Fiera Letteraria - Anno I - n. 5 - 9 maggio 1946

FIERA LETTERA.RlA -l' .. "' I ARTI E SPETTACOLI ·~ Si cercano personaggi muti Prima della riforma sonora e parlata, n cui venne sottoposta l'arte dello schermo, per esigenze più che altro spellacolnri, non di rigorosa ragione estetica, autentici per– sonaggi muti 'erano gli eroi e le eroine del cinematogrnro: ora. invece, essi har,no pre– so l'abitudine di discorrere. quando non ciarlano, con esuberante frequenza. Ma è dì un'altra specie di personaggi che noi vogliamo parlare. i quali, non cht'! star zit– ti, sogliono manten'Crsi, fin che nor, ca– schi il mondo, nello stato di quiete. di moto fattivo o di accesa passione che l'au– tore ha predisposto per la loro efficienza vitale. E. sono le figure, d'ogni nppnrenzn e sostanza, concepite e concretate dai mae– stri del disegno. della forma plasticA e del colore. Cor,siderando quella eh-e rimane, pe: forza di necessità spirituali, non solo d'am hiente o di tradizione etnica. l'arte più vicina alla nostra coscienza, cioè la scul• tura e la pittura, di cui riconosciamo pa– triarchi Nicola Pisano e Cimabue, noi sia– mo indotti ad esaltarci, oltre che per le conquiste da essee effettuate n~I campo della disciplina slilistica e delle risorse espressive, in genere. oltre che per la som,– ma imponente dei problemi formali, cro– matici -e lumir,iatici, risolti a colpi d'in– tuizione, o di estro fanlastco che dir sir voglia, per la dovizia dei veri e propri personaggi d'arte, che popolano le Joro complesse composizioni o costituiscono il nucleo del loro repertorio figurativo. Non vo11liamo nemmeno sfiorare l'argo– m'Cnto della resa puntuale del vero, che trova, si capisce, nella ritrattis1icn della Rinascenza, da Antonello ad Alessandro Vittoria, le più persuasive documentazio– ni, e soltaI,tO ci si consenta di fare un accenno a quegli esemplari che, come il Nicolò da U::-:ano di Donatello o taluni gentiluomini e ,gentildonne, effigiati da Lo– renzo Lotto e da Tiziano, esprimono ben più che la natura singola di u·1 determi– nato individuo, Ar,che astraendo, però, dalle figure di più ideale significato, nelle narrazioni evangeliche, mitologiche 'C leg– gendarie, anche senza ricotrere ai protago– nisti o ai personag,ai indispensabili delle storie di maggiore impegno e di più llm• pio respiro lirico o drammatico, il rep'Cr• torio icastico, lasciatoci dai nostri ante· nati, è talmente ricco ed eloquente che perfir.o le piccole parti fiancheggiatrici od episodiche vi assumono valori d'inobl:abile efficienza vitale. dono immortali le pagine dei grandi ro– manzieri nel aecolo scorso. E.' il secolo, glorioso anche qui, senza dubbio. delle massime cor,quiste paesist{, che ed atmosferiche, il secolo dell'impres– sionismo e delle ratfigurazioni di vita nl. l'aperto, degl'illustratori estrosi e mordaci, fra i quali emerge un Daumier, che di per• sonaggi tuttora vivi, in funzione satirica, ne ha prodotti a ce.ntinaia. Nondimeno, fra le bassure dell'aneddotica sp'.cciola o so!Jeticante, le lande del purismo accade– mico, le praterie artificiali dei simbolismi e culturalismi più estenuati, le arene delle rivendicazioni sociali e proJressiste. è gran fortuna se ver,gono preservale ali<> nostra ammirazione e, vogliamo sperare, a quella dei posteri più lontani, tipi daU'indelebile femminilità spregiudicata come un'Olimpia di Manel, sanguigne testimon'.anze della gioia di vivere plebea come il PeSC(Jlore e l'Acquaiolo di Gemito, indici del pate· tico intimismo borghese o proletario, come le scene squallide di Torna o le teste in cera di Medardo Rosso, e le frngrnnti esal• tazioni muliebri di Ranzoni e Cremor,a. Non tenteremo, ora, di riassumere in questa sede gli sviluppi dell'arte moder- r.;1· ~~"'.: . ~ gna è composizione di -sentimenti primi>. Ed anche a proposito del compianto Sci– pioue, il quale poascdt-va, certo, i 1,umeu Il teatro inventivi e stilistici, occorrenti a creare i e' nato personuggi dn noi invocati, uno dei suoi In sovietico Francia migliori interpieti, Giuseppe Marchiori, non si nasconde le tare di polemico cerebrali- smo che inquinano l'ormai famoso rilroUo La fama di Diderot come teorico della sce– del cardinale decano (personaggio d'cvì-' na è legata al noti!!l8imo Paradosso dell'atto– denti intenzioni poetiche. non semplice re, che ogni lettore di media cultura avrà resa obiettiva del reò'.