La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 14 - 1 agosto 191

Camered'allattamento Cara ,( Di/t';,-a )1 Ho letto in un luo articolo rhc ~i dmTcb– be inten~ificare la lotta per ottl:'ncre che oçrni stabilimenti() aprd le ( C~trne1·c di alla t– tr1mento n tanto più in questo 1w1·iodo di Lrn1po. in cui. molte donn e sono co~tretle al laYoro fuori di casa, per le condizioni attuali &peciali. 11 dirctlo,c dello stab ilim ento in cui la– \·oro io. mi ha detto che nun tutti gli indu– .:-lriali hann o !"obbligo d i aprire le came re d1allattamento e che. ct·altra parte, qu esto non è il momento di chiedere rapplicazione di leggi che port ereb bero un forte d ispe n– cl ·o. ma piutt osto quello di abrogarne qual– cu na gh esistente. Intan to io la,·oro, col seno che mi duole per il moH,o latt e, non posso lasciare lo stabilim ento perch è mio marito è dis occ upato, e il mio ba111bino non può a\· ere da me che una poppata alla mat– tina. una a rnezzogiorr.,o e una alla sera lo mi cruccio molto per quc:3to. Rispondimi tu qualche cosa. dammi qualche schiari– m,·nh. Ti :::.arò mo\'..o zrata. Tua ELIS .\ HosS.\Rf. .l/i/a,w, 20 Lugl io 1915. Le camere cl"allattarnento " ri.::.pondono ad una ùei bi.so ~ni più sacro:3ant i per la tutela della 3alut.e del bambino. per la pos– '-ihi lità che la madre operaia possa conti– nuare con rallattamento . quella sua opera mri.L rna t he ~i tradu ce in tanto benes~e-re pel fizliuolu. ;\on dim ent irhiamo mai ch e la madre. I oten doh . l'a il dO\·ere cli alla1tare la ~ua creatu ra. S:· non lo fa manca ad un.a d egli scopi della materni tà . lesina in certo qual modo la ~alule al fìg-lio. lo pspo ne ai molti rischi della mortalità infantile. Que~te co~? si SJnO dette m olt o . .\l a men– tre si fa ce,·a questa predicazione ideal e le mutate condizioni di laYoro conlinua,·ano a togliere le mamme alla loro casa, costrin – gendole ad abbandonare i piccoli in ,nani est ran ee. e ri co rr ere all"allattam ento m erce– nario. o a quello artificiale che presenta in– numere\·oli pericoli ~e non è fatto con una cura paziente, diliz ente e intelligente. La legg e è inte1Tem1ta per una ragion e cli tuL~la della ,·ita dei pi ccoli bimbi delle o– peraie. perchè ques'.e I ossano concil iar e il loro d o\·ere di nutric e con qu ello di la,·ora– tric l. La Camera d·allallamenlo non è obbliga– toria in tutti gli stabilimenti industriali. è n: ro. ma lo è in tutti quelli che impi ega no piu di ~O don ne di qualunque età, e, a se– conda delle stagioni, la donna può far ve– nire i\·i il bambino o recarsi lei a casa per ali altarlo. La esi -' en za quindi d ella cam era d·anat– tamento non pone obbligo di sen·irsi di es – ~e. e Sémp re la madre p-0trà reca rsi a casa. For~e ::;an:bbe ben e che fosse fissato un numero ma;:;simo di poppate, anch e perchè, purtroppo nelle operaie, e non solo in es:::e, è invalso il pregiudizio che ogni