La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 11-12 - 24 giugno

1>ersi uomini, e imparammo a distinguere il bene dal male, il vero dal falso. Nella « Russkaia Misi » (li Pensiero Rus– so), di ma rzo 1888, ess i des cl'ivono l'efiett o mora le ~i « buoni lib ri » sugli opera i nel mod o seg uente: $ ai passavamo le giomat e e le serate di Jesla a leggere buoni libri. Sotto l'impres– sione della lettura iioi ci separavamo con ./.' animo sollevato e dimenticavamo per un -istante la triste sorte dell'operaio, la sua f rifa cione dei propri diritti e la sua degra– .dazione. Noi e i nostri figli ci esaurianw ~1e/le fabbriche e nelle offì.cine, ma la fede a/ bene ed al vero non d lascia, allevia il nostro cuore tormentato e sveglia in noi la "perm1za di wi migliore avvenire. Nel mat– tino successivo a tali sera.te noi andiamo al 1avoro con lieto coraggio, perciocchè tutto .è chiaro ed intelligibile imwnzi a noi. ma ~ 'impossessa rii noi co11temporm1eamente un .,entimento di compassione per q11ei compa– gni che vivono ancora nelle tenebre e nel- 1'iq-11oretnza. « l se,,<>uent i fatt i ,provano che la S\am,pa d i scart o fonn ò sempli ce.mente un grad ino pr t.'limina.r e alla lett ura seii a. non già sol– t ant o .per natU1-e elette ma. alt .resì per con– sid erern li ma sse rli pop olo. Circa trent 'an ni fa.. dice occa si onalmente il nostro cele bre .poeta L. Tolstoi. in tut to l' impe ro russo_ non ,c'erano se non poch e diec ine d1 m,ghaia d1 -persone che sapernn o leggere e scriv ere in :2'elleral€. Quant o mesc hino dev'esse re st.ato q uindi allora lo spa ccio cti scr itti dei nostri ol assi ei e il num ero degli abbona ti a gior– nali e rivist e! Ed or a noi vediamo che le -0pe1-e di Tolstoi nel solo_anno 1887 sono sta : te pubbli ca te in un ' edi zione collettiva d1 cir ca sett ece nto mila ese mp lari. « li dra mma del lo stesso aut o re: Il potel'e .t elle tenebrP, uscì duran te d ue mesi in cin– que edizion i e fu ,·endut o ne l cors o dello ,stesso anno i 8S7 in circa centomil a ese m– plari. 1'iel medes imo an no_uscirono le opere -ffi Pu scb kin (3, nei di, ·ers1 ed,t on d'elle stes – se in un numei ·o di qu asi un mil ione e mezzo di e._semp tar i. La medesima te ndenza mostra la domanda progres sivamente crescente delle opere d i Turghen jeff, Gogol , Lerm otow , U– soensk y \4 . ecc. · " Un analogo aumento de l num ero dei let– tori si può constatare an ch e re lah vamente alla stampa pel'iodica. Un gio rn ale illuJt ra: to . la « Niwa " (Campo di frumento) (o\, e stampato in cent otrenta.mi la ese mp la.11, _le g~ zzette pro,inciali aume nta no _d1 an no rn ann o e il num ero degli abbona ti tan to alle Tiviste scientifi che, letterari e e politiche, iJUUnto al tres ì ai giornali deip _rincipa l_i cen– ·tri urb a ni cresce con ra-p,cbta Yert ,ginosa . l i numer o dei lettori è nat.ur al mente molto m aggi ore di quel lo degli abbonat i, poichè gli operai di molt e fabbri che locano a pro: ;pri e spese sale comuni d'i lettura do·,-e s, t.rova oo le opere sce lte di scritto ri ru ~si, h– br i popo lar i, peri odici e giorna li . Qua _e la 0 li st ess i impr enditori furono determmat , dal lo stimo lo di coltura dei loro operai ad i stituir e camer e di !et.tura nelle fab brich e. -Va da sè che gli oper ai pagano le contl'ib u- -zioni mensi li per I" uso de i libri e dei gior- nali . La colossa le imp orta nza d·i questo fatt o sarà in grado di ap-prezzar la solo ch_i ha. un_a idea degl' immensi ostacoli ammim stralm – poliziescbi coi qua li la sta mpa e la coltur a popo lare derono lottar-e in Russia ad ogm passo. " Il movimento ora schi zza to non si esten– de soltan t-0 al le grandi città, ma ab bra ccia .anche la popolazio ne agr icola. \1a m qual senso sieno tr asc inati gli ope ra.i urbam da que sto movimento si mostrò già chiaram ~nte -nell'indiriz zo che un gr up po d1 proletan d1 P ietrobu rgo inviò a.Ilo scl'itto re Schelgu – noff (1), m orto l'a nno passa to, dur ante la sua inf erm ità: Voi foste il primo - noi leg– ciam.o in questo