Fiera Letteraria - Anno I - n. 8 - 30 maggio 1946

FIERA LETTEHAHlA LACTUCA VIROSA ''!. 1:1~g~11nl:1, dic _!;a 1~innt:1 ri:.l; l.tl~ ava su? I ALLA pm an·1anata e JHU \'l\ll d1c mai; qu:1~ ,l\cl)~e per i:-pina dor:,alc una molla, riprcn. 1..lt va l' a11cg.gi: l111e1110 ngp.rc~ tii,·o. VOCEPERDUTA 1\e111mc110 1·abb:111dono in cui mi ('alo i11 ccrCa Ji refrigerio nel mondo vcgct:ile tro,•n i,cmprc accoglìc11u1. Sebbene per conto d'ahri, <1ucllu volta, devo dire. ero dalla parte ti.!! 1orlo: ..rbo– rizzavo. Confinato dalla guerra nel pac~c dell'infanzia. e :i.:;,,.i:.tito dai ricordi di quam.lo anch·io 111'illudc,o di d:..1re, i11 cambio della , ila, alle crl,c che es1>i~•·t1· vo, una im111ortuli1:"1 (0!1 <111:11110 cAìmcra e mortificnta !), pcrlu1 >t.rm •o il litorale, per J)rocurnrc a un mio vecchio mae--tro - che non ne pOlt!\'a rwcre pii'1 allra - la gioia di , edere ancora una piirnta. 11011 inconlrnla in w1·c1,i1,tenz:1 di r:cerclw. Que$fa iulntti, m'ave,•a ai,pCllo <li nuo– , a. Quanlè volto invece. or:. capi'òco, do· vc,•o averla d:1 ragaz;-,0 notala! 111,1 certo ogni voh:1 m'ero d'i~tinto astenuto dal 1•01:,lierla, in .. o-.pellito d:11 suo allcggia– Jucnlo; pr1Jbabilmenlc nllcµ::1ndomi a si u– sa r,1.!o--cnza dei fiori; che, i,e li porta, a. non rico11osce,o per tali. lo che guardo ~cnza di-.gu~lo la manina !>anguinarin della piglia1110..... he, irta Ji , illi llllC:.tinali; che nelle piante compatisco 1•11• -.loie rogne e tumori, mi stomncai :dia vi– ,-ta tli cu:.i ,,.concio :1ll:1cca111eu10 ull:i vita. Binun;.,,i:mdo alla fatica duratu. allu ~or- prcea d1e mi ripromettevo di fore al ,·ec• tl,ìo 111:1c'-tro, and:1j al rcl'i1liente della sp:izz.:llm;:1: c. tenendo con due dita il fo. glio come una i111111ondcu.t1. ,,e lo scossi ... ,,pra. Vi :11lerh•a; lo scrol.lai,. S'aggrapJlÒ all'orlo della 1mova ,sepoltura; la 1·alcai col pie\le, la rin1uzzaj d'ogni parte a i ol– l'i di coperchio. Ormai <:e la ,ede5:,e_..con lo ~,)azzino. I, c<1r.-,i in cuciua a lu,anui le 111:ini. (Per e..,llenui una volta gi11gillo10 con una <..ufc.rlJia, ne ave\'O a\'UIO ta mano escoriala eia do,~r porlarc i guanti per pili ,!'un IIH ce). CAMILLO SllAHUAl(O GIOVENTU' D'OGGI Ili. Cre~ccmlc, <•01,tan1emente a riparo di 111 alcbe cosa, si teneva (i..c co-.ì d'un:1 pianta si può dire) con le !-p:1lle al muru. Guardava ::il\a i,trada: Le foi:::lie, cioè, 11011 L· \'Olgcva al ri,•lo: 111u, -.aldatc com',•1:1- Se all'uomo di colore si dà fa mano, en· no ol &:<.11;1bo di ('Oi,la, le :,vicgava iu vi~o tro mezz'ora egli spulerà sul nostro piallo. nJ pu-.~iml("; nella a1ti1udìne Ù'i (·lii ei pre• Lo stesso avoiene per la giorJinczza. Afta ::ema coi gomili :,trelli ai fianchi e le pal- gioQinezza di questo tempo fu dato anche mc prolese li re:,pin~crli (mcn1rc di --olito più di quello che desideraoo e ne conx-– il \'C!!etalc ('rco;r~ fiduci(•~o. Per quc~lu in gul una, arroganza a pretendere ancora di hii mi ripo1>0), più: l'intero dominio della oita. Si riten- l'cr il ::-110 li\'ido verde, poi, par,·,•:1 ne, eccitata dalle lusinghe di coloro che ùO· .!òCOrlicata di fre.~co; tr:11La « dalla vagin:i !eoano auer-rJirla a loro sostegno, /orte da ddlc mcmhr:1 >) come il conisJio C1>po.,10 comandare, saggia da dirigere, iiluminata dai pollivendolo. ì\la pure, spellata, s-er- da creare. Ma si rioe!