Fiera Letteraria - Anno I - n. 19-20 - 15-22 ago. 1946

FIERA LE'ITERA!UA IL FUCILE DA CACCIA Racconto di GIOVANN1 COMISSO li mio ruclle da caccia è in un angolo della mia ::itanza accanto ad un anuadio e non l'ò ado1>erato mai. A' nulla di sp e– ciale, di fabbricazione anonima e a.ma la ruggine. Qualcuno a,cva insistilo 1 >er for. melo comperare: d:.ceva che vivendo in cam1>ugna 6archbe stato un J)nlr611lemi>o. Jl tcm1>0 mj paSS.3. ugualmen1 0 e mi riesce ingrnl o u ccidere 1:li ucceUi che qui in cam1, ag.uu ri6uJtano come i fiori del cielo. on me ne souo tuttuvia libera10. 1>erchC fo~ mi 1>otrebbe ~ervire per 6paventare i ladri "e venissero atlonio, ma non ue bo avuto ancora l'occa~·one, e d·ubilo che si ~paventerebbero. Durrutte l'inverno l'ò prestato Qualche , olta a Franco, w.1 gio– vane contadino, che ne era E.manio-o. Ap– pena avc,•a il fucile Ira lo mani sembrava dh•emare un alLro, rizzava la tesla acuen• do lo sguardo ver.,o le ramaglie Je~li al. beri, si faceva cuuto nel 11:a:,so ~t..,;ucndo le ombre <lei fienili, e 6tava fuori lunghe c,re 1>aziente in alle~, vicino alle siepi. Al ritorno e:-.traeva dalle ta,-,cho fo prede iu. fonni di p'.ume e di :.ani;:ue che enu.mera– ,,a con orgoglio. no mattina di aprile di quest'anno 6ta– vo nell'orlo a t1eminare, egli t)a.S,,Ò col <::trro e accortosi che ~i erano dh,chiuse le prime tose del m·o ro-..,io mi disse dio al ritorno t-arebbe , 1 enuto a vrender~i la •ua parte e non venne. , e,,ano tro, ato nel.la t·asa che a, e, ano brucialo, nveH1 nio~rnto loro i documenti, era i.u regola e 11:lidiSt.ero che 1>ote,a Jn– dare, e mentre fiC ne anda, a quel più pic– colo, cli nve,a 6parato contro. Hantolr"a per terra, e gli "caricò sul p<:lto a11coro tutti i colt>i che uveva hui>allidì più forlc e reclinò il capo t1ul braccio. li comp:1gno soggiunse: - Quando ritornò il t..'Omun– dant<- Jli rhicsc 1:>erchè lt, aveva ucciso 0 gli avevo risp0ttto che non a,evu potuto tratletlet9i, le mani gli !remavano dalla "mania. Ll1 allorno aUa cas.u ne uccisero altri tre che avc, 1 ,mo ,•i~ti 11,capJ>areatlra. veri.o i fOki. La tata bruc::na ancora, disse il 1)8dro di franco, ma cosa vi :he• v&no tn.wa10? - Una milragliatriC'e, ri• bpose l'altro, mm hell: 1 mitragliatrice, tut. tn hel\n e 1>ulitn, nascosta nel fienile. - Mn non potcvnno difcndchi? - ln:-isltllc il va<lre. - Quc::.ti cr:1110 iu dodit:i e Vl'll· 11cro di SOl'J>rc..'11, cd è st:110 In no&lra (or. luna, SO :n ,enivu un comballimcnto non so @e t1i sarcbhe <1ui nde&o. - lo li ho visli, di&t=cun'altra sorella. In moi.:;giorc, io li ho anche vi,ti 1>rima che ee ne antla~"-i:'• ro, no n erano brulli, erano an2i bei ra. gaz.zi e mi pas,.arono , ic'no ridendo, ma li llvrei JlreEij J>er la gola, rarnbulli ! - Il t"-Ompngno di Franco dprcse: - Dio, <'O· me bes1c11uuiavnno, ogni p:1rola una b"· slemmia, e @apevano dove ondnrc. a, C\ n– •\O l.e !oro c:artc coi nomi di tu1te le t"a~ se, prima di bru('iure I.a cusa, avevano rubalo tulio e caricato su di un curro vi fecero attuccare le vacche e l\forio lo 1>rc- 6CN> pcrchè le guida~e. S'erano 1>rc~i i 