\le), quando afferma certamente sentito nominare. Ma, com.e che, • passando dal bozzetto al quadro. spesso avviene nelle vicende umane in cui Scipione non ha saputo sottrarsi alla ten· l'~casione del ricordo si ferma agli oggetti tazione di creare un'atmosfera un po' am. più appariscenti e non più profo?1di del me. bigua. su,ggerita con spunti illustrativi in- rito , così nel CUO del ncxrtro la fortuna torno alla maestà del porporato :t. La vera d'un particolare ha posto in o~bra il resto pittura del giovane artista romano è da ri• della sua opera di teorico e di polemista cercarsi altrove: per esempio, come beno che - anche se non sempre formulata con J~ osserva il medesimo Marchiori, nella tavo- g"Cniale eleganza del Parad011so - pure rac– !etta dal vero, effigiante il cnrdinale spen- chiude notevoli motivi d'interesse, se non to, • .nella stanza furiebre, dove le fiam• altro storico, dato che tutto il teatro moder. melle dei ceri palpitano sul biancore di no, rnelle sue linee essenziali si è andato de– quel corpo disteso. dnl volto cereo di mum- terminando prer opera della cultura illumi- mia >. nista. Non si vuol fare, qui. queSlione alcuna Per la prima volta dopo i moralisti cristia- di realismo o di significati sociali, nè, tan- ni, con Diderot e Rousseau si parlò d'un lo meno. propagandiS t ici. E neppure sia• conlenulo teatrale, con accento e volontà mo troppo persuasi che la vitalità delle laici e per la prima volta si tessé un capo d"accusa contro il teatro che fosse privile– gio d'una dassc e non della intera società I teorici attuali del marxismo artistico no~ sospettano certo che il nud'CO della loro este- tica risalga a due secoli fa. Eppure ai ri• leggano queste proposizioni di Rousseau e si veda se Corky e i suoi messaggi di Jegor Buliciòv sono veram'Cnte quel verbo nuovo che i suoi e&egeti vorrebbero rivelare: • La sola ambizione degli autori dramma. tici pare diventata quella di copiare la con. dizione d'un centinaio di famiglie parigine Al di fuori di questo il teatro non riesce ~ darci alcuna immagine di ciò che vive e che si a.gita nel TIOStro paese, Eppure ci sono nella stessa Parigi cinqU'C o seicentomila ani– me di cui non si discorre mai alla ribalta, Il divino Socrate non trovava volgari le opi• nioni che esprimevano i cocchieri, i mura. tori, i cordai, i venditori ambulanti. Ma ali autori di OR"gi son gente di ben altra superbia, e crederebbero disonorare la loro musa mettendole in bocca le "parole semplici e schiette di un operaio o di un fabbro. Ed è per questo motivo che la sfera del mondo s'è ._ alla ribalta - così immeschinita e la scena moderna si imbambola nella più noio&a monotonia di sentimenti, e gli uomini non si dimostrano se non mani– ch=ni privi d'ogni interesse>. Ma se nel filosofo gineVTiho l'acc-ento batte più specialmente -sui lati sociali d'ella questione, in Diderot le propoate ten• rlono più speS110 a suggerire spunti d'in• dole tecnica, I motivi invocati per il nuo– vo teatro sono: I) Preferenza da accor– dare al linguaggio parlato Tispetto al ver– ti(): 2) Soppressione cli tutti gli artifici della drammaturgia artistica (equivoci, agnizioni, riconoscimenti): 3) lntroduzio. ne di personaai:ri traiti dalla vita di ogni igiorno: 4) Eliminazione dei oaratt<eri (tanto tragici che comici) da sostituirsi con ],- condizioni (naturali o sociali) del personaggio. Potreste dimenticare, per dirne una, nel la 9<:enn affettuosa dell'Incontro Jra i <iantl Anna e Gioacch1'no alla Porta d'Oro. di– pinta da Giotto nel padovano ciclo degli Scrovegni, la visione della donr,.a anziana assistente, con il manto nero e compatto, che