc1c il c:mitero. Sulla I per il racconto i;tr:,\Ja ~rnlvero~o. chc 1 _ \'i_ ri_ccnJu:e ,allc~,vo. B' ncll'uulole di ciueblc nc,~c, _c~1c og:i_u .,ire ca~c, ~olgendo,.' 1_nd 1 e1ro }la 1>. 1 ma ta,1iu e~be ci rri>oit,no a punii d1 1ncroc:I) ('Ul'va. cogh.re_te I uhmi_o . <1uacro 1h:llo <lei fauo umano col fallo nri.~tico; e sin– ~pc:1acolo_ a cm avete ass 61110: una madn• golurmcnlc alle , 1 uc~tioni del t!ot>:Jbuerra 1ng111ot"d11ato accanto alla 1omba frrjlca. l.uernrio che Miamo auravul!undu. Si ve– ~on. ~•,\ _nulla, in_ <1_ucs10, cl~~ _J>tl6Sa ,lc•_ti'.- da oggi. - rl! v1s10111o pensa. rt orrendi, 1~_so~1~11 b.l ~• Quando io lessi nel pr'.mo momento il "e· 11e_l . 110-_tro.~~ore_. S 1 oll~nl~ 111~ mfin.ta tr•: leLrato raccor~,o. di Verc~rs (nr:c;.ra ci do– ~~ezz~ Cl v1~1,a, tJ. ce~1dcr10 d1 u_na rari e manct,amo chi sia), Le ~, uu.:e de fa Mer, •·1p:iz10nc _co.mp~i.s1onevolc: _or:na~, l ov~e: ricordo clic, t,(ltlo l'imprc&:ownc di una n11nen10 s1 e ricomposto ne,· suoi t.r1111n 1 grand.zza tura, mi proposi sc.n~ 'al.ro di umani. tornarvi su, .- <111alche dibtanza di lempo, C::osì lontani, voi non potrete rlifòlinguc- con at1cnz1011e C!.ec.~:11ncn1c riuca. Fu an– re Lene i parlil'olari della fCCna, che da zi una promc.,~a che mi feci, più che 110 ora i.i rico8lituirò ogni giorno, finchè co- proposito. Ed ero insomma s.ruro d trar• lei che l'ar.:ma avrà vi1a. Ma forse i vo- re d:J una ric<>gnizionc apprcfond la, ,oJ. ..tri jl~nlimcnti non cambic:-ebhero Ci moJ. 1 anto cl.Ile lununo~e conforme. Al modo 10, anche se poteste veCere come si ufTati che giorm fo do,c".I poi :1ct·adcrmi. eano e si gonfiano le vene sollo la 1>elle 1\cJ tui;lio narrot,vo di lun1:;hczza medi:11 1 :nv.rosimilmente eo11ilc e hianca del voi. L€. :>i.'cm..:cde la Mcr rin:u.rà come un ttj della madre, anche t:C pote~te c:ip·re lu Cbcmplar.-! di alti::sima :m1Jortanza, E chi, a nudcltà c!ella lolla tra i suoi singhiozzi e :11010 di richiamo, volc.,se pur nominare il suo petto <:Oj!Ì fragile. Primo Amore di Turghc:1id, o (>erfino Oostojevscbi ucl l,po Crotc.t1,a, non pec• cherebb.: ceno di ei.ageraz.ozv:. Egua men• 1c non trasmoderebbe, chi sa s;,ingesse a Nell'ottobre d.eL 1945 fo,HW, c;o11 ,,lcuni sla\'ano immobili, pen~osi, ri,mdanclo for- ir,:elfcll11ali genovesi, "L'isola-.'' un circo .::e .;on la U1t!J1teatras~urditii dt:i cMlli <li R o VIN E lo cuhural,3 molto complcss1J e complPM t;ucrrn e di i;ioia che a,e,;.mo duralo t,;ul• che cura mostre rl'a,te, co11certi di musicn l'autocarro nella spernnza del comLallimcn• • 1 ia v1mer 11, spe/llJcoli teatrali., coufereu- to, 6i erano indeboliti all'appro:.~i11mrs1 <li I ::e ecc, ccc., e dm, 11ello spazio dì un n."