volta che il bamb ino piange ha fdme. 11 regolame nto stabilisce che, l'operaia nutrie~, ha diritto almeno a mezz·ora per ogni allatta mento. se qu~sto avvi~ne nello slabilirnE- nto , e ad un ora 5€ esso avviene fuo ri. Questo tempo pe– rò non deve essere calcolato in quello d ei ripo.:;i. perchb altrimenti la drmna avrebbe unù svantag girJ, invece d un ,·antaggio. An– che nelle Camer, d 'allattamento devono es– ::;1;:r ,:; rigoro:::amtnt.e rispE:ttate la sicurezza, la morali:-: u la dE:cenza. s·inténde che, ra cco– mandandù r:iò non '::)I fa ('hc 1ndiearé la ,,ia ai comuni. Spe tta poi a qur-sti ~ agli i:--pc:t– tori di far risr1eltare la lezgf:. Q L1~.-;. fJ r,ossù dire per que:llo che riguarda 1t Camr::rE: d'alla.l.tamr-nfo. Qu1.1nlJ all"uf!-~rmaz rJn6 pùi de:l d1rdtore dE:LrJ s.obi11rnf:nlù che qublù nùn è il tem– f.><) di r:hi,~dr~rc: h1r1fJiir:azi<1nr:d<.:lle }f•g-gi. rna :.:8 ma, qur~llù di abrùgart q1Jellr! 6si:.;lr•nll fJfJ~_;;rJ ri~rJfJnrJ,-r1:: alr<Jfi8raia thf'. rn1 .Sl-rivr· r~a lult.':' le altr,; <:hf: 1,, lr·g-Ji sul lavorrJ drd Ir: drJnnr: SfJf:r:ialrnr-n'..f:, flfJi dobbiarnù difr·n– d(::!'lr; r1ra, .":-<· m~ii, piu di prima, ora chr· un nu<J1.·a grandr! r111mr•rr1 d1 opr•raif· r; lanr'.iatfJ. fJf;f 1,~ ~ n,~,:'•'-s1ta trr:alr• dalla J2ur•rra, sul mr-rr,.ato dd lavr1 ro :\"ir:ntf'. d 1 p1u facile r;hf.! il dirr:tl.rJrr : ('h1• t"ha ritirlatJJ <"fJ.~1 srn dr•l rr:s;o r:onviritrJ d<·lla nc.--cr·s . .,ita dr:Ila Lu'..da ddla fanei1ilkzza. [Jf·r <'.111 1,1w)rr1no tutti i ,·ornita~i 1 f'r,rchP qui- . .,t.a l11!.r,la riùn ~fi<1,·fnla nr., 11 n<-' tra.Janchst di- J 11iz1'Jf/J d1 <·arati r • tran ~ilr1ri<1, d1 lwnr:fit-1 <Jff;:rfi. I1<JfJ \"fJl11ti td 0tlknut1 attr<1ve:r:,<J a lrJ•;,, di f!<Jpr1lfJ \la nùi c·h<· dif;:.ndiarnù tulf.,., Jr· J!'-'dw 1 1 ·~.!!• fJr-<J– lr·Uin~ dd lanJt<J, (·Sig1arn<.1rw ùra pi,1 <11f1fl ma ratt1.rnzir1fl(·. s, a nr• -, s-f,l di tutc.--l 1 11·P I p1r·c11l1 J>f"·r pr:rmt:Ht•r.• allr• d<JfJn<•di la,·,JJ"ar,· t· ('<1.-.1 hl df•nt.(--, fJfa ;;pf:<·ial111F-nfr• p+-rr·hè <-rc;!I'<: a q•H•..;losr·opo d<:izli <1ruar•. -rn} ri11_0\'I , \ n<m ~nlnpparr•, an1lar,, qw·l 1 g-1,1 <·-.1slf:fl 1 LA DiFè'SA DELLE LAVORATRICI La madre Di que:-.ti giorni, in uno ùei più rac('olU ed nttJ·,tenti teatri di .:\libno, all'Oli m pia, ho n.s– ,-i~t lo al tl'innfo d·una poetessa., giornal i sta.. cumn1ediog-n.lf :t. <ll trionfo di .-\nnie Vi,a.nti. Citi 0 .\nlli e \"i\·:rn ti•? Diamine! la \'h nnfi è la 11oete~:::.n. che il Cèll'ducci. l"il'suto, te1npesto– :'=(1 Canhl{"ci, ,tcearezzò e p1ediles~e. 11 tri onfo della. \'i,nnli è meritato'! il lavoro teatrale r h"ella. ha donn.to all a <::cena (' vera.