Fiera Letteraria - Anno I - n. 5 - 9 maggio 1946

8 BILANCIA delle OPINIONI Storia e poesia ln ml articolo intitolato « Storiu e 1>oc– siu » (Nuova Ar1tologia di rebbraio) Con• celio i.\forchc.!:li cosi si esprin1c :,ulla fun– zione e sul valore della poesia: « Afo 11011 bi.sognu illterrogare /'arti.sta sui mod, ._ s11i fi11i dell'opera sw1. Poco ,empo dOJJo /ll 1mbblica::.io11ed'dl' Arie Poe tica Orn::.io /i11i1m co11 <1uellewrole già ,;. ferite 1/Tlo dei suoi ultimi canti: minucn– tnr nlrne carmine curae: (( /.,e, ca11::.011e alle• 11ierci <1aest'o111bru e li riporterà u11 po' ài .wle "· EcC(), d11•u111e, poeta, a che serve la poesia: serve a dune gioia e tuce e sol/le• vo: m111 ml rtmmo11ire e a celebrnrc; e la lira è lttborum dulcc Jcnimen: appunto: è i/ clo/ce co11/orto della vita aUmicaJa. « S; dice che l'ar~ raramente si associa al provosi10 se11z(I sc11time da111w. E i11/alli r1uando fuori della nostra porta fae~tus civil.is , l'onda 110litìc11, ci trcwofge, e ci con/omliamo co11 hl folla che minaccia 7xl esullCI: qmmtlo 1111 im/>elQ di fede e di ri• scatto ci trasci,1111 all'a::io11e,ollom noi com• piamo la oocsl(1 dclra nostra vitCI e .s1tw10 noi i poeti della 11ostragiornata. Ma lJUlJII• do rutto è calmo attorno a noi, e fo solit11· dine tl il sile11:io ci fa,1110semire it desi– deri.o di u11t1 cosa che t1rricchiscll e sosten– ga l'a11imt1nostra, allora .solo la voce dcl– l'artislll può giungere nella sua 1,ie11afor:a di clcva.:ionc e di confort.o; allora solo (lt– travcrso /'(Irte si svela una ir1cormt11bile ver,tti dm 11t1sce nel momento in cui divie– ne poc~ia. l.,o 1>oesiache. dilata e la con– giunge all'1111iverso è Parte. L'arte è il do– no f)ro,ligioso di 11110 solo a una mol1itu– di11e di Sl)fitari. Es.sa 11011 con(>scc tlcliri ,li folle ,,;. compfocimenti di governi. Essa re– sili fuori della storia. Per lJuesto · il JXJeM, se /w cret1to wit, volta 11011muore pi,i ». Filosofia ed esperienza ro, che dallu crisi di cui la guerra /11 il drllmmatico Cf)ilogo, la civi/t(l m<>clcmacl,,. noi dicit11110 borgl,cse esce sraclictlfll e .scou. voltt, 1iv::llcsue bt,si e nei suoi. vll/ori, cl," 11110 rivolu:.io11c 1:011tl'i anime, ma di cose i: i11 allo, che la società si ri1111Dva e cle11e rirworllrsi sotto la /or:(I ricostrutlrice che dellri cn.si soOerscro e da esS(I uscironò lol• tamfo, 1: che cfo q11csw s0Ucre11:a e questa lot1C1sorse e deve SQrgere dal lavoro co– mune un li.bero 111011do w11,1110, sulle basi di ,,,u1 co11cre1t1 eticità, la filo~ofia /,(I il compito di s11ebbitrre le pigre jtf,,·ologie. i v,dori aslrlltti, di sbllrrare le vie di evasio– ne, di illuminare fo reo/là storicc, concreta cd i suoi problemi. />Crchèd"lla loro vi– La coscie11:ll sc(lf11risco110 A,. for:e costr111- tive dei/a nuova 11111t111iui, cd esse si .s11'blgr,. 