! <1ueo,,1u. · fino a spegncn,i nel so,•r:umatu- E PASSIO parlare di al,cbe e t.vspen~ioni <.I 'un iut.n• sità drammatica ad<liiittu.r.i :sbake.,pe.a– ciana. SenoncbC risulta anche legittima, per d· fetto ècl riii,·,u r.conoEciuto a <iUChtO ec– cezionale •prodo110, una deduzione di por– tala genera,..: e che ci 1·q;uarl.a J)crc,Ò mol– lo da Vicino. Cioè rui ba~ti dir •• 1,cr <1ucl che mi riguarda, che al r..cconto di Vercurs io son tornato uon J>rima che mi fossi bOt· topOblo alla fatica, tutt'ultro cie feconda iOI upparcnza, d1 leggere i tnuti e tanti tue• contt prescnla1i al concorso della nrn,lra Fiera. Mc ne ~ono dunque uccorlo, Et! ti merito del 1>ic,·olo capolnvoro franceflc. Se la le1terntura narr:itiva di queslo dopo– guerra, mo~tra da. una mano, e O\'Vio, fo. e.lì tendenze al documeniur10 o al reto, rico, dall'altru non suhiSte èubb:o che in essa si alt.sii, pur òifficilc e cod contrad– cleua, l'abpirazionc a significati essenziali: rn itpec.e. ma non solo, nei 1emi in di– rcua uttii1cnza con la guetca. ,1t1, lw porrcuo ~1, uu via,w molto 'rigorosC'I raie., stlcnzio dell'arrivo. ì'auivuà culturale ~e,wve.5e, fi110 rui ieri Sui loro volti scopcn;i il mio &les'-n or– lpertluta nelle ru1,ioni di tw <liletla11ti.sm, , :rare. (L'orrore che vorrei · e non saprò • Ji11e ti ~Il sws:w. comunicare u voi), Trov1110 iti G1m1 Maria Guglielminll (clw li lo cJ,iamò' 11 cv11dirigere il 1'e(ltro Speri I . . rimelltct.'e "JJ. Pirw1clello," da lui fonclcito) .\ella casa Jalla 1>0rta ~occluusa, la pc- ,/ rumµnqn 0 lticnle JM:r la sua fnr;cr,. J,,o nombr~ C vcrcorsa da un bi~oig1io dc,v10 Cl1ic.~a dirige ogci insieme a lui (ol•re cl1P e contrnuo; Ja ~IUI hlanza all'altra, qu~I• "L'isofo"' e il Teatro Sperimentale). "Si- clic )la.:,.t,OCJUlO e un grande rumore. Un ,x.rio." la ben ,iota rivi.sia me11sile cli teti• fotto_ hian<·o! I.e cortine _nLbussale, i "eli tro, '?rnsica e _cinema che è giuulU i,1 queJ sug~, SJ~~cdu, quallro cert: lntlo Quc;;to s, sti gwn1i (Il suo sesto 11 w 11 ero e r.f,e rn• add1ce a.l:'l morte. . .. d 111111 nd/e .~ue 1mgin~ gli scritti dei mi- • Le \oglic que110 che. ha d, tcrrib1le, n,: gli,,ri /ru g,i uomini cl1e nel campo dPllt• fu .1111 a co~~ &oltùnlo tr1s1~. .~peit11culo 11bliicm1o oggi ; 11 /Ialiti. In p11i M11~ues11 ouallro n_1ort1sulla _rer~u,_1ur– di f/lH?.Uc ot1foi1à. c~li collabora. cmi .~rril· me 11 1a11 dal scie .. ~ Sui loro voh,_ ~1:illj la ,; d, 1:11 rio JJ.f'nf'rP e con cimilc!,e raccout.o, etessn s_m~rfi:i d1 sofTcrenw vio_lenla e " rliversi quoticficmi e ad alc11r1c rw1.,1c. atroce Sl rileva, e la stessa esprcssrnne del italittne t! Jrrrnc<Jsi. An,,nlmc,ue sta prcpa· t~~rore_ di fronte alla _surte che 11011 si 1rn~ ra11do uno studio (diviM ;,, sette sal!gi) V 1 ll cv 1 1:tre; sulle forite intorno alle quuh ,;u{ 1v11•rn i1rdiu11n ,·r,ntempnrm1en per rm,. il sangue, vi~ciJo e opaco, ~i riprende, I~ tu de "La revue tl,éarm'e ", e cura a~c1111e mosche si alddcns:mo fru(!:ando av damcntc tradu:.ipni di OJJcre leatrnli Jra11ccs1. fr::i il terriccio e la carne scomposta. Le · 1 ~,~c~:~:sue ~:;~:L~a1~~ 1 cc:1:11~;~e, 111 :v:~t~~e ;;;t~~: Al. TERMINt: della strada - un lt!rmine to i calzoni o le man,che <li:llc giat'<·he r.hc . nello contro il verde ùel 1>mto, una ri- nella cadu111, non hanno tro,ato, per i loro nuncia .iperta, gius1ificala dai lunghi chilo. gonfiori cousunti, il ginocchio o il gomito ::~:t cf~, r~~~t~e 6 ~ 1 :c~1~d~~u:~:: 11 :f:~.'1 1 Su~:: abituali. Ù8scn•andoli penrn d1e con <111e• c::.irro. Cl accol 8e un gronde silenzio, inno- sti abiti csi.i· andavano a lavorare, o, molti lurule anche i>er cht è abituato a \'ivcre anni prima, <1uando ancora ernno nuovi, a tiOpra i ducmÙn metri, rollo però qun:-i 1>ass.ggiare ndl'attcsa del ballo t!omenica• ,ubito dai pUSbi afTretlati di alcuni uomini le. Non è giusto cbe li ohbiano indos~nti che t,i tiirige,ano verso Ji noi gt"slicol:m• JJer la guerra; forse, sul panno ordinato rii do, <·ominc,,rndo gii'i di )ontano. a parlare una 11'.vi-sa, le loro ferite avrebbero un c.oncilati, tulli ad un lcmpo. aspello del tutto nawrale: da secoli J 'uma- Non fu JifTicilc cai,ire che eravamo llr· uità è abituala a consid~rare magnifica rivut 1 trùpJ.Kl wrdi: in guerra qucslo uce" una diviso intrisa di sa11gu•·. de, e 1,iù SJ)CS&onella guerra parligiana. Gli uomini intorno a mc comi·nc:ano a t:li uorn'ni eh,, ci erano venuti incontro muover»i, a parlare, primn sottovoce J>Oi a,•cvano i lineumcnli induriti Jler Ju 1en• ~enqnc (liù animatamente. Si c-u~ta o~ni uo11c Jel comh:u1in1ento recente, ;.:li occhi ge~lo - :mcbe solo di accendere una i.i– lcggermenle dilatati; parlavano in frctla, .a gurelln com~ l'auo di una volonlit Lrcvi ::cani ner"csi. Le loro spiegazioni. il 1>iena. 1·111·contoche ne risultò, non erano nccc:.· -· r.om: 111dant,•, i,tuardt le mie 11carpe ... t.:ari; fu aLba~tanza clo<1uc11tc lo epe1t:1colo - Prendi (Juclle Ji Pietro. A lui, orrnoi, che ,si aprì ai nostri occhi ttualchc ccnli- non scn·cno pili. m110 di metri oltre il t>Unlo in cui erav:1• Qucsia frn~e, da cui è asscnle la pili mo scesi dall'aulocarro. licv" dmua1uru rli cinismo, d1e è nata ,;o• Non nediute che degli nm.massi roccio~i lo dopo una lung:1 es:1azio11e e da una ne– ,i;ustcgucutisi ,t perJi111. J'occluo 1; liU cui ccssità im.opprimibilc, mi colpisce bruta(. .. (Jtialche trailo d'erba è un luss.o inconsue• mente. Una :.orla di malcit~cre mi coglie to. o dei torrenti gelilli 1 incassuti frn pie- mentre seguo con lo sgu11rrlo l'uomo ch<" tre calve e p;ri@:C,per i rJuali C imp,o•sibi- .:i avvicina, un po' timoroso, Elaccia gli le ~j.lerare delle '>ponde murbicle e allieta- :.corponi, comincia 11 1irare. li ,·:idavcr,. !ii te du pl:1c!de piante ac<1uotid1e, e~cluclano muove di- <iu:ikhe centimetro, la tcHa t.i la pos:.ibilitù Ji larghe conche crbo~c cir- (licga ,di fianco allargando lo ~morfia delle :~:d~;~v~;} 1e~i;;j 0 A~l~:;;r~jiio~/t~c~ed~:;: luhbru incrcdihilmc:lle rOlì!