La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 14 - 1 agosto 191

Anno IV - N. 14. r Agosto 19 15. Conto o,rrenw rod,a hma O\T"V'T!W ~ 'Olf,'l ')Sll() 'U'ZZ'l?!cl (01EE1m10 ) W1✓i _1_so-v-,-,-o,--~.T--~-P-Y_'_l~_'·'_"'_:L ____ 6·_8_9' 1 ■ Il ESCE LA i.a E LA 3.a DOMENICA DEL ltl:ESE § D ABBO NAME NTO: REDAZIONE ED AMNd NISTRAZIONE: Un nu m e r o C ent . 5 Ann o . L 1. 50 S!'mP!':trf' .. J... 0. 80 M ILANO - Via S. Dam iano, 16 - MILANO 50 copie .. L. 1.50 100 copie. L. 3.- ES T E RO IL DOP P IO LAVOROA DOMICILIO Bisogna metterli alla gogna. Sar ~'bb 2 ne– x:es::aria un"inchiesta sen'ra perchL' tutti sap– piano il nome dì chi. in un momento lragi– c.o. in cui alle frontiere si spegne il più be{ fiore dell'umanità. in c.ui la Yita nazionale "Ì dibat1e fra mille difficoltà. arrichisce, e sp::-cula . oggi più di prima. sul bisogno. E sono tanti, hanno allungali i mile fenta– coli in ogni angolo della nazione, tacitamen– te ieri. mentre gli altri discuteYano sulla necessità o meno della gue rra, tacitamente oggi mentre si combatte. L'Italia è inrnsa da una folla di gente -che, senza alcuna preparazione materiale e tecni ca si è impron·isata fornit rice dell'e– sercito. Ragioni eri, med ici. pmfesso ri , le,·at rici, maestri. fabbri. panattieri ed infine qualche sarto hanno accumulato ed accumulano d2i :veri patrimoni speculando sulla gue rra e sulle spalle di migliaia e migliaia di oscure operaje. Quante pagine ,·ergognose e tristi non Yerebbero alla lucP. se si facesse il con– to d2llo scempio enorme di energie, del la– Yor-0 febb r ile di none e di giorno , di tante pO\·ere donne per guadagnare pochi cente – ..simi! P0tr emmo anche documentare: Citiamo, l)er ora. degli esempi. li gO\·erno r-aga le giubbe di panno Lire 2.50: i fornitori la pagano alle ope raie da L. 1.20 a un massimo di L. 1.50. Per i pantaloni di fanteria pagato L. 1,20 le operaie 1:ercepisc-0no una media di cen– fe'3-imi M. Le camide, r::er le quali i fornito ri rice– Tono dal !?OYerno L. 0.40, Yengono pagate alle operaie 22. 20. 18 e fino a JO centesimi. ! Co:-:ìper le mutande che. pagate in ragio- 1 ne di 16-22 cen~esimi al paio danno al far– nitre un guadagno di 24-18 centesimi . ~on temiamo di essere sment ite perchè ]}')tremmo d:,cumentare quanto diciamo . ).lolti fornito ri impo:1gono J;oi alle pov e– re donne quel dato la\·oro, e. per obbligar– le a finirlo. pagano nel pomeriggio della domenica cosi le po,·erelte passano, curYe sulla macchina, anche runico giorno di ri– poso. Se pensiamo quindi al numero grandissi– mo di donne che la\·orano per le forniture militari. possiamo aYere un'idea del grado di sfr11t~amento a cui sono sottoposte, déi pa7rimoni ehe si aec11muìano nelle tasc he dei fornitori i quali suanno anche. in"mag– gioranza. dei fen·enti patrioti. E innegzeranno ai nostri bravi r corag– giosi soldati mentre affamano e sfruttano Je loro donne. Abbiamo i;ia del:O r:he a '-'filano si sono aperti. é si apriranno laboratori. per le ope– raie. in