La Difesa delle Lavoratrici - anno V - n. 14 - 6 agosto 1916

LA DIF'ESA DELLE LANORATN Cl Verso la luce Una forte SC.!lmpanellata strappò don Paolo al– le sue riflessioni, tuttavia egli non si alzò, nem– meno si mosse, appena sollevò dalle palme la testa canuta. - Avanti! Un giovane, robusto contadino entrò. - Buona sera don Paolo - Voi Gianni - disse il prete con stupore . - Non sono venuto per me; - s'affrettò a spigare il giova.ne - mi manda un mio ospite che non sta troppo bene, e desidera confessarsi. - Un vostro ospite? - domandò don Paolo sempre più stupito. L 'uomo ebbe un lieve moto d 'impaz ienza. - Già un mio ospite, che ci trovate di strano? - Infatti, non v 'è nulla di strano - susurrò il prete pianamente. come se parlasse a se stesso. Uscirono. Il tragitto dal presbiteri o alla casa del contadino, non era molto lungo ; i due uo– mini lo percorsero in silenzio; il sacerdote sem– brava immerso in pensieri che non dovevano es– sere troppo lieti a giudicare daiJa ruga che gli solcava la fronte; l'altro lo guardava tratto trat– to alla sfuggita, apriva la bocca per parlare e la richiude va subito, come glie ne fosse man– cato il coraggio. Ritrovò quel coraggio quando furono giunti alla casa : prima ancora di varcar – ne la soglia, afferrò un braccio del prete dicen– dogli con voce concitata : - Don Paolo promettetemi che, qualu nque sia 1 ·uomo che vi attende in casa mia, voi non mi serberete rancore . Il sacerdote corrugò la fronte. - E· un tranello che mi avete teso? - Don Paolo ... protestò l 'uomo e v'e ra tan- to rimprovero , tant o sdegno in quella protesta .che il sacerdot~ si pentì del suo sospetto. -Vediamo - disse. e spinse l'uscio . Al suo apparire un uomo si 1-evòe gli mosse incontro. Non aveva per nulla I '.aspetto d'un malato ; alto , forte , aveva un viso energico dai lineamente irregolari e virili , due occhi larghi, scuri riflettenti l'audacia ed un 'intelligenza poco comune. - Tu .. tu ... gidò il prete in preda ad un 'agi- 1azione quasi convulsa. La vista di quell ·uomo, eh ·era suo fratello, risvegliava in lui una folla di ricordi eh 'egl i a– veva creduto sepolti per sempre. Ora lo guardava avidamente, sorpreso di non trovare in quel 1 viso, tanto caro un tempo, alcun cambiamento, come se gli anni fossero passati su di lui, senz.a sfiorarlo. Era sempre la .mede– sima frame altera che non sapeva piegarsi al e~ mando. erano gli stessi occhi gr1tndi che avevano a volte lampi d 'indomita fierezza. era ancora nell'uomo il fanciullo indocile che la madre a– veva affidato , morendo , alle sue cure. Oh! con quanta passione, con quanm amore egli si era dedicato ali 'educazione di quel ragazzo che v~ !eva. come lui, avviato alla carriera ecclesia– stica ! Ma al momento di pronunciare i voti il giovane aveva rivelato una forza di volontà ve– dk:hiar:ato eh ·egli non sarebbe mai stato sace r– dichiarato eh 'egli nno sarebbe mai stato sacer– dote perchè era nato per la verità e non per l'ipocrisia, per le lotte e non per la schiavitù. E non fu quello l'unico dolore eh 'egli aveva ar– recato a don Pao lo; con angoscioso sgomento questi si era accorto che il frate llo s'imbeveva delle nuove dottrine rivolu zionarie ; con tutti i mezzi aveva cercato di ricondurl o su quella che, per lui, era la buona st rada, ma Giorgi o, stanco di quella tirann ia, ave va spezzato il suo giogo e se ne era andato per sem pre. V,eramente era ritornato più volte alla casa del fratello Paolo, ma que sti fortemente irritato gli avev ,a chiuso l'uscio sul viso e non aveva voluto più saperne di lui. Ora, guardandolo , don Paolo si meravigliava di non sentire alcun senso d 