110 {,bere e creatrici». Co11fessiamo che dopo aver lcllo <1ues1e afT11tic:1111iJ>agino abbinmo riap-erlo, e ri– le110 alcuni capitoli della Co11so/a:.io11e dcllt, filosofia di lloczio. E abbiamo 1>0tu- 10, così, riconciliarci con la filosc:,fia. L'intellettuale artigiano Panfilo Gemile, in una nota contenutn ncll'uhimo fascicolo di Poesia e verit<Ì esa– mina, piut1osto afTret1atamcnte, il proble– ma dei rapJ>0rli tra intellcllu:ali e politica. Egli discule le tre tesi che ~j divido110 il a11npo: la tesi nstensionis1iea, quella in– tcrvculis1a o <e episcopale» come la defi– nisce il Gentile ,e <1uella che intende su– bordinare l'intellettuole alla poli1ica. Lo scrillore non condivide 11eMuna delle Ire tesi, e conclude il suo discorso così: " ta co11clu.sio11e è che l'intellcnuale 11011 der:e 11è ap,partarsi. 11è ollrilmirsi lllcuna speciale missio11e dir;ettiv(I. P,1rtecipi còn amore generoso a/fe vicende del suo tempo e dei suo paese, scma il f<lluo orgogli.o tli sc111irse11t superiore. V; w,rteciv"i. senzn 11e111mc110 crc,lere di essere /or11ito di un titolo gerarchico vrivilegfoto. E a1t<!11da ver il resto (I/le sue cure professi.011ali come un artigiano qualsiasi". Conclusione tropJ>O sbrigaliva perchè l:t polilica non è solo lolla di p:lfliti e vitu di istituti, eS6a è, o dovrebbe esse.re , una conquista morale, e sul terreno morflle le idee hnnno una imporlanzn fo·nd:uncntale. Donde ne risullll che fin1ellet1uale, p<tr• lnndo nella lolla politica un conlributo di idee, a differenza degli ahrii artigiani che FIERA LETTERARIA UNA NOSTRA INCHJESTA ARTE E PUBBLICO ~ ~ JI nwncro del 19 aprile delle Lcttrcs fra11çaises conclude fa ~un inehiC:,la ria~– ~umeudo Je risposte pcn'cnu~ al sc11i– manalc purig.110 do pa.rtc dcii puLblico. In €ucciuto, <JUC.!>IC ccnloquarnnla ri.:.p0· ~te.pvs::0110 co,,i d,vidcr.:,i: l.,11 (erto 1111111cro di persone aichwr,,: Signori artisti 11011siete gente. cl''1~:io- 11e, siete uomi11i d'1111nsoave 1111llitc1! U11 certo ,wmcro d'llltre accus,1 i 111cr– ca111i di folsare i mii.ori, e c'è trn <1ucs1e dii si ricorda del <11wdroeseguito tfo 1wo coda di ciuco ,d CrtJ)ÙI ù Cilt (i{ r111Mlro ;, ,mcort1 lll suo posto). u,w s1g11ora si lttme.11l(I tl<!lle J>CIIOSC e1110:io11id1spc11s<lfedogli art sti cl twtm• g11"rdia. C-e cl,i dc111111:,1 fo cerebr(llità, l'ii1tcl– let111alismo, l'estetismo e l'.e sterili. discus– sio1ii deUe cor1vc11tico'le;c"è chi s"imdbc– r11 oo,llro l.'oslrll:ioue J>crchè t1011 è ~e 11011d,cornzionc; ma liii 1er:o fo dic/,ia– rtl arbilrtJria; liii <111arto ,1e è disg11st1110 pcrchè ri{lelle il. <lisordi11e.morale e ma– teriale dei temvi; "" r111i1110 devlorn che gli tirlisti 11011 vogliano f)ilÌ disegm,re; 1111 sesto osserva che l'uomo 11011 ha viù tem. J)o di ve11sare, (fmwli::<ire, tl"omm:rnre; u,1 setti1110i11ve:sce contro u11'cl'rfcche to– glie all'uomo le ultime sue 1>0ssibil fii r/'i gioi« 1wt11role; 1111oltc,,,o. ecel'fcro. In ge11erllle, le lellere offro110 111w co·1- sola11te provll cli b1101w volo111ù. l11 ses– santa di esse è 111<111i/cstnlo i desiderio di i1111mrcre. . "/.,'arte sani /autlmenrn f1òpofore 1I gionw che il vo,,oto si 11olgerà co11 sim– /Jllt!fl dalfo s,w ,,orte.,, dic<! 