ò inoece soprattutto ~~;~ 1 et! ~~:~,~\~.=, ::~a n:~:~: L!,ir~~\\ 1 :. unci- abile nell'approfittare del comprome"o coi Vci,tit:1 t'O:,Ì cli livore, s'ergeva in punla :~oi g~::U"!a'°J/~:Jii h;ap7:i"an":~u~o:;ef~~t~~ ~!1t~:ie;::,~.,,;:~ 1 i~:w~l:n,;~c 1 ~'"~:~Hi,;•i~l;/i;~;~ commendatori, capi di industrie, direttori di {con la prc:,unz:one di imp:111rir111i; e c'e• giornali, ecc. E non aoeoano che uno so– ra quasi riu;;cila, .:-e il m:u·iguo e.lui allor:i la qualità: sapere mentire di aderire ttlla brandii, più che all'c-.iguit:I del bersaglio, deoo:.ione verso i lusingatori, pur di sali– mani(c.,,rnmcnlc era pro1)0rzionato :il ribrt•z. re nel dominio della Qito, Uno ricordo, e zo che nl raguzzo. U1>ei10 cl:1ll11 lettura /u /orse il più lipico esempio. Lo aveoo del Fuhrc-. ii,pinu·a In regina fra gli insclli incontrato la prima e sola volla a Genova del mu1riar1"alo 1,:1dko). nel 1921 e non aveva forse ancora venl'an• Con l'acqua 111artadella sera udivo quasi lontane rondini passare di ALFONSO GATTO azzurre all'ombra del Naviglio. Intorno og11i tristez:a al braccio dei soldati erri "" odore povero di do11na cvi garofani scuri sovra il peUo. Ajfiorava110 i lurni com.e ceri 11elle staJ1ze di. tenebra ove a. 110/r basse cantav<t già la guerra un cauto « Lili Marlee11 >>. Ed amwtwva il mondo, s111/,J donne scendevano nel pianto le pra111agl1e cl i rose dei cortei. Cosi ti dissi, <' non avevi un ·volto, solo le spalle rassegnate, il vento. Così ti dissi ... << Con tutto il pianto spegnerai la voce p,~r cantare sul inondo e dirgli acldio sempre, ogni sera, per veder passare tante lonume rondini 11.elcielo a::zurre nere, com.e Ùt. un tepore 11ufJ1'0 per l'aria e per la terra. Addio, è la dolce parola che va al braccio di chi vive 11ell'ombra e col suo lume rar:cog/i.e il 1no11do in un sile11:;;io eterno. Dei garofani scuri sul tuo petto, d'ogni povero odore trema, il giorno che muore sulla darsena. Clr.i t:i,ie ·rede le case e lo cillà che i, soln. con i treni perduti, con le nebbie lungo i /a11ali ciel tuo canto. Un sog110 e imbianchi. luna rii pietà. la guerra o 111.ia ·v oce perduta che reclini per full.i i 111.orti il cupo sulla neve». Per 1·oglierb in fiore (senza fiore, 111m ni. Egli che avevo avulo un glorioso padre ----------------------------- 11i:mt11 C 1>enza caria d'identità; o <1uc~1a nella guerra e che ambiva di superarlo, allo– recava per ora dei calicelli grumosi, men• ra. diceva a mc e ad altri' miei compagni: - ri; diOìcili per Lin1:i e per rorma a dìs1in• Andiamo nel porto, prendiamo un pirc»ca• guere ila! rc:-to) le diedi la posla (ceco che /o e parliamo all'avoenturo _ Non lo ,ioidi gitl nella rrnH:• si tradisrc la mio antipa- più• enlrò nel comprome~ in grande so– tia); rit>ctcn~lo i 80pr~luoghi a dislanz:1, ste~uto dall'influenza del pcdre, fu ~api– pcr <1uanlo cio-.,·,mo 1111 ,·o:-la~~e parecdH:i damenlc col")sole, ambasciatore, ministro, Hral!a. 1\la elie t.'O~:i. ;wdic _a q~clla, _ 1101~ I nella guerra d'Africa, fu rapidamente ge· ;;~:;ercrcfonato JJer I allegria d un po d1 nera/e e ropidamenle decora'to, con una mo- FinchC. trovund,ilc i,.cmpre qucll'a:iJ}cllO tiooziono _più ~sia ~i quella de~ padre. ~curo e diiu~o, i,.j cm g.iì, i 11 agoslo, risol~i Vennero I tempi aspri Cl /u superiore alle di i·oglicrla i'Olllc -.rn,a. i\111 allH prima sue /orze reggersi nel giuoco difficile, e /ì· non C\.' la foci. \I i ,ogu-.d:I\ a d'i 111:1110. Piì 1 nf miseramente i suoi giorni. li dramma sì tiravo per twcllt.