La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 16 - 9 settembre

topaie povere. I pr eti ci dicono: u Questa è la casa di Dio. è la casa vostra... 1>. Oh, questa c1sa nostra piena ,di dorature e di add obb i, que- casa grande , sole nne. silenziosa, dove si s:11 ...:.ano gli strilli e le imprecazioni dove il suono dell' organo ci accarezz a ogni fibra, e so– ryisce i dolori. .. dove il prete, una persona istrui– ta si rivolge a noi, a noi che viviamo isolati, circondati d' indifferenza .. Gemma. - P ina... io conosco un 'altra casa che è pure nostra, un 'altr~ grande casa spoglia di dorature e di addo bbi. ma eg ualmente nostra , --:iù nostra e più cara : la casa del Popolo ... Io ~onosco un ·altra parola che soppianterà quella ..'. ·l prete , la parola dei poeta, del m;.estro, dell~ scienziato, la parola socialista che svo\~e negli uomi..,i il sentiment o della propria coscienza e personalità, la fiducia della ipropria forza e del propr io lavoro, la parola soc ialista che ~nsegna l'am ore, la solidarietà, l'altrui smo, che insegna ai proletari di confidare non in un altra vita, ma in questa ; non a soffrire sottomessi, ma a ribellarsi ed a lottare per la conquista dei pro– pri dirini , per il miglioramento delle propr ie con– dizioni ! Pina. - lo non ho mai senrito questa parola . Gemma. Gem ma. - Venite con me oggi, forse non rimpiangerete di ave r persa oltre la messa an– che la bened izione ... Pina. - Sento che ques ta dottrina conqui– sterà me pure. . sarà una nuova fede.•. . Gemma . - Sì una nuova fede sorta sui ru– der i dei vecchi dogmi: fede che vanta anch 'essa i suoi martiri ed i su oi santi; santi e ~r tiri che si chiama no Giordano Bru no, Campanella , Fer– rer, Carlo Marx! Ste rina Gilioli Voloriterio. XV° Congresso Nazionale Socialista P..oma - 24, 25, 26, e 27 Settembre 1917. La Direzione del Partit o, nella su a ult ima riunion e di Firenz e, ha deliberato la convoca~ zione del XV C!>ngresso Nazio nale da tenersi in Roma nei gion1i 24, 25, 26 e Zi Sette mbre 1 91.\n croll abile att eggiam ento socia lista ~i av– ,·ersione all a guerra, durante i tr e lunghi ter– ribili anni test.e trasco rsi, ci chiama a queo;.to C~ egrS!~ ~ni. giud ican do dell'im portanz a ~r– cezionale che un Congr esso del nost ro P arhto ass ume in qu esto mom ento. faranno ogn i sa- crificio per essere ra ppresent ate. . Si discu terà il seg den te ordine del .giorno :. 1) S omi na dell a Pr esiden :.a e verifi ca dei poJ{ rk~za:.ione mora le e finanziari a della Di– re:.ione del P artito; 3) Rela.zione del giorna le Avanti ! ; 4' Jlela =ion.":,_ del Grupp o Parl ame nt are 6) Ri form a dello stat u to gen.e~ale. del Par– tito (progetto presenta to dalla D1rez1one). Il Congresso )J'azionale sar à uno. nu ova . po– derosa dimostrazi on e di forza e d i coes10ne del nostro Part ito, li d-Il.Ilodiritt o cù partee ipal'e al Congress o tu tte le Sezioni ch e ab bian o prelevat? le tes– ~ere del H,17 o le preleveranno entr o 11 12 set- tembre. . Ogni Seziune regolarmente inscn tta po~ra farsi rappres entare al Congresso da un um co de_~:t~o mina dei delegati le Sezi oni proce– deranno in app osita assemb lea, a maggi oran - za e ~a~~t i~nch e facol ta a ciascu na Sezione. d~ eleggere a propii rappr esentanti soci insc r 1tu m r.!'1\S: 2~~/ 0 ~- e inWndono di partec ipa r~ al Congre sso debbon o notificare al Segret ar1~to (Via del Seminari o, Bi, Roma) la loro a.desto~ ne ed il nome del loro rapp resenta nte o dei ra~r~~~t.a~~i.adesi one al CongreS60 è fissat a in !.,ire ci nqu e, indistint ament e, per ogm Se- zione e pe r ciascun delegato. . ~on sara tenu to cont o delle domande dt ~un – m.i.s .... ione le quali perve ngan o al Segretana to dopo il 15 settemb re. Altr o car cere a Rosa Luxemb ur g. Seco ndo le disposizioni delle autorità. militari tedesche nel distretto del I2.