La Difesa delle Lavoratrici - anno IV - n. 14 - 1 agosto 191

CONSIGLI PRATICI Come eia prorn~.._a dopo la citazione del- le buone qual:tà alimentari dei funghi e dei ,·aiii modi J)f'r CU'-todirne h loro ,p1·ezio-:ità - bre\·emente .:iccennrrò :ille lor() :-;tìgmate, ter– ribilmente i11--idi0.;;r. Tra.:_curo di parlare di quelle cnratteri~ticile tl'oppo poco conosciute e che .-=ono forse le più lesive all'economio sc– cia.le : quelle cioè che appartengono , :::.·intende. nd m1 gene re non man,1:rP1"<·c,•io. Su que -.ti membri degeneri della grande famiglia , i Ì.' i.una una storia. di delinquenza a.i danni del– ragrìroltura ed i f?'C'lleri .-le ·irlium Berllrrirlis, l ·redo linearis. Oidium Tucl; rri, Peronnsp ora t:itic11la 1·stìlar10 Corbo .ll aydis ecc., ecc .. sa- 1·ebbero degni ,·enmente di una colonna in– fame ... :.\fa il compito Ì' limitato e le mie huo• ne lettrici "'an11oierel 1bero ::ti.-..ai.e perciò tor– nerò ,ii.. Yelenosi !--ollanto. \-i ~ono Yarii pregiuclizii che mi prem(' com– hatt.eTe. (Juelli. t·iui·. che .::.i poss.a con qualche> mezzo. dire>mo culin:irio_ o,Yio,e nl terribile to.;i::::i('<.l dei funghj o ricono:'-cerne la Ye\cnosità. Dicono le credenze del ,·olgo. che il \·eleno dei funfrhi nnner·c;;ca il cucchiaino di argento . che il latte Yenga quaglio.to . e che l"nglio con – traxeleni il funzo e che altre simili precau– z'.r,ni ccntrobila ncino o !-Yelino le insidie del tubero in,idioso. Stupidaggini dj Be11a che ... filaYa! Xnn r--i"tono caratteri chr nettamente di– stinguano la '-J)Ccie huona dallo. delinquente! nè l"odore. nè la ,·i.;.cidità. nè la latte~cenza. nè il cambiamento cli colore. nè l'e"serc man– giati o no-dalle lumache !'? 1 nè l'argento a lutto . nè il lane informogziato . por,.._ono co– s-tituire una nonna ed una J)recauzionc> degnr di una "=emplice considerazione. Ciù f' lwne a saper::-i. che solo chi è approfon dito -..cìentifi– ca.1nent.e ,ulla ,·ar:età e :.-ui comp les:;,i del le caratterbtiche dei fung hi .può disti ngue rne e preH•nire la loro dtt1rnosità. P os..c:ono al più g-io, ·a.re certe o.::-<::enazioni: il colnre \"i\·o brill,rnte. roc:;'-o. , erde, azzu rr o. oppure , a..rieziato a ma -chie yj\·e. la '-Uperfi– cie rugo.;a, la polpa molle umida che non si rompe facilmente ma si piega . la località in cui nascono secca a brughiera, il sapo re ama– ro. ::--tittico, piccanle il gambo molto lungo, un rigonfiamento a ,acco o a ,·uJ,·a che !-i for– ma colla na .::cita del fungo, che si ~pacca col suo accrescimento e che ne ricopte poi il gam– bo ed il cappello come un ,·elo o come una pellicola "oitilis~ima. a maglie giallasl re per lo p.iù . la presenza di un anello alla ba.se del fungo: erco le principali e più facili generalità dei ,·elenosi. :Sia ci sono anche delle eccezio ni. In ogni modo conosce re i fung hl nlenosi è difficile_ e-1 i proce limenti ,·a rii con ~lgliati so– no incerti e nrnl~icuri. La