•rla, più pureva moltipli- soiluppava in peggioramento c,e:recnle: se ,·:ir,· i punti di 1•rc-,..a: eomc il polip,, :,b. uri giot.lane erraoo, Jrodaoa, non era puni• br:mrnlo lr:i gli -,cogli. 1\cl arc:minni, ca• lo, era perdonalo, anzi sì lrovaoa uanlag• pii t·he mi i=:irehbc rimm,10 trn 111:m,, un gioso che errasse, /rodasse e col perdono si ,·:.11111)ionc l'OllÌ moneo da tlovcrlo bunorc. ,ileneoa di tenerlo maggiormcnle legalo alla Binunz.iato ad OIIC1h:rla ,·on le nuliri deoo:.ione. La oita di quesli giooani dal più (un b_uon i·~cmplarc 11011 tlc\C 111:mctll"nc: anonimo al più rinomato aueva un solo a– mo 1111-.arcbl,c •l<"«·or:-a una \'llllf:hell.1; e ape/lo: conquistare il più grande pezz.o pas· an1orn!) mi_ ra,-.t'~nai :i _•ct·idcrla rnw lcr• sibile della lortd nel gìuoco del compro– ru; _e, a q~1c-.10 ~-t'Opo, nel sop~alu~,:o ~uc- messo. Questi fingevano di aderire pur di ,·ett'" 0 .• 1111111111111 • l'Olllro,o~lrn d llll ('OI- conquistare il dominio della vita e gli al– lt: S~~ 1 ~,~~-h,.\ neppure eia, anti a ((llC'-'IO nr• trì concedeoano quanlo più poleoono pur gon•ento. la JJia.nla ~i arrt."~e. A,,•enrn\,I di aocre quella superficiale adesione falla , ohellale al IJCdalc cd e~-.o ~i ~filn<"ci:na. di presenza in divisa e cli t10ee acdoman– ()gni filo di\i'nla,a 1111 rannpo. f,'impre~a le. Er-roncamente si crcdell)O che qucata gfo.. degenerò pre-.10 i11 <"OfllO a rorpo. Jmpa- oinez.::a addeslrala alle anni, at}t"ebbe potuto zientc di fìnirlu. menavo all'OV\'('r,oario ciecamente ubbidire nel riscl1io dello vita, colpi alla ri1.•t·11,clic lo i,.coneim:1110 ~cm·-1 ma non lo 30rcbbe stato percl1è d,' q.ueala a,crne rai,::i1H1 •. "\on piìt l'Oli una pioni.i ne assaporava lr0ppo facilmente e ampia– mi pareq1 1rll\t'l"t• :1 fort·. Cuno nella bi• menle il succo. Per questa ,tìovinez:.a, l'ar· "-1111-1111, 1 1--t·nli\ o il malfot1ore che '-t':11111ale fu la grande estranea, I lusingatori di• il har11hino nl 111:irµine della ~1r:1tl:t. "\,•Ile ce,,ano che l'arma dooevo accoppiarsi al li• 1>at1'-e mi ~u:1rd:no intorno. \C'rgO!!l'IO"O d'i bro, ma qt1cl libro non conleneoa che bre. Ce--cre -.orpre-..o :dia niia crì1 in qth'll:1 ,,pc· viari di arrogan:.a: era un'altrn 11...,..,. I..' r. rn;-ione rii ba-.-.:1 man•llcr'a: con l,1 umi- le contemporanea d'altra porle mcritaua la liazione in )Jil1 cli non ,cuirne i1 c:ipo, diser:.ione di quella giovinezza. Fu un'arte (Ju:mdo fì11ul11u•111e l:t 'it1i111:1 ~tram:i..:zò. arida, incomprensibile, ~stan::.iala di aslra• ~•;<'/,:ar:J~ì'i\:::·,~l~~n~ò~Ì:~ (~:1 :\\~ 1 ~~~l' 1 ;7\,,~ :.ioni, /uggenle a ogni senl!menla umano, po dd rl'<tlo. ~on ,olc,a entrarci. E, ~ s:,i:c;~~ ~:°:J:!~n c~i:n;;,~:~;;i :::!n~:; 0 ;:~:::;~;''ì'~li .. ::~::t 11 i; pÌ:.~i;~:~~ 11 ; : ~i m'. '. un germoglio d'anima douevono ricorrere ,pe11a~1,j In fo-... (•ro di ._1111,-ue. alle can:.onclte o al cinema. Cli ;_.die. ndl:, ,·ollutazione. ll-C io a,·e- I padri di questo giooinc:.za, che non man- '0 ... 11 (1,110 .. 