la copre fin sulla testa, lasciandole li– bero il volto atono solo a metà, quasi un "-erma di lugubre presagio? E, nella or– natissima Circoncisione del MantcJna. agli Uffizi, che sembrn un'agemina pittorica per la dovizia dei finti marmi maculati, ori musivi, madreporiche incrostazioni, il fantolino innocente che si succhia un dito, appoggiato alle sottane della giovane ma– dre e ten-endo nell'altra mano la ciambel– letta già in parte rosicchiata? Oppure, in una delle pause spaziali d: quella cosm.:. ca sinfonia di accenti uman; e meteorici che è la Crocefissione del Ti1itoretto, alla Scuola di San Rocco. il gesto d·el mcm· bruto affossatol"C che scava imperterrito, puntando il piede sinistro sulla vanga e voltando le spalle da facchino all'osserva– tore, per cui possiamo soltanto indovinare la rurale rozzezza del suo volto? VINCENT VA~ GOGl:I: 'frs1t1 di rag(l::o Questa ultima proposta mi par la più degna di menzione perchè segna in certo senso iJ punto cruciale del trapasso dal repertorio classico a Quello romantico. da una visione, cioè, della vita ad un'altr11 Sn cu~ ~I tprotagonlist:a 91 em:ancipa dai suoi antichi vincoli civili e votivi ai con– fronti della nuova realtà che lo circonda, Da questo soostame-nto di strutture risulta la materia della drammaturgia nuova. che non si svolp-e più dialetticamente fra la cO&Ci"Cnzadei personaggi e i dcxzmi ddla loro casta: ma subisce l'inAusso d'un terzo nrotaaonista astratto e incombente che è l'intero consorzio sociale. con le sue più va81e e inedite leggi. Ma con l'avvento del manierismo cin– qu'C<:e,ntesco, i personaggi delle tuti foi:u– rative italiane andarono via vin smarrendo i loro attributi di umana concretezza e vi– talità ed anche le recenti rivalutazioni di quell'importante fenomeno collettivo non possono ,iiustificarc tale carenza, che è propriam'Cnle spirituale prima ancora eh~ estetica. Occorrevano i forti e sani polen fantastici di un Caravaggio e di un Ber– nini per ridare efficienza di persuasione psichica e di eloquio narrativo alla pittu· ra e alla scultura nazionali: senonchè. ac• canto a loro e dopo di loro, mentre l'C esperienze stilistiche si moltiplicano con successo e sorgono nelle Fiandre, nei Pae– si Bassi e r,elln Spagna. artisticamente so– rella, altri grandissimi plasmatori di perso– naggi memorabili, la vena in discorso s'at– tenua man mano, si fa meno fluente e sapida. prosastica, nel senso ".on elo.,siati: vo del termine. E neppure un mventore di ritmi e d1 accordi eminentemer,te pittorici come G. B. Tiepolo riesce a r'.portare le nOftre arti figurative sul piano originario della rappresentazione profondamente uma– na. Da questo punto di vista. risulta a pa– rer nostro più sin,aolare e significativo il massimo iniziatore dell'Ottocento europeo, Francesco Goya, che ha offerto al mondo una serie di per500ag,gi P_!],eitar,ti, non meno esprenivi e tipici di quelli che ren• n:ssima sotto il particolare aspetto dcli.o vitalità dei ?Crsonag,6'.i che essa ha potulo ed anche non ha voluto fin qui esibire, A noi sembra che l'unico punto dolente di quest'arÌ:e risieda propr'.o, non tanto nella scarsa aderer,za alla vita in atto e nel cir– coscriversi entro i parndisi cerebrali, o me• ramente sensorii. del gusto e dello stile quintessenziato, quanto nella irrisolutei:za ed ambiguità delle sue espressioni crenti– ve, non appena venga~o varcati i confini del paesaggio e della natura morta, in pit– tura, del ritratto e dello studio di nudo, nella scultura. L'Italia contemp-,ranea è provvista, in· vero, di maestri dal riconosciuto talento. che meriterebberc- d"essere meglio divul– gati ed apprezzati anche all'estero. Ma quanti. fra essi, registrano al loro attivo una progenie di personaggi, al modo che abbiamo cercato, poc'anzi. di illuminare) Non si può dire abbiano rifuggito dall'in. terpretare con orig:nalità fantastica la pian– ta uomo un pittore come Casorati ed uno scultore come Arturo Martini, ma i tipi. spes.so anormali o speciosi, del primo e le