• e del I9' COl1'0 d 'esercito , le aduna nze politiche debbo ~o esser~ preannunz i-ate alla polizia , e i disco rsi, che ~1 si vogliono tener e, debbo no essere prese~ tatl '. man=rirri , alle autorità almeno serre . g1orn1 prima dell'adunanza. Al 6 giugno 1916, invece, la compagna Rosa Luxemb urg parl ò m una ~du– nanza dei funzio nari del parti to, senza um for– mar~i a quelle disposi zioni. Ed ella aveva le sue buone ragioni. Quell' adunanza , infat ti, non era pubblica, ma strettamen te privat a ; e non e,ra P~– liti~ r.elio strette se nso della parola _pe rcnè :1- g~ardav a 2fiari inerenti del partito. Le autorità m:iitar i però furono d'altro pare re: e l_a Luxem– burg fu condannata a se i settiman e d, .carcere. Ella ricorse in seco nda istanza; ma 11 ricorso fu res pinto.. Poi ricorse al Tribunal~ Suprem o; e un telegra mma da Dresd13. ann .unz1a ora che an• c~e li il suo ricorso venne rigettato. ~ val~– r~ a compagna s.i farà dunque altre sei sem: rr:ane di car cere. Del resto, ~ .noto '?11eella s1 trova in carcer e giil da tred1c1 rr.es1. per. sole ragioni di ,1 pubblica sicurezza H. Anzi, evide n– teme nte per procurarle un po ' d! svag,o, ella f_u proprio ieri l'altr o, trasporta~ . ~n un altra ~n– gionei cambiando cosi di dom1c1ho per la quinta \'olta in un anno. I. .\ DI.FESA DELL E LAVORATRICI Libe rtà d'a ma re . E 1 figl i ? E I figli? Su queste medesime colonne al – tri vi acce nnarono già con intelletto d ·amo– re ma non sarà ma i r ipet uto abbasta nza che fi~ che il vagit o d'un bimbo chiederà a chi lo pro creò l'a dempim ento d' un dovere soi·– gerà natural e e spontan ea una form idabi le barr iera contro l'eve nto del libero amore. La costit uzione della fam iglia e la sua di– fesa sociale trovano la loro ragione nella prot ezione dovuta alle generaz ioni nasce nti e no n nella comodità di questo o quel co– niuge, per merit evole CM ess o sia . Chi si sceg lie un compagno o una compag na do – vrebbe fissarselo bene in mente pi-ima. Può questo appari r grav e ed ingiusto per la gio– vinezza che si clona in uno slancio d 'amore e di spera-nza , cosi spesso tra diti dalla realtà nemica: ma la inesora bilità deUe conclu– sioni sta più nell'ordin e nat urale delle cose, che nella deficenza delle leggi sociali. A chi resta il figlio nat o, sia pure da lla più bella sintesi de ll'amo re umano , quando il tempo e le vicissitudini disgiungo no Je sort i dei due pro creatori. Al pad're? ma il figlio ha bisogno per lunghi anni della madr e, che rapprese nta per esso la sua più immediata uti lità . il suo pri mo amore, la su~ pri ma. più vera e più resistente poes ia . Alla madre? Chi è cresciuto senza pa dre sa qual~ sven – tura sia vivere senza la luce di quel fort e amore, fatto di prote,,ione e d' esempio, nel compimento di quel gran fatt o augusto che è la ges tazion e ideale del figlio nel cuore del pad re. Poiché ·se la sua carne genuina dall a carn e cleL!a ma:dre, che lo sente più suo quan to più esso è vicino alle fon ti deUa vita. nella sua più forte significazione idea.le ed umana il figlio sorge e s' illumina nella chia– ra coscienza del padre , che lo nu trirà ccl più bel fiore de' suoi pens ieri, lo farà centro cli lulti i suoi aff etti, sentendolo più suo