-oC sui denti ,co. le o. inallesc, diclr" una curva bru~ca deUo pcrti. Cu,,a1e infine le l-Carpe. le calze up– iSlroda. Lo ·prima impressione è gradt•vo'c, paiono, di gro~HI lana la,•orata n mano, come di so'licvo du un incubo che a lungo cos1n1he di rammendi incspe_rti. ti lrn tormc•,1111110, ma 11re:.IO- sommersa la E' ri1rnei' m.uogiorno. Il ~ole, altiso;i– gioia dello eguardo dalla fol'a di pensieri mo sulle nostri' teste, rileva senza riguar– nati da c~so . ci si accorge di essersi in- di ogni tJnrticolar,-. dei <1uattro eorpi 1 li– gannat1. ì\elle ,,,iJfi tranquille, tulle uri. 1 ;;t,:si. con la SlC"'SUindifferen1.a irrivert"n• 0 soie, di cui , i pari.o, si ~ente di uiù ~J te ('Ofl cui 11enetra le pieghe più ~egretc pe~o dcll11 so'itudine. forse per lo loro bel- del terreno. Il .suo lavoro corrull01'e è lcua, elle iii \'Orrebbe nbi1a1a, o almeno rsuasi pcrcc1,ibile su ques1a povera r.arno d1,irlcre con qualcuno che ci si:1 ct1ro. E guasrnta. uJ ullevinre la no~lra malinconia non h:1- Che cosa as1>ettiamo per mettali al ri– ,-1:ino te rnpnnnc per lo più deserte ll<'i paM di un'omLra più <li~cre1a? E' RQ· paFIOri, che richiamano con forza alla ,i;urdo pensare che le loro madri arrivino n:enle !'idra di ron'-orzio umano senza 1>er iJnprO\'\ i"Samenlc, da d1i~-=à oua\e angolo u 1 m.l soddisfarne l'esigenza. Anche le ,,ac• d'Italia, in quei-ta valle èpCrduta. Ma. fC f'he che. i~olate o in gruppi 1>0co num,•rn- pi'r un mirr,eolo fosse loro concc.sso di ,•e– Ei. P:!Sculano indifTerenli il loro periuJo di dcre i figli in queslo siatu. certo non po• ,·ac:J111e, semhrnno uver Jimenticalo f'ltp trcbhero sopra\'vivere. intorno al loro cnlorc, nel pacfc lontano. i ro111.0:Jinie le loro famiglie si sono riuni. li per veglia··e. le lunghe 6Cre nevo~e dì'l– lo Sforsn in\'erno. Jn una \'al•c coc;i, appunto, ci lrovu\'a• mo allora. Era circondala da ire l:11i da J,c:ndii facili e bassi ~u cui In , e,teiaz.ion" ,•ra rarlu ma non povera; suJla deetrn era tnlerrolla da un declivio cospar~o fitta• men1c di pini, che eccndc,,a bru-=camenl" verso il confine france.,e. La poe-=i:t trl"'le " hcn noia d1 uno chiesella alpina clH• EOrfeva qua~i al suo centro · due finc:.tr-i– nr! graz1os:11ucnte lavorale, Jnlln porrn aperta il segno ingenuo di un altare • en– tra, a nei noc-tri cuoJri. ~11lrallt01·urro rh.• .::obbalza finnlm-:nte i,ulln , ia del r'.lorno, l'immagine dei per– sonaggi i11erti della nostrn tragedi1.1., che picto~amclllc abliiamo di'-po~tn ~otto una coper1n, rimane ,i,a nei mi i occhi. La loro massa coufusn, ogital3 di continuo <1nlle scofse che prc.,ocano le a~perità del– la strada. 6i preci-sa ogni lanto · 1;.otto la i:opcrla ch'è d"improvviso ,;;j 1enrle · in un volto. in un3 gamba, nella curva an– coro morbida di una sp:llla. Lotto contro il vento che lusinga dì carezze vigorose la mia fronte. facendomene ~enllrc appieno il calore. Alime,110 l'or– rore e la pietà che i qua1tro caduti hnn– no de~wto nel mio cuore: perchè so che poco 1em110 mi reHa per cogliere e con– snvare l'essenza di <1uan10 è avvenuto. Rovine abbandonate al sole sadico, rifluii dal cartello che imbonisce zona infetta, come la vita è assente dai ritorti zinchi! pure qui un tempo le trottole frustammo, il latte tiepido beveinmo nei mallini, le ocarine sognando e i saltimbanchi, la ruota della pesca ... di GIULIO ALES3I Deforma