effusioni mitiche o sognanti del secondo comportano, in genere, una ricerca di mo– duli e di tr0IJ<lie compositive e cromatiche che ne 'attenuano la schiettezza inventiva originaria. Ammettiamo. inoltre, che non rimangano fenomeni isolati o sporadici gli omini p::>-– polareschi od artigiani di Ottone Rosai e gl'idilliaci pastori e bifolchi di Gisberto Ceracchini. Ma è pure abbastanza signifi– cativo il fatto che, discorrendo dell'arte di Carlo Canà, da lui esaltata con tanto acu– me esegetico, Roberto Longhi si soffermi quasi esclusivsmente sulle composizioni P.aesistiche di lui • dove !"ordine che re– arti del d,jsegno debba eHere, per decreto Biblioteca Gino Bianco sovrano. commisurata alla capacità di do– cumentare gli eventi, gli aspelli e i costu• rni contemporanei (Pietro Longhi, nel Set· tece.nlo, e Giacomo Favretto, nell'Ottocen– to, sarebbero per questo verso. allora, i più grandi maestri della scuola veneta). Ma qualsiasi forma di espressione li,aura– tiva, cioè contesta di figure, anche la più surreale o metafisica, ha bisogno, secondo noi, per assurgere ad altezze cosp:cue, di rappretentazioni o visioni che non siano soltanto studi dal vero, esercizi stilistici, o ntrattì bene eseguiti, ITUI, senz'altro, per· sonaggi. Le che ALLIEHTO NEPPI corazzate preferiamo In questi giorr,j la corazzata •Missouri>, tolte le ancore dal porto di Napoli, ha ri. preso il viaagio di ritorno verso l"America: non riporta in patria, questa volta, nuovi trofei di guerra, ma altri trofei che, all'alba di un"incertn pace, ci auguriamo siano di buon auspicio per la futura collaborazione dei popoli, -e cioè, il tondo michelangiolesco della Madonna col Bambino del Museo del -Bargello, e il Buon Pastore.' deì Museo del Laterano L Madonna e il Buon Pastore rappresen– teranno il nostro paese alla mostra interna– zionale che avrà luogo a New-York .per il 75° anniversario della fondazione del • Me– tropolitan Museum :t, J~ occasione- delle feste giubilari del • Metropolitan Museum • si terrà anche una mostra documentaria dei monumenti italia– ni danneggiati dalla ,guerra. Quando Diderot richiama l'attenzione degli autori sulla oondizione :del per:so– naggio piuttosto che non sul suo carolle– re, non fa che spalancare le porle alla casistica di conflitti su cui si è andata articolando In più gran parte del teatro moderno dai romantici ai naturalisti, fino a Jbscn e a Pirandello. L'intento mora– listic:o cl-,e guida Oiderot è però diV"C"rso d-a ouello di Rou&<ieau, perchè ~·autore del Parado»o contrariamente al ginevrino ha una profonda fede nell"azione del tea• tro sulla società E in questo !llenso. mentre Oiderot cre– de alla possibilità di una predicazione lai– ca dalla ribalta, Rousseau non !K>lo non ritiene probabile un riscauo per meuo della letteratura e delle arti, ma pensa addirittura ~li spettacoli come a forma propria d'ogni società decadente, e quin– di ne propone - in vista della civiltà fu. tura - la radicale eliminazione. Alla finale resa dei conti, poi. la cosa più singolare è che, mentre colui il qua· le fu tanto nemico, a parole, delle ribal– te l"Csta com.e autore di alcune tra le più si~cere composizioni tea.trali del suo tem– po; Di'derot invece, che formulò -te<>r~c tanto precise e oC'Onvinc~nti, ha &c.ritt,p con le sue commedi'C, - tre in lutto -r alcune tra le più noi03C e indigeribili opere c:he conti la letteratura drammatic.n di tutti i tempi.