quan to più esso - allontanan dosi dal le fon – ti della vita - s'a pp resse rà a i limiti della sua più perfetta uma nità. E i figli, nella giustizia che governa gli affetti pur t, lo in– tuiscono , Jo sentono. Vi meditino sopra quel– le mogli-madri che sono use a considerar e il padre dei loro figli come un necessano strum ento di prod uzione soltanto , é d'i non difficile sostitu zione . Ada' Negri , ro1 che pur siete san \ame nle madre nell'in telletto e nel cuore. quando in uno slancio d' umana fem– minile pietà, proclamas te sa cro in ogni don– na il diritt o alla matern ità ad· oqni costo, anche contr o ogn i legge e contr o ONn i con– sue lucline sociale, come non vi-mor se il cuo– re la più grand e pietà del figlio senza pad1'e? Si farà dunq ue assegna mento sulle virtu delle fam iglie ati ifìciaJi (sorte .dag li accop– piamenti nuovi, fa voriti dal le libert à invo: cal e) seguenti per forza di ·cose le mutevoli 1·icende degli amor i che sono fine a se stessi? Ma se così poco amam mo i nos tri nati, da non pote r loro sacrifica re il sent imento e– str aneo che ci disgiunse eia ess i, come sa– premo efficacemente amar e i figli degli altri. tanto da sostitui re nel loro an imo percosso l'a ffetto spezzato dall'altrui egoismo? E' poi sempr e umana mente poss ibile amar e i figli degli altri? Mass imo Bontempelli, un asser– tore convin to del libero amo re , chiama bru – ta li i natur ali legami di fam iglia; e può aver ragione nei risp etti di quelle poco illuminat e autorità che, con metodi negativi, ne scuo– tono inconsapevolmente la compag ine. Pure sento che solo questi legami na tura li, pos– sono assicurar e al fan ciullo la felicità che gli spetta , poichè per saper donare ad ogni pa lpito la i-ila ad una creat ura da cr~ce re all' am oi·e tlegli uomini e delle cose bisogna essersela sentit a uscire da lle viscere e dal r uorc, bisogna averla bramata , at tesa ed accolta come un compenso. Quanti avranno la grand ezza d 'acce ttare come un compenso il figlio non propri o, nato da un amore che può esse re nemico? E si veda qua le ar ti_fi– cioso sta to di cose deriverebbe in pratica da questo - sia pur sobrio - scambi o di com– pagn i e di figli, e si medit i sul nume ro in– finito di spostati e d i vittime dolenti, creat o scientemente da un r.goismo che pa r legitti– mo a tanti- Qualcuno sogna protett ori istituti di stat o pci nuovi figli d ispe rsi, ma osservo con Lin– da }Jal nat i che dei dispersi ce ne sono anche tropp i, e che eque leggi di liberi Stati non potra nno mai favori re una ca tegoria d'indi – vidui che intende cosi bene i suoi doveri socia li da gra\'a re lo str1to d 'u na responsa– t,iJità che qunsi tutti i rappresentant i la sca– la z,,1Jl1J1,~r-a ci danno esernpio ù'acc,1ppiarsi per istintv . - 1:,,ioiosam cnte . Piaccia o non piar,c:ia ai coniugi i figli ha nno bisogno dei loro na tura li genitori , ed il male vero è che troppi lo dim enticano. Si osse rva, e giust a– mente, pu rtroppo , che i figli di copp ie mal assort ite non guadagn ano nulla nella loro nat11ral1•famig lia, e che spesso, anzi in mez– zo a lle aspre zze e ai litigi dei grn itor i l'in – fanzia e l'ad olesce nza vengono deturp ate ir – rimr,diabi lment0. Vero , vero! E vagano cosi pcl mondo poco amat i, se non ahhan dona ti , piccoli innocf nti da l pensiero avvi zzito e l'anima invecchiata , CM appresero in fami- o-J,a a malèdl.l'e inconsciamente Ja vita . Si pot ,ebbe ,n ta h casi invocare il .panni cello ca ldo del chvorzio , iLquale lascia peralt ro insoluti tutti i