1111m(lestro di scuola. Alc1m1 co11sitlera110 che solo i. graw/, cemri, e i11 particofore Pllrigi, /,a11110 oc cllsio11,e di co,fl>·scere le ultime 11uuii/esta– :io11i clell'urte morlenu,. In provi11cia s".– g11oro tllllO, e 1111c'è cfo mcraviglforsi se fo geritc si fa delle 01,inio11ifol.,c. Si chic– do110 mostre, film. co11Jere11-:,. sul posto u lii/o radio. Sc111braml :1lc1mi 1J011 111(•110 11rgcmc d1 e<htcllrc ,I f)t1bblico si110 dolJ"i11fa11:ia. Come abbiamo rc:.11 noto nel prcc.:clcn– te numcr·o della f1cr111. m1":rnaloga in– rhic.:.la è :,!ala indella Ja noi. 1\hbiamo rivolto :1 arti:.ti e critici la ~eAuc111e let tera: ]Jlus1rc Signore, Come avrei 1Jisto, abbwmo 111;:iMosulfo Fiera Leucr:ari:a h, pllbbhcazio11e di o/cli ne nsvoste !l 1w"i11c/,ies10 del settimmm.'e 1mrigi110 Les Lellre,, fr:uu,:ai~c~. sui rnp pori; tlell'llrte co11 il pubblico. Vuole El. In per il 11ostro gior11olc rispo11tlere ,1 do– m411d~ tuwlogl,e e, <111ellc l,e f11r1)110 pro– vostc agli nrtisti e cr th:i frn11ccsi? Si lrttl. ta cl't111problvm,i ./ cui chiori111e.11tb 11{', camvo delle itlee e nel cu111110 delle ,,1111a• :io11, pres,uzta i11d11bbia111c11te 1111 carnlft' re di l'ivo interesse. Le <lommHle so110 le seguenti: I. In cl,c sc11so si volge /"(lr/e italimw dopo lll guerrn? 2. l 1 ro.9l'guc ess" /"esver.e11:a g.à i, corso prima tft>J co11fiit10, o se 11e di.~tac· ca? 3. C'è scissura Ira /"orte e il pubblico? 4. Ammesso che esista scissura. 11tH1 sn- 110 stati /t,tti sfor::i per rimed:llrv: s11w dallll ,fi11c delfo guerra del ·1 I? J,, (fllllh' !llCIISO? 5. Tn!l! .~ci.~~ura.11011 dip('1uluebbl! tfo llt/ 0 (1/fr(I. tfo r111l'llt1 tra /"orte (' I<, rcolta? Ri11grn:Ì(111do/_,a. la Sflluliomo dist111t<r mente. * Anche il pubblico ,-. imitalo n ri~pon– d,·rr nlle no:.lr~ domande. EDIZIOJVI DELLA BUSSOLA ROMA · PIAZZA MADAMA, IERI E OGGI GIULTO ANDREOTTI CONCENTO A 6 VOCI L. 100 FRANCO GAROFALO PENNELLO NEH.O (li EDIZIONE) L. 100 IGNOTUS AVREM'O UN PAPA AMERICANO? L. 140 GABRIELE PEPE ANTIFASCISMO PEHENN/i La rivis111 Studi Filosofici dopo una For– zu1a interruzione ha ritlCeso le pubblica. z.ioni. IJ I rimo fu:iacicolo, che J>Orla la daln gennaio-marzo, gj apre con uno serit10 pro– grammatico del direltore Antonio Banfi. Dopo a\'er esam.inato le condizioni atluali della filosofia in Italia e alJ'es1cr(l, ed a\'C· re affermato d1e ~e essa non (< tm.o/ fJerder– si in 1m llstratfo, sia pur raf/ìm,to, eserd• zio scolastico o it1 1111 /tmtasìoso gioco cl, immagi11i mitiche o irt ww