La Difesa delle Lavoratrici - anno VI - n. 11-12 - 24 giugno

L\ DIFESA DELLE LAVORATRICI che , si accostano al nostro partito, offrono esse stesse ta materia prima e viva detl 'cinsegna– men.to che si riferisce al crudo vero. Quel sen– so di responsabilità nuove e nostre le trasporta a noi . quello che uscirà dalle labbra di una donna, se lo sresso ,bambino è così attento , ~a delle os– _servaz.ioni così fresche , lkute ed original i che qualche volta c 'investt.,no di pura meraviglia ri- LA FORZA DELL' ISTRUZIONE Assoggettandole ad una educazione da edu– candato proetario, se pure gioverebbe alla' edu– cazione nel senso ,particolare, diminuirebbe nella sostanza quella forza di dignità , di re – sponsabilità che le spinge al fianco dei compa– gn i di lavoro e che generalmente è invece il cent ro de bole ed oscillante della loro persona polirico-sociale, . chiamandoc i ad ,un 'ingenua filosofia della vita che è la più vera, ed avevamo dimenticata. Cosi il vecch io ha sen tenze preziose 1 e 'Una età e ospicuo lascito - L'esempio dei russi. Invec e l 'intell ettu ale d 'ingegno che sa e può farlo , può aiutare l 'evidenza della verit à socia– listica affinchè bai~ dalla scena sconvolta 'della umanità. con tutti i suoi scultorei insegnam en – lli di determinismo economico : il proletari-sto già da sè !a vede e la sente, e ,per questo si av– vicina . Come oggi mai più 1 ·occasione sarà pro– pizia . Zibordi e Corso Bovio ·l'avvertirono e ne consigliarono . Ma questa è opera di ogni con– sesso socialista . di ogni giornale, di ogni di– scorso. Qui non è quesrione di circoli educa– tivi. di gruppetti , <l'.i lezionci'ne . E opera socra– tica. è metodo educativo da adot rarsi da tutti i giornali. Roberto Ardigò , nelle sue tt Massime di1at– tiche n dice : <( Anzi, importa assai che si osservi, non nuocere punto, rn.a invece giovare assai al! 'in– segnam ento , se al fanciullo si presentano per anticipazione anche delle cose che S-Olo in se– guito potrà capire a fondo. Ciò, la falsa peda– gogia oggi prevalente . dice essere assurdo e dan noso. E vorrebbe che neUe scuole si pro i– bisse . Ma è come .pretendere che ad un Jan– ci-u!Jo non fosse permesso di vedere il treno de lla ferrovia colla macchina ,a vapore che lo trascina , prima che la di lui istruzione non sia arrivata al pun:o di capire in tutto e per tutto Ja struttura meccanica e la ragione fìsica della stessa macchina a vapore H , Ogni organizzazi one socialista deve essere a fondo di circolo educativo: questi gruppi stessi lo sono. e solo resta a sanzionare il loro as– serro nel partito come fosse ro sezioni maschili . C/u, importa se qualche donna proletaria uscirà dal Partito? Questo non dipenderà da mancanza di dot– trina : non sono stati del resto, fra i più .. dot– trina-ti coloro che hanno disertat o le nostre file? Si ha paura che le allieve fuggano spaven– ta.te. Ma questo dipende dalla maestra . tt Dif- 6cite arte: difficile commettere l'intelligenza t>rop-rta con quella del giovane, tessere a due . Nè codesto può il maestro imparare da manu"a– li, da regole , da metodiche , nè dalla stessa espe– rienza se un certo isrinto della mente non I 'aiu– ti, e una certa del.icatezza del cuore )). Sia fa scuola dunque nelle assemblee dove i fan i vengono