6alami e li m3ng'uvano a morsi senza 1>-1- ne, che bestie! Mi fo ancoro male 1a Ef'hie– n3 per la t'n~::-eun; uno di loro che mi &On•egl,iava &empre 1>erd1è aveva llaurn che f!CaJ>l>a.:.Si, mi mise a posto In cinghia 1>er– chè mi seg.1wa In spalla. - Anche a me ra male ln •palio, e s i che 1-ono abituato a 1>0r1Uredei J>esi, - dis.se Franoo e chic. se una @igorclln. - D opo. eonlinuò l'al– tro, siamo onduli dai Badari, e ordinaro– no la pasta asciutta I>Cr lutti, e vino e sa– lame e ci, fece-,,0 mangiare con loro, fe. cero venire nnrhe Ma~jo che condu<'e, a le vacche e un ahro che avevano trovato ~ui cam1li, il fig.lio di Pasin. Finilo di man. giare, hanno det10 a quefti <h1e che se ne pote,ano andare a co~. Sono andati giù per la stradetta del capitello, due sono corsi dic1ro, obbi:,mo t;ehtito JeKJi spari, de,ono a, 1 er ucci!lo anche quc~li. C'era iJ piccolo e <1ua.udo ritornò di~ che Ji ove– vano me~~i col nm,o per terra. Perchè do– po che li ùnno uccisi li rh ohnno così. - Gli occhi di tulli stnvuno fi!)!)i a:.col. u111do e In mmlre d: Frunco diede un Ja. mcnlo. Franco sor:.eggiò un po' di vino e llOi dis~e: - A noj vole, :1110 foro la 6tcs. En fine, quando c:i hanno dello di :111dnre, io non 1ni sono 1110.-...-.0. Se ~nppa,•o a\'rCÒ– bero !.parato. Ma ci hanno 1SJX1ra10, io ho sentito Je 1>allo1tolc a fa::.chi:irc. di..sec l'ahro cceirn10 - lo non mi tòOno mo&io, - riprese Franco - 1>crchè non mi po– tevo muoverf', avevo le i;ombc paral':i-.– :r.atc1 ude~o mi ammnuuno, JlCJISavo. Se ne ron 0 011dnti he"tc111111i:11ulo. - E si nl. zò in piedi come per prov:1re Ec gli era 1itornala la for:i-. .n, mi !-i rimise ~ubito n t.cdcn .. · - Mnlcdelli t1i!."-c sua sarella urni;.giore. Suo JJ.1dre ,olc,u rhc be,,e,..:-.iio J,ure, la gola mi "i cm (-Crratn, non potei flC4:ellnre, d.i~i che foec•,H• l)trc a Franro, era e~te11uato, rome u,ci.,se da una ma)3?. tia, non era mai Hato cos.i neanche dOJ>o i In, ori più fatico,i della t"U111Jl<l'1]a, 1a te– fio tli 1>es.1vascmpro, e il reHliro· gli era d'fficiie con J.u l,occn dbchiusa. - Tu fòCi 1tiov:111c,gli dis..<ii,e non 11,evi :incorn vislo flUUnto tremendo è uccidere. Dio ha vo. Iulo dorti <Jue,;ta prova 1>0r preservarti tru i buoni. - Sollevò lo !-l,'liardo verso di mc e $Orr~ con 1:>e&antczza. Uscii ~gomento: <1ueMn focili1:"1ad ucci• dcre, questi rn1;1u·.zi non 11ncora ,enlenni dh enlati da u11a Slogiont" all"a.hra folli rnngu·nari, e non ernno '-tranicri, ma di que~ta regione che fòi crcdi'va (o,,." 1r:1l,e più mansuete, uccidere e ridere bulla "ra– ge e ma.ngiarei 60()ra e bere tro una be– llìtcmmin e l'nhn1 come per nppnrire più crudeli ancora. e l'iporrisia di 1>reoccu– parsi della cin~hiu che eni mal messa sul. b spalla del com1u1gno di Franro e gli fo. C'ev11male, e Jn falsa cavalleria vel"60 gli urci:-.i di rivoltarli col voho verso terra con11• una ,razia conce~a a non rendere visibile il voho tra~figurato. - Li 3bbia– mo messi col n11~ tler terra - aveva dd- to il piccolo. Ero Htlla strada che 1>0rla aJ capitello. Un l..Ollladno mi di,:,.Seche nel c:unpo , i. rino va er:1 uno di:-.tcso 1>cr 1crrr1 o nou i:ipc, n ~è dor111iva. Cli di~,j quello che era n\\enulu, ,,on a,e,a inte:-.o ~li SJl.1ri. Antlan1mo a ,edere. i\on sa11c,o •1>icganui da quale ..anguo c. ru 6Caturi1a una crudel1:"1 co~i a~1>ra, non a\\c,nuta mai. Fori.e il 6a.nguo era diven- 1u10 1,chin,o delle anni nuo,c, di <1ucstc piccole mancg~evoli armi, lucenti. 