1111·hc la pianta: un -.udt•re di carono di dare nella loro g.uerra una pro– pati111en10. uu:1 '-IH'<'ic di pu-.. \ll()r;i mi Va umano, ebbero allri libri dd ammirare ~pie~ai il pt'r('h(· t!elb mt•-.rhini1Ìt del fio- la loro fantasia per lo xhcma cli t.li !a: De– rc. f."11-.tio clic. in luoc:o di linr.1, le -.1:i• Amicis, Verga, Fogazzaro, Rouella, e lulla ~ua,a nl'ill' \{'llt·. 1m11Hl:l\:I 11 nrnlt• :nwhc la musico senlimentale do Verdi a Md5ea– il fiore: a110-..-.i\·:tto. inn•nerilo in bo(·1•io; gni. L'arle contemporanea agì negatioamen• un,t -.111ppae<'ino i1wol.--.re. un.a p:1rodin Jti le, non inleroenendo, lasciando quesla gìo• fiore-. IJine;:;:o completamente a disposi:.ione d1 Torn.ai -.(·0111nltl col ,cri:ognO'-O trorco. quel :t0lo libro che stall)O accopp1'at.o all'ar– E, u 1•n-.:1, rht." pt~n:1. ,·o~tringcre la vi11i111.1, ,no. Diui un giorno· - Se nel 1930 /ouc tra i gro-.-.i fogli di ('arla-.lraecia, :1d un uscilo un romanzo come L'educazione scnti– co111cg110 dtTCl'IC ! Per domarla. do, cli i mentale O come Le ultime lettere di Jacopo ,ervirmi di -.pilli. Fi-.-.ala tli qua, ri'-cnppn. Ortis, la. gioQÌnezzo italiana sarebbe di1JCn. ,.1 d, lii: fi•-.ala :mcht" tli là . .,_·an·lrn,a; ('O• lata un'allra. Giustamenle un mio amico :ti!~ 11:;:~;l· ,~•;!r~::~,~-O-p,'r non clar,.i 'iul(I mi contraddiue: _ Ma nè Fla.uberl, nè La -.cppellii ~olio il Cc-orgt'-.: la caricai Foscolo, nel 1930 aorebbero scritto quei libri. dì 1u11i i 1 w-.i di cui ,1; .. nnrie"1· - Oggi, però, si. Fu una g,aoe impoten::.a 1...ibt.•r:ilo dal.la e-na prc,em:a. rifia111i. In dell'arte, in questo tempo. Un'arle lotta chiu• c111m ad uu lll6t'. conta, o. l\l\ rei tir.ila di 1:i ,0110 an1111a11,ila. l'OIIIJXHA alfin,• in pare. "\on d1c, nel mt.'~c. il ricordo della ~e– JH•ha ,ha non -.i riafT.iccia-.,e: com(' Eriit un.i ,011:1. allo -.,e~ljJrmi d'i notte. quello di una 11-ro-.-.a, c,pa che. per non a~i,terc .al -.uppli,-io. '" e, o e--ili:110 <"ol bird1iae do, ·eru ('adula, in un ranto dell'orto. (Con • hc dannato arcanirncnto annn-pa, •• nel foruli~lio di , inn. •cnz...1 progrt:dir~ d'un millimt'tro -.ull:1 J>,1rck tli ,etro!) )la. do· po dut' noui. quella almeno "'era dic_lala. ~orda r<.1111'{•, ap1,11rcntemC'nle attutita, t't11a1110 più tenare han la ,ila le p'.ante! Tolti in (':mro al me,e i pc--i. cor--a la (':tria 1111 fru-.cio ~: luct'rlolu: «j pronun1:iò rn•lla ri,111.1 una gobba. \n<'or.1 non l'n,e• so in un difficile diletto, senza presenti• mento del crollo umano, .sen;:a comprensii> ne di essere missione atlraoerso la parola, missione alluale a aalodre l'uomo. Una solo uoce $01"Se in quel de.serio: quello di Ar– luro Ono/ri col suo libro: Nuovo rinascimen– to, do1.1eegli condannò l'arle contemporanea, srJelò il suo errore e la sua mis.sione, e si distrusse nello sforzo ~praumano, prima di potere rendere più concreta la sua Of)<!ro e darne proue d' drte più disincagliale dal calco dei suoi pensieri. lo che gli ero amico, allora, nella oila che si presenta1.1a Jacilmen· le allroenle anche per me, non capi0o la sua ansia ma oggi che di quesfarle d, diletto ne' dbbiomo IJisto, per la sua auen• :.a d/ fronte alla giovine::.za crescenle, le Biblioteca Gino Bianco I I I LJiscgnu di ORFEO T A.