conclusione è che per difenderci dai lunghi nlenosi com·ie ne non mang-iare che gli indigeni . que lli cioè nati e noti della prop ria località e per espe– rienza aYita riconosciuti e nobilitati, e rifiu– tare tutti quelli che oltre al dubbio dell "aspet – to pre'-entino a-li elementi Hgetati\"i, fra i più intere~ --1nti alla Storia naturale, la loro ses– sualità <,d ai::::c:;e-c.;ualità , il polimo rfismo, la lo– ro doppia indiddualità . le qualità iperali men: tari e la loro t-J;;;"ic'.tà co:-tituiscono problemi di alta coltu ra. \"e ne- ha uno persino.. poli– tico economico, che riguarda una i,:;pecie del– la pjù ~rande famiglia dei funghi. e la dis– sertazione del quale potrebbe portare questo titolo alett.a.nte... 11 L·associazione coope rati – Yisika di Produzione e con,:;umo delle alg he e dei fun!!h: ... ,1 e ffUe!'=-ta di----ertazione rlie non ::-0 ,-e interes~rebiJe molto le gentili lettric i. dimo'-trerebbe ancoi:a una \·olta di più, che per re--i-..tere a tutte le intemperie n~eteorolo • giche o ~()c-iali. per rendere e,·olut1.,·ame~te forte p re-.i--tente le i;;perie. occorre l orgamz– zaz:.one e la <li\·j,.fone del law,ro ... che l'uomo che ~i cre<le la '-perie più Pniinente ,;.uperio-re, non ha che da ,c?uar.Jar-;.i attorno pp,r rile,·a re quante altre "'fJecie s.ieno meglio or~aniz_zat: di lui. animali o ,· eg-eta.th· e f> quante p:u <l1 lui abbiano mPzzi e!f,tth.:i e p1·nio:-i di dife-.a e di offe-'a nelle g-n1ndi repubbliche del ).londo ,-eget. JP i:-d ..\n:rnale. Dram. LA Dll'ESA D8LLK LA VORATHICJ La miglior via Clemr nl l' Sa.Uini non ~:er-a mai SL'nlito un c•roc. TnU'ull ro. Timi do, pauro;-;o, 'Schivo d'ogni \·ioknza anc he n• rbalc. ~·era ar)J)a– gato fino allora d'una \"ila ch'e ra una nic– chia chiusa e senza. Cl"O acl ogni rumore, ad ogni soffio cli ide e, ari ogni mutar.-.i d'cvc n ti. La .sua nicchia era ad un tempo 11 n alta– re ed 1111 ~epolcro, una prigionp ed un pa– r-adiso, una r ìcchcz;za ucl u na povertà, ed egli si sentint lranquil lo. felice se gli era da to cl"isolarsi c:osì da lutti gli a!Lr i, ca lm o im – pcr~ubato se m pre, come se la sua vila fosse un tullo a :-è, un qualcosa cli staccato rei au– tunon10 dal tronco di tulte le altr e vite, un organis mo caduto eia non si sa clo\·e in un mondo che gli riu sch· a st l'ano. ostilmen te pc n ·crso. La sua. nicc hia compo rtava un div erso modo cli pensa re, di d ire, d'agi re; eg li non co mpr end en l nulla di quan~o lutti gli all r i uomini 1~otc".;~ero pen sare. dire, agi re, egli s'appagav a solam ente . unicam ent e nell a sua beata tranqui llità , e si di ceva co nt ento se un uccelli no Prra bon clo si soffe rmava ac– ca nto alla sua. ca ::a ad alli eta l"ia di lrilli e canti e mu:::-icali so rrisi. Era un _-.cempli <.:c. Lna natu ra primit iva posta a caso in una età fervida di lolle, ar – m ata d;una inge nuità inconscia, come quel – la d'una fanciul