– m ente una f0 1 .e opera d'arte? .:\"on cre<fo . T rnppe disegung-lianze , ingenui– tù L' semplic i artlHci esso conti ene. 11 lavoro della. \"ivrwti - l'lnrasore - splen– de di alta e .sonuna. poesin . però quando lu– meggia l'i--tinto della. m ate rnità, quando l'au– irice, abbandonandosi j nte rarn ent c ai suoi sen– timenti .più profonc lL cli donna, mugnifiCa l'a– more materno. Se io d parlo - od ami che dei cam~)i e dei– le officine - cli questo ~ingoiare dramma, che forse voi m ai vedi·ete, si è perchè e,-so è an– che una. afferm azione di femminilità. è una dimo-:trazione chia ra. a noi.. maschiacci pre– potenti. che J'ingegno femminile può crea.re ope re non :::.pi-egeYoli in tutti i cRmpi dell~ te. \ffe1m,12.iune .1lta <.li• fem minili tà fu il lavo– ro della \"i\·anti anche per l'interpretazio n e, per l'incarnazione magnificR che della iprota.– zoni ,-ta ciel clrnmm .1 fece :\Inrì:1 :\l elato attri– ce ogni giorno più fìne e rnira..bile. :-.;e11·111rasore dipinge J',rntrice c:cene onibi– li de!l:1 guern ccliet n~1: conqui-tato rl ehri di \ ino i1n-aclono un placido pae::p. lo de,·astano, !?'Odnno hruta!mente delle gim·ani donne . Due cli que,te clisgrnzinte . la moglie e ln. so– rel.la c1·un medie-o agiato . rimangono incinte. E il cli arnma.. Yero dì tante donne ciel Bel,,.io e ciel :-.;orci della Fi-an cia. che non hanno Po– tulo sfuggire nlle bestiali Yiolenze che ~.empre L.1 guerra scatena . Che debbono fnre 1~ due cfo:grazi ;d.e? •Jl pro – blema è ang-oscio"o, è orr-ibile. l 'na cli esse ~;!:~~~I-e I! l~ll~~ rno fì~l~~lZ~~~J~t~ep~~~t;o s!i1Jat1~~ :-.;ella "p osa !a ripugnanza pel nemico ,·inèe J'i=:;tinto rnc1terno. ed e~sa uccide il germe na– to dalla \ lo!enza : nella fanciulla il di\ ·ino i--tint o m aterno ,·ince ogni re-pugnanza, ogni pregiudizio, ogni odio di e,.--tranei, ed essa si $tri ng e il bimbo pu r nato dallo s/ranil'ro e per e-5:$0lascia ogni altro beni'. l\1ffetto stesso dei fhlanzato. Ed è questa ipotesi, que sta magnificazione dell"istìnto ma.teina che anima e regge il la– \"0ro della Vi, ·anti. :\la perchè ho parlalo di que<::.tolontano mon– do teatrale a \·ol amiche dei campi e cl-elle of– ficine condannate a un rude la\·oro e ad una rniserabile mercede che \"i proibiscono ogni go– dimento dell'intelletto? Perd1è è anche e sop ratutto in nome de!ia più pu ra fra tutte !e funzioni della. donna , la m aterniià, che YOi do\"€te chiedere ed otte n ere i 1 r' ,petto del rnmpagno, un trattamento mi– gliore ed umano dal padrone. \' e<lendo nel dr nmma. d?lln. Vivanti J"amor materno a!"surto alla niù alta espressione del sacrificio, mi sono clo,Ylandato: L a donna pe1· la sua creatura che sta per nascere è pur ca– pace di affronta i-e tutto: miserie, d isp rezzo. dolo ri senza nome! La maternità dovrebbe dunque es--ere il suo sruclo e la <::;unsalvezza, pc1·rhè più d'ogni altro sentimento, può ele– \·nl'ln lino nl ,più J1tiro eroi,-1110. •fo \·ece di quante pene e di quallti dolori cd un1il iazioni non i! circo nd ata. la maternitù, spec:e delle donne povere! Qu esta sacra funzione m aterna che perpctun !a sccietà. <"he dona TILHlVe , ite I,\ dorn 1~1 fu– ri a della gue 1-i-a. falcia la g i0Ye11tù più fioren– te, c-he c1ea per:-ino :-ingo!;uì e p1eg.e,·oli ope- 1e cl'..n'te. questa funzione alti,-• ma rnn.terna de\·e in \"0i don ne e~sere r is.petto.ta. Ecco percl1(•, od arni e/te, noi .