viatta combi– na.:io11c di do1i ,foJ se11so comune e di cu,1. celti scir-111ifici dogmaticamente assw11i » deve 1, con nuovo c11ergico sltmcio teoreti– co ri1111ovcr c l.tt coscie11:a della propria li– bera sistemoticll razionale, rV)rcmlere, al– l'infuori <li prtr:iltli scl,emi ùfeol-Ogici, n valutativi. il co11tatto concreto e diretto co11 l"1-sperict1:a. ri1111ov,1re la ce,-te;::a da u11a_sua precisll f1111:io11e uma11a, sociale e SlOTIC{t », Banfi così 1raccia i rapporti tra filosofia e iJ nuovo mondo che. a suo pa– rere, va sorgendo dopo le rovine del.la guerra: ,,i po!>Sono rcc.1re un contributo di compc- -----------------------------– lenze specifiche o di sentimenti, assolve a L. 110 cc Ma proprio per questo la filosofia ri– n1111cia<ul ,m compito di sagge:.:a edifì· ca11le: è c/wrc:za che ill.u.mina fo realtà e preci.same11te la realt<i storica, 11ella radi– cale co11cr1Ftez:a che dovo Marx J,a11110 1>er noi. i suoi problemi, che la libera dalle 11ebb,~ ideolog,che i11 cui le a11ime sfug– gono dC1questi problemi, dalle respo11sa· bilità ch'essi imvlicm,o, dai vt1lori ch'e.ssi stessi costruiscono. Se è vero, come è ve· unn funzione che anche nella ,•ila pratic., ha 1m .:.110grado guarchico ben differen– ziato. Segnaliamo, nello t-tesso fascicolo, il saggio di Alber10 Frullini su 11 La cultura francese nella formazione del pensiero del Leopardi», e quello di Guido Cnloi:ero Hl e< Prime linee di un'esteti<·a ddln mthicn ,,. Linguaggio di Mallarm.é L"Arcl,e di Mar:o-Aprile (N. 14) pub– blica un notevole saggio di l\l:mricc Blan– chol: Malformé et le lm1gage. E' forse lo :;cri110 critico più sagace sin qui pubbli– tato intorno oU'opera del g.r:111d<! poeta francese. Ne ripor1iamo la parie ce111ralc: " In uno scrilt.o t.eorico Afollarmé a11- 110U1: Dico: un fiore! e, fuori dell'oblio ove ]a mia voce rclegn 1:iluni contorni. in qunnto è qualcl1e col!a d"allro dai ca• lici snpu.ti , musicalmcnle e·alz~. idea stessa e soave, l'a~scntc dt1 oç:ni mazzo. Lo vedfomo, n.011è /11110 ta11to sCmJJlice come si dice. Il. vocabolo sca11sa l'ogget– to: lo dico: un fiore, e dinrum:i ugJ; oc. chi 110,i ho 11è u11 fiore. 11è 1111'im11wgi11c DO C U MEN T 1,;fE TEST IMO N I AN Z E UN UOMO IN PRIGIONE (Continuazione, vedi numeri precedenli) Dallo sportello, una volta vidi arrivare un altro ergastolano. Me lo misero a tre celle di distanza e ora il tunc tunc dei paa. ai. ai sentiva da per tutto. Quella veglia s lenziosa m"incominciava a prendere. Pensavo agli altri. nei piani di sopra, ~ miei compagni di cale.ne . li matto urlava. Allora mi misi a pensare. Pensavo che aa. rebbe scopp;iala la rivoluzione. Mo la figu– ravo· in un modo coaì chi:aro che mi pare– va d"eSllie?cÌ. La genie avrebbe aperto i pa• lazzi, le fineetre, gli uFfici. L'aria entrava da per tulto. - Chiudete, volano i fdgli. avrebbero gridnto . .