La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 16 - 9 settembre

-====== === ======---,.,== =~=-~~~-~~,,;1,;; .A~!JI.FllSA DELLE LAVO HATH .tC! Il diritto dei . pove1 ,..1 (RACCO NTO) Per Mari o la vita era star ~ cosi 1riste, ed era parsa un dono così fun esto, eh ·egli aveva più volte pensato non valesse la pena di viverl a e tanto me-no di prolungarla. Come avesse po1uto e saputo conciliare quel suo principio col fatto di esser pervenuto al- 1·erà di trentac inque anni , coli 'ani ma percossa dJ una segreta ango scia e il corp o disfatto dall a iisi. ern rimasto per lui ste sso un mistero. Pu re quella sp«ie di -debolezza che g!i aveva semp re impedit0 di prendere una tragica decisione , non era cerro provenuta nè dalla viltà, nè dalla pau– ra della mor te. Non una , ma cento morri a vev a pro\·a ro in quel lento agoni zzare del corpo ancor giovane lottante contr o un male implacabile. in quel soffocamento continuo e doloroso di ogni su des iderio. d ·ogni suo sogno. d'ogni su a \e– gittin~:i. natural e aspira zione ad una felicità ir– raggiungi bile per quanto modesta. Ma forse , fino a quel giorno. egl i aveva sperato di poter ancora guarire e tale iliusione lo aveva a iutato a vi– ;:ere : perchè la vita non deve essere, e non è :1rni \ issu ta per \ 'attimo che fugge e ct.lie può esse re di tormenro o di gic,ia, di s;>as imo o d 'al– legrezza. ma per se stes S3. in tutta la sua in– ·egr ità, per le sue lotte e per i suoi doveri. E E se aspre erano state le lotte contro la mi– seria. contro il bisogno , contro !a sua stessa na– tura sog nante le pure gioie d' una famig lia sua. e la pace d ·una casetta modesta irrariata dal sor :-iso d~una donna e dalle grida giulive di bimbi rosei. ben più penoso er a stato il dove re di vivere per sua madre che a sua volta non viveva e non faticava che per lui. Ma ora, che Je s:ie ultime illusi oni erano sparite colle sue ultime forze, egli si chiede \·a, con un senso di scrupolo e di rimorso , se il vivere per soffrir e e per arrecare sofferenza , fosse stato veramente un dovere. Ne dubitav a ,pensando ai sacrific i. alle privazioni e alle fatiche ohe era costato :i sua madre di cui era il conforto ed il tormento" insi eme. l ricordi penosi del suo triste passato lo as– sali vano con insistenza in quel caldo pomeriggio estiv o. mentre sdraiato su di un vecch io e sdru– sciro seggiolone , seguiva collo sguardo la vita cittadina. ohe vibra va nelle strade solegg iate, colla stessa veemenza - con cui pulsa ii san – gue nelle arterie d ·un corpo giovane e gagliard o .. Ricordava la sua infanzia scolorita, trascorsa nella miseria vicino ad un padre malandato, e ad una madre anemica e sempre triste.. ricor– <fa~,,a lo strazio , I 'impressicne dolorosa avuta il giorno in cui tornando dalla scuo la aveva tro– vato 12 mamma dispera ta e piange nte sulla sal– ma del marito. A dieci anni soltanto. costretto dal bisogno aveva lasciato la scuo la per il la– voro , e a quell 'età felice in cui gli altri fan– d ul!i ignc rano che cosa sia la virn, egli l'a veva conosciuta con rutto il suo greve faràello di pri– vazioni . di S!enri e d 'ingiustizie . Quan te umiliazi oni aveva dovuto subire, quan- 1e amarezze ingoiare in quelle officine malsane ct.c~,eg'.i venjy a imposto un la'Voro supe riore alle sue forze, dove gli stessi compagni. inaspriti dalla miseria, abruri ti dall'ign oranza , sfogavano su di lui , debole ed incapace di difendersi , il loro malcontento. Oh ! di quante I agri me amare e roventi aveva condito il suo pane che non sem– nre riusc iva a sfamarlo, come non semp re a com– ?ensado delle sue sofferenze venivano il sorr iso e le carezze materne , chè la madre non sorri– deva mai ed era troppo presa dal lavoro e dalle oreoccupazi oni, per trovare il temf.