1>rcci. t(', mohcolici nei col1)i. 11 piccolo ave•n1 detto elio non ,wcvn potuto truttenen..i. Odia,o <1uelli che le avc,nno ideate, ro– !.lruitc, odla,o il ptctnllo di cui erano fot– te. - Ecrolo 1:ì, , icino a c1uel gelso, dib~e il <'Ontacliuo. Le braccia in:-.:111guin11t<', rnn. 11icchia10, il @ole Hii ca1>elli, 1111piccolo bm.-o alla Lcmpi:i e i,ungue :--crealo 1;11lln guancia e le mo~d1e a, ·,10 !-Opra: un ro• gauo ! i!trc110 ai fianchi da una larga c. n· ghin tli ('uoio di cui do,e,a andare amhi- 7.Ìo-.o. Oi~i cbe ve ue do\e,:t c,..,cre u,, :ihro. Lo tro,a.mmo più :Hanti dc111r..2,al fo,:-,0 n:-.ciulto ira le i;'cpi di ararie. Gli 5-i ,edc,:1110 i 1>icdi callosi e il a11uguc gli era col:110 fino ad ~i. 11 contadino di,t<'• se, ,ole,o ,sapere chi fo.._,c o lo rholtO: tllJIHlr\ e il i:uo voho d".sfa110, lullo a:mgu,. 1.., terra nella boera laceral:1, e 1":111.urro tl'un ocd1io. h1 rivoltato nncorn. 11 conta– dino dis•e il suo nome. J\on inlc~i nitro, il conladino p.1rla,a ancora "ronnc,:to, :m– dai da ,ulfcrb:1 che non riconO'-ce,o p·ù, ra~c.ote alle acaric che non mi ..cmbr:i,:. no llil, l(uelle della mia terr:1 ,cnc11t, Alt"tmi i,:iorni dopo Francu era assieme 11su:1 sorcllo magi;iore "icino alfo sua ca~n, ,..t11v11 @eduto sufferhn del (o~ con b te~ bln npJ)Ogg·u1a ad un:i mano cd ella lo e· wi:tava ad al:,,,;1ri:,i,a muovcr&i, ad anda. re coi 1uoi compu~ni a di:,lrarai. Mi gu:ir. dò con preoccupazione e mi di~se: - Ci pen~n ~cmpre. - L.1 sua trislez:i-... 'I che gl; 111cupiv:1 il ,olto dav:i J)('na come se uu male gli la, or:isse dentro. '\on , olc,•o ri– petergli quello che gli avc"o dello <111cl giorno nelh1 f.Oa Cllb<I. A,ei do, ulo dargli un conforto 11iù 6Cll1J>licee non ric,-civo: - Almeno 11011 {',lare li fe<luto, alzali o me11i1i n lavorare, mov:ti, ,'l1oi il fucile, vuoi andare a caccia? - J;>r:mco mi guar– dò di "cullo come lo avessi toccalo su di una fcri1:1. - No, per cnritì1, non mc ne' parli, non t>Olrei anunazzare più ncunche uim mosca. - La mia mano si J)OSÒ ,;ui suoi capelli caldi di vita: -· Hai ragion" lasd:11110 che U mio fucile Se lo mu.ngi la nig.gine. - E uca g'.oia fiercna come per una <iicura speranza. mi ~orge,,u nell'ani– ma. La guerra era per finire, e sebbene i6o– l31Ì nella campo11;nn, le insidie si erano fatte accerchianti. Non si J)Otevt1 andare per Je 6trade 1>rindpali J>erchè gli aerei mitragliavano, i tedc:.chi che già si ritiravano verso le nere Ah>i @i im1>adro– nivano a mano armata dello b:cicleue per accelerare la loro fu&a e lo bande infero– cite. rastrellavano la cam1> ng.na. Ero andato in paese a piedi atlrD\'erso ai cam11i e quando fui di ritorno. trovai i contadini llìtravolti che non ascoltnvano <1utllo che loro dicevo. Mi indicarono