-;ociali sti cllie. diamo e \·og-Jia.rno che la donna., giova n etta o ~-po:::.a.,non abb ia più nd affa.li ca rsi, a sciupa– i e la ,·itn, la sua. bellezza . la sua. forza , la sua salute, e qu ella de~ figli che da. lei na scc- 1ar1r•u, in la,ori clisu 111ana.mcnt e lunghi e fa– ti rn~ i. che la. ,·enclono una 11iisera , SC<ll"Ha, ma– lata IJe~tia. da rnma. Hi:-pettat -0. o donne, in \Oi stesse .l ::i rnnclre e fate che élnche i pacll"Oni, che anche i com– pagni Yostl"l Yi r i,spetti no. .\n elle in qu este ore tragiclie della vita na– zionale nosti-a. non dimentic,,te t!1c siete ,·oi che pla smerete le generaz ioni a!l ' ltalin nuo, ·a che plas,n erete le geneiaY.ioni dell'Italia nuo– \'a, sia.t,c couscie, o donne, siate superbe <lelht , ostra inatel'lla funzione. e non la-:cìate che i rwdroni, egoi!"t i e cinici, \"i CQ!pe!"tino. P. TOHEI.LJ. Se 11, 1 /le bosi geografiche, storiche della aner– rc1,alluale, dal punto <li 1·ista coloniale dob– hiamo certa,111'11ll· trol'are ;e cause p."ù 1·aslP e più pro:'011de della ll1011d1ale conflagrn::;ione, nelle lolle di 11a-:.io11alitrì rilrot·iamo oltrl' ailr– cause occasionali e im111crliaf P. lo spi eoa:.ione di quel {urorr passionale cli lolla rlci o(J1li par • t.e. di quella r11wsi {ollio cli suir-idio e di au/n– rlislru-:.io11c co.lelfiN1. che dimostra l'asnudo del vole r i11lerJ1rclore le storie coi soli crite ri de(Jli s:ti,noli e interessi mat erìa{i . La realtà è im·ece che i vopoli, anche più de– qli stessi indil•idui, oh!Jedis co110 ai sentimenti più eh<' ai freddi calcoli della ragion e, ad af– fetti f'd odi, ad ambi-:.ioni e stimoli idl'a/i, dai quali il substrato originario dei 1no1'<'rtli mate– riali. economici, o comunqne P(Joi.,;lici. è tanto pitì, spes:so .,;overchia/n. quanto più (J.i indivi– dui e i popoli sono salili nello SC(t/a de/l'evo– lu-:.ion e sociale. Sei/a slol"ia di codes ta nol11- -:.ione si osser va, comi' {r'110men0 indisculihile. clu dagli individui a/li' {ami(Jlie, dalle /ami• (Jlie alla tribù e al.le ci/là da questo (([i,a na– -:.ionc i 1·i1H.:oli P gli o{f<'lli umani .c:i sono ma– no m.. ano trasformati. passa11do dall'caoismo più slreflo e uialcriale a se11fimr11/i sempre più larghi e superiori., allruìslici ed id eali . sen-:.a 7Jerdere d'int ensit ci, crn;i acquistando spesso maggiore {errore, soprrttullo poi sen-:.a che i se11lime11li clfl cerhio più lar(Jo e d'ordi– ne più elevato dislruagcmn e rendano incom .. - ]Jal ihili quelli d'ambit o più stretto e d'ordillr più inferiore. Al punto attuale della storia del genere wna110 è già manifesto che. pr esso i popo,i veramente cii:ili, codesta cerchia di sen– timenti s'è già allargata