-0 di accarez– ~2re quel suo fanciullo , che pure teneramente arnava. Povera mamma! Come anche la sua vira era stata un tessuto di dolori , di abnega– zione , di rinuncie e di fatiche ! Quante volte , svegliandosi a notte inoltrata, egli :iveva veduto la testa adorata ancor china ""-ul lavoro- - Non vieni a letto. mamma? - Vengo Mari o, non ci pens are, dormi fan- ci ullo mio . E atl 'ingiun zione amorosa egli ave – ·.-a richiuso gJi occhi sognando il giorno in cui avrebbe potuto guadagnar e abbas tanza da far riposare la madre . Quel giorno non e~a * ~ ai ven u10.. Pure non v'è vita, per qua nto triste, che non abbia avuto i suoi giorni di sole, come non esi– Sie creatura uman a che non si s ia prefissa una meta qualsiasi, e a cui non abb ia sorriso per un a!timo, sia pure fugace , .una radiosa visione. E nel pien o rig oglio de lla sua gioven tù troppo br eve, la vita aveva avuto anche per lui i suoi sorri si e l'amore le se u calde promesse. . An– c he 0 ggi, dopo molti anni ,~egli non av~va ~he v. chiude re gli occh i, perche sorgesse d1ryanz1 a bi Ja figur a alta, esile, br una , il p rofilo puro ci Comme 'J antico della dolce crea tura che ave– \"3 ~perato pe r sua. Fu 2 ;;punto mentre accaie z~ava quel sogno, CJStruendo pro getti pe r l'avve nire, che erano ap– parsi i primi sintomi di quel ma!e che aveva minato 'j:Cr an ni ed anni la sua es1~tenza.. _ . Pure avrebbe ancora potu to evnare I etis ia atte nendosi ad un regime speciale di vita; buon vitto. poco lavoro ed aria sa!ubre della mon- tag;:r·o=e ironia! Come poteva salvarsi _dalla _ter– ribile malatt ia ~ pei farlo doveva_ rmunc1~re d una parte di quel lavoro che era il suo umco ~ ez.zo di sussi stenza? Ma ciò che più l'a veva dolorosam ente colpito non era stata la prospet– tiva ài morire ancor giovane, quanto il pens iero di dover rinunc iare alla realizzazione del suo sogno, perchè la stessa miseria che lo condan– nava ad una morte precoce, lo privava dell'unico diritta conse ntito a tutti gli uom ini : il diriito di forn arsi una Jamiglia. Egli era troppo onesto Per non intendere il dovere di non legare alla sua esistenza di sten ti e di affanni, quella giovinezza fiorente e rigo– ,g,liosa che si affacciava alla vita con tutti i di– ritti ad un avven ire lungo e felice. Ma se ella, resa conscia di ciò che l'att endeva, avesse , nel– li ·nesper ienza della sua età, nella spe nsieratez– za dell 'arnore 1 cecam ente sublime, acconsent ito Jà esse r sua ugualm ente, avrebbe egl i avuto la forza di resp ingere la breve felicità ohe libera– mente , gen t!rosarnente gli si offirva? E se avess e avuto ques ta forza , avrebbe ella potuto dimenticare? Meglio era fingere I 'indif– ferenza e la stanc hezza perchè l'obl io sarebbe stat o più !acile per lei, se il ricordo non fosse srato nobi litato dall'aureo la della rinuncia. Ma non se nza dolore, non se nza ribellione , ella si era staccat a da lui , profo ndamente offesa da quella freddezz a che non mer itava. e di cui non conosceva la causa. Tanto viva era stata la sua angoscia, eh 'egli stesso era rimasto atterrito dalle consegue nze impre viste del suo generoso esped iente .. Ma non si muore di dolore a ven t'anni che la gio– ven tù è ricca di risorse e l'anima di sogni nuovi e fecondi .. ella era risorta alla vita, risorgeva ali 'amore. e divenut a sposa e madre felice ave– va compl etame nte diment