portati nena loro inte rezza e an.alizz.a.ti òall 'anirna colletriva , e da ogni sin– golo e vario. temperamento e intelletto . Le donne colle donne stanno più bene nel senso confidenziale. ricreativo, privo di sforzi per superare se stesse : ma esse si specchi ano e si risp_ecchiano e ripewn o ali 'infinito loro stes– se, come la bertuccia nel vetro infranto , o co– me nei gabinetti dei ciarlatanj il giuoco degli specchi . I giovani Coi giovani.. meno male, ma vi sono degli uomini di ingegno che disapprovan o e vi sono dei giovani soci-alisti stessi , anche bravi , che fanno delle riserve. Pegg io gli adulti cogli adulti. Si inacidisco– no, si amaregg iano. Guardiam o la famiglia . Donne e uomin i: vecchfo e giovani. Cosi la società : così la vita. Ness uno può dire a priori ha bisogno dell'altra . · · · · · P I d · 11 . . 1 . Corre pe, g,ornaJ , una @rande notlZla, er eone u ere su a orgamzzaz10ne emm1- - t nile: queste donne , della cui educazione ci la, ques a: · mentiamo, sono uscite dalle ahiese, tut to il A Cristiania, cupitale della Norveyia, è loro essere è r,imasto isolato. la vicinanza dei- morto un riccu cuasote 1wrvegese, il qual& l'uomo non aveva altro significato che il rap- /Ul lascialo un nulwne ai corone, perclw, poo-to sensuale. Stabiliamo altri rappor ti comu- con gli interessi, si aiutino artisti· e seien– ni, la !orta politico-sociale ce ne offre la ma- zwti, o altre persune, che voytia,w fare sta– gnifìca ocças ione: l'emulazione intellettuale lii sul, sociati:smo. corregge, tempera la furia dei sens i, traslìgul'a La notizia è ct' una iJnpor ta.nza eccez iona- ed eleva l'amore. Più che mai nella vita do- le, 1perchè indi ca il rìa prin ;i (l' un era Lii vranno prendere il posto a fianco degli uomini , fer vida int ellettua lità soc ia lista. vigilando e guidando attraverso ali 'opera delle Gli studi sul sociali smo ·_ qualunque ess i sez ioni. non sepa riamolo dalle nostre più alte siano, pro O t.:ontr o alla no strt.L dottrina _ assemblee , diamo loro un posto di famigli.a, il obbligh eranu o semp re più iJ]i scritt ori ed il loro posto, nel Partito i ;;,.dlLibblico ad occuparsi del nostro movimento CRI STINA BAcc1. ìn tutt o il mondo , ed il prol etariato vi at- ================== ~ tingerà mag.gior forza e coscienza , non solo, VORREI per chè sa rà tras cinat o fatalme nte ne lla va– stiss ima orbi ta dell'istruzione. L'is t.ruzione è un mezzo pote nte di ri sca t- Sono una giovine socialista. iscritta regolar- . lo inCli\idua le e cctllett.ivo. mente a una sezione femminile. e vorrei ohe ' Gl.ì·oµerui della Russia _ne s~!10 una t~sti– nelle sezioni non si facesse solta~to ·un 'adunan- ~ mo~1a.nza valoros~ ed ~rotea- For~ la.nvo– za ogni mese O due e, anche allora.perchiacch ie- :·. luzi one russa avr~Ube ritardat o ar~cora il su~ rare un po' troppo di pettegolezzi , di amidhe, moto. s~ d<1 annt qu el_ proletanato non s, di Sl)ort. ecc. Vorrei che tu.Ile le domeniche si , f~e lai gamen te abbeverato alla fonte del- . . h. h . d. 11 ,.d I 1struz10n e. nuru~e~o per c i~cc erare s1. ma 1 q~ 1. ea- In questi giorni la Libr eria dell'Avanti!, ia te alt1ss1mo, per il quale tante donne d1 <liverc.. ·quafo dà pr V' lodev le d. . d tt" ,v si g.usti e costumi si trov,ano concordi . : ? a. ? 