Fiera Letteraria - Anno I - n. 21 - 29 agosto 1946

CARA MAMMA FIERA u:rrEl<AltlA E poi , orrei ~J>crc clLi ha me.:,~o una cariata Jj cicche nel t'rctto delb mia scri– ,,ania. Cicche americane., cicche trepJ>iatc, cicche che mi hanno fotto scrivere tutta la nolle, J'ahro &iorno. 3 LABORATORIO Racconto di SILVIO ,11/Clft:U E lanle ah re co~c vorTei Ml pere, ma spe- c·almente come l'cdilorc to":i tiia deciso a FERRI DEL ME.STIE. RE..- Ho conOKlu-1 Trovo \n uno dei fMmmcnti delle Poé,ie, pubblicare quel lungo lavoro, cara mam- to uno scrittore che tutto le volte che ai a111iqucs di Andrea Chénier, queUo che co– ma. Cara manuno, t-e è , ero che esiste un muoveva, anche per pochi giorni, da CllS.O., minela Mia madre è una donncllu \C,;IÌta di nata e ~ai clic mi scnono !>er UJl pezzo Oio, ti dovrà ricompCJasare un giorno. lo si portavo dJclro i sei (o sette> grossi e pe– nero con una branca:u di "lracci, curva di J>;me. Pane J)Cr il lavoro che manca, 1:o <iuamo tu mi hai romJ>erbalo in vita. santiuim1 volu.mi del vocabolario Iomma– J>Cr \ ia degli c,.n , dei fia;li, delle 1:.cne pane per me, per mia moglie, ma &OJ>rD•Lui compenserò te doJ)O moria. 1\la aeco- sco.Belhni. M a a veva l'automobile I Grazii, mai bre, i e delle ~perauze. Forse t! per tutto J)ane per ,I mio bimbello. narci a <iualcuno, a <!ualcuno a t.:uj !ii l)eleddo, che passava parecchi mes·i al mc1. quc~to che io l'ho tt~11111ro , OOuta prega- E so anche 1 •ho vieni di notte, col cuo- vuol veramenle bene, di qua O di Jà, de- re nella sua casetta d1 Cervia, a.i portava il re, camminare e 1>rci;;arc, e ancho <luando re in gola per j) lungo cammino, rasente \'C esistere per forza, !ler noi, Nooi~imo M~/z.i:. e_ lì era lutlo: la, sua co~,: mi ()Urta, pare che varli a Cc~ù. i muri come un"om..bra rinoors.u dall.a lu- Cara mamma, frn !lOCO è l'alba O io !ultoz1one hngu1st1co.stonco-sc1en,tifica, .;, Quando 10 la incunlro, penso çhe sia na, Jlèr mcllcrc Eolio la !)Orta un J>O' di uscirò per imbucare la lettera, Qualcuno incantava n gua~dare I<: figure, C: era la ta– acm()re snbato: un ~abato di campagna, da.naro. E f:o anche ehe la~d appo~la per te la legger:!. A giorni, aJ>J)emt mi arriva, vola a _colon. d~• funghi. • Gunrd1 come so. dii,cgnato u germogl , coi baleMrutci 1:1uinoi. unn carlina di zucchero uel cassct. ti manderò il libro mio. Ci passerai 60pra I no bclh • m1. d1c_ev~.A Roma. a~eva ~n al– Jili deUa luce. C'tra un t,Cntiero, un 1>og- to, una boc<·ala di pane, una brancnta di In mauo e io fiarò contenlo, So che lo por• tro vocabolano 1taii:ino vec~•ss~mo, in un gio, ui1a croce vrima di ..a~a e mia ma- m·nestru, nella madia, un dito d'olio nel- terni fiuhiio in diiesa !ler mostrarlo a Lui. solo volume, non ncordo pm di qllt\le au– dre ool ,,olto nel cmo delle manL Sape- In padella. un :..'Lnt'ino all::iccato al f'hiodo. So che ra·resti <iuesto, carn mamma, come tore. ,·a JJre~hiere lunghe al !lari