\i18URI tragiche conseguenze, oggi la sua parola è Verbo. E fu escogitala una guerra, in cui questa gioQÌnezza aorebbe dovuto dare pro– oa del rischio della sua oitd. Ricordo q.uan• do rJidr parlire per questa guerra che ritor• nava nel mondo i giorJani puri, i .templici, quelli che erano alaii in quel lempo solo a contatto con lo terra, eni .sarebbero stati conoogliati cogli altri nel turbine e sareb– bero stttli con essi traoolti. La commozione mi prese con dolore. Il dramma della gio– QÌneua saliua o una gronde loppa e s1 e– s!enderJa, Quella guerra, non fu aspro, a 0olte raggiunse tragici grolle.tchi come quel– lo della ripeh:.ione della battaglia di A m• baradan per fissarla col cinematografo e si ebbero quasi più perdite nella /inia battaglia che nella vera. A llro grottesco fu quello o.ierlo dai lusingatori che proibioono la spc• di:.ione di letteratura romantica nella :.ona di operazione per non lraQÌare il combatten• le. La conseguenza di questa guerra fu che la giooinei::.a cominciò ad usare le armi per uccidere, che questo /11 compiuto /aci/men– le con poco rischio, che di queslo uso, eua prese a invaghirsene come un segno di reo· lizz.altt polenz.a. La seconda a1.10cnlura, quel– la di Spagna, riconfermò quesla 11aghezza e oramai i giooani erano giunti a conside– rare le armi come diramazioni della lora arroganza. Ma quando a-0praggiunae la oc,. ra guerra con un grande rischio per la oi– ta, allora queala giooinez:.a che ignara fino ai giorni che la precedettero a1Je1.1a gridalo: - Guer-ra, guerra - accompagnando in ca• dcnz.a le parole dei lusinga/ori, allora, non ne oolle !IOpcre. 3 SOLITUDINE A quel tempo abitavo in una caan a m.ez . za c:ollina, una casa ad un piano, con at.. torno una tenazza c:operta d1 ghiaia, delimi– tata da una ringhiua di ferro. Da questa terraua acendeva giù una lunghiasima e lnr. ga scala che taglit1vn passando orti e g1ar• dini ed arrivava a un terrapieno che piega,. va da una p3rte conducendo a un'altra breve rampa di scale che fi.nivano sulla stra. da del villaggio che costeggiava il rnare. Erano le feste di Pasqua e gli orti e i giardini erano fi.oriti e sugli alberi slrepila• vano a tulle le ore ogni sorta di 1r1ccelli. Qud pomeriggio scesi pigramenl·e per quelle scale e raggiunsi il terrapieno. A! di sotto di questo sorgevano due barncch~ di legno dal tetto di zinco, Attorno nlle due bnr.acche si stendeva un cerio piano di ce– mento sul quale l'ombra dei tetti calava silenziosa e hesca a ricoprirlo quasi per in– tero. Appoggiai le mani per terra: pic:colis. aime pietre vi restarono attaccate e saltai giù dal turapieno. Mi !rovai sul piano di cemento e sedetti a ridosso di una delle pa. reti d'una baracca. Per le spalle mi rag,aiun• geva il calore del legno, ma per terra era fresco. Stetti così per un pezzo in quel po. meriggio vuoto come una notte, me, poi fur– tivamenle mi alzai. Feci il giro delle b;,rac. che che erano le due scuole del villaggio, la prima e la seconda elementare, una delle quali io stesso frequ~ntavo. Mi fermai ad una porta e- all'improvviso volli forz.:.irln, -e mi accorai eh.e non era cosa diffi.cile: vi riu. &cii' con l'aiuto d'una pietra e d'un r;., di ferro. Aprii la porta: come un odore di farfal– le disseccate e raccohe m'investì, un odore sacro di gesso e d'ince.n,o, d·inchiostro ncu. to vaporizzato nell'aria. Alle pareti. come l 'effi.gi delle stazioni della • via Crucis • erano nffiasi