la , ccl il cui fondo era una bontà gra nd e, sconfi nal a, che non poteva n è sa pe,·a conosce re o capi re al cun chè di ma l– Yagio, n è di catt i\·o. La sua inte rna bonlù non sa peva mai ap– pieno add olor arsi Un giorno, preso di dol cezza ve1so una. fanciulla, si prodigò ad essa in una gara ea n sè stesso di so rr :si, grazi e, favori, e fu q uesto il suo più gran dolo re, ·poichè, n'e b– be in grazi e, il riso e- lo sc herno più villano. Xon si di sperò tuttavia, ma si riti rò sol– ta n lo ~nco r più ne l suo cremo sonid ent e cli luci e cli fior i, Lutto turbalo dell 'imp rov– visa e inasp ellala malvagitù femmin ea. Era una par ent es i br eve qu es~a nella sua vit.a. Il temp o lenì il bruciore rove nt e della fe– rita . Ed il dolore tacque . ln lai modo Cle– mente potè anco ra a lun -go co ntinuar e il suo uniform e ritm o di vita. ).la Yenne il co lpo bru sco a sfasc iare il suo castello di sog ni. La gue rra! Una so la pa rola messa lì a signifi car e una real– la comp iu ta. a cui impossibile rius civa di sot tl'arsi , una sola parola che recava con : ~è rovin e e morti , st ragi e maruirii ) m a i su cui pesava a ca ra tte ri di pio mbo l'imp e- I rioso obbligo del comando, che non di scu - I to nè transige, tutto comp reso nella sua ri- I gi d a p roce.du ra; di d isciplina , ~ch emaitico ! come un fo rmula rio, 1·ig ido come il pcn · sie-:r·o d 'u n giusto. E Clemente s·acconciò . Par li, una matti– na chiara cli maggio che s' apriva al gio rn o con un so rri so rad iosa cl i sole nasccn te, s·accantuCciò ne l treno che dov ev a po rtul'lo !unge , in paesi igno U, s' isolò ancor qui da tutti gi altri, so rdo ai cant i ed alle g rida di cui cran pro di ghe le giovanili gole, s'a nn eb– biò in un dormiveglia angoscio~o. finch è non giunS!' al luogo desLinato come fine del suo viaggio. Oi:,;ccsc ancor ad dor mcntat-0 r s·avviò al– l'u:--cila. La C'itlà gli rra nuova. Gi ronzolò C0111C' 1rn rhh ro. ment re una fHntasl'ca r'.d– cla di ,·isi e ,·oc1 P rumori nuovi g-l1 colpiva tutle le co rd e della scnsi bililà 1 cn~rò m1c– ch inalmcnlc in cli,·cr.-,i luoghi e machinU l– mentc ben 'c e macchinalmente uscì, ed a sera la voce d'un dGve rc che a mano a m a– no g li cresc:eva nel pettu e go n fiava, go n– fiava il cuo re, lo con du sse a11a p r-ima lap– pa ciel suo pc regi·ina re. Una s pecie cli fatalis mo inconscio ora lo dom ina,·a, ed rgli obbe d iva alla voce inte– rior e. come se qu esta gli uppa risse la voc e d 'u na paur osa divini là. La sua vita era rotta, defi ni lintmen~e rot– ta. Egl i non clubi lava neppu r pili di riusc i– re a i·accoglic re i rot:arni d i oss a, sp ar si qua e lit, e- anc r)ra coo rdin arli in un'all ra sintes i simile ~e non uguale a.Ila vita di prima. Di sperò dap p rima, poi spe rò . Sp erò di polr l' fare ancor del bene, nonos 1 anle gli os laC'oli. nonoslantc le clifficoltù dL 1 lla vita nuova. Ed ubbidi. to\almcnle