di ~torie. lo :\Jia moglie #'pei-!io dice a noi: se fosse il Vangelo che mai hai Jetto. Ma I , . . . =~~r~ae,o 110 !:lecr~c 0 c ,· c 1 o,~ ...... ~,;•,l,oe•·, dd",.ntco•r 1 1~0 3 ,_ - Ma guarda: chi ra111men1av 11 più d'a- io melterò invece il mio lihro in un ,•aso P1u duna volta intrattenni 111 [)decida in- ' .. ,.. • u ,•ere... cli cristallo, varcherò il , ecchio cancello torno a quale~ opera che nel _momento me, 1>ar0Je come •!Uelle di mia mndre, Mio figlio mi vier:e Ira le inmbe, bat- per posarlo sulla lun tomlm. Qualcuno 10 aveva •ul telaio: e o.?ni_ volte, m1 diceva: podio e t>Cmplici, ~ilcnzio•e come neUe te le mani e spiega: lo leggerti ccrtamenlc, e.ira m:unma , c.ome • mah, .non so come andra a 6n1re •· ~spet. murginclto dj monte. - Visto pnpà, un J'k:ZZo di IlllllC lit !li leggono le parole eh~ sian.no Lr lo cava. Qiunla a un certo punto, che 1I rac- Co,\,Ì no· ci parliamo !}Oco. Lei l)ospirn @0110? hraccia della croce, col e~J)!lello i n n:ano. lOnto s:i •volg0$SC do sè. _Avend~ chiesto molto e finisce sempre eol dire: se durante la nolte e ù giorno o pensa53c - Biso~na che tu ti rinrc-os1i a Luj. ------------------------------ molto, ci pensuse sempre, mi di&se: • qunl. Mi11 madre nient'altro dice a me. Ma che voha lu mattina•. Per il suo lavoro leL- n Cesl1 dice tante eoee, di me. Ci parla terano non trascurò mai le (accende di ca- a lungo e r·1orna molto stanca, la sera. l!KI Scriveva nel pomeriggio, due ore, e Con la <:lessa luce negli occhi mi guar- non più d1 tre carteUe cR modesto formato: da e 1>en1:a alla su3 gio,•incna, alla mia qualche volto una. cartella sola: ma ogn, nascita e 511 che anch'io f:ono uiicilo di lì, giorno, metodicamente, e aenza oapettare come lulle lo te:.tc che ~i , edono in giro. l'ispirazione, • Stanno frce,chi queQli scrit- Mn nllorn eh ude gli occhi e @-O che vuol tori che aspettano l'ispirazione I • L~geva scaccinre <Juell'idea. Vuol convincersi, co- moho, con molta applicazione, e cere-ava , i m'è cou,inta cli Dio, che ,rnlln 1erra mi folli,. Seguiva nei giornali le cronache giu. ci hn J)Orlalo una colornha tulln bianca. d1zinr;e, e si divertiva a r'lfeTirne ai forni- per questo vorrebbe che continuassi a linr'1, approfondendo e arricchendo i parti. credere, ad andare in ch·esn, mnitari alla colari, Le piacevano onche \ Jibri gialli e i domenica, J>er riaccostarmi a Lui i perchè giornali umoristiè. Non sapeva di latino. solo Lui, dice. !JUÒ ispirarti, I Non parlava con astio delle ahre scr1t1r1c1; E' cerla che l'i!-J)irnzi•mc mi ,.cnga da ma le J)C8<1va,e come! Peccava d1 \ndul- Dio, wegalo da lei nelle matlinate ancora I senza per le più giovani. Ebbe molta amJ. buie di sole. fra Le pareli odorose di cizia per Moretti e Panzim. Di quest'ultimo sonno, nell'aria che appena disegna l"a- un giorno m\ dis.,e: • Una volta nù miai f:l>CIIO 1>igro elci santi. V«chin chiC6etla 1 1 ,·n,ue~st'.",_d;Fruodlao inconnamfe~~-,• 0 •n••• "p·••ùa~ ..