fino ad ab/Jracciare sempre più l'll1nanità, per la coscien:.a sempre meno confusa dei m.ali com.uni da com./Jattere, dei beni da conseguire in co1maie . l': da SJJP– rare che la guerra alluale, per effetto dei s1.1oi stessi orrori, abbia almeno là consegnen-:.a be– nefica lli affrettare codesto progresso delle co• scien:.e civili . G. R1CCHJERL LOTTEE DIFESADEL LAVORO Lo sciopero dellepassamantiere della ditta Monti termina vittoriosamente Dopo se i giol"ni di :-:ciopero co mpallo, fra il 1Jiù Yivo entJusiasmo, le passamantie re della Dil la :ll-0nt1., mercole dì 28 u. s., in una sala della Camera del Lavoro ,. const a– tato di aYer· olLenuto piena. viUoria, hanno delib era to la ri1re~a del lavoro pe r giove dì maitina. Gli acco rd i co municati ed illustrali dal segre tar io Schiavello, e presi ncffabbocca– mento avuto martcd1 sco rso alla :-\.ssociazio– no Indu striali Passamanli eri, sono i se– goenli: I/ Rit orc o rii paghe a tulle le catego rie dPllo Stabilim f'nto. specialmente nei riguar– di dei minimi di paga; 2 1 Cassa malattia, amm inist rata e diret– ta dall'organizzazion e e for11iata. dai pr o– ,·,,n'1 di tuU~ l<: rrndl<· disciplina ri , &.JJ1Jli– eat(• dalla fJin ,z1on<· alla maPstranza; ;3 P.iNJnrr,s~ion,~ <l(•1 rinque minuti di (•nlrata p('r lf• ù(H":r'a.1,~ nlar< la.tal'ic·; /2 frnp<•gno d a parlf• d<:lla .'\ssocia z1onn fndn:•;triali Pa ssarmmli<·n di int(• rveni t(~ tul– ,,, lf• v<JHr· f'h<· ~ara <"hiamata, pn· la solw z1fJn<· d1 t11lt<· 1,~ vr•r11-nu· tanlù di onlinf' di – _..;f•JfJiinarr· c-h<· l<·r·ni<·o, ?:i. I prr·zz1 dr•idi arli('Oli rii faltura 110n prJlrnnnr) r•:.;><•n: fatti dw dopo oLto giorni dall"inizi<J rl<·l lav<H'O r:af't'(JT"rl<1 c,Jflfr•lflpla JHJi di\"C·rsi ali ti rni– g-hr1r<trn<·nfi d1 1nd<Jl<· tN·n1<·a Il r 1 ">111lalrJ d1 q1u·sta ugifrtzHHH' i· pr'.r \P <Jfwrair• ima v1,ra ,·ill<Jria fJop(J lflfllJffl<·n·v<Jli 'i,-ntalivi d'a1·,-rJr<h. s1 71,10 ,. all<J fi<•i<JtH·rfJ p1•t pr<it"~tan <"mlro pt1JvY<•dirriH1li 1-n ,i dalla Dilla , du d;u1 rH•g.a-ia· an<J J,. <>1ir•ta1<· p<Jrlando 1JJ1<1 <luni n11zi<m<· di 1ia::t"H. fJ<1p<1 1i<J<'hi µ-i{1rni rl1 ,,•io r1<·t() n<JO --;<Jl'J ,i '-'Jrl<J <Jti."n11li 11rJT1 tr;,sPura– bili a1Hm·nl.i -ui ;tJ, r 1 u:a :,i s<ir10 pnri, o!. ••w1li n<,r, 111rliffr-r1•nll hn1dic·1 <11 ndolr· ·rn,·•J e d ,-1pl nan· f.d ,. da a H!11r:tr1•1 r·h<· q H ,fa 1<,zuin1• n<,r1 lòl..;a '-ùl'J --al it,i,-,- pi·r la IJitta .\l1,nt1 ma p<·r tutti quei non pochi tn d ustriali, che appr o– fittando dell'at:ruale momenlo polilico len– lano di peggiora re le con dizi oni di lavoro e di salario alla loro maestran za. Le ,Qpera ie sciopcianti erano circa un cen – tinaio e lo sciope ro fu dir etto dalla Unione Tessile Lom barda , nella qual e le operaie so– no organiz zate. A bbiarno srguito con rno' ta simpatia que– sto sci01J{'ro. Primo di lutto p{'rchè lr pa s– srunrm.tinr sciope ranti r/iedero una