problemi che si rif eriscono all 'educazion e dei figli. Il rimed io vero e uno so,Jo, e a lunga sca denza , purtroppo! da riass umersi tu tto nel concetto : educar e, dar ,~ta cioè in un supremo sforw di scienza e di arte ' educativa, con le forze più vi.ve de lla giovin ezza. e l'es perienza di chi ha vis– suto, alle simboliche figu re del padr e e deUa made, spoglie d'ogni sentim enta lismo retto: ,·ico. materiate di scienza , di coscienza, di a ltriiismo , d ·amore. Oh noi, madri anche di fio-Ii che non sono nost1i , in.segniamo senza i1focriLi ,·eli a chi ama , a chi dovrà amar e, che la creatura dia noi concepita in un mo– mento di gioia , è deposito sacro nelle nostre man i, e non si può bollar la di sventura a l– l'a lba della sua giornata senza cal pes tare il d iritto e l'a more; e senza macc hiar si di quelle colpe che il mondo tr ascura, e .la co– scienza non assolve. E non cunam oc1 della canea che ci lat.rerà intorno, a difesa del– ! 'oscuranti smo demolitore, che sto rpia scien– ze e coscienze. sospingendo l' educan do fuor della Yita . Luce. luce intorno agli augu sti mister i della procreazio ne, luce sulle sue gioie più pure, sui doveri, sulle responsa– bilità , sui pericoli. E se q uesta luce ne ri – velerà d!ebolezze e piaghe , ben venga la luce! Noi Je cureremo imped endo finalmente cos, le cancr ene, fa; orite dall'oscmi tà e da l si– lenzio. . E mi fermo un momento ancora sul ri – spett o al talamo che si suole invocai-e a so– stegno della tes i del libero amore , dando - spec ialmente nei riguar di della donna - co– me conse,,"llenza dell'a more mort o la ... pro– stituzione; Per ca rit à , non larvia mo di paro le grosse le nostre debolezze! Non per questa strada entra nel ta lamo nuziale la prostitu zione. 11 rispetl o di se stess i, la digrùtà della lita , la chiara cosci enza d 'un superiore do vere ver– so la fami glia in gene.re , v~rso i. f~ i ~n ispecie, sa lvano i ·nost11 sensi ed 11 nostro pensiero d'al cont atto col fango, anc he quan – do di fra i due coniugi sia esulato l'amo re. Gli onest i mi compr enderan no. E qui ri peto agli educato 1•i (educatori obbligati sono tutti gli adu lti il vecchio app ello. 9he - non pri– ma e n on sola - lan ciai g1a attra verso a l– tre' colonne, soste nuta , se non dal l' au tori tà della voce dalla serietà dello ·scopo : Elevat e la donna! create la compagna dell'uomo, sfatando la leggenda della donna .- regina: (anche la stori a ha le sue ingenue iron .ie d1 lin~uageio !) create la madre! Mett ete a pro– fitt~ dei°bene comune le meravigliose facoltà d'intuizione, d'az ione. cli perseveranza della rlonna nuova. cenerentola tuttavia della ci– viltà odierna, - che gli avi tra scorsi ci mostrano -felice pri gioniera in seriche vesti, tra luci e fiori , cullata da lle note dei clas– sici liuti , splendida fra ori e tesori , bellis– sima. Ma oggi il vento della realtà ha d is– secca to i fiori, sciup ato gli orpelli, fugato nei musei i sospir osi liuti , sostituendo_alle loro lan°u idezze per late il vag ito dei bimbi . il frago?e dei' nostri produtt ori di ricchezza: il rombo del can none, e scopren do sotto ogn, splendore una ca tena che pesa. Pr epari.amo la donna libera e cosciente , non dei dmt t1 soltant o. ma anche e sopr atutt o dei doveri , nell'esercizio dei quali unicamente s'affe rma il diritto , che gli uomini pot ran no conten– derci, ma che la giust izia delle cose comun– que ci accorda come una forza 9a. far valere a nostro beneficio. E le le,,agi di libert à bal– zera nno sponta nee e irresis tib