~n•, 0 •~,~o.o del nostro paese clove lei va per 1>reg~re ........ ""' - .. oon le unghie ficcate trn le nocche, jJ I nafe che ebbi dolla De!edda. O~gi m1 pen- mcnto f:ulle mani, gli occhi serrati, stretti to di inon aver fatto cantare in propoe'llo nel 1>ensier.o in Dio per 1 11 arazia che do- anche l'altra campana. l¾nzin.i era C"apacis. vrit scaturire un giorno. Perchè è sicura aimo di fore ,la commedia>, ma la Del<""d• che pr·ma della 6Un morie, io, suo pri- do non era t;po d'ingannarsi foc·1l111entesul mogt'llilo. 1:cri, erò di Dio che fu uomo co- conto degli altri ed era ,ncapaciaaimo di me noialtri di caS3, portalo anche Lui sul, sri0<.che vunlerie sul conto proprio. la terra da una bianca colomba. 6 imile I o me. Per oues10 m'o madre prova lan.to LA SCALA MOBILE. - Scriveva Car. orgo,dio e dà del tu olla Madonna, J e ducc·1 nll'editorc Barbera (28 ottobre 1869): 111orride e s.enle spCEso il 1>rorumo delle • Bisogn-a che io faccia mo/le 11c91ie scarpe ro:-e anche a nolte fonda, <1uttndo spalan• per i ,miei figli"li e per me. Vegga dunque ca gli <>echi e ringrazia l'angelo custode di esser tanto buono di mandarmi un'oltan. di nverln cleslata in tempo. E di ~i si met- tina d1 lire•· 1e n pregare per In miseria che è r·masta ! Scriveva l'editore Trev.es n Gabriele afTardellnta sulle nos.tre 6palle, e di là sen- 1 . d'Annunzio nel gennaio del 1910: , Dal sei. le }lesare la croce, <'Ome quella che por. tembre nl dicembre t'l ho dato acttcmila li- tò Cristo e allora mi sveglia e dice sorn• ' re che unite alle tremila lire date )I Jo mes~n: luglio e le diecimila paJ"ate il 4 agosto lor. - Figlio mio. perchè non ci erodi? mano la eomrna di ben ventimila lire in un - Ci e-redo. - le r·.epondo. wlo semestre: e iin genna\o ti ho manda.. Non ba.sta, figlio mio. lo nitre duemila lire clte tu chiami duemila - Cos"è d1e doHei fore, allora? mi.ere /ire ... •. - .Andare in chiesa, - dice. Mi d'icono che ronno ec.orso la scrittrice - In d1ieaa d so1:o i pre1i, mamma. Liala abbia incassato dal suo editore mila. - F"a nicn:e. figlio 111·0; - lei SJ>iega. nesc un milione e meno di d1rit11d'autore. - Tu ci \'ai 1>er Lui. Eppure min madre i,u t hc che io credo. Cho credo al sangue, nll'amore, alla cro– ce degli uomini; che tredo alle sene I)0• Ate, al calvario, all,e mani ferite, aJ sudo– re. al s lenz;io dell'uomo orreso. Mi f.i avvicina e ,ornbbe dinni parole dolci, parole come si usano ni bimbi, Ira i ca– pelli e la 1enmia, con le labbra dìornnti. lmece mia 111;1dre ('he è come me, cam– bia <li1:c0Mloe :,,rnrda iL tempo, Nel gritdo dell'aria anche le eo1:e e gli ~~:1~;:i, p;ta:~n1i :;1i~~;::~ 71\ g~fi:dacJ~~u!: VENERE VINCITRICE - Che bellezza! Ci si riconosce la mano del maestro, (Dis. di A. Bario/;) Insomma quando io dico un buon pocla Oioo ,una cosa rara e pellegrina, Che gra:ia di Natura e di pianeta A na9eere fra noi raro de~ina. N1cc.01.