___Apri, apri. Jo avrei preso una barca, no, meglio dlf ci barche, con i compagni. - Si va a Santo Stefano. Lo .o io dov' Venite con me. E si sarebbe sbarcati. Le a-uardie ci avrebbero detto: - Meno male. - Apri.te la quarta sezione. Via, fuori I - Davvero! - Come no ... - Prima d'andarce:r.e bisogna mutare la porla. L'urlo del matto mi richiamava alla real– tà. - Bisogna studiare I Dicevo Ira m'e. Andai avanti ancora per qualche settima– na, poi chiusi per ecmpre 1a grammatica Ia– lina e siccome ero riuscito a procurarmi la Divina Commedia mi misi a leggerla con ~ntusiasmo. Incominciavo la mattina alle 8, 6no alla aera. Quando non ci si vedeva più. mi metlèvo sotto la 6neatta e rimanevo li a sgocciolare quella poca luce che veniva. Poi presi a dividere le giornate .fra la Storia della filosofia e la Divina- Commedia. e mano a mano capivo ciò che bisogna co– noscere prima di leggere qudle opere. Fu dopo questo periodo che decisi di pro• Mi -ero tracciato la strada da percorrere, le giornale si susseguirono, e le uniche no– tizie erano una cella che si apriva per fa. re uscire uno che s'era impazzito, un al– tro che arrivava e i politici che si ,face– vano sempre più numerosi. Intanto il pen· siero che orma'.i Mussolini era al potere, fa– ceva riflettere ognuno, che la condanna ai doveva fare tutta fino in fondo. Verso la 6ne del 1923 fui trasferito al penale di Sa99. 8.ri per continuare il periodo di segregazione. Il nuovo redusorio era molto diverso da Santo Stefano. Le finestre sempre a bocca di lupo. La bocca di lupo è una specie di aper• tura obliqua nel muro. fatta in modo che l'inferriata dà direttamente nella cella, co– sì subilo dopo, invece d'esserci l'aria, c'è la scarpata. della parete che sale fino nl som. mo dell'apertura !interna. Di fuo6 si v«le un quadro di parete bianca, di dentro un altro quadro di muro e il cielo per V"eder• lo, bisogna andare proprio sotto !"inferriata e IQ'Uardare in su. Dunque a Sassari ai stava un po' megl;o per tante cote, in.a specialmente perchè i cubicoli del puaeggio erano pochi e i de– tenuti molti. Allora le guardie- erano obbli– gate a metterci in tre o quattro per ogni cubicolo in modo che ci si poteva vedere e parlare fra noi per una volta al giorno. A Sassari il mio vicino di cella era un giovane siciliano che non sapeva nè legge• re nè scrivere. Nell'ora del pa9Setsgio, lui portava tutto le mattine un paio di torzoli d'insalata. e io con quelli gl'1nll'Cgnavo le lellere dell"alfabeto, curarmi à'ei lipri più modesti. . Da quel momelllo la vita dell"ergastolo 11- yeva preso per me un aspetto più quieto. Il pavimento del cubico!