l'assedio del passato che distrusse il limbo: e te che mimma il calamistro avvicinavi ai capelli. Lo specchio è quello; ma non sfila piu che un arazzo. Ed è un segno. Ricordi? Spiammo con stupore la timida beccaccia cercare le sue lische nel padule; sentimmo sgranare le pannocchie scrutando nel gran caldo l'ignudo battitore; e se arreso era il cane tenuto per il nintolo ,scordammo ogni creosoto sentendo la trafitta del sole quando scoppia sull'uva affaticata; presso il pagliaio logoro di scope, c, pascemmo di semi di rosa bevendo dalla foglia l'acqua che scivolava. E all'agnusdei il pedale era leggero, se, irritando le lucertole, arditi come ali ci guidava pei viottoli afiondati tra i pampani e lo stridere delle cisterne. Diebus illis fu dato addio alla rana in agguato nella belletta e al nibbio che l'alto suo passio planava nei diesis ciel volo. Rimasto è l'acquario sull'arnia notturna: serpe un allarme continuo di raspi leggeri e ronzii: la cera degli anni. Rimasta è una bottiglia di giulebbe e assedia in frantumi un carruccio, una flanella stinta, la cuffia della nonna che sospira nel vento - come dondola un giunco - appesa per la fodera al trave del carcame; e il giro d'una fine che all'aspide è piaciuto come l'arido sgretolo che morde pioggia e secco tendendo la congiura ad una vita paga - crivellato pulviscolo disperso in una vampa - d'una congrua di zizzole e lattuga. Sfilata pure s'è la madreselva. Il tavolato non risalta quale battito di nacchere il tuo passo e la crocina d'argento su ebano con le non pende tra i fiori che insieme all'origano offrivi al maggiolino richiuso nella scatola d'orpello e tartaruga. Più non maturano le !azzerale sulla cinta, non cadono dall'ombra nel pulviscolo a malerba; e l'acacia che la casamatta grigia vegliava nella libecciata più non indulge all'ozio dei tacchini accosto all'orlo cui la ciocca della salvia un aroma dava tra infiniti lepidotteri che s'impennavano con lena al sole. Non fiorisce la tua dalia giorgina. Cresce in sua vece all'unicd finestra un'edera selvaggia. Eppure era la stanza dove a metterci in letto la nonna ci sfilava la veste dalla nuca, ci baciava le gote serrandoci con logore manine chete come le foglie secche che le bambine colgono per dipanarle meste nella sottana rosa. Sempre uguale il segreto: una pania che. non lascia l'ambito d'un domma che ha ghermito i battiti del sangue. Il mio segreto? Un dì ragazzo bevvi il tartaro alla botte, poi mi gettai nel trogolo. Con l'onice venata non tornerà la mamma a trarmi da quel trogolo. Nel vuoto e nella polvere bossoli e schegge ove puliva la bazzana. Vestile di cambri non verranno da scuola a luglio le educande con i gheroni blu. Perché? Aspro conteggio, perdute matrici, e ne sfinisce il superstite maldestro. (Se oorlo del paesa,t1do, è oerch;, ouf'• 110 mi niuln a fon i comprendere il mio ii;tato J'animo di nllora. E, f'OprallullO, pt>rfhè • 1urhato d:il pensiero di ciò che devo ruC'conlarc - mi aggrappo ntl 011:111 prc1c,to che