ò Fo,rrLCLIEHRI Ricciardetto c. IX at. 11 MADRE E MAMMA. - Sc,;ve Al~er; nd suo commentario nUa Mirra, parlando di Cecr'l: • Confesso che questa madre rie. •ce sul totale alquanto mamma e ciarliera •· j'élai, un faib/e enfanl quesli versi che mi ha.nno rich'iamato nel– la mente j vv. 20 e eegg. ddl'c Aspa.raia• leopardiana; C'cst de1XU1l ae• armants, auprès d'elle COl\,– [fu,. Que la /i~re beaut~ me careasGf:- le plus. Que de /o.=• ( mai• l1élas! que ,ent-on à cet [age/) Us bai'sera de .sa bouche onl pre,aé [mon i;isage ... In • Aspar..ia • il punto di visla si tra– s(ensce dru fanciullo baciato a.Jl'innamorato adulto che considera la scena con occh10 beato e tuttavia an,1<» cio.to, QUiJndo la dotta altcttalrice, fcri>idi ,onanti t-ad scoccc.k•a nelle curve labbra de' suoi bambini {/ nii,eo collo inlanto porgendo', e lor di sue cagioni ignari L·On la man lcJlgiadrisa1·ma alringeva al .seno ascoso e de,iato .•. (Non so se la parolo • bambini • ha dei precedenti di cittadinanza nell'alto poc9ia bica nostrana: g'facchè, trascrivendolo qui sopro, la penna. mi ha tremato nelle mani come intoppando 1n un nooum monalrum). A quel nurrntore-nnto che fu l'Ariosto ciò che più importava era d'impiantare e avvio. re bene una v'1cenda, e 8pcs80 il nome del– le sue dramalis per.anae v-eniv& rivelato o messo m \'.Drta, come per mciso, quo.odo e&sa vicenda era già nel suo pienissimo svol,rimento, {Qualche volta, come nel coso della 6gliol\na di re Cimosc:o e della don– na cft Linabello, che pure nel rac.c.onto han. no una loro importanza, tacque add1rittur 11 il nome). Il ca.o più cl.imoroso è queUo della vecchia Cabrino, che nel furioao com– Llna tanti gua\ e determino lanle situazioni, e che. '. lncontrn.ta alla 9ta.nza 92 de.I canto Xli, se ne a o il n ome soltanto ottomila ver. •i più avanti, nllti. stanza 50 del canto XXI, Il nome di Olimpia conteesa di Olando, che restn &ulla scena per tre canti \n modo coai preponderante, viene reso noto un meno migliaio di versi dopo fallo la sua con08C,en. za. Nel Pulci. altro narratore-nato, il nome della deliziosa Florinetta è fallo alla distan... z.a d'l: quasi un miglia.io di versi dal primo BUIO incQntro nel Morgante. Questo fo,se vuol dire che a quei tcmp\ la trovata del fatto narrativo .in ,eè era capace di attra:-re così potentemente l'atbcmzione da far repu. ture qua.i superflua curiosità la denunc!la delle generalità dei proto-a-onisti. (D'Annun– ~o, pel contrario, fu e:pe980 ossessioniato da nomi di protag"Onisti Ul • cerea d"azione • come la Buonarrota, Violante daUa bello vo– ce, che restarono quakhe volte puri e bel. l'::ssirni nomi senza eoetanza di racconto). Altra suprema strafottenza di quei narra.