· ENRICO FULCHICNONl 7 MASCHERE DEL TEMPO Diana Torrieri La T orrieri in Compagnia con Memo Benaui non è più fanatica, non delira o piange più, non •trepila e •/ovilia per an niente: non ha più ,manie. Un •uo fedele amico le aveua conai• glialo: se Memo farà il prepolcnle, lu ti– ragli in teda una tJCdia, come '/ecc R,no Morelli quella rJOlla. Sortirà un ordirns magico da un di.ardine materiale. Nienk! di questo è aooenuiof Diana •e• gue, divertita, incantata, le artistiche .ce. nate del primo Attore, /e aue in.af/cren • z:e, le impazienze, le oolatine che aono di maniera anche quando fa il pazzo, ed ha imparato - a .pese di Benaui - quan– to aia curioso un carattere •iffatto, •pecie nel c:aao d'un comicone di vetu•la ,cuoia, qual' è il Mercante di Venezia. Ha trovato, indireltamente, il ,uo spec– chio, Diana, e, imagino, ci si j} vi.ta buffa: c:oal ,i è e4/mafu e non dà più in cri.i. Quelle ,ue, però, erano belle, animate di ambizione e puntiglio, da ideali aace– tici e da aenlimenti terreni, da affetti uma– ni e da eroi•mi aotlTUmani. E' un •' /eno. meno'' da Circo P•icologic:o anche lei; e per questo ai diuc (ma non era giwto) che i due stanno bene insieme. Figurar.; che Memo chiama Diana la '' pazza sublime Ofelia •' ri/erendoai alla c>itadi lei, ollrechè all'arte; e 8'Jrebf>e il bove che dice cornuto aU' asino, p,erchè •• pazzo e sublime •, è anc:he lui. Il pubblico romano però, e la critica lo hanno •' /atto correre •' come pessimo' re– gi.ta di ae steuo e degli allri, purtroppo, C'è capitata la Diana, •larJOlla, che ha /at– to il contrario di quel che dovevo, p,erchi il dirJOreclamava ta!J.. modi, imponendo lei intonazioni di, trampolino per sè; tanto più con guaio, quanto più es~ /oceoono .-figurare l'interlocutrice. E•, questa, la oec:chia furberia dei •• mattatori ". Nacque al tempo in cui potevano pro– sperare i grandi allori circondati da '• cani obbligati ••; i quali non sarebbero atati co.sl barboni se al.le -Nero avuto un o.,cslo am– maestratore. Costretti a servire la recilozione del di. "°•- i auoi tempi, i suoi toni, i auoi mo-– c>imenti, trttfi i woi comodi' _ es,i er-ano de'1.inati, fatalmente, alle cattive figure; mentre, nelle ace-n,e in cui rccifot)Ono tra di loro, erano abbandonati a ae slessi. Quante migliaia di comici si sono immo. lai.i wll' altare della ùanità dei dioi orte> cente,chi/ A quedi - per una annala - agg:un• geremo la ingenua T orrieri, che dalla co• acienziosa regìà di Sergio To/ano pasad ad obbedire ciecamente alle matricolale manoure del grasao Memo. furbone in ri– tardo o regista olfoao. E pochi ricorderanno quel che rispose Be– naui alle prooe. giacchè la T orrieri gli di– ceva che, nd/e maniere da lui iml)0$1e, el• la avrebbe /aHo Goldoni. - Non 84i che Shalt_espeare nel '' Mer• cante di Venezia'' ha "°Iulo proprio rÌ• /are Goldoni} Benaui per le- ragioni QCnezionc•go/do– niane, farebbe goldoniana ar:che la _.Naoe". A. G. B. Il Nettuno di Tiepolo Il prezioso dipinto di Giambattista Tiepo· lo • Nettuno che offre i doni del mare a. un tempo , conservato nelle sal'e delle Quattro Porte In Palazzo ducale, a Venezia, è da mettere lfra le opere d'arte scomparse du– Tante la guerra. E anche qui è probabi.l'C che il furto sia dovuto ,ai nazisti_ e alla lun– ga mano di Coering, il quale arricchiva la sua c:ollez.ione privata predando in tutte le gallerie e musei d'Europa. Nell'aprile del 1940 il • Nettuno II fu in• viato con altri quadri a Napoli, richiesto per la Mostra delle terre d'oltremare, dove Ju esposto nella aezione delle repubbliche ma• rir.are: In previaion"C della guerra tutte que• ste opere venezian-c vennero prese in con. segna dalla Soprintendenza alle gallerie di Napoli, che provvide a trasportarle nei auoi depositi. Nel deposito di Mercogliano pr"Ca• 90 Avellino, infatti, sono ancora giacenti molte opere che erano alla Mostra, mentre altre vennero tra.sferite dapprima a Monte– caasino -e poi a Roma. Quale sia stata la destinazione dell'opera tiepolesca è difficile dire; ma .ta il ·fatto che eMa non si trova più nè a Mercogliano nè a Roma. Si sup• pone perciò che, t.rasporl.ata a Montecassino, eia poi Mala ruz.iata nel viaggio di ritor– no a Roma. Voci raccolte in questi s-iomi affermano ch'C nel dicembre del '+4 il qua• dro è alato vieto a Lavaron.c (fre:ntino) e ad Ala d'lnnsbruclr.. Ota comunque se ne Ma occupando la Sottocommissione alleata delle belle arti e l"Ufficio recuperi dd. miniatCTo. ti dipinto, c:he è tra i. più importanti lavo,. ri etti Tiepolt>, misura metri I,3S per 2,7S.

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