1 _ gran e a IH a Vorrei clhe si leggessero forte, con voce chia- - ha pubb) ica to un ·libro di Pa olo Axelrod , ra,_ .gli o~uscoli _che ci ~iguar<lano, dei pensieri una.o del, lpr11n~. ny.u'X1St1 ru ss ~ .attua lm?nte de, nostri grancl, maestri ed anche, a poco per Ccpo ee_la f1az10ne_ menscev 1k1.(moderata ) settimana, dei libri istruttiv i e, dopo letti, che della so_c1aldemocrazia ru -ssa. mt,t o lato " Al– ognuna dicesse il suo parer; e qualcuna ne fa- · la vigilia de!la nv al uz~one ~), (veli, in quar·ta cesse il riassunto in modo di esser s'cur-i che· pag. la rnbnca della L,br·ena) nel qua le tro- I h f I d. 1 . v,am o un eap ,tolo dedicato app unto a lla queMolc e du etto e is~usso, u capito .. 1 11 sete di istruir si u da parte dei lavoratori. te onne sono sinceramente socia ste; ma del suo paese. se domandate a loro che cosa ntendono per so- ciatSlllo ,_ :;;:n sopr";,no rispo nd ere. f Vogliamo ripr od urre alcuni brani: ren~r:i~ unaec:;tn na ~i v;~n:O~ u~o c:~e:~r~ ' (( Ar~co ra nor~ è ~o lto .(così scriv~va ne~ pag d pag_ ' . i1891 11 noto nrnlu:,;ionano rus so), 1 n◊s,tn sera attente per/ppren :e 1 semp re p,u, ~ n~n :" « strati co lti » rruppresentavano una specie ~7:;r7:;e ear~ue;e 0 ·tr:e con7e~e=ed~~ n~str~ ~i ~a s.i europea nell'imme~so d~serto del- caro compagno Modigliani. I as1~ ismo russo ; .e ora_ no, vedJamo come Le vere social·iste non dovr ebbero somigli,.are• qu~ deserto S i'mp1Cct0hsce ogni_ !JIOrno a certe vanesie e civette ohe infestano te no- colilestenswne -de le masse popo lan invase stre città · dovrebbero far capire agli uomiru che ~ .dal processo di europeizzazion e. esse non' vanno cercando quel merlo tanto raro tf B-as_t.a accennar~ al vasto a.ffluir p dei la- ·e desiderato che si chiama marito. voraton alle pubblich e conferenze che av e- Soffro quando vedo delle mie compagne che v•ano luogo in m olte città _su_llepiù svar iate non sono abbastanza rispettate come donne e cose, evidentemente_ ne l hm,t e tmpo st-0 dal oome socialiste, a causa della loro leggerezza . Governo e da lla polizia ;. alfa formazione d1 Per sentire entro noi ta concezione aliissima b1bhot eche e d1 camere eh lettura ne, villaggi del socia lismo. bisogna scacciare certi piccoli e nelle '?ltà eseg ui~.e di I?r?p1ia ~niziat iva .e di/erti, che pure. rendono imperfetto il morale a proprie spese de i_re latm strat i _popolar, ; delta donna. · finalm ent e aAla cop iosa vendita ct, hb11, d1 Vorrei che i nostr-i avversari potessero dire op1.1scoli , ecc. Una Casa Editri ce, per esem- di noi, « Non credevamo che soltanto il Socia- pio , Sitin in Mosca ('l). che si occ tipa esc lu- lismo potesse rendere la donna così seria e così siva.ment e dell'edizione di « sc ritti popola- coerente a se stessa )>. ri ii a buon mercato, vende annualm ente al- Una sociali sta dic iottenne. · meno da otto a dieci milioni di esemp lari di opuscoli diversi. Gli scritti des tinati al « pop olo » so no stampati dagli editori in Tutti i rapporti di pr oprietà subir ono un conJ• gran part e in ediz ioni da 20 a 50.000 ese m- tinuo mutamento. una continua trasformazione plari, non di rndo un' ed izione raggi unge la stori ca. La ri voluzi one francese , per esempio, abolì la proprietà feudale a favore della borghese. Ciò