mi nllonlnni ancora per qual– che minuto du <1udlo che !'Culo urgere in mr come un dovere. lo dc, o rnccon1or" una •·o'-a che mi 1orme111a dal giorno in p,i accadde, · di <111:illrouo,uini morii aj ,ole). Domani, info11i, tullo sarù diverfo. Nel paese di V..., rlove .:irrivr-remo fra po('o. in foronno i funerali. Non è nrcejli-ario che ve ne parli a lnn,to: a cerimonie di c1ues10 genere Qll&ti tutti a,,ete assislitn. ~ulla ..tracia principale del 1>acse, voi QueSl.o lirica è stata seg11a!<Jto per lt, fJubblira::ione dallo giuria al nostro con– cor.so permurumtc di poesia. 81 l1oteca Gino Bianco LI lettore se ne renderà conto, non sen– za vivo compiacunento, dalle cOmJlOsiz.io– ni che qui gli Haranno fornite, a comin– ciare dal ra.-conto d'oggi, mcs1110in 1>-ima J.nea appunto per <1ucl suo mot.v\) cosi remoto nel prolondo, e quas, in fTabi.e: l'impossibili1à 1 dico, d'inserire il sen~o di quei corpi morti, di quelln loro èura prc• t,CJU::aalla vista, nel corso Ji senumeuti t1ure, in sè, straordinarian1~nle 'l.cl60Cben– ti. Infine non ometterc!nO clae, a t:rle atrc– i;u11, non tcmbrerà un dcmcr:to neanche il liv.Ilo u tecnico• medio dei nostri rac, conii, ccr1amen1c non nito. ALFREDO GARGIULO Alla Casa di Cultura di Milano /.,'irwcrno scorso ,,,, gr11rirn di i11telte1- tuali milartPSÌ, r,vvertita l'esige, za di tro– vare un luo/lo accoglic11rP e /mnigbare ,lo· ve i11co11:rC1rsi e scambitire le 11ropr:c C$pl!• rie11::e. si è fnt:o vromoMre di. u11a '' A.1- socia::ione per la C,w, clclla Cu!tura " che nel g'ro di JJOClii mesi lw sap:llo m< tter.si sul/4 vin delle, rea'i:::nzione dei desideri e cleg.'i sco[Ji 11roposti. Lo Casa 1/ella Cul· tura, che è cori/orwta tla un buon ris:o– rc111te e bar a prc:.:.i più che morlici, iudi– riz:a la sua a:ti vitù t:('rso le co11fere11ze- 0 i co11vrg11i, scelti s11euacofi 1.catrc1li e di. drmza, e concerti. L'arte, lo leuercwra, le scien::e truvt.110 i,l quesle1 istitu::io11e la piii. civile accoglienze,. In <111cs·e srttimu11c, duvu fo /JCmSa c:u,– va, nvrcndc il lcworo, e f{iù vi è stutu rum eo,wcrsa.:.ione dl.'ll'11ba1e Calwcrz sulle nuove te11cle11:e dd c.t/o!icesim.J i,1 Fn111• eia. E' di <1uesti u'timi giomi il dibw– tito sulle rcla:.ioni ·di Flora, Rafr!acci P Ct1m[Jag1inlo a proJ}osito rie! co,wcgno de– gli itttelle1urn/i europei rc,wwsi a Cfoe– vra nel decorso settembre. Sull'c,rgome,110 5i è aperta uw1 vivc,cc discussione che lw trovato di fronte i 503tc11iton cli tw (15lrfll• to .~pirito euroveo esi51emc 11rn 11011 an• cora reso pC1fesc e soOocc,to cfolle deviu• :ioni della nostra c110c11 e i tcw;ci suo, t1Pgatori in nome di una cosc1c11zr, criiicc1 determinata dai princini ciel 11rn·erialism11 storico. Il problema è cli vi11is~1ma att1w– !ii1à e il dissidio a cui dà origine 11011 ;. clic il riflesso di prtcit~ e co11rrasta1111 posizioni scicntificlie e,I umcu1e clic de!i• neano cl1icmrme11tP fo /ìsio,1omin della no– stra epoca. - (M. C.).

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