bella prova di sotirlrtrielà r· di entusiasnw; poi J}('rchè è un sin lo,no chi>, neppurf in perio – di f'ftt<,ionati co'ifl.r• ora, fr nostre donn e con– quistofr rtl Sf'nlirllfnlo r/flla lolla econom,Ìc.,.t r· 7wlitira non perdono il loro bl'/l' 'istinto di co111.balliuità. Ora anche tr, rna-glierislc dello SLabìli- – mento Pa lleschi e Volpato 5i 1nc1tono in isciO(Jf'TO. J'r,ntativi di roncilia:.ionc do partf' dctle Of)f' Tf(/(' JU• /Urf)f/fj falli, iml'llll/f'/lfr. /Ja no tani chr· 1l mGvr•1ì/1' dr•/la vr•rlf'n:.a non è, in qran ;Jorfr thr· uno ff]tr' sliOnf' rli pu11tiglio , tria /(I ditlrt vorrf'/Jlu· JJro{,llare JJ"' lr'nlrur' r/1 (ir1r-1·11r.r· l'orurmi-:.::,a:.io,w. L'r• OJJf'r air· , rir– r·" :200 so 11r, l11t/r • 1• no11 dr, /Hir-o lf ' fll/JO orga– ni ::.:;.r,u, n<'lfr, /,r•r1r1 n111glini slr· r/r·ll'llnione Tt•ss,/1• di /,0111/Jordir, , tol tui rtppoggio so- 11<J f/11st 1fr• r, stm1 111"rr• olla ditlrt olnmi ,,i; _ r;l1r,rrur11,,I11 /JI11 c·h 0 "/tro d'Uufot,, ,nor"/1 •. {.r· fJ/)('//1/(' st iOp('f{lll/1 (I Vl'V( OIO u{li11/{l – fl/ ('!lfr' l)( 'f t,, /or,11/II({' 1111/iltlTi , 1/ll (Jf(lfiO r/1 r!odiu r1n· A 1rr;11r10111r1 loro 11rw lu·llr VI/torio ,·r, 11I1• q11d / " rwr r·11i, Olj(Ji, tr,nIa,w /11•/1• o/ /Ol'{Jff) /1• /Jfl .\:d l!llfll/l!l 'f(' rfrf/(f l)ilfrt \hJ11l1 rr cg hlamo le co mpagne di mandare le cor ri– spondenze sul lavoro che fanno, sull e agitazioni, sull e loro condii Ioni di lal.'oro. Ricordino: se c'è un momcnlo In cui le donne ~ocialis tc dcl.'ono senli rsl strcllamcn lc un ite al loro giornale è questo. Se c'è un momento in cui non ci dcl.'e prender e lo scoragl'.liamcn to , ma un più ferncn le bisogno di la"oro è que~lo. EDUCHIAMO! I gion1 ni 5'0cialist i eia noi s11~1110 raccogli,ell– do i fa nciu lli in circoli che ch1Rma no dell ln– (anzia ,·.ocinlbta. Sorridete? Gi à : il pensiero del ("ircolo non può ~com– pag nai si , nella. noo,tl'a H'lente, d a quello di stu– dio di dibattito cli \·olontà tese ad uno !"copo e, inve ce po~s'.dmo ~olo conce,pire il (a.nciullo come l'e~"ere o-ioio!"o, incu11~ape \·ole, mutab !– le: per cu i la d~nominazione politic a, il cir colo infantil e ci Uwno !"Orr;dere come cosa grotte– sca. insieme e gentile. . Eppur e forma e denominazione a p~rte. 1 g-iovnni <·r·rnpiono un'opera buona, destmata, se lJe11e conclntta, a dare frutt o. .'\oi dimenti çil iamo troppo spesso le fanciul– lezze. Un illu5'tie scie nziato e grnn cie educato– re inglese, t·ìle\·a\·a la po ca cura che i pad~·i hanno nelle edu ca zione dei figli. <( Cn gentil– uomo - scrlye\ a - saprà dirvi come si alle– ,·a. un c:wa !Jo, un eane, come s"ing r ac:sano i IJuoi o '-i colti\·a una.. piDnta di ro!