ubbidì. T ulLo com– preso nella missio ne nov ella. Lo vestirono. E partì . L.Jnn birnb a, d agli occ hioni toffcli per la paura , gli si an-icinò un giol'no. Scoper se forse att raverso ai suoi occ hi un lamp o della su a bonl ù . Era picc ina , leggi adr a come un fior e, ma patita dai torm enti, dai continui timori. Le vest i sli nt e le si gon fiavano su l co rpo , trop– po g randi per co nt ene rl o. ì\'on si capi rono dapp r im a. La par ola stra– ni era ))erò a poco a poco, g radatam ent e, sepp e lìCqui stare su lle labbra pall ide della bimba, delle infle ssi oni st ran e, delicate, nuove, com e se nel tono fosse una musi ca di pa rol e, una esp ressione superio re di pen– sieri . Clemente allora la capì. Un abbas sa– mento della vo ce , rotta d a lagrim e. signifi– cav:l l'a bband ono della bimba a sè, un bal e– nio so rdo di di sperazion e faceva com pr end e– re che il dolor e doveva esse re ete rno , e non esse rci più posto ad alcuna spe ranza , un rnddol ci rnenl,o impr ovviso fac eva infin e in– tuire la fiducia della bimba in quell 'uomo ch e non aveva cono sc iuLo mai prima d'u_llo– ra , ma che la acca l'ezzava , la prnteggeva, l'ama, ·a, come un padr e la figlia , un fra– t['l!o la sorella. E Cleme nte dappr ima inluì i1 dramma della fanciu lla. che aveva perso fam iglia , patriu , tutto, e le si atlaccò con m agg ior E Ja ten ne con sè. La na scose neJ!c o re cli pe ricolo, quando la g ra g nuola Ii [)_iun:ibo se minava la s~rage, la. chiamò a se nei gio r– ni di sosta, pe r rinfrescarsi alla sua fre~ ~chczz·t cli pri ma.rc ra na scc nLe, per bea rs i di quegli occ h i pic-ni cli così g rand e a l'fcllo, cli così profonda fiducia. E Ja gue rra pa ~sò. \la prima Clcm :.:nte ri trovò se stesso . ll ilrnvò sè sLess:::> nella. b on– tà ,·crso una bimba di fam igEa e d i razza non sua., e poi anC'ora nell'intuizione c.-hiara e p recisa d 'ave r to mp iuti in una du e do ve– ri: il dove re per cui era. c-hiarnat-0 a. dare il suo sa ng ue, ed i I clove e, cloke buono e san– to. della bont ù: 1--iÈL IOS l·I U~l 1\!t\Nt0. Sorialis la , inll r11r1:.illno/ix/a e pari [i sla lu so– no io pure, lo f11i ir'ri e lu sarO anche domani . Ql'a 7Jiù (.:hf' moi so110 inlt '/'1/(t:.ionalisla, poi– ch..è ho la J)l'ofonda 1·011l"i11:.ione che all'iru l o- 1nani di c1uestu u11erra 1'eru o11nosa i popoli unliranno più dte 11011 s1'nl irano J)rima. la necessilà i111J)f'riosr1 cli riarri1·111orsi. Al cu ni ci domandan o SP noi .rncialisli r11)1,iamo fall o tut– to il nostro do1·1•rt' p<'r f'ritrU-l' la (}1lP1T(t " JJPr sta/Jili re /a JU1t·P; st· ol,bim,10 fa tt o ll1lto ciò che ci 1•ra couwnclalt) da /f' deri.doni dei nos tri congressi inlerna:ionoli di ll flsilea. Cove na– (Jhen, Stoccarda. q11011dc, la fJuerra non era che ww minacf'io l011tana tilla r11wle moll i di n oi n on crederono . .