cartelli va. riopinti raffi.gurnnti ·le stagioni dell'nnno e i mestieri degli uomini. Du-e lunghe file di banchi vuoti al'avnno immobili dnvnnti a unn lavagna e n una catledrn. Trova; la forza di nvvicinumi alla lava. gna, raccolsi del gesso per tena e con quel. lo mi misi a t·racciare dei segni sulla nera laat;e,, Ne tracciavo pier lungo e per lnrgo, con insa,.:i"abile scie rinchè vi f-u spazio, e quando volli c11ncellare con lo straccio i se• gni non se ne andnvnno completamente e comunque il piano della lavagna e:a pieno di polvere. M'twvicinai e,Jle,callcdrn, ne sollevai il ri. piano e ne lrMsi un grande registro. un ca– lamaio d'inchiostro roMo, una bacchetta di giunco e una squadra. Aprii il regis•ro sulle, cattedra: sc:orr-evo con l'occhio annebbiato le bie,nchissime ,-,ctgine del registro nelle cui cn. selle erano inCllslonnlc poc:he cifre in bel. l"ordine. Intinsi In penna rell"inchioalro e presi o percorrere con quella n casr-- uno di quei fogli trem.anÒ,,,. S'andava cospnrgendo di vene rosse e so1tili che s'incontravano, si discostnv,:mo, s'incrociavirno, correvano qui' e là t1enu ritegno e 8enz.a pace. I Allorn !l'Cdetti eanuslo sulla s<"din presso la cattedra, presi la boc:cello dell'inchiostro e In ,iverui sul registro; uno pozza rista• gnl> eeittmdo per un attimo entro i suoi steHi bordi, poi ei divise in densi rivoli rossi che ricoprirono in breve ogni spazio Mi alzai bnrcollando ed uscii lasciando die. tro di m-e ogni cosa. M•allontanai pinngendn. in hettn. risalii ;d'fannos·amenle le acnle. venK> la miA caM presso la quale non volli fermarmi. PaHai oltre, mi inerpicai peT la campognn, salii lungo gli ulivi delle, collina, fino allo cima, dnllo quale passava il vento ogni eera. f,.fi gue,rdnvo attorno: aentivo il #CCCO offondnr• si della zappa nella terra risuon"Orc per la valle le voci di lontnni contadini che la. ..-ora~ano ancora, e indovinavo il canto del. le rane che ei sarebbe l!lp8.rSOfra poc:o, al• l'imbrunire, da per tutto. Cuordovo giù -in fondo il more che ai prepnrnva allo nolte, E respiravo forte, col naso. l'odore dell'cr– ba verde. ENzo CmrnE1..1 "Premio Diomira,, Un cospicuo premio da destinnrs= ~cl un pittore non ancora affermatosi vi(',.., "sti• tuito al nome di Diomira Bertolucri, unn giovanetta artiala scomparsa lo acor110 n~no. Il premio, cc..nsistente nella so:--mn di L. 50.000 istituito dallo madre p:•trice Giorgina Bertolucci Di Vecchio, vrrrà -,. segnato da una commissione c:omp"'•la da: Leonardo Borgese. Domenico C1'ntnlore. Carlo Carrà, Giuseppe Cerrino, M,rio Lui• sa Cengnro. Donato Frisia. Cinconio Man– zl1, Fernanda \Vittgens, Dino Villani, a. un di.egno eseguilo da un (iittore non ancora affermatosi, che abbit1 compiuto i vent'anni e non superato i trenta e che sia cittadino italinno. I disegni di qualsiasi tecnica e tenden– za, dovranno essere inviati fre,nchi di spc• ee e non incorniciati alla Segrete,in dello Oirezionc dei Civici Musei nel Castello Sforzesco di Milano, entro il 30 aellem– b,e 1946. Ogni artista dovrà sottoporre alla giurit1 non meno di tre disegni, mo potrà sol· toporne li.no o sei. La giuria si riserva di chiedere in esame altri disegni e di visi– tare lo studio dell'artista, qualora lo creda opportuno.

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