che distingue il comunismo (social'smo ) non è l'abolizione della proprietd. in generale, bensl l 'aboliz ione della proprietà borghese. cifra di 80.00 0 esemp lari. , ma dir ersi opu– scoli escono in IJ'e edizi oni durante un anno. <( Una gran parte, probabi lmente anzi la maggior· part e. cli questi (< scritti popolari •• a ppa,,•liene cert o a lla categoria della letter a- APPltNDICE Wentz el camrninaNa con passo nervo so e sta nco. Era pal lido e gli brillavano gli occhi; rdall a sua faccia conn llsa si capiva che strin– geva i denti. Passò din anzi a noi; incontran – do il mfo sguard o immobile, le sue la.bbra sot.. tili si atteggia ron o a un sorri,so forzato, iro– nico ; vas sò morm orando qua lcosa. LA GUERRA ROM.ANZO DI VSEVOLOD In com.r..enso ci occupa vamo dei nostri alfa. ti di la.miglia, di quelli del battaglione e della comp~""Il.i.a 'Più che dela guer r a. ?\ella nostra compagnia tutto procedeva cal – mo e tr anquillo, ma dai car.:ciat.ori le cose an– da vano di male in pegg io. Wentz.e l non stava ma i q uieto, alime ntando intorno a lui una sor – da irri tazione e, in seguito a u n incidente, che nepplll" oggi, dopo cinque anni non pos30 ri – cordare senza una penosa emozlon r;, il risen– mento si cam biò in vero odio. Avevamo attraversat o una -città ed ent ra– vamo in un ca.Jnf>O, dove il reggi.mento che ci .precedeva stava r.,er accamparsi. Il posto era buono ; da una parte il fiume, dall'altr a un bosco di vecchie ([Uercie assai comodo per noi. Er a quello certo il luog o di •passeggio degli abi tanti del villaggio. Era una -serata calda e tran quilla ; il sole tramontava . Il re~gimento si fermò e a.rnrrrucchiamrno le armi. Gitkow ed io ri zzavamo la nostra tenda : io pian ta,·o le pe rti che e Gitkow i piuoli - Tira JJ>iù forte, Mikailo vitch (già da pa– recchi giornf mi dava del tu). Cosi va bene! In quel moment o avvertirmn o dietr o di noi èlei suoni str ani, cad enzati , come uno sbatter di mani. M:i voltai. I cacciato ri eran o in rango , Wentzel grida – va con voce rauca e lasciava cader e rudi ma– nate suf volt-Odi un soldat o. Questi, pallid o GART S CH IN --- -- c:.r;me un mort o, restava immob ile, l'arma a.I piede, senza tentar di sott rarsi a.gli sch iaffi, e tremava tutto. \Ventze l si conto rceva, picchiando a due ma– ni , su ambe le gote. I soldati into rno erano .pallidi e muti _ Non si sent iva che il rumore dei colpi , e il rau co ane lito del capitan o esa– sperato. Provai come uno stord imento e mj mossi. Gilkow capi e si mise a tirar la te1a con tutte le sue for-u. - n.eggi bene, diavo lo po1trone! - mi gri. dò, lan ciandomi tutte le insolenze che sap eva. - Ti si sono secca~ le man i o cos'hai? Dove gu ardi? Che intere ssi hai là? I colp i piovevano sempr e più forti, il sangue colava &"11 labb ro e sul mento del soldato, che finalrnente cadd e. Wents el si voltò, dette una c,cchiata a tutt a la compag nia e gridò : - Se un'a ltra volta qua lcuno oserà turn are ne i rang-hi, lo bat terò come ho fatto ron que– sto ,ga;dio ffo: con maggior lena anzi. Alzatelo, lavategli il mu so, e 1.