verso il limite dei miei cam1>i un fumo che saliva (un1' casa bruciava) e mi dissero che una banda nera 61ava girando attorno in cerca di ar– mi naSC06le. e che nasoonde•si il mio fu. cile. Lo tolsi dall'anROlo della mia t1tanza, lo gettati sotto l'airmadio o atte•i. Dopo me.uogiorno mi avvertirono che se ne e– nmo andati, che avevano ucei6o sei ragaz.. &i, cbe avevano bruciato una C3M di no• stri vicini do,•e avevano preso Franco e un altro pcrchè li aiutassero a portare le taHelte delle munizioni e che per pOCO non li avevano ucc.isi. Andai alla casa di Franco. E,Ji, il suo compagno, i ~uoi gen·tori, le @ue sorelle @Invano seduti :tlla tavola e bevovauo del vino per riaoiina~i d"ll" angoscia che domi– nava i loro volti. cd erano ..ilern:iosi co– me se in ca~ fosse morto qualcuno. Fran. co pallido, trasuman3to, lrOC\'a 1>rofondi llìOSJ)ri ogni tanto reC"l.inava la fronte sul braccio e poi beveva eome 1)er una grande H:le~ li suo 00Dll:t3&no furente negli occhi neri si faceva nen O!lomente delle sigarelle che 6i consumavano sub'to e ave, 1 a 1>reso a parlare. « Così è andata. Siamo vivi. Eravamo nel campo che si lnvorava, quan– do 80no nrrivllli ci hanno dato due cne. sene di munizioni e ci haono detto dl an– daro coo loro. Loro avanti e noi dietro, f'~mm..in3vano ~,•ehi e '-p,arn,•ano continua– mente nej fos!-i I>CTthè crede, 1 ano che vi fossero i parti&iani naSCO!-ti. Quello che li comandava a,·eva deHo: « Sappiamo che la guerra è perduta. ma prima di lasciarci la peUe noiallri, dobbiamo llìterm.inare pa– recchi-.. 11 padre di Franco gli aveva riempitn il. bicchiere cho bevette whito, e volle farsi un'altra @i&arelta. « Ma era– no giovani, più ,iovani di noi, uno dei più furibondi, <1ueUo che uceii.e il sicilia– oo, m..i arrivava alla s1>aU:1 ». Franco par• IO: - lo l'ò visto quando l'uccise, lo 3. DUE POESIE di GIORGIO BASSANI VECCHIO FILM E' certo, si vollero bene. 'i11co11trc,vc1110 spesso come J> erco.so, e andat•ario fl l,mgo tra la nebbia. Parlmxmo poco, mo <JU<'MO n.ou, importava, si :rn. Parevfl110 felici. ecco 111110; accc•ndevano sigarette, cercrwano rol /iulo /p te, rose .~trculelle che dmw.o fuori ci.uà. Si vollero be,1.(!, i11son1111e, ma nacquc~ro a un tratto iu.cidc•nti imp1e-vi.sti. lP /.abbro uo11.tennero più il trrwco, le gucmce parrero SJ>enta ruggine ... (Fu come tardi. di notte, llietro il fungo del (,irco .:H'midis/atlo - tra il tamburo e il quarto di lw1,, - qua11do la fiamma a carhuro sibi./a sulla botte e i pagliacci nor, ridono più.) ( 19:l9) • • La m1ser1a btra, come due tronchi di macerie, allora in un a1timo deci'ii di umiliarmi sino in Condo nel darle ragione, Chi: in fondo, b moglie, ~i, aveva qual. l'he ragione: si guardovu all"intorno, fiu– tava l'aria, culcoluvn j wofitti non sollnn~ lo dei coinquilini, ma nuche di coloro che vh·e,•nno di fronte, allato, nelle vie tro. vcr:-.e, nei vari v;ll:ielti di che era com1>0· t,lo il riont": gente t-r:tl7..ne nud11 si era ri– veslita; uomini dt11)))0CO ridotti ad una mi– nestra al ;:.iorno fornic:l\ano in pialti e pie– tanze; un ex co,.,i~liert nazionale non a– veni piì1 una marchina al portone, ma d11e macrhinc, e lu moglie o.:.1entava alla fine. stra i 1!Cn•izi tl'nrgento e d'oro; ufficiali ri– dondav:1110 di roveri('; $C.rve e ruoche dul. In <1ues1ua ::.clic varie coQerrnc ritornavano r'.a('rhe di form:1ggi, di &alami, di cacioue, di 6accl1i di forin11 e di riso, di ~!