icato l'uomo di cui ignorava il sacrificio. Ma non egli aveva potuto dimenticar e il breve sogno della sua breve gio– vinezza. ed anche oggi, men tre la morte alitava su di lui, l'episod io dolciss imo e fata le, riviveva nella sua mente in tutti i suo i minuti .particolari. E come per consis tenza al -suo sog no, ecco ap– parire ad un tratto , allo svolto -della strada una sottile figura di donna. Egli trasalì, le mani esa ngue ebbe ro un trem ito convu lso, gli occh i si fissa rono sbar rat.i, atton iti su l caro viso i cui lineame nti puri e perfetti erano troppo im:pTessi nella sua mente per chè egli avesse potuto di– me nticarl i. - Grazia.. Oh! Grazia .. V'e ra in que l grido tutta la sua pass ione lun– gamente conte nuta a stento repressa, v •~ra tutta la sua anima in cui la vita si era rifugiata intera ed ardente come se in un ultimo isti nto di c9n– se rvaz ione, avesse voluto sopravvivere allo sfa– celo del corpo ... - Che hai Mario? Chi chiami ? Perchè chia– mi? Non la donna amata, che non aveva inteso, ma la madre acco rreva al suo grido di spasi mo e di passione, ed egli provò il bisogno, egoi– stico, ma naturale , di liber arsi dal suo seg ret o tormento. versando in quel cuore materno, la cui tenerezza non gli era mai mancata, tutta la sua -;:iena. - Mamma, quando io non ci sa rò più dirai l Grazia che , puT amandola, non l'ho potuto farla mia perchè sarebbe staro un delitto il le– gaie la sua alla mia povera esistenza .. le dirai , mam ma che muo io ool suo nome su l labbro , bened icendola pe r l'amore che mi ha por tato, e che io non ho potuto accettare iµerchè ero trop– po povero e i ipovel'i non rnanno che il diritt o di morire di stenti e di mise ria . . Non potè continuare, l'asm a lo pr ese, lo sof– focò. - - Mario ... Mar io... Egli l'avvolse in un ultimo sguardo pieno d 'in– finita tenerezza , il corp o ebbe un ultimo fremito poi mtto si fissò in una rigida immobili tà... Maria Sava rè Ce rri. AD UNA CRUMIRA CA!dERANO (An cona). settembr e 91i. Tu dunque ti sei ri fiuta ta di far part e della nostra. lega. di resiste nza. fr a bustai e e berr et– taie e ti rifiuti ad essere solid ale con noi nel– l'ag itazione che abbiamo in trapres a q>er oU~– nere qua lche miglio rame nto alla nostra condi – zione economica e morale. Da pr incipi,J dicevi eh~ era inut ile ten tar e qua lche cosa. per ottene re un migli oru.ment o, perchi~ tanto i padro ni non M"rebb ero conce3:30 niente; eppure hai dovuto con~ta ta.re co1_ne U1 pochi gior ni, sebbene n on tut te le op_era.1<: ab – bi.ano intes.a. In. necess ità dell'orga nn .zo.z1one, non comprendendon1; la forza, pur e qu o.Iche ca. sa si è cu.m 1,i ato. Per il p/.1,<; .5a.to n n esisteva nessu n contratto che rea-olasse il nostro lavo ro; n oi non erava.- 1n,, con~idoratc che: delle macchine du pr odu- 1JunP e dovr,v.amo prende re le misere pag he c_~e i padroni ci davano, come rega l~te; ed_ i_n pm, sopport~Lr,. in silenziu tutt~ le mgrnstiz1e che ci col oiva.no . Invécr hai vh;to eh~ colla, nostra. u nio ne, ol– trP, a.d ·a.vPrn migl ioru.to le nostre condi7.ioni PConomit-J1r, abbiamo avu t1J la soddis fo.zione di e%Pr cPrtr di avere per l'avveni re un tratta– mento miglio rP di quello che tante di noi do– vevamo soppo r t:lre. Ora, sr~ ,. vero che per mez zo della n ostr~ unione, qualche costi siamo r Luscit.c a conqu~· f:ilare, perchè, o compagna di lavoro, TU Oi ri– manere an<'.,ora lontana. da noi ? ~on siamo forse d~rne di ave rti vid na, non sei fors~ una lavoratrice ugua le a noi ? Tu rispondi che non vuoi iDtereeearti d'al· tra che