'irritazion e e di col– lera, ma solo la tenerezza antica che risorgeva con tutte le sue forze, dandogli acuto il desiderio di stringer e al suo seno quel frat ello adorato che veniva a .lui bisognoso di affetto forse, ma non certo di confor to, chè il !ampo vivissimo de– gli occhi splenden ti d 'ent usi,asmo, il sorriso della bocca ancor fresca, dicevano chiaramente come egli avesse trovato sulla sua via quelle soddisfa zion i morali che don P.aolo aveva cer– cato invano nel\ ·esercizio del suo ministero. E la sua intensa emozione, la sua sorpresa, tutto quel tumulto d 'affetti che si era ad un tratto scatenato nella sua anima, che i dolori e gli anni non avevano potuto fossi lizzare, il prete non sa– peva tradurre che in quelle due sillabe: - Tu .. tu .. - Scusami se ho usato uno stratagemma per vederti, ma se fossi venuto da te, tu, nel tuo solito fanatismo religioso non mi avresti rice– vuto. - Non c'è più fanarismo in me. - Lo so, per ciò sono venuto. - Lo sai? Come lo sai? - Lo so perchè l'ho indovin ato, perchè ti conosco e ti so mio fratello non solo di carne, ma anche di anima. La stessa ribellione che mi bolle nel sangue era in te nello stato letargico: ma un giorno avrebbe finito per risvegliarsi: il momento del risveglio è venuto. - T'inganni Giorgio, io non sono un ribelle. - Segretamente lo sei Paolo, fra poco lo sa- rai apertamente perchè io sono venuto a portarti quel coraggio di cui hai bisogno per liberarti di quel! 'odiosa, opprime nte corazza che paralizza ogni tua azione, che ti rende inerte, se ,non im– passibile, dinanzi allo strazio di questa povera umanità martoriata, dissanguata. - Tutto ciò c.he ci colpisce , ci viene da Dio, noi non possiamo nulla contro di lui. - Oh! non dire. non dire! Perchè mentire ancora e sopratutto i>erchè mentire con me? No, tu non puoi crdere all'esistenza d'un dio così implacabile , così ingiusto, così spietato. e se vi credi perchè l'adori? Qual merito ha egli per essere adorato? Quale diritto? - Tu bestemmi, vattene, perchè sei venuto, che vuoi? - Nulla per me, tutto per il popolo. Oh! Paolo noi siamo partiti da due punti opposti con un unico scopo: il bene del popolo; tu hai cre– duto di servire la sua causa indossando quella veste io l'ho servita davvero, non vestendo nè divise nè livree . - L'hai servita? Come l'hai serv ita? doman– dò il prete con un senso di curiosità più che di sdegno. - Dando a! popolo la coscienza del suo valo– re, del suo potere. - Il popolo non ha quest a coscienza - dis– se il sac~rdot.! amaramente. - Non l'ha. è vero; perchè noi siamo in pochi e voi siete in molti, perchè !a vostra ope– ra nefasta paralizza la nostra: APPENDICE LA GUERRA RO)lAè<ZO DI VSEVOLOD Le nvtt.i insonni, e le lugubri idee mi hanno cc,si spossat-0, da <:-ùst ringermi a preg ar Livo\ o sua sorella a sr.1Stituirmi un pù ' pre sso il malato perché possa riposare un paio d'ore. ~1i sonu buttato su un divano , e mi addor– mentai di un plumbeo sonno, fino a quando non mi ri.:;ve--.;li(J una man o che mi scos f.e per le spalle. u Alzatevi, alzatevi, diceva ~aria. Pe– tf(J\ na. ~li ;-.ono alzato senza capir nulla, sul– Je prinie, delle !J)arole che morrno rava e di cui non afferrai che questo: k Df:lle chiazze , delle nu ove chiazze ! n. - Delle chiazze? dove le chiazze '! - Dio! non capisce ! Non capisce ! Sono comparse nuove macchie su KrJuerr,a Fomitsch! Ho mandato già a chiamare il me– di co. ___,~'la non sa rà niente, dissi coll'indi fferen – za dell'uomr., s ·.:egliato di aoprasaalto. - :--:iente, carne niente?! Veniti; dunque a vedere ! Kousma, steso sul letto, dormiva di un son– n o penoso ed Mntato; muovendo la