>0rtatelo sott-0 la tenda. Sciogliete le file ! La sua mano trem ava rossa, gonfia, insan – ·guinata. Pr ese il taiz oletto , si asciug ò le mani e si al lontan ò dai soldati che, in un cupo silenzio acca tas tava no i fucili. Alcuni uomini pa rla,. ron o a vo~ bassa , ciroond arono il ferito , to port aro no via. - Vampiro , fece Gitkow con voce IJ)iena di odio. E tu, signore. sare sti capacissi mo di im – mi schiarU nei fatt i suoi! Hai voglia di farti fucilal'e? paz ienza! tro\·erà an ch' c,rrJi il suo giudice. 0 - Gli faran no :rap porto? doman dai. - Ma. a. chi ? - Far rapporto . no ; ma. av remo bene un gionno di battag lia.. - e aggi unse qu alcosa tr a i denti. Temet ti di ca.pir e. •Lntanto Federow, che aveYa avuto tempo di anda re a informarsi d i quel ch' era successo, torn ò da noi. - Tormenta ,gli uomjni per un nonull a - ri disse . - i\lentr c si cammin a.va, quel soldato , Matittehine. fum ava una siga retta. Si ferm a– no, met te l'arma al ,piede e strin ge la siga.– r1etta lra le dita. Pr obab ilmente, iper sua di– sgrazia, se n'e ra dimenticat o. In qu el momen. lo lo ,vede \.Venl7.cl!... E una belva - cont inuò con tri stezza , ment re si sdr aiava ~otto la ten– da già oll eslila . - E badate che la siga rett.a era spenta . Si vede che se l'era dimenticata ,r,.H•I [>Overaccio ! XVIIL 11' RUMANIA. Alcuni giorni dopo arriva mmo ad Alessan– dria, dove era ra ccolta gran pa rte delle trup – pe . Nel discend ere dalla montag na avevamo vL<;touna gran pianur a spar sa di tend e bian – che. contr o cui spicca van o i !profili neri dei soldati, i pali per attacca re i cavalli , e qu a e tu ra di sc,ut o. Ma a nche un tale nutrim ento intellettm1lc opera straordinariamente inci – ta ndo, pu ò uirsi ri ro luzi onando, le nostre masse popol,u·i. L' int ens ivo pro cesso di dis– soluzi one della 1.k1seeco nomica dell' Impero dello Czar, il confl itt o sempre più aggravan– tes i nel frattempo J.ra.de nu ove condizioni di es iste nza della Nazion e ru ssa e la sua orien– tnJe orga..nizazione pol iti ca, generano nuovi bisog ni intell ett ua li e mora Ji nel popolo rus– so, susc itan o in esso una specie d'i stintiva as pirazi one a nuove idee e concezioni e lo rendono acce ss ibile alle stesse. In tali cir– cos tanz e anche la lette ratura di scad o ope ra sugli a nimi de lle cla ssi infe1i ori , in parte come una sc intilla elett ri ca che µon e di bot– to i'n agitazione tutt o il si!--tema nervoso, in part e come un lamp o che illumina improv– visamente un nuo\·o rasto or izzonte. In mi– gliai a P m·igliaia dì lettori qu es ta stampa eccita se mpli cemente una brama di nutr i– mento ,più vigoroso e un 'a:ppassiona ta aspi– razion e alla sodclisfa.zione di qu esto biso– gno. « Crune illu strazi one cli ciò pu ò serv ire la 'seg uente lettera di alcuni operai al not-0 sc ritt-Ore demo crat ico Uspensky (2). Essi gli indirizzar ono questa lettera ne lla prima .vera del 1888 in occasione della festa giubi lare disp osta in onore della sua r enticinquenne attività lettera ria. Essa era .sottoscritta da 15 firm e: (f Uomini srn<>a r;uor(', dolgonsi g.ti operai nel loro sc ritt o. ci umiliano e ci disprezza– no, ci ccmsideranocome « popolo stupido " e ci descrivonoint.emazionalmente come pol– troni ed ubbriaconi. Essi giudicano su noi da ciò che eravamo in tempi già decorsi an– cora prima del(abolizione della servitù e credono che noi, al pari cli !1Jro,non ,;i sia– mo m.enomamente