>Orte ri– colme, di va)jgie gremite; io mi ero nrn– rnto ,rivo nell'onore, Di onore non ti mangia. Tuili compra,auo e ,ende,ano; luni ruba, ano e guadagna, ano. i\on 6i lr:,1. larn più di (urto o di ra1>ina: ma si lr.tt• 1a,a piullosto di vh•erc a (tualunque co• 610, Le malerie del mondo, cli op:~e11i d11 ciho, le cose, le co~c d11titonrnco fonnava. no !iJ)irilualmente gli uomi11i; allra,·erso la pdlc opaca del ,,emre Pinn sapeva vedere cli clic era fomito ,rud $11CC'O, E sc, un giorno era. forinu, dicevano una coso; e se domani si 1ra11a, 1 0 di riw o fogioli o c:eci, tlice,,ano un'altra: il f'O<ilOdei C'ibi rego. 1a, 1 a la contrada, lltt'-ti.U,aoo, coi pugni for– wnnati, alcuni riHnditori alla porla mutn e J)Orgevaoo rarnP; altri infine entravano 1e11za bussare, ci cercnvnno nelle st3nze, lipalancnvano le 1>0r1e, 60lfeggiavano un::i r.a.nzonella o, afferrata J>er la ionna lc~~era o Angela o Gio,•nnna, grugni,,ano: « Por• taci da 1uo padre, c'è robn ». Non po1e, 1 u– no ('redere chP. noi con si potesse compe• rnr,..: @lanchi morti scdc,,rwo in terra, po. (Continuor:ione 1.>edi nwnero precedente) Mentre l'anima Je moriva, la carne le ~ &isteva: impiedi. Scolori. l..J carne ebbe a lungo andare un sinlomo di decom~jziono in ogni. su.a parte, sorrelta a.S&.iemedaJla lo• gica della car?!e e delle J>roporz.ionj uma. ne. Ad og_nj ,•endita, w1 0011>0 al cuore, un'ora di meno di 6onno con (juell'occhio eolo; fini 1>er fingere di dormire con tulli e due gli occhi, -barrali n diemisura dietro Je J>alpebre; quru1do I; riaJ)rha, ernn del tolore dell:t morte, scnnchi.i.,;,Jmi, avariati, 6Ulz:J luce. Mangi a,a 1>0co per lascinre un cerio margine ai fig.li: m a odia,a in cuor !iUO coloro che era. certa mang.ia ..~ro an• t·ora. Ad oc.ni camera ..parita. J) n ~nva con odio ancora c oloro che ave, ano me,--o 6U cint1ue 1Jtanze in più delle «>lite, Il no-,lro guardaroba vuoto era éenilo ad arric('hire altri, La donna delirava nei paragoni e n~i confronti. Si mettevu nel rnC7.ZO della città, ool pensiero, e faceva 1>nraaoni. Si di."'t::fitava fisicamente. Si ,;varia,a ,cmpre più. Un t>Ot'Ocurva. La ,curpa Je ~ca1>pa– va da.i piedi. Hidotla di <1ll.:lld1e1>t11110, la gola oon le runzionava J>iÙ regolarmentf"; fuceva fatica a masticart:, J)erchè ~I~ ahri ma'-ticavano. E godeva di meno a~a•, get. tala 61.11letto, nel se1L'O ~be altre donne r:-uécivano a godere a J,t:.rclifiato con tutta la ca!"a piena, sopra un talamo; e lei, Pi– n:1. ('8CCÌala e riversa ad un palmo da ter– ra oornc i morti sulle lomb('. ~ Diventerò leKp:era 1 ditise un giorno: le o"-•a quando ::.i diitendono, mi fono? m.a. le». Riusciva a donnirc f!uah-h<' n1111u10, c1ua.ndo sveniva nel crepacuore che nitre donne poleNoero ronfare addirittura e d.i– meoticare nel eonno la ricchezv.a persino. Altre 61>0ntanatc nel so11no; lei, t1u.lla pun, la delle O&t>a,non rice, e, a n&-,un t;Onno mai. E la come prese una nebbiu. Le J)O· rote, un mi~('rO Ji denulrizione. Le mU:,•e fu1 ono Iarde o avventate. Fu allora che io comincia.i o morire di gel o.bia, di u..