testa a de– stra e a sinistra con sordi gemiti. II suo pet– to era scoperto, ed io vidi un poco sotto la piaa a bendata, due nuove macchie nere: era la ~ancrena che dilatandosi internamente in– taccava in due punti l'epidermide. Bench è avessi già perduto ogni speran za, questi sintomi decisrvi di morte, mi fecero im– pallidire. GARTSCHIN ).1aria. Petrovna seduta ansiosamente in fondo alla camera mi guardava con aria de– solata. Non disperatevi, Maria Petrovna; il dottore sarà subito q ui, lo vedrà: forse ogni speranza non è perduta, chi sa che non s'abbia ancora qualc:he r,robabilità di salvarlo, le dissi a bas– sa Noce. - !\'on lo sa lveremo, sta 1per morire, mor– mor ò la gio vinetta. - Se non lo salverem o, se muore, risposi oomme ssamPntr•, sarà una grande di sgrazia per tutti noi , ma non bisogna desolarsi a ta l segno, per chi• in verità da qualche giorno, sie– te in uno stato inquietante. - At1 voi non sapete quanto sof(ers i in que– sti giorni, nemrnenrJ io capisco null a. Perichè non l'amavo, nè credo ancora d'amarlo quan– to mi W'{la, e tuttavia avrò il cuore straziato <lalJa ~ua morte. Mi ricorderò sc·mpre dei suoi sguarrli pro fondi , de l suo oc;tina{o silenzio quando mi na vicino, lui che sapeva e si compiac( !Va tanto a parlare. Mi rimprovero ,sempre di non averne avuto pietà, ,Jj non asver tenuto nr:l coni(, che si merita va, quella sua intelligenza, quel suo cuore, qu~lla sua tene– rezza. Forse vi sembrerà ridlcolo, ma adesso penso sempre, od è ciò che mi torturo., che se io l'avessi amato si sarebbe vissuti in tutt'a l– tro modo, rhe Jr {'r,<:ieavrebbero preso un al– tro indirizz <J, e dJP non avrPmm o a. dPplorarP qi1Pc:t tPr ribil<> P incomprrnsibilr dir;grazia . Oh! quante volte, dimmi, quante volte la nausea ti è salita alle labbra per quella dottrina che predicavi e di cui comprendevi tutta l'ass urd ità ? Quante volte mentre la folla prona e genuflessa, pregava con te, quante volte hai dovuto impor ti uno sforzo sovrumano per reprimere la voce della ribel– lione che sorgev:a in te e che voleva gridare alla moltitudine: (< Perchè preghi, chi preghi? E ' vana la tua preghiera, perchè dio non ti se nte , dio non esiste; su levati , scuotit i, agisci, spezza le tue catene di schiavitù, fa valere il tuo ai– ritto alla gioia, alla vita. Perchè ti rassegni, perchè sei cosi pecora ~ perchè se i così vile? - Taci , oh! taci - gridò il prete spaventato che il fratello avesse saputo leggere così bene nella sua anima. - Non così parla in te la coscienza? - Per dirmi questo se i venuto? - Per dirti que sto ed altro ancora. V 'è un punto fo cui due vie diametralmente opposte possono incontrarsi e cong iungersi. - G li estremi che si toccano. - Già .. oh! dunque se ci accordi.amo su un punto, perchè non possiamo accordarci sugli altri? - Convertirmi, vuoi? - Perchè no? - Sarà difficile. - Ma non impossibile, perchè la reazione è già incominciata in te, perchè tu sei dei nostri, e, libero delle pastoie de!l'l. religione, sarai con noi domani , ,nelle lotte feconde di bene e di ci– viltà vera. - - Oh! non tentarm i, non tentarmi, non ve– di? Io sono stanco, sono vecchio e la mia ani– ma e più stanca, più vecchia di me. __, Ma ritroverà nell'azione le più vitali ener– gie. - E' .tardi. - Non è mai tardi per andare, dalle tene- bre, verso la luoe. - E' inutile; io non troverei tra voi la pace dell'anima. - Troverai qualche cosa di più e di meglio , la soddisfazio ne <i 'un dov,ere compiuto. 