– t.ori-nar'I, e qui ai fa avanti a lutti il nome di BoccacCJo, fu quella di non preoccupar•i ma di acoaitare degli or'lginali • attecchi • narrativi. Come tutte le ,favole cominciano col • c"em una volta, l'ottenta (abbondan. te) per cento delle noovelle del Decamer-one cominciano col • fu • : fu nella noalra cit– tii, fu in Parigi, 1'n Siena, d Bologna, in Pisa, a Pisloia, a Napoli, in To9C4na; era a T reuigni, erano in Parigi; fu già a Pa– lermo, e coai vio, eenza bi90gno di sparare kle't petardi SOito il ina.so del lettore per ri. chiruname bruscamente J 'attcnt'ione, 0 di 1piegargli davanti a.Li occhi la descririone d'un paO>Se nuovo per invogliarlo a uK:ir dal guscio della aua indifferenza. ANTONIO BALDINI acceso come ura lanterna con uno sbruffo ------------------------------------------------------------ di fumo fo facda. Si 1Jasca il dito 6ul crietall 10 ap1>81t"lato e i ;1èh,:ri se&ni pian– gono. Tutto il mondo pianp:e. '!uando bu– gnano i ruscelli e il ,ento è !lieno di fo. @'.lie. Si scegre una mu ... ica, una canzone. allora. e ci fa piact>re "f'nlirla \'enire di lon1ano, Si va ptr le fitrnde, ci 1:i mene a federe sui cordoloni de· marciapiedi e ,;j n,;('Oltn In ~ente rhe pcn1-n forte. A vol– le io mi trovo 6olcli per 11• t:, .. rl1e. p,.,ra rohn. t-i capi!l:ce, fnrso ,,1rn11:o polr"hbe darmi m·a madre che Fgnbha Ira <1ua11ro Jlarf'li per ,•endere filo e ho11011i per noi. Spalanco la mano e non r'i(''i<'Oa rirord"r· mi P<"rc-hè. Ma io ~o rhe i• 11."iche mi fie– ('a in la"'ca qul"i c:oldi. Lo ~o perchè i sold: odorano di )l"'i. Pi"r nu' ,;'o io pcn• eo che '-crh•erò aprhe di Oill di mu·llo di mia madre che è ur ,l'o H•-.tito con una brancata di stra-:=ci. pircolo. cur"o, con (!;li anni na1:costi nelle e:rin1.e dt"I , olto, con \a fatica scavala nelle muni. Scriverò di quel o·o come !-C ,;crive1:c:j cli lei e provo o~ni , olta nuel dol<'e <':ilore ori petto sino alla so~li:1 di ra'-:J, Entro, mi butto a Ecdcre. !)r<ndo 011 foglio e scri– vo in cima: Dio. Prendo 1rna dcn1, ae– ('endo, ruar<lo, c:cnncello " ..crivo p'ù gr an– de: \fotlrP mia. Pni: r::in mamma. Jn e.ai bene rhe itl no:. hQ molta memoria: ma rammento 1,ene la primo vol!n c-hc mì tro– va•ti a '-f'ri,ere rntr,lr,, 1u11i m· ccn-a,a– no per mandarmi r•,I r- rr"II0 n ~r<"ndere la roba e 1u non di,·e,1i nulla. U,cii-1i in puvta di niedi e e" <'IH." !l n,n, i: "e ,-'è nH'.!>'-0 ·n farr ouf'llo. , uol d're che Dio 1'1111i'-pirnto. fo me lo rammento come fo:-'>e ieri, in– ,·ere ero ragazzo e qucll.i era una poebia che non ricordo come ,liceu•. ma eo be• ne che era una !lOc-'-ia d'amore e non era per te. Soltanto o,:gi non pO~o conce• pire com<" e.on fo""t" !,)("r te. Ep1mre era per un'abra d onna e ..,l'Ornmetto che si lralla di 15 ann· fo, pcrrhi• io allora n.n– d:wo spc<:"o in ehie!ta e tu rri contenta, e mi da, i anrhe 5 lir<• i,,e farevo la comu– nione. alla domenica, In ouel tern!)O lu guadagnavi più di ora poiehè cr· giovane o avevi clienti rhe ti sorridevano. Ora <1uei pochi <111altri11iria• mi firrhi in la 6Ca di 60Jl!li:ino. ""'cono da unn dura gior- \.:J (Co11titiua:io11e ve<li numeri 1,recedu1 i, Si