~ era di cemento e il mio giovane amico stava b:1ento quan- B bi oteca Gino Bianco d, fiore, 11è 1111 ricor.lo di /iofl., 11111111·11s– se11sa di /i.ore. Oggello 1~ci1110. E' 10/e t1~– sc11za t11/lad,i il seg11u ,r~~,rn cosa. dcli" veritù. ,,er ese11111io. ,w/ su11so classico, di ciò cl,~ IISSWT/l? 1>ig11ifi(:{1/o f)f?r lllfli e ili ,,1w/si<1si1e111po? f\'011 11ffre11ia111oci a co11- ,;ludere; 11011osuwtel'uso di parole ,,strnt. ,e, calici eaputi, idea, si lui il presc11,i• mento che il poeta si trovi i11 1111 ord111c dr,e r111lla chie<lc al snJJCre. ;Vo,, .~ostitu1- sce aU'asscn:a reale cl"1111 oggetto la .(1111 vrese11:a id<'ulc. Soa,•c e mnsicalmcnlc 11011 so110 di certo 1111 ("tlllC<'tlo i11tcllr11110- le cl,e f)er tali t·ie s'aUcrmi. T11lt'aftro, e lo riledamo, eccoci di 1111ovoi11 contmto con /Q rl!alt<i, ma 1mt1 recd11ì piii evas11w. ft, IJllalc s•aoaccfo e CV{lJXJT<l. realtà Jatt•1 di reminisce11:e, cl;. armo11icl1e, d'rill11.sio- 11i, di modo r.hc . se da u11 lr11n fu reah1ì è (lbolita, d'altro loto ess" ri(1p11m·e ,:elio s11,, for11ui pii, sc11sib.le . com<! 111w s11c– aessio11e di s/11mol11refuggitive e rnswl,i. li, 11cllo stes:/<!u luogo del senso asrrllito. iì c11 1 1·11010 cssn pretcmle colmare. il uria prima occ/,i(lta. l."i111crcsse del 1"11g,wggio è d1111(J11c di f!istruggcf\. co11 Jr, ~1111 r101c11:a slrfllla. fo rea/là mlller.ale delle cose, è di distruggeme, co11 la J>o· te11:,1d'evoct1:io11c sc11sibik de; r;bc(lboli. il valore astrt1llo. Qu,wdo fo ,-,cuoia lllc• co11te11ta cli 110111i11are 1111 oggetlo, essr, 11011 ci re<li1ne. Il .~ollilP .11volucro de[ v11. obolo usuale ccd,, olfo J)rPssio1fP dcli{, do io facevo col torzolo un a gross-, grosso, ur. b, un e. Spesso la guardia ci sorprendeva. - Datemj qu'Clla roba. Ci levava il torzolo e io allora incom:in. ciavo col dito, ci sputavo sopra: A, B. C.. In quel periodo io feci dei sensibili pro· igressi nello studio_ Mi valevo spesso della lettura de.i cataloghi e cercavo di trovare i volumi adatli alla mia pr'Cparazione. Qua!– ch-e volta mi sbagliavo, altre indovinavo, t. quando il libro mi pareva troppo difficile, lo mettevo da parte e dicevo fra me: Fra sei mesi. Durante la giornata. c·era il mio vicino che mi chiamava per domandarmi una informa. zione poi lui si rimetteva in ginocchio in mezzo alla cella e riman'eva lì con la cati– nella dell'acqua, che serviva da inchiostro, a scrivere parole. Il bello è, che in quel tempo mi accorsi che la malattia dello studio non era sola. mente mia. C'era il mio nm.ico ch'C mi di– ceva ogni tanto: - Quand"è che posso leg. gere Dante) .___Aspetta. Aspetta, sì, ma lui un bel giorno si fece mandare la Divina Commedia, con tanto d'illuslTazioni e incominciò a sillabare. Ve. niva al p'asseggio con qu'el librone sotto il braccio e si faceva vedere da lutti quelli che poteva come se avease voluto dire: Lo so leggere anch"io. Non era naturalm-ente solo questo, che cos,1, cl,e dcsig,w: come /11 di solito, sv<i 11isce 1w11tl/JJJCllll è pro111111:iato, e ci (I/; bwulo11a al1n prcsc11:t1 dnlla qutilc dov,'· Vll d1fcmlcrci. l'osi, dc~cri,•erc, in:,cgnarc. narrare sono essi di"cntati atti dipcndcu ti dal linsuaggio grq;gio, dalla ru.nzio11t di numerario fucile e ra!)l)l'c.:,Cllt:tlivo. 