11 p;ète disse: Questa soddisfazione nuova ..... E non terminò. Fu così vivo il lampo del suo sguardo. G iorgio non lo lasciò proseguire; con un grido dì gioia, lo strinse .fra le sue braccia e !o sentì suo per sempre, sentì che nessuna forza umana avrebbe potuto strapparlo alla sua giusta causa. Maria Savarè Cerri. Per una che se ne va..... Una ex compagna ha respinto il nostro gior– nale con indignazione. Il fatto non uscirebbe dai registri d'amministrazione, se un giornaletto de– gli ex compagni interventisti, di Cremomi, non vi avesse voluto fare un po' di cancan intorno. In verità, noi siamo qui a ringraziare la ex com– pagna, e gli ex compagni. Perchè ci danno agio a dare alle nostre lettrici una notizia di cui sa– ranno liete. Prima però, pubblichiamo la noticina del giOr– nale La Squilla di Cremona, del 22 luglio I9 I6 , <e La- redazione della Difesa delle Lavoratrici , che è poi la stessa dell'Avanti! mentre pubblica gli o. d. g. di lode , si guarderà bene dall 'ac– cennare a questa nobile protesta )1. La cartolina dell'ex compagna ha la, data a penna del 15 luglio, e la data del timbro postale del 22 luglio. Quella povera ex compagna leg– geva la Difesa ma doveva capirne ben poco, se è arrivata a scrivere che in ogni numero vi si compie l'esaltazione della Germania! Tu cerchi inva no di giust ificarti, mi dico; c'è semJ)lre una voce che grida dall'intimo: u Col– pa tua ! -colpa tua t ))_ Gu ardavo fisso il malato, temendo che la nostra conversazione non lo avesse a sveglia– re, e scorsi sul suo rvolto un improvviso muta– mento. Senxa darcene segn o s'e ra destato ed aveva sen tite le ,paro le cli Maria Petrovna. Gli tremava no le labbra, aveva le gote arrossate, il suo volto semb rav a rischi arato da un rag.gio di sole. S'illumina cosl un a prateria piena di urn id.ore e di tristezza quando il sole raggiante fende le nubi del cielo. Dimenticando insi eme le soffere nze e la moTte, la sua anima par eva asso rbit a da un'unica idea che tradivano du e lag rim2 lucent i Ira le s ue palpebre abbassale. Mari a PetrCWll1a lo cont emp lò un i.stante con ans ia , poi un raggio di tenerezza ri schi a– rò il suo viso, e rpiegatasi 1 arr osserulo, su l po– vero mol'ibondo, l'ab br acciò. I<ousma aperse gli occh i « Dio, come non vorr ei. morire! n dic,.c;e,e scoppiò in singhiozzi lunghi ed affannosi, che colpirono str anamen – te mc.'. che non I'aivievo mai sentito piangere. Usc11. Potevo appf'na trattene re le lac1ime. V. :l[AR L\ PETROVNA. Anc11·io non voglio morire. anche quelle mi– gliaia laggiù, non vogliono morire! Kousma ha avuto almeno qualche gio ia nell'i stante supre– mo. :vfa quegli altri !... Credo che Kousma sia fitato tanto felice che non avrebbe scambiato q11el momento con nessun altro della sua vi– la, ma lgrado il terrore de ll a morte ed il do– lore che Io fa spasimare. Certo; la morte è sempre la morte; ma de– v'esc;ere ben altra cosa morire in casa nostra, <:ircondati da tutti quelli che ci vogliono bene, rhe ngonimarP nr,J fang o del iloc;tr 0 c.~n1r11r, Comunq~e , questa abbonata che se ne va chiamando << idiota e nefanda n la propaganda della Difesa ci dà modo di avvertire che dal– ! 'ottobre 19 l 5, epoca in cui un comitato di com– pagne, unitamente alla redazione dell 'Avanti I ha diretto il giornale. mantenendolo pienamente nelle diretti ve di classe ed antisciovin iste in cui sono la Direzione ed il nostro quotidiano, il gior– nale h·a, avuto circa mille copie di aumento neUa tiratura, progressivamen te, ed esso continua in questa ,ascesa. E sono ben 540 le nuove ab– bonate che si sono strette intorno all.a Difesa delle Lavoratri ci. Per una che se ne va ... Abbasso la rassegnazione! Mentre 1a donna dà ali 'uomo tutte le gioie dell 'amore e lo aiuta a sos tenere il peso della famiglia moralmente e finanziariamente; più