lita, a agli ~goccio};: i colpi grossi era– no giò. av, 1 enu1i: Bi viveva delle britciole, ,e l'oste , endc,•a canditi di c'.occolata ad on J)rczzo irn erosi mi le, scarpe u►ale e cal- LA MISERIA ze di qualche valore. Accanto all'081erio :.i ,ipriva una sor111cli sentiero camJ>Ci-tlrc. n:1u. i;urato da 1111cancello squintern:110 e me ... - venio l'a1tcsa !unga e fiaccala al bar, den- ;,~1:u <I~ ~l: 1:i..looclril/~:te; 1~ 1 ~:~~/q~~.r;t 0 ci~tra~ Lro una poltrona ~i vimini, ,luU'~lba al tra- ,1 un, per mctii tastrirala e per metii no, con monlO o 1~ellu _ch1e~ o u!I ost~na eo~ un~ ca,;upole di ,,ua e di là. A dPStra unn cosa I gazzosa dmanz1 ~li occh, o 1I goccJO d1 Jvcva un andrf,rie ca1>ace, dove avvenivaoo I vino. Quando ~1>parivo, comincinva il fini– le di<;pute; i,i éaltva 1>0i al s.condo piano, mondo del 6ilenzio; il « Ba1t"tore » si ri, Jovc unn donnella moriceraln e miuusco, mm1da,·a le occas ioni. 11 nrezzo mi era la, t>Cnt))ro s1>a,cnla1a, faceva entrare il follo come ~i u.sa :ul un compra1ore di oc- 1"1 ente entro una <;tanza qua•i vJ.10la. dovo ca~ione. non come ad un rivenditore. Rihu– rx:idron<"ggia, n un uomo 11ua1:i gio,•ine. In t.'lvo 1:r- merce, All'uh mo, quando 1>r01>rio iambali e fu~ciarn, que~'.a -.oru di ant't-o eran pa~eati tutti i ri,•cndu_çHoli soli:i, i ~antino, con un:t ,oco .l!>J) m1 alz.ila. fon·• 11ali. i 1rarfiean1i. allora "; era dispo1:11ia \a 11io,erc la 111erf'ecom:01Hln1a(13 u,1 11 ~or• rcp:nlarmi la merce ron t1ualche ccminaia a di porla all:110, ccla1a d:i uvn tcrda; ~i tli liru di meno, per ~b:trau.nrs· dell'inco1110- 1e.fe, a b nrnno .!>oltr1,10 di colu· d1e por-1 tlo. A1)ri,o lt1 ,meta, mi ficc•a\O nel !ram; ~C \''1, A 11011ealta del rc:.lo si rcgoh1v3 il ricco, arri, a, o a cnsn, LJ , c;µ;og1111 che pro. traffiro -0 3Jl'al1Ja per 1em1>0: le lav:mclaic, v;1vo ti~ mc 'ilt:!ìfO, nd f'O!:-J>CIIO della fo111u d'accordo ron i mercenari e con i custodi tl<:i figi miei: l'umiliazione dina111.i alt1 lo– dclln ca..,crma. all'lmprO\\ i..o gettavano da ro :1111oro, ...a dirfidcm.a; il di5<.onorc di ~~c– linc-... tre di ::-t'conda nw110. ncll.t r:.mpagnn re ,alutalo un huono a nulla, allora che •0II01:1tnnte, i "'Jcd1i d•·llu roba che, c-arpi- una tigotrelta tro\:tla a e.1..,0o rc1alata alla ta dalla furia. -.c:01111,ari,a ,uJ,ilamente; o hoc<'a a che la ,i.ola sucd1ia .. c.c il fumo atro- 1lo1lo un Jcin~o gru e lunghi allarmi, fini- <'e ac;..i.icmecon l'odore d. Ila fattura, quella \"8 ndfa t·a~ ananlo all'o,leria. At•orno •lc,'-:i ,i,:arct:a foc(",a 11c-11 ... : re :t una m·a alla ca ..erma , lun go In ,!}al! era del finmc, indiffc1 .:nz:1, o bulc ... 1ra1:t~f:i1w o Ji:.lrazione nelle rif>e ~ roi.ce. .. e, ~li alleali vcncle,ano la comunque; ecco la ,ergogna e l'umiliazio– ML11; eruno p rdrnati, llOi 1:cortali 1L1 uu no e il d ,.,onore mi 1•hi11dt•\ano lo c1omaco, raµ;cin,o d1t" prct·cdeva, e rla un allro thc mi a, vamJ).'lvano il t·en rllo r non mi pro- 0"1fWl13\a; un lf•rzo lnlra,a ncll':111<lronc e t·:i,·eiavano nemmeno il prt'IO,to rlcl ro~~ore, rc11;olav11 il <'ammino, \ 1Hlllf'. sold. 1 t' m:gri, cosi •·ome il piamo 1!11 nza lagrimc, così co– i11 frenc-.ia di cnrn.