modo che molte di c.5.'fr possano es– SE'.reltJllf::a quF:sto sfruttamento vergogno– S'"J. Sappiamo or1 r•hf: qùes~i laboratori pren– derannr.J un nurJ,·o ,, fJiù ampio sdluppo in se~uito ad acc"Jrd· prr-si fra raulrJrif.a mili– tart ~ il Comitab Ct:-ntraJe di beneficenza e r•hp r·un,ranno anr·he la di:-tribuzione del lawJrO a (fomir:ilio. Dal nostro punto di vi1~a noi dovremmo sempre r·ombatteré il Javoro a domicilio chP si r-idur·e ad uno ;.;frultam<-n~o di <-11i (: r·osi diffieile il r·ontrollo. \1a. purtroppo, ndfo rondizioni at:,uali, è be:ne c·he turi la dbtribuzion<: drl lavoro 1 un. <•ùmitat. 0. piuttr1:--to chr~ abbandonarla I all"rng-ùrdi,rtia prh·at.a. \'i s•)nrJmrJ!tbsimr• donne, che, rmr r• aw!n– do bis.ortno di lavorarr•, non possono ab– bandunarr: la <:asa fJf:r 1 ]abora!..ori, dov<·ndo cu rart:- i fi-gliuoli. E purtropr.~o, la b"-nefi– cE.-nza.n(~ppure a Sfilano, pure dispom:ndo di più lar!!hi mr-zzi, nùn arriva a far<• quel– la cr.JmJ,leta ùpera di tuf.c·la dei forliuol1 rfrl popolo. r•hé :-car(~bbrr•o..:1 irg--c:nlt·,. nN~c,- sarié1. I-"' Colùflle :-r·0lastwh,,, 1 Xid1 Jr, Cas,: .\la~ terne. le Col(JniP cl,rnatirhe. ,.tli \siJi , non bastano per q•1e l1'inn1,rnerr•voJ,, ._..:ercitodi piccule r-rea!ll.lrP, la c-ui madre è obbligata al lavoro. Le beneficenza ha rivolto , cssenzialrncn– tc. IP ~ue rurc ai fìgli delle famiglie danne,e-– giate dalla gue rra , quindi ai figli dei richia– mati, elci profughi, dei d isoccupati. E gli altri? Oli alir i rap presentano ìa ve– ra, la più profonda mis eria. Vi sono, per esempio, gli orfani di padre, e la cui ma– dre è cost ret~a a lavorar e per manLenerli, i figli eh genitori maial i, ecc.. Lutta quella mis eria urgente, cronica, che non ha nulla a che fare con la guer ra 1 ma Che pure è da essa danneggiata perc hè la beneficenza, le cure. l'aiutio s'i ntensificano solo per gli alt l'i. Le madri di questi poveri figliuoli non possono andare al lab orat.ori. Anche apr en– done un numero g randissimo come Jn Fran– cia; ma bi~ogna pur fare anche per ìoro , speci alm ente per loro opera di tutela, per– chè sulla loro infinila miseria non arricchi– sca, 'l'aYidi tù q~gl!i' speculaLori. Perciò ci rallegriamo se il comi tato riuscirà a dis~ri– bui re loro il lavoro a condizioni umane e ,·an taggiose. ~V[a sop ra tutto noi vo1-r2mmo che almeno qualche insegn am ento venisse a tutti. dalla guena. che tutte queste isLituzioni nuove non avessero caratt ere tran sitorio ed effime– ro. perchè purtroppo il male che deploria– mo oggi è stato sempr e una delle piaghe dell'u manità. Tu.tte le lavorant i a domicilio dovrebbero capire dalla dura lezione di og– gi, dallo sfruUam ento così duro a cui sono sottoposte . la necessità che anche il loro la– ,·orJ sia lu~·elato, organizzato, disciplinato. E mi aug uro che le donn e ·sociali ste fac– ciano. nell'avveni re una più feconda, più continua, più coraggiosa lotta contro il la– rn ro a domicilio che fu, molto prima della guerra definito il sistenia del