de– bole di lui fatica di più ed' è meno ricompensata. Per queste sue special i cond izioni deve sent ire la necessità d'i or,ganizz.arsi per impedire di es– sere sfruttata: deve organizzarsi per conquistare quanto !e spetta e non adattarsi ad ssere stru– mento di concorrenza ·ali 'uomo. In questo terribile momento tale nece ssi 1à si impone più che mai, data J.a deficienza della mano d 'opera maschile che andrà sempre più accentuandosi. La donna lavoratrice deve avere coscienza di essere qualche cosa .che pesa sul bilanc io dell 'indu str ia e dell'economia nazionale e rpretendere che il lavoro non le sia conce sso come una elemosina, ma sia il mezzo a cui ha diritto per procurarsi quel benessere che altre donne, più fortunate, possono avere senza fa– tica. Ma è indispensabile che si sottragga al pe– sarne giogo della rassegnazione che la opprime, la sch iaccia, la riduce ad una pov..era cosa senza forza di lottare contro la sorte maligna, che le toglie ogni impeto di ribel lione. La speranza nel\ 'al di là, il pensiero che una volontà su– prema ha deciso così e che è inutile ogni sforzo. quanto le spetta e non ad•attars i ad essere stru– tata ad ogni ora, ad ogni minuto. A noi il compito di illuminare queste crea– ture: le fanciulle d 'oggi saranno I.e madri di domani: i loro .figli, i figli dei lavoratori, cre– sci uti tra il rombare delle motrici e le ardue fa· tiche dei campi, ,porteranno ne na piccola mente, nel piccolo cuore il ,germe fecondo della grande idea; liberi e forti crescerann0 alla J,uce, al fuoco di una, sola fede, la fede nelle proprie forze, nel proprio .Javoro, senza culti bugiardi, senza pre– giudizi stolti. Saranno le msdri chre strappe– ranno i piccoli virgulti all 'insidia rovinosa che tenta di far.ne i chierichetti oggi per avere gli schia.vi domani, poichè non vi può essere li– ber tà vera se lo spirito non è riuscito a distac– carsi dalle ubbie o dalle credenze religiose. Biella. G. Belloni Fracclzia. Nessuna gu.erra distru.gge l'istinto conserva– tore della Possidenza e l'istinto rivolu~ionario della miseria . CLAUDIO TREVES. confuso coiraltrui sangue, nell'ansi a paurosa d'essere feriti dal nemico o schiacciati come ,·e,mì dalle ruote di un cannone ! ·•• , - Francamente, mi disse il chirur go men– tre infilarva la sua 1pelliccia e le soprasca1,pe di gomma, all' ospeda le, in casi come questi. abbiamo il novantanove per cento di decess i : se nutro qualche speranza, è a cagione delle cure ass idue prodigate al malato, della sua ottima disposizione di spirito e del suo im– menso desiderio di guarire. - Forse che tutt i i maaltì non cercano di ii sana.re? - Certo, ma, sogg iunse con un son i so, os– servo nell 'am ico vostro un a rvolontà partic olar – mente :im:periosa. Questa se ra gli faremo ,un a altr a operaz ione; qn-aticheremo una seconda inci sione appl icandov i dei drenaggi onde at– tivare l' azione del fenolo... Speriam o. Mi stJin se la mano, si abbottonò la pelliccia d' orso , an dò u,er le sue vi.site , e tornò la sera coi ferri. - Futuro collega , chiese a Livov, desidera– te forse ope rare voi stesso per farv i la mano? Livov an nui.; rimboccò le m anich e e si ac– cinse ali 'opera, con aria graive e pensos1.. Lo ddi introdurre nella ferit a uno - strano ordigno a punta triangolare, vidi Ta punta immergersi fr a le carni mentre Kousma ag– grappato al letto str ideva i denti per lo S[),t– simo, - Via, non far e la femminuc cia, disse Li– vov. d'un tono ruvido; e pose un dr enagg io nella nuova ferita. - Soffrite molto? chiese pietosannente Ma.– ria Petrovna. (Continufll

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