-,cr!lionc, di amboscia cruda cd a8lru.sa. Una voUa diHd: <t Hif:trcmo tuIlo, si 1mò e&6er certi ». « J\on riforcmo più culla, ri•1>0·e lei. E da\l'.1 a tullo J cor1>0, ll!l!l0'-1:l, con medi- ::~!t:•et;n!a h~~~o~ 1 ~:iK~i,::::~a ~ 1 :J ~:.:;~-~~ 1 1:~ infernale. l'cr :ilr uni m omenti: due Ire mi. nuti intni in < 1uc.ll: idam..a. llarndo">iòalc e infame. Him.n~(' due ~iorni bui giaciitlio per aspe11are ;J sonno antico; se ne 6hlle 11e giorni ,enz., 1orc:are cibo, J)er riJ,crc .(l('IJu gola alcuni é:tjJOri di antichi pasti. ,< Ahbi:i. mo ,<mdu10 111110:@iomo indie1ro; 11011 ro• !remo rimcttcu' !)iÙ in (':trC!,lginla. Quando l'odio mi arri,nva agli Ot"chi, fit'– de,o in 1erra, J)Orla,o le l'ioali(' alla 1H1rel{" vuota, rin ..crra,o la 1e,;1a fra le ~inorchia. e co'iÌ ri1m111e,o, Quella cm dun(~U•· la guerr3, un fa110 per-.onale t"ioè, un a, ,eni– menlo di armndio o poltrona veniluti, ,li una carne f.colorita, di un 60nn(J perduto, Quando un giorno. dopo a,·er J.avato 11111- to, le mani della donna furon lt11!(' ma– ciullale l:t<'<'rnlc, flfigurnte da fcrilc (' ,la s<Juorci' minimi. ro,--e ·e viola, e Pirrn ru costre1•0 a 1encrl(' apcrt • f<ul Ictio, a mo- e a Gino Bianco EMILIA PPr dovP sc<•ude sl'reno il J>o tra l'erba rvt·eute, t1ie11 sul carro tlrl fieno un vPcc/,io re i,ll/ulente. Sta con trisli parole cbhre il rt•g,tfc orlolmw, il mP11to nella m,1110. ne/ :~o/e delle 1,·t•bbie. " Uomini, mormora, rossa. pleb<' cfir<i e di fc,me, la miei. coronn è di sonno, il nullo, è il mio rcwme '' • ,a,•nnv la roba, interi i.i ai:,ciuga, ano, blt1• 1eravJ1nO <1unlc0bll, accencle\'a~o un mozzo. no ce uom.itti o cavavano dal ventre un rossetto o u.na CÌJ)rin se donne, e so.,pir.1- ravnno dentro lu mia piazzu @accheggiu~:,. 1 J)Orlierj tulli commereinvano, part:vano al ma11i11 0 in biciclcna e tornavano con 1c spore"" viene; quel ~ignore d:i un tempo ave,,n cammufia10 In sua automobile da s1>0rl:-1mcceaniu-.. a.ta e foceva piazza; <1uel– la donniua rcmis.~ivo. ta1>ina, discreta, ave– \'a 1imto ruori Jue lahbra da bnt·i folm..i. nunti, o, e,a Eollr:1110 alle cnrilù due oc. C"hida foro, n,•e,•a dodera10 una carne da band1et10 e giravo in Jungo e in lnrgo neUa c1ttù mietendo ,,iu.imc. I marorchini nun foccvnno J>:mra !)ÌÙ a nes:,uno. Pin11 u,;civu la nrnllinn per uno spesa du non fore e ~i informava: cru già tardi, bi!t<>gn:ivn !lCll, ~arei prima 1>iuuo~10 rhc vendere cac:a: 11 :\fonte Mario c'era d:i guadognaro: giovi– na.;tri addelti agli ollcati eruno riu'-citi :i butlur giù dall<' fine!"tre ogni grazia di Dio ,.. :,i ('rano arrird1iti; fra la bi:mrheria @r)Or .. ca ove,rrno 110'-t'O&IO scatole, scaqH,', carui– ,•it', rorp<-Ui, di, ·,.e e ahro; in alcune ,,ie della fitti1 !