sudore e che nella sua massima espli cazione, div enla og– gi la più iniqua opera di sfrutt am ento. E che in ogni paese, ora, facciano opera perchè le pove re donne lavora trici non sian o così in– de!snamente sfr1,1ttatedagli. imprenditori. LA MORTE cc Forse - di sse la mo rt e, gli uor,iini mi trovano troppo mite. J,fi avevano immagi– nato scheletrica e terribile, con la falce in mano thf' mietevo f' mietevo giovani e vec– e/de. vilr, inesorabilmente. /\·on b1Lstavano certo. /fa nno affilato la falce, rrso il raio volo, vertiginoso . ,e .lii hanno dello: J!i eli e r,iif'ti; noi ve– stiamo i! tuo sr:h1->/Plro di glorio. coronia– mo lo lVtl testi! di lauro, cingiamo di poe– sUl il tuo gelido nome )), l o dissi IJ{Jli ?.J()mirli: ({ Trmf>le che non s,11for/f' flh/;os/11n.-:.o? E unr, not/f' spolanca i nt•/lo J!l!r sir fl un 11biso r inghio tlii Il mi– g!i1Ji11 lr villimP. ".l.Jir,ti" mi 1li.>.sf'ro g'i uomini . .\'on ba• sir! -{Jnroro. fo ubhirùsco r YJrrirlo. La, mio e 1ma cosi s/Prmiii.al11 p(j{Pft':.fl r;l,r il pirrolo rtrsidrrio r/P(Jfi uomini rni prnP il r11prircio d'un bam– bino. I!,,' rosi breve lii vita! Pl'r mr· rhr non ho lrrgu1J , nell'r•/Prnilit dri .w,roli. è un ttlli– mo f11gr;Pnte. Yl a forsr: p('r gli 1,1omrni que– l'ottimo ì~ lungo , pere/ti: pu() contenerr C1m- 111t•tH1lf/ dr,f dolore. J,,' 110n baslit loro che io SfH:ftfJ//. 11mumprrvol1 sorrisi su lr,bfna rli /Jlm/.ii por/"lr,d!J{i do/la soglia rlt>!/11 v1l1t, al /;11/(_J dd mi0 N'.(Jflr1, 1w11, basta th,r• io s7H·n– {J1J r,.r:l rifjt1(Jlio dr:llo spr'rart:o chissà quante I qor111I,~ ,;itr• 1ioo11nif1 ! l,'1101/l(_J r/11 dirP: <( f,a vora/ lo l'oiuto.' u ',ta111ol/irw qli vomtni hannrJ fr,lJo uni! brr . r,: r,o/1:,a 1ma navP cftr 1·011d11r:r1)(1 fl d,por– llJ f1ug/11l/o di f)f!rsonr• ne[la caldo domr>n1ra t':-;tirlJ ho fJ r•r;IJII.J nr>ltau11111 ins1r!iosfl il (ì.11111·0 .i!1(jli11w rl, r!onn(' r di bimbi hanno lr&r1Jlo 11r•igorghi lrl rrwrte. Un {Jiorno /a rtolizia rn•rr•l;/Jr, r/1!/0 a tutti il brivido dr'{ l'orrorr·. 0[!{11 f' pr; ,ola, quasi ino1sr>n:ot11 fJr>rch1' l'1t0mo ha il pensirro d'un allro .strrminio nr>/ cuore. Ed io rido e falcio. 1\"on abbia!{' /anta 7Jre– n1nra. lo ho un appello ineso rabil t>per tutti. Chino ii fìore, svengo ii canto ne/l'ugo– lr..• ::ll'vcccllo,-faccio riporre dallr madri, co- 11ie un ricordo pio, giocattoli chr piccole mani di bimbi non toccheranno più , ho l'ora per tutti. Però ... in quest'aiuto volontario che l'uo– nw mi dà. nella 1nùt oper.a di distruzione , una cosa non mi fa sorrid ere . 11V piace che giovani vite vengano a me sen:.a paura. Ed io dico loro : non ho solt anto il gh i– gno con cui l'u01no mi ha raffigura to. guar– datemi bene : ho anche un sorriso che può essere di tr rgua, di pace, di bontà. Il tu– multo riel dolor{' si quirlcrà, solo, in me. SORELL INA. Di Gio vanni Jaur ès abbiamo dett o n ell'-ulti– mo num ero . lnt en·en tisti e neutralisti si contendono ora il diritt o di commemorarl o. E: imo di quei morti araridi e glorio si ch e pos– sono essere degnamente commemo rat i da chiun– qu e ha in cuore prop osi ti di bene amore di giustizia, serenità d'ap JJrez:.amen ti. 