ili - imp o– nend osi - daLI'equilibrio delle forze, da Lia robustezza , Lela coscienza e del pensiero , da lla par tecipazione della 1Jreziosa for-,a femminile alle atti ve batt agl ie sociali, (che da nno scienza e coscienza , colore e dignità) da tutto quel bene che vedremo sorgerci in– tomo per la gioia, degli' altri e per la nostra g ioia. Poichè 11011 si può esse re infelici. in mczw ai felici crea ti dal la nostr a rett ttu – dinc, da lla nost ra illuminat a attiv ità, dal nostro amore;, a nche se qual che segreta tra– gedia del cuo"rc ne renderà in qualche mo– mento meno ca ro l' ademp imento del quoti– diano dovere. E non se ne paventin o tr opp o le oonsegue nr,e. Anche lo sp irito ha le sue crisi che, pur turb a ndone tempora neament e l' equi libiro non compromettono affat .to l'eco– nomia genera le del morale orga nismo u– ma:no. Il segreto della vitto ria sta tutto nel fatt o edu cativo che mette in valore tu tte le forze , crea ndone l'C(1uilibrio e la res istenza . Ma tanto dolore verrà ancora seminato e nu – tr ito intorno a noi da lla debolezza di coloro cui la vita reca insoste nibile car ico di aspri ,lol'eri, - e vi sarà chi cade e si 1ia lza , r r hi no n si ria lza p iù ! Ma è la stori a di tutte le redenzio ni. Ogni forma di vita si per fe– ziona attra verso una inesora bile opcrn di sPJezione, che ne a«sir ura la con tinuità , il ri nnova mento e il pro gresso. Noi edu ca tori . intan to, tendi amo la man o alle generazi oni d10 s'a ITacc iano a lle porte dell'aYVenir e, e so!Triamo un poco con e, ,e, compensa ti da l– la certezza d'a ccorc iar loro il cammrn o .ve,– so la mèta : Quel po' di sofferen,a che c_i sa: remo volontariame nte dona ta si riflett.era sm futuri come una buona Juce d 'ese mpio che r·, oltre la morte , gui dand o, protegge, ndo . 0'11, gli uomin i possono ben. dila~erar si fra loro in una furia devast atn ce d od io e eh san g ue che sconfess a le leggi d'i n~tura . e le final ità dell' umano pr ogresso : puo bene lo spirito del male abbatte rsi violento sull u"!?– nità ten tand o cli soffoca.m e il respiro ! L a– more, la forza unica destina ta a portare l"uomo a ll'apoteosi della sua. 1st·ande= ha in sè la persistenza indomab ile del la fata: lità ecl il suo regno è certo . Lo sente ogg, p iù che mai chi muore prima .della sua se– ra, ne affrella ancor più l'avvento col r:nuto as petto del deso lalo dolore ra ccolto chi re – sta col vestito abb ru nato e ,I pensiero smar – rito a cltiedersi perchè 1,li uomin i non si sie– no amaci pr im a. ADAl,GfA B REVIGLIERL Contro i battaglioni femminili della mo:rte (genosse). li socialista russo W. Petrovic (Bo– goliuboff) pub blica, in una lettera dal fro~te, una viva protes ta contro l'ag itazione, che s1 va fa– cendo ora in Russ ia 1 pe r arru olare anche le donne al servizio militare. In nome dell'umanit à - scrive quel compa – gno - levo la mia voce contro l 'arru.ola_mento di donne, contro la creazione di battaghom fe1:1- minili della morte. Se finora la guerra ha chia – mato le donne soltanto a opere di carità sui campi di battaglia, dovremo noi, ohe lavoriamo per la ipace, invitar ora le .donne a collaborare ali 'ope ra della morte? Non ,basta creare soltanto !e p remesse econom iche e sociali, .che rendone imoossibile la guerra come tale. Bisogna anche ed~caré la ,psiche degli uomini in questo senso . Lo facciamo noi, portando la pazza ubriacatura di sangue nelle file delle donne? Nella g~erra si abbruti scono i costumi, nella guerra gh uo– mini diventa no bestie. Nessun a gue rra