se rvire 11 pad rone e far e il tuo int e- resse. ::\1a il tuo in teresse in che cosa con siste? Nel poter g,uadagn a.re ;per esem pio 40 soldi in– vece di 30? Ora pen sa ndo solo a te, il tuo salari o non aum enterà; e se tu tradi rai le tue compagne, fors e il padr one lasc ier à cadere nell a tun ta– sca qu alche soldo di più: ebbene, sarà qu esto a1:munto il prezzo del tuo tr adim en to. li tuo vero inte resse dunqu e, non consist e nel servire um ilmente il padron e e nel tradir e le tue compa gne di fatica, si.bbene n el mo– stra rti con loro soli dale, og~i e sempre. Per– chè se ess e conquistan o qu alche mi glioramen – to, lo conqui stano an che iper te, e i migliora– menti che esse riesc ono a str ap pare non son o già dei doni o il prezzo del tr adim ento, ma sa ranno conqui ste dovu te alla orga nizzazione, e più qu esta sa rà fort e, più quelle saranno stabil i e duratu re. Tu opini ancora che non ti metti in lega pe r– chè faresti un gr an torto al padron e, il qua.le si vendi che1·ebbe su te. ì\1a an che qu esta tua paura è esag erata., perch è eg1i non avr à mi ca dinanzi la tu a sola persona e In. tua sola fa– miglin. su lla. qu a.le sfoga re lo su e vendette. Non vedi? Noi siamo ormai unn massa com– pa.tta, e se il padr one vorr à colpir e qua.Icw1a di noi solt anto, noi non l'abb andon eremo, la di.fender emo sempr e, e il pad rone doYrà rinun – ciare alla r appr esag lia. Àscoh a dunq ue, o compag na, as colta qu est e nostre parole e credi -che il tuo interesse. il tuo dovere sta ~1roprio nel dar la mo.no alle tue sorelle di fatica. .Ricorda che anche tu se i 1Una mis er a corne tutte noi, che anch e sul tuo volt.o pallid o si $COrgono i segni del lavoro lu ngo ed este nuan• te; che la conc ordia e la pac e non regnano sempr e nella tu a famig lia, per chè la m iseria r- il bisogn o vi portan o spesso la lite, il pian– to. Ohe anche tu insomm a soffri e devi senti.re il desiderio di miirliorare la ,vita. Ebbene, disprez1A1.le promes se e le seduzfoni del padrone e un isciti alle tue compagne. Solo all ora avra .i comp iu to il tu o dover e ! Solo allora avrai la coscienza tranquilla. ria c. <ruisterai la nostra. stima e non sa rai ,più ad– ditata al pubblico sprezzo col nome infame di crumira! La lega busta ie e berrettaie. L'organizzazione delle Socialiste Torniam o ad invitare le Segretarie dei G~up– pi e delle Sezioni femminili a far perv enir e ;tlla redazi one della Dif esa ' il numero dell e com,pagne regolru·ment e ins clitte al P artito per l'anno 191i. E ass olutam ente necessai i o ohe le compagne ci a~uti110 in questo lavoro di formazion e dei quadri socia listi fem,ninili. Giova indica rci: 1) il numero delle donne in.scritt e nella Sezione unica o mist a (ed in que sto sarà bene che risponda., e noi lo preghiam o, il Segreta– rio della Sezione mista o unica. che dir si vog lia,)· 2) se si tr atta di una Sezione femminil e, la Segretaria è invitata a dirci il numero del– le socie- (tesserate, s'i ntend e) ; 3) se invece trattasi di GrUippi femm inili, la Segretaria dovrà indicar e il nume ro delle compagne tesse rate inscritt e nel Grupspo, e di quanti altri elementi il ·gruppo stesso è com• post.o. In oltre dovrà dirci in qual e Sezion e uni– ca o mista sono inscritte le socie tesserat e del Gruppo. Al auestiona rio hanno risposto diverse Se– gretarie, e- nell 'ullimo numer o de lla Dif esa pubblicammo i nomi di 18 Sezioni composte di socie tut te tesse rate , e di 9 Gruppi comp o– sti di socie tesse rat e e no n tesse rat e. Ora aggiu n~iamo: Monza: socie 30, tutte tessera