indir izw - che occennaste Jiua misera condizione delte classi lavora– t1ici in Russia. Voi vi siete sempre sforzato -di spiegarci le cause che dànno al governo ed -ai capitalisti la possibilità di opprimere qli operai e d' incatenal'li con catene di f erro. " Rileva no inoltre gl i ope rai che Sche lgu– no ff des cl'ivendo nei suoi lavo ri la condi– zion ~ le lotte e le acq uisizion i dei loro fra– te lli ciell'Eu ropa occ identa le, most rò con ciò anc he ai pro letar i ,russi la r ia della loro eman cipazi one. E' diven talo ch iaro a i pro– letari rus si che anch'ess i non devono con– ta re in nPSSUfl aiuto e.rtraneo e possono mi– gliorare la loro condizione solo con la wo– prio forzo. Forse nè voi nè noi vedremo il t empo agognato. Molti di noi _cadrann~_forse .wcri fì.cati nella lotta, ma ci/J non c impe– rlir ò di fare semw e nuoi'i sforzi per rog– giunqere il nostro scopo. " E' molto caralte risl iC-Oper l'istinto di cla,se - forse anche per la co~cienza di classe - dei lavora tori ru ssi il modo con cu, essi riassumono i meriti di Scl1e]gunofT con le seguenti paro le: Voi avete ade,mpiuto al i,ostro compito mostrandoci « come " do/J– 'biamo 1oUare ". LA DI FESA DELLE LAVORATRICI La Difesa detze Lavoratrici v-uolc an •er– tire le compa g ne, che, come la Russia nella sua sec olare lot ta eman cipa tr ice fu gui data, specie nell' ultim o quar to del pa ssato secolo, clag li insegnam ent i delle più pr ogrn<lite n,a. zioni del,l' Europa occidental e e pr incipal– ment e da quella Tedesca ,· così oggi quest e devono appr endere da quella . « Una naz ione può e deve imp arare da un'al tra na.z,ione », SCiisse Marx nel suo Ca– pitale.- (1) Silin, propriotario della Casa Editrice, una delle ma~giori in Russia. (2) Popolarissimo scritlore russo. profondo cono– scitore della vita del popo lo, specialmente dei con– tad ini. (3) Celebre poeta russo, vissuto nel p1·incipio del secole XTX .. Por le sue idee fu perseguit ~to dal goYerno di Nicola I. (4l Gogo l, celebre scrittore. auto re dell e ,.Anim e ~c:;;;~-~j::t:~b;;a~ 0 o ~er~s~/:Ok/nii~r;~r~l~rJ:~ tali ruS!:li,- I,ermotow, poeta dell'epo ca di Puschkin. (5) La parola russa m'roa significa un campo di frumento maturo o presto alla maturazione. .,rr~6~ Cr·tico E!_ pubblicista di grande popolarità. negli anni iSSS-1800. PER ESSERESOCIALISTI (Dall'Eco del Popolo di Cremona). Per esser e socialisti, o compagni, non basta prelevare la tes.sera e pagare le quot-!. ma bi– sogna altresi esplicare la prop~anda delle -pro– pr~e idee. Per essere socialisti si deve partecipare at– tivamente alla vita del Partito, presenziare alle adunanze e.d aJle riunioni, promuovere le ini– ziative che si ritengono utili ai fini della nostra causa. Per essere socialisti bisogna combattere la ignoranza del popolo favorendo la diff.usione del libro e del giornale ed inoltre procurarsi una coltura che pennetta di validamente ado– prarsi aila lotta ,per le nostre i<iee. Per essere socialisti si devono amare i com- 1pagni di fatica e non rubar mai loro il lavoro, rispettare chi dedica la sua attività e la sua in– telligenza per elevarci, saperci imporre per onestà e moralità al rispetto di tutti . Non si deve mai negare il concorso alle ma– nifestazioni indette da.gli e·nti diretitivi delle or– ganizzazfoni di classe . Si deve fuggire la beltola e -preferire alla gozzovigli~ gli ahi e nobili godimenti del cuo– re e del! 'intellett o. Gocare di interesse è co– me nubare il denaro al prossimo. J dover1i verso la famiglia vanno osservati scrupolosamente. Fare del bene ogni volta che ci è possibile, combattere il male ovunque egli si trovi mai tradire la 'Voce <iella coscienza . cosi, co~ agni, bisogna comportarsi per essere veramente socialisti ! M. P. Per Ire secoli la Spagna attese a vivere sulla conquista, sulla forza delle sue armi, e in tal mododivenne d'anno in anno più povera. E de– cadde. La sua rinascenza sociale moderna data proprio dal giorno in cui perdette l'ultima delle sue colonie americane. NORMAN ANGBLLl. UNBRANO DI VITAVERA