'comm emo– riamol o noi pure, cornpaone. dicen do nell'ora tri ste, alla sua ar an de orn bra che siamo tutt e o(Jgi come ieri, come domani. J)ronte alla lotta. con l'animo J)ieno di fede. Ogn i morto nostro deve lasciarci in c-uore, più ancora riel rim– pirmto. -un f ervente bisogno di lai:oro . lA MANO U 1 OP[RA f[MMINIH Affissi ai muri della cillà, neBe vetrin e dei negozi, nelle por tinerie delle case popola ri si leggono sim ili avvisi : SI RJCER GANO CUCITRJCI PER f<'ORNITURE :VIJLITARI C)è dunque dcficenza di mano d'opera in Yl.ilan-0?Le donne d i lavoro, accorse in que– sti ltisti momenti di disagio gene rale ad offrire l'opera propria agli uffici di colloca– mento non baslano a soddisfa re le richieste cJei numerosi impr enditori? Scarseggiano forse in Milano le donn e capaci di confezio– nare camicie, mutande e giubbe pei nost ri giovani chiamati alle armi? Non posso crede rlo. 1~ pre sumibil e anzi <'he in -0gni famiglia ci siano in media al– meno due donne atte al lavoro di cuciLo a ~ano o a macchina. Pcrchè rimangono esse inoperose? pcrchè non affluiscono agli uffiei di eollocamento? Posson forse dar;;i il lusso di vivcrr senza lavorare? Sarc•bhc assurdo suppo rlo . Dalle 8 c·twine aperle rial Comilato rii as– si_sl<'nza IJ<•i bisogni drlla g11cna, rscono g1ornalrnc•nle a migliaia le razioni rii minc - 1=;tra (' di panr, gli assr,gni ai dis iccupati aS<:enrJonoa cifre favolose. Infinite doman– de di sns-;idi di affilt{Jsi aC'rlllnulano neg li uffici di JJrCJ[OC'O]lo; rfrhi<•st-e cli aiuti pei moUPplic:i hisr,gni d,,Jle famiglie· povere as– sc:di1_rno la f.nngrc!gazione di Carita, lf' mag – gwr1 e lr minori istiluzioni di henefìr,('nza. Dunqur sr rnanra il panr, sr il lavoro ab– bonda prr<'hi~ molte donne rimangono ino– prr~sr•? CP.~sila frbbre di arrattonag-gio che ha rnvaso J<, nos!rr d(innc· rn•l drlirio eagio- E S TER O IL D O~ PI O nato dall'immensa catastrofe che minaccia di travolgere tutto qu an to esse hann o di più ca ro al inondo. L'assistenz a prestata con largo sent imento di solidarietà le faccia per – suase che il temuto disastro non è avvenuto r non avverrà. Nidi, ali e case materne, pullulano ovunque. In ogni rione della ciL– tà sono aperti .asili per accoglie re bambini eia 3 a 6 anni, cotordc estive pei fanciulli delle scuo le elementari, scuole vro/ essionali pei giovinetti. I bambini tutti, oggetLo fi– nora delle loro amorose cure, sono custo– di~i, curati , nutriti secon do l'e tà e le esi– gen ze del bisogno. Tu tto fu previs ~o, a tutto si provvide. Le nostre donn e, ormai liberat e dall 'incu– bo del domani, disp ensate dalla ass istenz a dei figliuoli, aiula!,e economicamente dal Governo e dal Comun e, possono oon mag– gio r calma rifteUcre se non convenga me– glio dedicare utilmente il t€mpo nel lavoro per le fornitur e mi,li\ari