-, ,cndt'vano tutto ciò me k1 rc,;~a delle pnrole nllt• labbra ehe, c-hc tenc,an 0 addo ... •o. ornlo~i d'oro n po• ncll'ahiludine nel e-.','ìt.'re usnte, 6COSse in co 1>rcuu, 1-('arpe, c-al.,:e. corpelti. fozzole:- qualc-he modo, fii npri,::ino in u11 sorriso ti. m;iglit· ,. lorna,ano alcuni. imp·at-.lrali nmr<'io. Venlata di follia i-.»e~so; in pieno di mota e di arqua di fiume e ,li donna, alla d -.('Crnimcnto. Me ne u~civo. torna,o nl• ra~crma do,c finivano in "ua•dina. Le ..,cc- l'ara aperta. e, qi.:ando a1>J1.'1ri,o. i clien– dte di ~ip:art:ae amcr cane !ii \<'ndt•,ano 11i delle ~trade do\Cvano fiiO<:pcttare un'a,;– allora all'in~rO'-'-O a 2500; ~i guadagna,a ~i cre<1sion<'. Il san~uc, non a1>1>ena)a le<.ta e no un 500 lire n -.lecca. JI 6:lpono n 80. slava sollo il cielo nperlo, mi r::iln,a ai pie– Le rn:1gliNI(' a 220. Le 8car0f• s:· nuove di d·. mf" li arrovcn!a,a. Brudori mi si nv– v.rcca a 2000, ~e usn1,, a 1300. l mcr<'cnnd virendav:in 0 in 111110 il c·orpo: 6olleliclii ma– rlelb prima mano ci guadagnavano il Ctm• ligni, esasperazione di pelle. 1111vaneggiar ,,. per ('cnlo: le co~<· crun 1>ag.n1ce rvcn- cli ientacol' da pn 1u110, invh,ibili. mi con duie con c,;ositit. Mi int·utcvu terrore e tiJ)O· siglinvano II s1r:1<'ci:ir111i,a rovis1nrmi, n é:t CO !rovarmi il cuore. E. implacabile, 111 ))aura di osser v:v<> nli lasciav:i in serbo, du 1).11• t(', dn un lato, l)er umi vendcun ve111m.1. Alloru unn 1ale vendetta io andavo aollcci- 1:i,u.loln di qua e di lii t'On occhiali 01n1chi 1 con In boc('a 61rella, con l:1 barba luuga di ire, di quallro giorni, e nè in letlo r1i r i– posavo nè in piedi: seduto pole,o rtnre 1>0• chi momenti, chè subito scatta\'o via Ji p::inchina in panchina, di albero 1r a1'1e– ro, di co1:a in casa, senza ·c.quie, di )l0rla in porta, dl 6cala in 6Caln ~m,,rc e rni formnvo :ip1lena, colto da un 1>ensiero :1uo– ' o e vecchio nel tempo ,,1e~:.o, l,aoc'1rnn1e e torlurnnte. Ul folgo re cr::i egunlc al mio pensiero e mi pasii.iv: i da parto n pnrtc dal c:1pu at r»icdi. Cho cosa voleva d~, mc il 11ri111ugeni10che, guardandomi, mi rimpro. v1•ravo; « A mc non import:. t-:iper nulla; a me ha~ln sludiar 0 e vivere per <1ua1110 sia possibile»? lo trova,o le scu--c di <1uel– lu siudio nrtcfouo. t1· <1uclla frenesia Ucl• lo 1:"p)Ort e del, cinema, del hi1:oj!:no tle~l1 abiti e ddl:1 rnn11can.1;adi 6carµc; :,a.,1u,a clic un orchiule o nel gioco o per r;li ~·l1Lr– zi lnt 1=,l umici si -.