cangiati. Essi rcdon.o in noi sordidi lavoratori, ma è omai tempo che essi cessino dal considerarci come un qreg– ge incosciente e di affermare che noi siamo incapaci di comprendere la verità, che noi non abbiamo bisogno cli coltura e di buoni idonei libri. « Nello s01itto. narra Uspensky, gli operai si do lgono molto meno de)la lòro miseri a mat erial e che della ignoranz-0 inte llett ua le e mora •le delle clas;i lavoratrici nella loro lotta contro la propria ignoranza. Noi rum aveva.mo nNstm'idea, dic-0110 gli autori de lla lett era , dell'esistenza di Ubridiversi da quel– li che ci venivano offerti a poco prezzo da– qli spacciatori sul mercato. Noi credevamo alte decantazioni degli spacciatori, ma dopo che, in opposizione alla letteratura di scarto n buon mercato, abbia.moconosciuto buoni libri e ci siamo sviluppali-un poco, noi os– sNviamo con cordoglioquanto grande è an– cora il numero clèinostri fratelli che si con– tentano di tali libercoli. E quanto durò a lungo, quanti dei nostri migliori anni pas– sm·o,w invano, finché noi stessi, coll'aiuto e/ella nostra intelligenza, animati dall'ispi– .ndon e all'evoluzione, qualche rolla (!) an– che col mezzo cli persone benevole, ci siamo prowrati quei libri che ci aprirono gli oc– chi e ci mostmrono luce e verità. Noi ab– biamo imparato a ,·i/lettere sulle, nostra vi– ta, sui nostri compagni e sulla vita !li di- là le file scintmanti di cannon i di bronzo , di casson i e di affusti verdi. ln città passo.•v,ano gruppi compatti di uffi– ciali e di salda.ti. Dalle finestre aperte deo-li alb erghi uscivano mel odie nugheres i mono'to. ne, corwersa.zion i animat e. I negozi erano pie– ni di avventori rus si. I noslii soldati. i rume – ni, i tedeschi, i ,pola cchi , non riu scendo a in– tend ersi tra loro, gridavano a squarciagola. e a ognj ,passo eran o discussioni sul valor e del rublo di carta. - Scosla\e yi! Lasciat e libero il passo; eoco un gene ral e. _Un generale gi ovan e e d'a 1ta statu:a, in u– niforme scintilln.nt e con gli stiv a.1 l 1i e un fru stino al collo, attraversa rap idrunent.e la via . Gli tien dietrn la sua ordina nza, un i}..icco– lo as iatico in vesta glia colorata, con ui: tur– bante, un gran pug nal e e una ri volto' ':'\ o.Ha cintu ra. T1 genera le a. testa alta, guard a con aria sodd isfatt a i soldati allin ear si al suo 11assng– gio, poi entr a nell'alb ergo, dove Ivan Plato. nitch, Stebelkow ed io stiamo ra ccoll i in un ~i~~ li<;t! ~~a; [ ~: "~o~~~a eP~~t:~~/lel luogo, Nel sa lone. dalla taippezzeri a lacera e ~tin – ta, eran o allin ea ti dei tavolini , pr esi d'. 1~ 1- to d.all_a folla. Il rum ore del vase1\am~. dd le hott 1gl1e sturate , dell e voci avvinazzate e l P) . le r.onv~rsazion i chia ssose er a CO'J)er-to da q:Uell~ d, un a orchestra, situata in una spe– e!e cli alcova e rcomposta di cinqu e musican – ti_: due violini ohe str idevan o con rabbia un v1oloncello dagli acco rdi gr av i e mon~toni e un contrab ass o da i br ontolii sordi - ma la loro musica non serviva che d'ac coi'n-pagna– ~e n.t~ ad un quin to str umento , un a specie <l,is1rm-ga ~uonata da un un gherese giovanis– s11_no, cruas1 bambino, sedu to din anzi a.gli al. tr-1 suona.tol'i. (Continua ).

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