anzich è b ighello– nare per la città in cerca di nuovi aiuti o rimanere neghit tos:1.rrienle in casa a cro– giuolarsi nel dubbio doloroso sulla sorte laccata al dil etto richiamato . ·si ricostilui sca l'esercito de11e favoratrici dell'ago, per breve Lempo disperso. Se non è possibile aprire tc1 .. nti laboratori .quanti ne occorrono per accoglierf! le ope– raie prov ette e impr-0vvisate, si conceda.col– le (jebi\e cautele il lavoro a domicilio, li– mitandol o al .minimo necessario e fissando una tariffa eaua ed unica per tutte. Così soltanto si eviterà di favorire, coi mezzi dest inati ad un'opera di doverosa as– sistenza sociale, la deplorevole abitu dine all'ozio e relativo accattonaggio. C. CLE:.J1TCI. 1\1 di là del confine Arrivano dall 'este ro brevi notizie. Il mo– vimento pro-pac e in Germania comincia a dar fastid io. E cominciano le rappres:1.glie . La nostra compagna Rosa Lux ernbourg che doveva scontare un anno di carcere per la sua pro paganda an tim ilit arjsta, fu traspor– tala nella prigione delle donne e sott.oposla al regime delle detenu te comuni. Ciò ci fa suppo rre che anche dal carc ere, l'ar dente e coraggios a nostra compagna, ha tentato quella propaganda che era stata interrotta col suo arresto. Anche Clara Zekin fu mi– nacciata d'arre sto. Nella Neue Zeit la compagna Zie~, che fa parLe della direzione del partito social i– sta tedesco pubblica un articolo intorn o al– le donn e socialiste e alla guerra. Descriven– do la parte pr esa dalle compagne tedesc he, all'az ione civile durante la gue rra, viene anche a parlare della conferenza inte rna– zi-0nale di Berna, e scriv e che, il modo di prepa razione e conv ocazione di quella con– ferenza fu condannala dai paruiti della Gerrnania e dcll'AusLria ; motivo per cui essi decise ro di non intervenire e di non partecipare uffìcialmente. Adesso I.e Herncr Tag wac ht, la cui reda• zi-0ne fu tra le organizzatrici di quel con– vegno, scrive essere suo dovere spiegar e pe,.chè la direzione del parLito socia lista te– clesro condannò il modo di preparazione e di convocazione di que lla confe renza. E dice che l'ordine del -giorno votato a B2rrrn era inaccettabile per i socia.listi tede– schi .. Per quanto LuLti i socialisti condan– nino, come è naburale, la violazione della neutralità e compiangano il popolo belga, luttociò non si poteva tuUavia dire in un convegno internazionale per la pace . Ciò veniva nat1tralment.e a cos'ilui re una frec– ciata per il popolo tedC'SOO. 'l'utt.e le recri– minazioni andavano !usciate eia parlc. Queste dunque sano le ragioni reali per cui il par tilo socialista tedesco dovette aste– nC'rsi dalla ronfC>renza di Berna. Si domanda il 1/erner Tagwa cht: Si è forse vergognata la compagna 7ieitz di ad– durre qursta ragione? Oppure suppo neva che, venendosi a conosce re questa nobile confessione, la condan nala non sare bb e più l1t conferenza, ma la direzione ael partito socialista tedesco'

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