-'e rosse, m a. non sRp rà din i come si educa il fanciu!!o. l' anim ale che poi muta nel tempo e n ell'am– hicnie, la piJnta più suscettibile cli migliora– mento e di deformazi one. ()nello che il grande s(·ienziato di ceva ))C l' il pùp olo inglese, nel se– colo pa.s~ato, si pot rebbe ripetere oggi , e fors~ con miglior ragio r1e, pel' la. maggioranz a degl1 uorni11i. L"aUi \·ità uman a sì è acceLlerata tol pei-fezio– nar~ i dei niezzi cli JJrCciu;,ione. di traspor-lo. di comun;cr1zione de! pensiero; ~i è adattn.ta. alla 1·1iJ)icl,ità del treno elettrico. del telefono, ciel telegrafo, all::1rgando-;i oltre i limiti cono~ciuti del tempo, ed è diw •ntatn. 1nulti·'fo1111e. Cna \"Ol– tn t:'l<.1 cli L,na piccola ."'d1i eia cli eletti . giga nti dr !!"umnnità, ccc u ·rnrsi cli t1itio ,-iò ("he lo .:;;ci– bilC' u11111no n\·e, a prndoito e la loro sp1Pn1irla lu ce <-i-pro'-etla.\ ·a su una ,·asti.!"sima trnebra; orn . è ne~f'>'!"ità nnche dei m edioni conos- ere molte co'e, e!"serc pronti a c·amhiar fo11na cli aWvitò , se così \Cg!iono le condizioni rii \·ita. P:'tl'E' {"he il no~trn tempo im·ece d ei g-iganLi del pen>'ifl'O e della ,·o 1ontà !"i.3 fotto prr nro._ durre una folla di. idonei Jd usare di\ ·er~i mez– zi cli loi1n. La c-i escente ntth·ità non lascia tempo agli uomini per l"erluca;,;ione dei fìgli, i qunli re'-tano nfficlati nllri madie ed n\Ja scuola. La madre non è sempre la pi ù adatta acl ecluc-a1e, non parlo della mn.clre 01ierain . co– >'tt'etto. a dare a i 0gli le poche ore che !n fab– brica. la fatica dei cnmp i, il la\·oro a c1,,lll·ci– lio lun2:o e sne1Ta.nte1più di ogni nitro. !e i[l– ,<.:r:,1110Jil)ere , a. cu i il problema ciel pane t" r·o– :-cì do 1 oroso e \·asto da non !a!"Cinre campo pe: nes,un altro . Ella, può educa re c.:o!o col 111.ii -– til io della sua vita che, logica m ente e se ;1 I tre forze non agissero _ dovrebbe insegnare e ,pie– gn re l'anima e la \·olo ntà a tutto ciò. anche Yi– le, anche abbietto, che dà la sod di sfa zione del bi sogni materiali : o la rasegnazione alla pro– pria so1ie come ad una fatalità, oppure la ri– bellione \·ìolenta . Par lo della. madre in genere. Es!"a non è adatta nel educa re per l:1 \·iln. per– chè alla , iia non è :1tata. educata. f\,·on s'inse– gna ciò cl1e non si sa e non ~i comp1·ende . Con l,1 pau r·a ciel mare. non può dire nd un fan – ciullo « gettati nelle onde!)) E la \"itu è il ma– re d'affront. are: placido tah·olta in\ itante , col respiro calmo di giga.nte giodnètto addormen– tato un·ora più ta rdi, terr ibile di marosi che si accaYallano, urlante come mille fiere inse– guite;. La m adre non rie sce quasi mai a fare del fanciullo un cornggioso e fort e nuotatore. Può clargU altre virtù non quelle della lotta. La. ~cuoia sappiamo che sia, ancora. Ubbi– di sce a p1·ogrammi, i quali, specialmente nel– la loro pa rte morale . sono ernanzionì d'ideali– tà e cli :•en timenti di una classe. La sua fun– zione è sempJ·e alt.a. perchè eclu ca ad imparare , dà la po~."-ib!ità di dh·enire; ma. se da una pa r– te conduce il fanciullo al!a l''.cei-ca. della. \'erità con !"esame cli tutto quanto cade sotto i suoi sensi . clat!'alira ne \·iola la libertà di sentire, inst,iilandogli pr!