ha finora infirmato questa verità. I difenso ri del <l'iritto delle donne alla guerra, tutti coloro che salu– tano questi H battaglioni della morte n, trove– ranno certa mente esem pi nella storia per soste– nere il loro pun to di vista. M.a la rivoluzione russa non ha scosso tutti i popoli, appunto per– chè, nei giorni di sanguina ria pazzia, essa splen– dette come una nuova stella ali 'oriente? Male finireb be la nostra rivoluzio!le se , come :,rim o punto della dichiarazione d'ei diri1ri della d~nna , proclamasse il diritto della donna a partecipar e 2-!la sanguinari a orgia dei popoli. Una conferenza dell e donne socialiste II e( Socialdemo krat" di Stoccolll!a ·conferm ~ che il Comitato delle donne socialiste svede 51 ha ind etto per i gior n i 16, 17 e 18 settembre una conferenza di tutt e le socia liste, co~venu – te a Stoccolma , per tratt a rvi i problem1; !em– minili attuali, e, n.l caso pr end ere J)OSlZIOne rispetto ai deliberati della confere nza gene – ra le. Voci dalle Officine e daiCampi Ca.ra Lib era. Ascolt ami: ho una figliuo la di dic ia..sseUe an– ni, è onesta , atti va. Ecc o, di l ei non ~olrei d.m.1- vero l ament armi se fosse me n vanitosp.. Ma . vw· troppo, i p.-0chi soldi che si. tiene_ del. suo gua dagno Li sciltp çz.compr0:n dos1. .Pe~h~et~ ca– ri chi di l1istrin i, anell i e cw ndoh d:i simil or?· pi:.:. i na stri. Mi ri nc resce, tem-0 si svolga m lei un caratte re •frivoLo, e perciò la rimpr overo. Sai che mi rispo nd e ? - Mamma, all ora, anch e voi socialisti fa tr. come l e bacchett o 1 ne cattolic he, volete che . ri.– rwn:. ia mo a /utl-0 ciò che di buono h,a la vita. che ci ri.duciam o a ma cchi11e da lav'!ro ! . Temo ques te con.si.derazioni di mia "(l.gha . eppure, in. fondo al cu,or e n on so· darl e to-rto. Che ne pen1i·i tu , co mpag na cara ? In attesa ti sal11,to. Aff.m a Elsa . Cnro., ugg·i0 . 31 agosto 1917. Elso. cara compagna, Anzic.hè Libera ti 1·ispondo io, Seren a.. Gia mi ,chi am o Serena '})€rahè ho nell 'a.nimo mo l– t-0 azzu rro, azzu rro che add~lc~e i ~nto~n~ delle cose, e dà t.ra1---pa..re-r1rt..c lien a. ce rh gr1g 1 sconfo rta nt i. AscolLa.m..i: qiu.arndo a>asso ,per la. via e os– serv o le n ostr e gio vani lruror atri ,ci vestite di seta, con certe sca rpe ch e costano parecchie ofornat e di lavoro, quando le vedo passare iÌarì , ele,ganti e 1 pens o alla trag ici.tà d~ll 'or a pr esente, mi chied o: ma. queste g1ovo.ni ~on senton o nel cu01rc l'eco straziant e delle gnd a di spas imo di eh.i mu or~ su i pi-ossimi, e_ sui lontan i ca.m:pi di •ba ttaglia? So no cosi 1nco– f-cien ti da non· accorgers i dei vuo ti che si fan . a.o ne lle file dei viventi ? Out?-5to mi chi.~o-go con angoscia; m a, come ti d1s..~i. mi citia mo Serena. e ,penso subito: ma il diMtto nll n. vi – ta ? esse, le nostre giova ni. la.voi an o dalla mat.tinn alla ser a in. stabilimenti dove il rom– ho di cento ma.crhin e logora i loro delica ti neni femm inei. Di ri torno, a cas a, non li a.tt( ':;nde un quieto, el~ antc salotti no, ma il pianto dei frate llin i, delle sore lline in un 'un i– ca st.-'l..nza., li attend e la mamma buona. ma qua.si som-pre imb roncia.bi. . mal con tenta o stan– ca d('lln. vita ed ecco , allor a, pover e figliole, che de.bbon o cn ca rc il confort i) delln. vit1-, la. poesia in uno. cam eret ta ele1sante, in un ni n~ no1o di f--imil oro. Hann o to rto? No ! E: hen e que s to? ~ o t E all ora ? AJ.lor-1 la conclusione ne llo. prossirn.a mia.. A ri veder ci. Serena.

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