Seduta xli fronte a rui, con la testa .bionda tra le mani, ella parlava. Voleva essere calma la sua voce, ma in quando i•n quando smetteva per ,riprendere subito dopo con la voce più ferma, ma dolorosamente t-riste. << Sono sodal ista e tu sai quanto ·sia sincera, con la mia libertà e la mia .franchezza non avevo amato mai nessun uomo e nessun uomo è sta– to mai innamorato di me ; vivevo contenta, se non felice, mettendo tutta la mia gioventù e ha mia attività a •profitto di quella causa santa per la quale viv o. Venisti tu, eri ,bello, giovane e solo qua, dove t'avevano mandato 1e persecu– zioni de' nostri avversari ; mi hal detto, dopo, che mi amasti subito ed anch'io ti volli bene eppe11'1Ii vlcli e ti conobbi. Dici ahe l'amo– re è libero e non sta sotto nessun giogo, ma se io a-vessi sa-pu,to che tu avevi moglie e quattro figli, non avrei fatto sì che il mio amo– re nascente e timido si mutasse in ,1.mapassione veerne.nte com'è ora; avrei sofferto -un poco al- lora e con due lacrime avrei lavato I mo cuo– re da ogni macchia sozza.. Ora non più, 'asporta– to va il mio cuore per obliare e sono tre giorni che non h opace. Perchè non dirmelo subito? Perchè fingere tanto fino all'ultimo , e all 'ulti– mo, quando non ti era ,più possibile tenere il se– greto, dinni che -aveTI moglie e dei bimbi, ma ceh a~resti lasciato tutto se io fossi venuta con te, lont.ano, .in un paese ignoto a tutti? È cosl basso dunque il concetto qhe ti fai di me, di tutte noi donne socialiste? Crede v'i tu1che l'amo– re ,potesse formi ,dimenticare tutto ciò ohe c'è di bello nella viia ? .Ma sappi, socialista da burla, che al disopra dell'amore e dei dolori personali . cr sia il sol-e fulgidissimo che deve risca)c!are il mOn'.do intero, e per questo riscatto tutti dobbia– mo lottare, senza paura e senza timori, con la testa alta e jl passo franco, e avanti di metterci in cammino dobbiamo essere sicuri che il nostro cuore sia fermo e non ci tradisca come ha fatto a te. lo procederò per la mia strada che avevo credurto di continuaer insieme a te, e il socialismo mi avrà attivissima come prima, pjù di prima , perché ho capito elle non soltanto te coscienze delle donne vanno rifatt e e purgat e. ma anche e forse più quelle degli uomini che per un capriccio dei sensi ,tradiscono quell 'Idea– le a cui si sono votati. Ora va, a casa tua, da' tuoi bambini che hanno bisogno di te per vi– vere, va da tua moglie e carca di portarla al no– stro grande Ideale- Vooai quante gioie ne rica– .verai ; e quando s~prò che essa è di,venuta la tua compagna veramente per la vita, allora ti perdonerò <li avermi fatto tanto soffrire )l . L 'uomo si era alzato, e come era venuto pie– no d'entusiasmo e di speranza, così se ne anda– va via abt>attuto e sta nco, conscio dell'abisso in oui era cascato. La donna lo guard ò a lungo, e quando non lo vide più, due Jacrime, lente, brucianti, le riga– rono ~I bel viso bianco; ma fu un attimo, e, al– zandosi di scatto, prese un garofano .rosso che avev,i sul tavolo, e dopo a,verio odorato, disse /orte: « Il Socialismo Mn deve arrossire dei suoi discepoli >). S?BRANz;,,. Federico 1\dler Pure a giorni uscirà in opuscolo della noslra Libreria: LA PROFESSIONE DI FEDE DI FEDERICO ALDER DI FRONTE A' SUOI GIU0l~t col ritr atto del sapiente ed intrepido compagno 1 la cui grande?z:1 immortale. ci sfugge, perchè siamo troppo vlcm1 alla sua vita. magna– nima. Inviare ordinazioni ed importo alla Ammiui. straziane dell' e Avanti! •, via San D:uniano, 16 ìllilano. fllledonne diSardegna A Cltiarina Garbini Sembrerebbe che in Sardegna ncm esistesse– re delle donne. Mai giunse a noi l' eco dell 'agitarsi e dell 'or– ganizzarsi delle proletanie per la conquista dei diritti conculcati, per contrapporre nella terra sard,i • tutti quei castelli e a tutte quelle chiese ohe sono l 'espressione tangibile e vivente del– ! 'aggressione feud,ile e dello sfruttamento re– ligioso , le nostre Sezioni, le nostre Sezioni, le nostre oase, fa nostra coscienza soci.al: ista,. Noi udiamo le donne sarde focorare i loro padri, i loro mar,iti, 1i loro figli, i loro fratelli · nel! 