~1cipii sorpa....~ati _ cli\·enut.i fal– si o che non furono mai veri. I moderni peda– gogisti parla.no molto ciel rispetto dovuto al– l'incli\·idualità ciel fanciullo, del clo\·ere di non f~, ne un essere artifi21ioso con l"in~·egnamento, eppure, nelle scuole. quanto conYenzionalismo morale_ qua nte imposizioni di giudiz.ìi e di pensle, i! >Jon mai forse, come in questo momento l'e– ducazione del fanciullo, intesa, ,1 licaYa.re eia lui Lutto il meglio che può dare, fu ahba.n do– na.ta. La famiglja, la scuola, la strada (rnae– st 1a. cnida e grande ) educa no in lui . consape– voli o no, J'i-;tinlo d ella \"iolenza, della sop raf– fazione e~aliano il diritto ciel più forte. Eg l i non J)uò ")(){trarsi all'atmosfera info cata che ci ayvolge e in eui sembrano sfaldarsi i no!-tri sentimenti cli ieri. Il fanciullo non sente an– cora. la pn.tria, concezio ne troppo alta per lui. ma sente potentemente la. guerra, que$to in.tto immane in cui uomin i cadono \"inti ed altri passa no su cli 1010 \"incilol'i e ne è attratto come da un fn ~cino onenclo . · 1 giovani socialisti fanno bene a toglie re i fa11c·1t1lli idla suf:;gestir, ne di quest'ora: fannu bene a \ olgcre la loro anima a. quelli che fu– rono i pe11sicri di ieri e saranno quelli cli d o- 111ar1i. La gurr ra. non è la regola. della vita sociale, è la febbre clic la scuote e può essere a11c:lie la (Tis.i che segna il pas~aggio dell'or– g:11ti~rnn ad un' a ltra. età . .'\on rii può educare, 11<'-lnsc ia r ("rcsrcre cd suo -.olo 1fre1bero ed al fr ag ore, la g:E'nrrazione elle non sarà, speria- 111010,distoltn. dall'opera di price e di ;iffrate l – lr11n('nt o u11i\·ersalc o Sinile J)(IIT1.tlus! >) Cri– o.,to C'hf' 110n era. -;alo un ruo 1·e in11nen"('· \"i– ll rantta a tutLi i dolo ri dell'umanità, dic eva: u l. uscinte \'Pili re a nie i f:inciulli ! Ouanclo la. 111ia parola sarà pn~,-.ata. su di lorn~ sarà en– trat:1 nE'l loro <"II0re. non \·J '-ftranno più pa– droni r schi avi , ma. uom ini e frntPlli ! r GPsuiti , fur rmo i padroni delle grnndì na- 1do11iP11rnpN 1 , f)f' IT ll f' es"i sol i an"vn no la fun – zinne di mae st ri f' d i C'Cluratoi-i. La horg ll esia ha. ncsc·iuLo a· suoi o.,e11'time11ti ('(I 11' s;11oi nni, la prrsPnte genrrazio11r <' nni \Pdia rno rhf' non l'Ila fatto lnutilm rn tr. O<·rupiarno<·i nnc· hp noi <lel farn·iullo. Dia.mo – gli (!(•i rH1s;lri ,og ni , delle nostre spe ram,e . del l<t 11<H"-,indPlla nostra fede. I gra r1di inlPressi 111110\·onoi gr:i.ndi co nflitti. 111:1 '!nd1P i ~Pntirnc nl 1i '-0no for,rn virn, th<• lt;p.,·111:1110 !'urna 11iU1. F:1c•·i,JI11ùli 11,ts<·c•re nrl f,111ci 11llo com e <;1 --p!P!!d(n1r, d!•ntro, r(l esHi li lr llve rit <lnm:rni, q11n1Jrlo r•JJt.rPrà ro n-..apenile 11rlla \ita. \la11/oro. ).IAfHA GOI A.

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