11 FELTCE CHILANTI ITALIANI EROI E BUGIAHDI L. 120 :;:~!~e cx;w;,:s:',~ c7-:,sJ~:(/ 1 ~~:"~1nJ~,i::i)I;;::;'~ 11-....................................................: 1 ,/ torto di 11011v1ese111,1reumi diga t•bba- 1 .dcm:w fori(• contro i /alti, le cose, cii I 1 che s, vede, ciò che si $'//te .. \011 ci ap- ~ 11arlt:.abbostr111:t1;no11 crer, tissc11:t1 ucro.11-1 .._ -=>e è pror,rio del liiiguaggi-0 1l remlcrr.. ~ -- 1111/l(, fo vresc11:ll 1,1g111J,ccit1vc1, gli so11•J ~ · - co11tr<iri tras·K1rc11zc1, c/iiau:z:11. e<n1ve11- , I :io11i, luoghi· com,rni. che llgevola110 la Cfl . 1111111Ìm:io!w,voicl,è es_si_co11tr(lrirt110 fa Chi non ha letto ::~~r;w,;,w , 1,~~~:7tls/ 111 c 0 ,~:~:::c,~ijc,f::,~;~, 0~ R O i\1A 194 3 ? Così si s11iegt1che il linguaggio esscn::a le far.eia. /1111toposto n ciò che Vt1lérJ chhm,a il fi.-.ico del li11g1wggo. S11011i,rii~ mo, 1111mero.111110 c ò che nel li11gllagg10 corre11t1t "fJ" co1110. rlù•f!11lafu11d{lmc11tfl– le. E· che i vocllboli ora l,amw bisogno d'es~ere vi,~it.,i,11. occorre loro 111u1 vropri" realtà f"'r interporsi tra ciò cl,e è. e cio cl,'ess, esvri.1110110;essi lu111110 da m.trar– re l',1t1e11:io11c su di sè J)er sviare lo sguardo dolle cose di cui wulano. Da so– la, ÙI loro prcse11:a ci s,irù pegno del l'assenza di tutto il resto••. una lira e sessanta centesimi giornalieri per ogni detenuto: e per questo prezzo l'im– presa doveva provvedere al vitto, alla la. vatura della biancheria. alla riparazione de 1 vestiario e all"imbiancamento dell'edificio In quella lira e sessanta, c"crano compre• si anche i medicinali in caso di malauia e questi erano considerati in ragion-e di sette oentesimi a testa L"impreaario aveva dato questa parte. in sub.appalto per cinque centesimi a un11. farmacia della città, cos~ ne risultava che il farmacista p'Cr guada gnarci. mandava della roba di questo ge– nere: per esempio, il medico ordinava a uno: .-Aspirina». L'infermiere. la sera ve niva con la cas-setla, chiamava la matrico la: - Te. aspirina. Dava delle cartine di polvere bianca. ~rò non si sudava mai. lo ~i. ricordo, una volta ne presi nove tutte 1ns1emc. Naturalmente l'impresario voleva guada gn·aro anche sulle altre cos-e: allora :i fa. gioli per la minestra. li comprava di quelli vecchi che a cuocerli ce ne sarebb"r voluto del fuoco, ma lui li faceva meuere n bagno con la &Oda d-ella lavanderia. e J"in. domani per quanto li lavassero. al momentv della cotturn con quel po' di ~rasso che ci mettevano. veniva a galla una schiuma r:he sapeva di lisc.iva. 1 fagioli erano sbriciolati, le bucce rima nevano dure come unghi'C. 1 detenuti ogni tanto si presentavano dal medico con In bocca aperta. per mostrare la lingua che s'era fatta gonfia, tutta spaccnta. li medico -i stringeva nelle spalle. (Conlinaa) Ezio 'J'AonE1 mfln141rw10 fo prQm<11ua di euwre il più com- ple10. il pi,1 obbielfl't•o. if più t11a..,ien1e cl<,~,.menfo ""IJli ul,in,i au.,,,11imen1i,:/,a l'"b– blicc,10 <1l1ri ,1,.