\"oi ci e1·arcrn1.0 assegna ti un doppio dove re : fa rf> tilllo r·iò ch e divendeva dal soria li smo pn irnnedìrf' la calastra,.re, ed il giorno che, per disgra::;ia del morula la ca– tastr ofe fosse sroppiata. farP dà che era in JJO– tere dri laroratori per ristr ,bi/ire le rc/a:ioni inlenw:.io11a/-i. Qu Psl o doppio rloverP noi l'ab • biamo rompiu to. . \la (Ili sfor:.i clell' I ntr>r-no:.io– nale socialis ta non ra lsero . n on potevano riu – sci.re ad eri lar e la 01ie1-ra. VAND EIH"ELDE. D a P onte d era. Car e cc,m,pa(Jne, r,..,-:eJ num ero 13 <lella. Di _.'esa pubbhcondo (ciò che io non pen sa ,·o) la mia lettera a co.testa am minis t razion e per la richiesta. del bolletta– rio, cadeste in alcuni errori, forse do, ·uti alla ,c:.tampa; q:ikcolti erro1·i . mn che cam bi arono acldi1rittura ..... il mio sesso ! Infatti le pa role (1 operaio, com pagn o 11 \·a n– no lette: operaia, rompa(Jna. Grazie dello spazi o e ricernte cordi ali -=aìu– !i 110n da. Ardelio , ma da.lla ,·ostr a compagna ,.\JmELIA Ll 'KARDT. Qua.11le ro ll e. da tm amrn .circa, io ho sen– tilo dil"e dai miei provri am.ic -i che l'l n ter na– :.io11ale era m or ta. morta a cinquan l 'cmni. al– l'età delfa messe/ Qnei miei amiri si inaanna – vano . [. '! nterna;;;ionale non poteva essPr mor– ia. Può darsi che abbia donnil o. P uò darsi chP essa abbia man ca to. li.fa morire? Mai! VAr-.DER\'ELOE. tenerezza con maggior bo ntà , con compia- cime nto di uo mo forte che può raccogliere Agli Abbonati sotto la sua om bra a rnica chi lo ri chieda, Si pr eg ano viv am ent e gli abbonati dippoi cap ì l'affe zion e pr ofonda che la bim - ba avev a p osta in lui , e da ultimo amò qu el che non s0110 ancor a in r eg ola , di in• pallido fiore che con fidu cia gli si appoggia- viar e tosto Ja quota d'abbon am ento . va e con amo re sap eva fa rgli tanle ca rezz e, 1 =---------------- e con g razia sa peva fa r co mpr end ere l.uUa RJGAMONTI GIUSEPPE , gere nle. la su a gra titudine fig lial e, con un se mp lice 1 fissar si degli occ hi nei suoi. np. Editri ce dellA Società • AVA NTI I ,, V O CI DAL L E OFFI C I N E E DAI CAMPI r·(Jf(J L udo, 1-fo nrJlafo piu UJ/ll-' t:.t)YftP, r~i Dife~a w,rli r,o~t disprP::r,, Pd onimO!iitfl ,lPI/P .don.nP bO'.!JhPSI: sofo pnchè h/Jr;.(hr•-.i, P -~i. nf,oti pl'Tsmo dt ammPltPrP d1.P P.UP po$srmr1 r,rJmpiPrP f/11/JlrfJ– J;(J di !fr;rialmn1lP uti.p SJJr,1,tonParrumt 1, P di– siu(,.,,-p ,11l1J.m1?nfP. Q11~1,lo t- un ]JrPr,r11tt:PtlrJ cattiu:,, d,1, _lP don_- 7/P x0cialistv non 1LrJi;rpbberrJ Tll' a-,_;erP11" espn– mu~. Pr ima di t11tto, q1111/i MJn,, lP "rfo!in~ bor.2h~<:J? ,. :,a (J1JPt/v rl,P Tt(1f! possonrJ q.irs1, -pPr {or;a di r,irN,sl011::.P, - w~_ pr1jll•to11 1• ur: rrristrJ('fl/[ir/,P? q1J1>[fr, dvf/P f'IJSt df'ltt• rlo!ì.H medie·! E-1 rt/1(1fo r111rJu, /P modri ,[i /o,r1iylio, .<.t1lr.. se 11Jrr, mont,, fw ,,,, (J11(1tl11g11rJ di.