te. . lfontem.ar :i: socie 19, tutte tesserate. Andorno: socie 33, tutte tesser ate . Sopr ana: soci e 11, tutt e tesserate. Campegine: oscie 25, tutt e tesserate. Lessona: socie della Sezione n La P ace"• 36. tutte tesserale . ri ombino: socie 13, tesserate 11, non tess e– rate 2. Montecalvoli: socie 14. tesserate 12. Spinetta Marengo: socie 50, nessuna tesse– rata.. Baggio: socie 6 (non è detto se sono tesse– rate}. ' Camandona.: socie 15 (n on è detto se sono tesserate). Canneto Pavese: ~cie 14. terresate 12. Sobborgo Cris to (Alessand ri a): socie 60, tes– serate 50 con diritt o di paro la. e di voto nelle sedute maschili. Cr emona: socie 30 (non è detto se sono tes– serai.e}. Orti: (Alessandr ia) : socie 50 (non è detto se sono tesserate ). Sono vivamen te ,pregate le Segretari e ritar – datarie a rispond ere al questionari o. Non ci dovrebb e volere una gr ande fatica, perba.cco ! Lusso ed educazione femminile SE.STRI PONENTE, settembre 19\ì. I lo letto in un giorna le geno vese la seguent e corri spo ndenza della Spezia: La Di rezione autonom a del Mun'izionam er1lo del I?. A r senate ha emanal o un ordine del yior no net r1ual e si leage: 1( ni chiam o il personale femmin ile dip end en,. Cl te e l pecialm enle quell o rle(Jli Ufftc"i, ad una C( m aauiore mod,esti o, (li abb ig liam ent o. poich è 1, l' elf'ga 11.:a, che alcune sfoaaian o non è con,.. u fa rPn le alla ser ietd di qu,.sto stabiliment o ; u e una m anifestazio ne di defl,ceriza di car at– u tere nelle attual i conti noen r.e d Plla na.:io ne 11 ed è una palese ({im ostr azione del1a inesi- 11 slen:a di qu ell e dif{l. citi cond i:ion i economi – u che r he a moll o servir on o di ar aom ent o per u sollecitare l'ammi ssione 11_ lJopo m:rr presc ri tto un or embiu le scuro ed r1ccQLlato con tin ua : u D'ord ine superi or e si u 7>r ovvede r à. al li cPn; ia men to di quell r im-. ic piPaalP ed operaie che tr asgr edir anno all e I( sopr<Ulette di sposizion.i 1,. li riliovo di questo lu sso smoda to che è com– pagno d ella. legge rezza di tante signo r ine per ben r e - pur troppo I - n.nd 'ne d i tnn te ope- 1·0.ir -. non m i ha stupl to. F. •un fenomeno ch e risa lta all'occh io di chi vive spec ialm ent e 1a vita della gra nde città. Mi st upi sce invece la seri e dei provvedi men – ti che contr'ess o la dire-L.ione dello stabilime n– to intend e di adottare . P rovvedimenti che van – no tino al licenziamento. S'il ludono forse qu e– sti gelosi custod ì del bu on costu:me di elimi • nare il male- con 1provvedimenti di rigore? Tut . t'a l più potrann o salv are qualch e cosa nelle sole appar en.:e del fatto deplorato, ma d al lato int enzi onat e esso rimarr à qu al 'è, mal grado i. rimpr we ri e le pu ni zioni. Ed è quest o ch e ci importa ril eva re. Come c'i mp ort a rilevare che la stessa donna che ostenta incoscientemente il lusso esrugera to, h a delle re sponsabi lit à sol – tanto relativ e. Essa si comporta com e è stata educ ata. L'uomo l'ha sistematicament e trascu. rata ed ha lasciat o aJ solo pret e la cura della sua personalità morale. Il prete l'ha fra le sue s pira da venti se coli. È il suo balu ardo. La nostra. ipropago.nda penetra difficilmente fr a l'elem ent o femmini le cperch è n on sia.mc, mai riu sc iti a spezza re la muraglia di super– stizi one che la poneva fuo ri di noi. La reli– gione ha semp re fatt o appello all e don ne con– tro di noi percl:tè salv agu ardass e la fa miglia e la morale me ssi a repentag lio dalle n ostre teor ie. Ancora ogg i giorno le stesse sign orine per bene e le operaie che vesto