• libri IMuo:ion(l/i che com• pl<11l<mo la cronuc" inu,nw col libro di j)fo. nel/i di q1uu10 &lr<10,·,U11oriopario(/o della no,ua uorfo 0 LEONARDO SIMONI BERLINO AMBASCIATA D'ITALIA 1943 - 1944, I rapporli i1alo-1edc,,cl,i ,i1ti dal pi,) ime• re1t•t1IG ouerv11orio, J"a,uhuci11a ,l"l1alia • Berlino. C-Orreda10 da uu hnpor1a,ui1•imo ma1e– r1alc. co11itui10 ,I• doeume111i .. •olu1amen1e inedi1i. •1ueuo libro ci di la prima crou■e• compiei• di •1ue;,10 infelice periodo, nel <1u•– dro della fa1alc allean,.1 impo••• dalla poli– ~:;ti~;~au Il dorninaia dalla prepo1enu di Voi. di p1gg. 420 co11 25 Hluttra,.ior,i fuori teuo e ur, elegante eoper1ina a colori Preuo in llom■ L. 380 fuori tto,ua L. 400 AGOSTINO DEGLI ESPJNOSA IL REGNO DEL SUD 8 SF.1"T•:P.1BRE 1943 • 4 GIUGNO 190 Prefazione d'i Mm1lio 1..,upin(lcci Dall'■rri•o della M b1ione111 M con il Ile e Il go•err,o a Urinditi fino 111"i1tilu!tiOoc della Luogo1ener,,.. e ,Ila legge per la Coo1i- 1iue1>1c. ltll!O il lruaglialo periodo dell"■rmi ,1;,.;o alla liheru.iooe di lloma. a lurue,:giato auu ..euo l 0 c1po1i,.ior,e della politica del go• •erno in e,ilio. L'autore. pe.r eono1ceua■ direua. ,.; ful cono,eere gli ■mbienli. I■ .. ita e i pertonag– gl di quel\'eHremo lembo della peni.ola. unico tenitorio rln1u10 1ll0 S1ato hali1no: faceva la vita del carcere. Cerano altre --------------· Croce. Sforu, Badoglio. il lungo umi1ti!tio a M■l11, il eongreno di Bui, l"auivo di 1"ogli•lli e la formnione del go,.cruo di con. centr■,.Jouc dei eci puti1i e, auuveno un aeut■ ■n1ti1I. le origini tlell"111ualc pro,..,i,o– ria forma di go,.erno. cose. lo cercherò di raccontare in qua e :in là, episodi e ordinamenti, in modo da po' terne dare una chiara id-ea. L• riprodutionc degli oeri11i e tli,1'~111c,o,>ll'Outl io que110 giorn•le è •ie1•1•. I n,ano,eritti non •i rc,oti1ui1c,ono. C. ll. ANGI0LETI"I Oirel\ore IJIIUN0 ROMANI Il mantenimento di un carcere, è sempre 'affidato a un'impresa privalll, che lo piglia in appalto. C'è un concorso che si svolge r,ella prefettura del capoluogo di provincia ____ ,_l<_d•_"_"_"_"_P"_"_'P_""_"_h_ilc ___ _ e il vincente è qu'Cllo che ha offerto il pi\l bas,o prezzo. A Sassari per esempio, !"appalto ern di A.u1oriua11.lone n. 6429-0-3-1338 del 28-12-45 EDIZI0r-1 Dl·LJ.A nu~rnLA Tipografi• doi_Dorgt, • Via del Corridorl.'20-12 .. lloma Volume di J)agine 384 Preuo io ltoma L. 320 fuori ltoma L. 340 .MIGLlAlU.;51 Edito~e ltnma •la Si.iinì 48 1elef. 681105

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