-ompe-, ... e, 1Hrd1è l'eo ro.,ln·llo fos"e ad andare in ~iro c••:1'0, con Jtli occhi f:lnvali, 1e·1tc111mndo 1\.C 1l"al,i1udi– nc all'ocdiiale. t< La 1•0IJ)a è r.11n --e non lavor11, E 11011 trovo lavoro». O1>1mrc G'o. ,01111,1rui gunrdu come si usa gunrdurc 1tn frno111c110 da cirro, un burnllino che ri~– !lce n vhere isem:a mangiare, un 1or111cnl:t• t 0 pa~linccio che fa il morto ridendo. c·o– \ nnna 11rendeva subilamenie fo scusa del 1·nfTf'. che avrei dovuto tralascinrc, .incho qucll'nnico caffè e comperare im•cce un fi. Jonrino di pat1e. Angela non ei trovava più a MIO agio in ca~a. bazzicava certn casa di 11mit·lie dove tnlvohn la merenda ern rega– le e @i ballava e si suonava: 01lpnr1, cccu• la con un libro in mano correre verso la pi1lt't'nn, sedere o cominciare n leggere a perdifiato; in 1>0che ore molti libri dh•O• rati. Tornarsene poi n casa, gettarsi a ter– ra e dormire lunghe ore affamata, come in ogon·a, 1anto che alcuni mattini ella Lon riusci"a :ul alwr6i e rimaneva leggendo tra– ,·rggole di parole da un libro chiuso. E iilaV3 ncg]i anui della crescita, aJJora ehe com111ciava di già a sentir 63ngu.inarc la caruc e dettidernre con l'intelfotto la ~1•i~– gnione di alcuni fotti a prima visrn in– ttp·egabili. Ero costretto tnlvoh.i n percorrere a p1 0 d: tulto il tragitto da Mo111c Mario n Piaz, ia Uolog,na, flpodC8111todal ,sudore, con due ca"alletti 'lli piedi, coo la cam.i.çia lere:o di .,angue e sudore. Un mozzone di sigarel• la che himavo mi dava Je verligini e mi 3Ssop:va sul giaciglio. teli.a came rimano– ''11 atroce la lunga !!osta sotto gli albe-ri, ncl– Jo orecc.hi' e le ,oci, Rii strn1lpi di eola; nel– le mani i l lurido ~cgno del baratto; neUe tniiche il J)eso della merce. Nella mano te– ne,,o sempre fltrella la Sllcca, anche se la mano era vuota. Sino a che un g·orno capita} a0a stazio• ne. Un lungo treno er~ fonn(); dtt una par• te ::indavnno gli nlle:ui con 6porlc ~acche o vntiide; dall":dtra, nella soli1udine del bi– nario , uoto, Ira t-!)Orlello e 6portello. ,,idi mi:i mogre a-.sieme e-on le b:11nbine. E !\e nell'una parie .,j ,•ociavo, nell'altra il si– lenzio era !lpcttr:1lr, t-alanico. fra u:-:o ~iui. e('Ìnre di <'Oq,i appc.,i. fra gambe perse, fra gia('che <'he vola\'ano di finestrino in Jint:-– ~trino. l facchini trnfficavnno. Rimasi al limite del treno, mentro vedevo mia mo– glie che, fernull:i dal /J(lfcsti11a 1,cgugio, riu. ~(:;va ad ccclissarsi e ri1ornav:1 e mi fncc– '':1 flCgno e mi allontnnnva sollo la &c0rJ>a• ta e sede"o. e mi , t"'liva clata una copcr1n: l,ada qui, Nienl'ahro. Ma quando ru il \'U0to dentro tulla la -.ta7ione, allora a,,,en– nc il fo110 ,1rnno. Un Jr,iovanolto <11rn-.inu– do u.<:cÌdall'ErrcLo. Era un ciovinn~lro ro– rnan,o, ele(fante 1le1Jc fonne, coi capelli oliati, cot1 le- unghie folle e ,•erniciate, con <1ualcosa addosso di ma<.chile JH'0nuncinto e ,li femmineo ass'eme, come rollo insomma ad oini. vizio che ~li ri-roveniva e,•idcnle• rncnte dal mCtìtiere che eonducevn ~ che ern quello poi di (< 11rrrmb:ilorc dei ln:n,'D, (Co,1ri,11w) M \HCEU.O G \I LI \N

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