-l)ala::cata ad ogni commercio cl;111de~1ino @i bnrall~wa cibi con oro, A pi:1zza Vit1orio e a Trionfnlc urrivn,•ano di 00111i11110 cm·ssari che dipendevano alJa lor voltn dn imlu'i"triuli donarosi Cfl!l:1ri di ro– virmre ormai o di avvalorare la vi1n di un uomo con llll grammo di cufTè o con un cllo di ~rni,80; durante d'l1e onni alcuni a. ,,e,•nn me,;,,_<io eia parte, na~cO!ìtO, foderalo, nv,•ilt1J)1>a10,ElOIICrrnlo, a!Tond1 1to tutto ciò che ..en ivu allo stomaco deg.li altri e tull:1 quella mcrre veniva alla luce a poco n po– co, giomo per giorno, ora per ora: biso. ~lUlvn arrivare i:i tempo per mnngiare, Esi– steva una società in act"omancli1a eegreta che COIIIJlCravamobili e sgui11za~Jiavn i ec– F'll((i, fomitu tli dc.nnro dn un allo l)nlrono: nl.tri romperovn ser"izi tli J>Ìtllli, wppcti, 3 CAMPI FLEGREI Il trattato Finchè kl caduta del suo Paese parve do· minala da una lremenda. logica. intrin:,eca al– le cose. ogni Italiano non ebbe giu91omen• te che n soffrire. Ma che diremo '>ia> Oia eh.e il • casL~a-o •· nello schema del cosid• det,o tr..1t1a_to di pocc, si è ristretto ndi ler• m.ini deliberati da un gruppetto di uomini seduti intorno a un tavolo col ba.gn2lio di loro interessi, e quei tcnnini mirano ap<"rto- ~;~te aaJ~~~:r:d~l:o::ot ;r:~~i= /::::; a provare corno un senso di solhevo. l:Jemn• reso ifn 901lievo cht", lungi da.1 mortiJicaro _la nostra volontà di ~•islere, la ceolta. Sappia.. mo cioè che ci aMisterà. in ogni fase delrop• posiz.ione, cd anz.i progreuivamenle, b con. cretezz..a ddla Storia, lntonto jJ cumulo crudele dei detlagli e delle parole, non impedisce l'imrnediuta vi– sione dello schemn nelle sue due P"'ti e... senziali: il Preambolo, ove si enuncinno le colpe con IQ minime attenuanti Je!l'ltulia: .tutto ~) resto, che specifica ki sopprnal-Ìon.e indefinita del n08tro Pae&e do.I foturo S\'Ol– gimento dcJl'umanitò. Ma I" elenco delle colpe e attenuanti vuol essere anche qui riprodotto: • Conmderato che l"lt.nlin, SOito il regime lascista, perte– cipò al Patto Tnpartito con la l ... erma~ua c il Giappone, dich'iarò una guerra di asra:re• -siQne ed entrò .in guerra con tutte J,e Puten• z.e Alleate e A....aciatc ~ con altre f\;,u.foni Unite cd ha In sua parte di respons.'lbilità per la guenn: considerato che, 80tto J4 prea. sione degli eve nti m1l:ita ri, il regime f,1sci– ~ta in Italia fu nbbnttu.to rii 25 luglio 1~43, che J'halio In orresc incondizionatamente ed accettò i termini dell" nrmistiz. io firmato il 3 e il '19 Settembre dello !llteseo anno. C onsi– derato che do,,o il suddetto armistiz.io le lor. ze ormate italiane- presero parie auiva nella guerra contro la Qerrnoniai a foiziare dal 13 ottobre 1943 e divennero in tol modo c.o• bdligeranti contro la Germonia •··· Siochè i pochi uomini hanno traacurJto lii Storia in doppio modo. L'hanno m.t.:980. da parte, producendo i 801i documenti rt:e#ntis– eimi che loro servivano, e dim.enticando "in• vece oznl documento della 1toria ital)ana nei l!ICColi, anzi nei millenni, 'lvi cornpreaa la aua stessa geografia: nientcd.imeno il suo ai~J>Or• to alln diviltà mondiale. Poi CMi h"'f'l t~•· dito la Storia. nell'atto &leMOche si costi– tuivano gi