'aspra lotta che quotidianamente le classi proletarie devono combattere contro il capita– lismo ancora, in Sardegna, al primo stadio del suo sviluppo e appoggiantesi ancora sul\ 'igno– ranza delle plebi incoscenti, sul! 'usura e sul confessionale. Noi vediamo le nostre donne. le donne belle del Camvida110 o cli Gc,lluno, della Barbagia o del Lugudoro, ribellarsi contro tutte le ingiusti– zie sociali, che fanno di questo mondo un infer– ·no, e venire fra le nostre file a serrn.rle sempre mag,giormente e a dncuorarsi rlell 'aspre lotta, a lenirsi i dolori e ritemprarsi le forze. Al contrario le vediamo ancora, ipovere -vit– time della superstizione e dell'ignoranza, trat– tenere i proprii cari che, aperto il cuore al nuo– vo -verbo della redenzione '1.1100.na, l sociatn– smo, si recano nelle sezion~, nelle leghe a di– scutere di come r.end·ere meno gramo -il pane per i loro figli, a prepararsi e a invocare una. umanità migliore <li pace, di ,libertà e di lavoro in cui J fratelli Si amino a vicenda e il loro airnore .fondano e ritefT\Prìno nel lavoro e negH agi comuni. No,i le vediamo accorrere numerose alle pre– diche settimanali del curato che <lai;,ulpito chia– ma J socialisti malfattori e minaccia contro di foro l 'inferno. ' Ma, o donne che ve<lete i vostri figli chieKlerci i.nutilmente del pane; o sorelle di sventura che vedete abbartOOnate dal sign"rino dhe vi aveva attratte a sè coli 'amore sulle labbra soddisfa– cendo le vostre ambizio.ncelle di donne, ni-nnoli e che poi vi ha vilmente tra.dite do.po avervi reso madri e vi ha lasciate in preda alla mise– ria e alla ver.gogna sicura, per cui in nome W ~na mo.ralità falsa vi vedete chiuse tutte le porte m ~accia come vergognose colpevoli, mentre non siete che delle vittime; o donne che pas~ sate la vostra giovinezza nelle campagne con la schiena rovinata per il continuo curvarsi• che fin dai vent 'anni siete avvizzite; che a q~anta sarete già invalide ; e voi che passate' la vostra giovinezza lavorando al sughero per poohi cen– tesimi, o sugherine di TemJ:,,fo; tutte, insom– ma, o l!avora-trici e mogli di lavoratori sar.di dite a tutti se la vostra vita non èun inferno !..'. -E a ohi vi pr_edica la rassegnazione, dite che la sua non è che menzogna , che Cristo ,voleva che tutti avessero il loro pane quo– tidiano e che tutti fossero ug.uali e stretti da un vincolo comune d'amore. Cristo e iì pa:cfre Giu– seppe erano falegnami, gli apostoli erano pe– scatori che ,vivevano col sudore della loro fron– te: .i preti invece non lavorano. Cristo è morto •in croce per aver lottato in nome della giusti– zia contro l'ordinamento soci~le, i ,preti, inve– ce, sono sempre coi potenti. O donne di Sardegna; venite con noi. Venite nelle nostre legh'e 1 nei nostri circolii: traverete dei fratelli ohe si interessano delle vostre mise– rie, che vi predicheranno non la rassegnazione contro l 'ingi.ustizia, ma la certezza che tutto ciò deve un giorno ,finire e che rln ,un non lontano domani la donna non sarà più sfruttata nelle ol– eine e nei campi fìn dai suoi teneri anni, essa non sarà più oostretta a quell 'ignominiosa ricer– ca dei marito a cui è spinta d,illa lotta per la Yiita; finirà di vendersi e di essere cons~d:erata come uno strumento di piacere od essere de– stinata a servfre . Noi vogJi.ano la donna capace di bastare a se stessa e perciò libera , fiera, n– luggente da ogni contrnsto che assoggetti it suo corpo ed avvilisca I-a sua anima. Asoolte:rete voi, o donne sarde, la mia voce? Io spero che giorni miglio~i vengano iper la mia isola, e voi finirete di aver paura dell 'in– ferno e del socialismo e verrete a noi insieme ai vostr.i uomini. Venite. Noi vi attendiamo fidenti. Qual gior– no di festa per noi e per il socialismo! Non sarà più lontana l'alba radiosa della re– den?ìione umana. I bronze i squilli <iel!e ~ostre vecdhie campane annunziera nno alle genti la pasqua di redenzione. G1USB-PE Sorn, u.

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