n o di seta e si imbellettano d'ogn i sorta di poI-veri e di po– mate, portan o le imma gin i dei santi e dell e madonn e al braccio ed al collo. Anzi non s•~ \'isto ma.i come oggi tanta chincaglieria rel i• gi0sa in gi ro... l Conclu sione? Questa 1per conto mio: che il prete ha dato alla donna , attr ave rso secoli rti asso luto domLnio, •una educaa ione bug iard a, senz a alcun profond o contenuto morale. Le"\. donna impar erà ad essere miglior e sol– tanto se verr à al sociali smo. Una donn a so– cialista - cioè conscia dei suoi mill e calpe– stati diri tti, ma altr esì dei suoi dove ri d i ma – dre, di sposa, di educ atrice - non può esser o che serin., mod esta e buona. La donna soci a– lista non ha niente da .fare coi r ilievi e con le minaccie di punizion e... de lla DLrezione del– l'Arsen ale d i Spezta ! Vi rgoletta. I,' articolo illustrazioni di Scalarini fu lu tto ce nsurato . Lo sost ituiamo coi du e seguenti scr itti . La leggenda del rospo In qualcuno dei tanti suoi libri , Leon Tol– stoi deve avere raccontalo la legg enda rumentr della vacca, del rosp o e dei due contadini. Due contadini ritornano dal merc ato, un po· avvinazzali. Uno di essi ha acquista to un.a vacca e se la trascina dietro per la corda . Cammin facendo, vedono nell'erba un gr os- so rospo. - Se tu.mangi quel rospo, ti regal o la vacca! - Così, crudo ? - Così, crudo, se tu vuoi guadagnare la vacca. Il contadino guarda il r ospo, che gli sembra molto disgustoso, poi la 'Vacca. F àtt osi corQ.g– gio, afferra il r ospo e si mette a mangiarlo , ma ad un certo punto sente di non potere aindare "[ìno a fondo e che perde la vacca. Si volta all'altro , che gi d deplora la sua prom es– sa, e gli di sse: - Se t.u mangi il resto del ro spo, ti la.sci• la vacca . 11 p-roprieta r io detla vacca pr end e il u sto del ro spo e se lo mangia. Poi i du e con tadi nf si gua.rd.ano ed ognuru, di essi dice all'a ltro: Vedi che ti ho fatto man . giar e mezzo r ospo? E tutti e due sono '[ieri e orgogliosi di aver fatto mangiare all'altr o la metà del ro spo; nell'o r goglio della . vittoria nessun dei du e si ricorda che per vinc ere, ha dovuto trang u– giarsi l'altra metà. Sono o n on sono bestie quei due contadini! I lett ori. sono pregati di ri (l.et ter e, givdi car e e.. confr ontar e. Lavoro e eapitale Il lavor o crea i capitali, ma non ne 11.a al – cuno. ll la voro forn isce il grano, ma mangi a la cru,S'ca. IL lavoro cost ruis ce palazz i vi aggianti ed au– lomo biLi, ma cammina a pied'i. Il lavor o inve nta congegni per dim inuire La fatica. ma le fa,tiche dive n tano più che mai oneros e. Il lavoro fabbrica fucili. ma essi sparaR• contro di lui. Il la voro ·imp-ianta scuole ed univ ersità, m,a esso rimane nell'igno r anza. 1L la voro sceyli e dei rappresentan ti. ma non P mai ra.ppr ese-n.tato. Il lavoro ha il suffr agio, ma non conosce il m odo di usarne . Tl lat,aro fabbrica vie e pubbli ci ritro vi, ma non gli è pennesso di ritm ir si lib era m ent e 6'U cli eslsi. Il lavoro ha senno. abilità e poter e di cam– biar e e rimediare a tutt o ci&, ma ha pau ra del proprio potere. Chi r imed ier à all a sua triste sort e ? Il So – ci al ismo. (Dal Th e Work er di N ew York ). Per e~ubernnzn di mat eria rlm nndlnmo la J►Ub­ bllcnilo ne dell 'A..PPENDlCE. CARTOLINA- RITRATTO DI CL ARA ZETKIN Copie 1 . IO ~5 50 • 100 . L. O.IO~ . • 0.70 . .., 1 .:10 Crmiprese le spes/J _ ~ 2.76 J)OSl<tli. .• 5.- Ordina zioni ed importo ali' Amministrazione dell '.-lv,mti ! Via S. Dami ano, 16 - .M.il.ioo.

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