udici diciamo c otti extTatemporah: forse ,non appnrt.eneva.no ad alcun paese, al• lorchè l'Italia commetleva le sue col~> !)en. za dire che ribadiscono lo loro extratempo-– ralità giorno per giorno. Pure ieri, dopo la pubblice.zione dc.'IJo schema di I trAttato • con l'ltalla, dichioro.vano di luvorare ad una intesa mondiale che, 1 in questo mondo im– perfetto, è la condizione IC8senzialc; e indi– spensabile per -il vivere pacifico•· {lu~nta confusione, eolto gli occhi di un mondo che li ho. apcrtiwimi ed acuti. Pertanto se il aollievo che noi ora pro– viamo, non è illusorio, nè dfetto cli foco– &cien:za .e vanità, non è d"a.ltra parte da me• ravigl.iare che e880 si nccompagni e 1,1a,u,zi sopraffatto da una nuova oppressione. Si ri– mane tristemente so.1giogati dall'idea. che dunque non solo lo eorte dcli' Italia si trovi a dipendere da oerle volontà sluggenti pro• prio agli imperativi più urgenti dell'odier– na crisi mondiale, Da quelle volontà dipen• de lutto. E quelle, per giu.nta, n0n ac.C'en– nano o ~inunciare neanche nd un minimo del loro potere. Sì, è vero: si pretenderebbe cer. mm.ente troppo, chiedendo che si risolveue alla fine oggi, d'un tratto, la questione mai risolta di un rapporto giuricfico fra !e e:mn• di e le piccok Potenze. Ma troppo nnn è chiedere che in questa specifica occa.s.ionc •i foceue almeno qualche po9$0 verso il me• gl:io. Niente. Ogni prineip:o di soluzione, proposto Balle piccole Poten2Je, è stato e se· guita ad essere ostinntamente rimosso come un os!acolo. Un ostilcolo a che? J\Ll·ltEDO G,\Rr.lULO coee urie per lo 1>iÙ in~igt\ifica:11;; allri ancora ando,·a alla cerca di coloro che er.1n 1ima~ti all'o~:.o, - cd erano i 9iù - e Jton Je.sina,n sullu i;ola e non strozzava per .oon finire in prii;ionc. Una ~ero ,·onvinsi mia moglie a trince– rarbi con me nell'anlico S!!.'.obuzzino dell11 Jonnu di servizio e :11ln fine in omore 1>nr– \.ammo. Le conre~sui thc mi arrendo,·o a lei, se ella ro~ s1ot:1 capace di far qual. co~,. J'o le aHei dato mano. Il g.iorno do– po J"ultimo og~cllo die ci r'maneva, di <1uulche rigunrdo, un bur tutto di 1>elleri. mast 0 nel snlo110 cou ~pect'hi e calici di brina gelatn. fu <"C<h110 11) !.ignor Speice, 11ssiemc con un @ervizio dì ,iotr do,,uto ad unn min zh1 moriti e la IIHlllin:a di ooi mi:1 moglie parti ,er~o );1 s1:1zionc. lo· mi di– rc~i ver~o Momo Mario per C!-plorarc la conlradn. IV .l\l'a 111o~lic tornò a t•n-.:1la ,cr.1. tlopo dicci ore ron..,cr111i,e di ?,O~taulla !llnzione, con un !lO' <li merci ini:;lc~i, (!unii "al)O– nctlc, •igarcltc. due lunghi peu.j di 63· 1,onc, ,lue 111:1::I(•ile, lo a Monte 'forio nve,o conohc·u10 tulla l'or!.'.anizzazione dd– la hor~a neni, l'orn della rompcra e d,•lb vcntli1:1, i mczw~•i d"I lraffico. i !IUii a1. torno alla ru~erma rhc ('ra statn ~edc 1>ri11- t"i1lalc del 1n1rti10 fo,f'i"-rn. Punto di ritro. ,o era certa o~teria i;.c,..1i•ad:tll'amunte del– l'o-.1e il <111111<", uhbamlonoto dalla mo~lìe, lraffi('ma :1d1•, ... o e t-i era arricdl'to. M AHCELLO CA LI.I \ ~ (Corui,uu,)

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