~r.rvt(J? E ,;, /tJ tfJf/fJ 'JUP!IP, lo 11,_,,r,,011_rhP IP /rJ_ffJ fi– yli11r,/v {(Jf.',f' pPrr-f,,, .,tnrlw111, 1111;Pf'I' ~l 1mpo– ra.r '"' mPstiPrP? ,,, lrJ sorir,. d1111q11.P, rh ,.,,11_-çP– flVP11:.o, onrhP mr;IIP rrwr,1,frP ?... e ta[,mr,, trn piNJlt/f•? Pt:C. E io{ontile fo rnir1 dorr,ru,r/rJ? lo MJtH, i(Jn 11- ro,1tP di q11P.~fv dijfio;ifj11i rii r/111,P. (!11 son.r,, d,n,quP, quP.~lP rJ_r,flflP t.,,rg-rif•'-J rio 1 ·111r1,r11·1P- 11P l,t,o r111ardorri? fJh lo so du~ rr,sa tu mi ri. p011d1!r,,.. li .' l 1 s1Jru1 ',fo,1nf' P'JrJl.(1,,., tup1irfJ1: mr1lyrorfo lo rPr– nir:P Pjt1•rif.Jre rJ, cr,rretlr~;:o t: pr,r{UIIJ 1J1yn,v– T(jsilrJ.; donne che ,1;~1tima11rJ uperi(1ri of/ 1' /11- ro tr1relle , pmlPtane u, stifrlfr,,,ttle pP((:I,,, que– stP 11()rt /tQft .•Qpulo oro1Jrsi di quellh \'f•n1H•f• 1?i(1,riOrP. Pd oppQirJnr, rudi,, , olyari r,d ond1P solr, ir11,Ji-r1r111lifll-'l (r1Jlfo (JuellP t~IJfiTIP f_lfJPflJe ,1;1rr,rnpiorriM1f1 ,'1 1 •ll 1 J prrJpri11 nta Pf111i.1l1t:r1.n1011, u,r1u:r1;;;1r,_n11lP per[ifl(J la ,, IJPfl('{irPTl:!.IJ)) {(/Tlf/(J per 1."(Jfl/lfl PI} eyrJiir110 yi1ntomf>(1fP La !Jif,~ a s:,f Pr;o q11P$_ft! o:.fo,~P <( IJl'r1e,'altrir1 11 d1P J1rr-ln1rion1J tJ,1Prt,r– si JJPr !(JCC(JTrVTP riti ]liOrt(JP, _r}1f! l"f11Jfir,11r1 ffJ• $tÌ(11ire o/l(l _g-11htizii1 l'Ple111r,J11U1, ..• 1• 1,1rrprfo 1 w t 1 uosi eroidiP q11_rmrfoyi1Jr1(J/J11IJ 11~(1rrifirQr– $i arrir-i11ond1J Ufl o,fantP r111r1lf'/1v.muu,,-r, dtP disprp;;,;rmo. TJPT [(JY(Jii lr1 r,r1ritr1 ! " JIIJ. cliP c'entra r1u1>$/n cr,rt lr, horSthe i, ·! {Jr,nne ~unili u sono m futle le duui MJCio [i: {(LCltflfiO IP ner,f!sSIJriP rid11:io_11i P wodifir,a :,ir.Jni, >,f: 111•pf.J.,sr,,, trororP [hrillf1P11l1• ''"r/11> I nf'l pro{Plorioto: yli stessi sen timen ti ini ::.ioli. SP pure dirPrse le manifes tazioni di essi. E se prr borghP.-Sia dobbiamo inten der P lP classi mp(lif', li assicuro che io conosco perso- 1,olmentP (rrP do ne conosciamo tutti, lliH resto. ) donne borghesi rli sen timenti nobilissimi e di rPtlo opProrr: donnP chP hf>ne[icono con la t/f'rli;io11P di .\i• slP,s.1;P,P non soltan to col drna– fr,; rlonnP (IP11Pro,<;PrhP amano •vf!ramP11te il JJrrJ.<;.<;1rrto rl1P ritr,m(Jono davvero frat elli tutti fi uomini. PII onornno i compa(Jni di la1Joro (J)Prr hi• r111."h'PssP lm •orano ), e dann o l'PsPm– pio d"1rnr1 riltt s1,m71licP, utile ala soriPlrì. P,·rt:hi• dr,rrnmno di.<;prr>:.:.arlP ori (JnrhP so fo di:,rrJ111,.,rf'l'lP? SrJn sarp bfJP (JUf'slo 1tn JJTP- 11inrli;irJ di r:QStfL. . O TOVf'Stjn? \letliow,)1·1 1111mom1•nto o/ Jorr, poslrJ .\(' J,ortnrJ w·11f() lo <lisgr:1zia rlidorrw C(JSÌ. di 1W– ri,n, i11 11110rfas.\1! .w,r:ir;{P fr,rrJrita drr,lo r,o. irlf!l/11 fr1r/1J110, f'/1P roso (/1,/1/J(Jllforf>, 11nr1,1YJl– l11 ,·011ri11fv rfr,{{lfl(Ji11stizir1 di tnulr: rirrmtr 11111r1111,;, f '/11• N,so flù"''-'11' {art•, 11rolit·ornt•ntr~? Sp,:,ylior.,i rJ"un trotto di q11r1111t, J}OSSNJ!f'1110~ _..,.,, q,11, ft1 air1Ul.\!il' alla rr111sfl d1•/lo g-i11~tizi~1, s, rr·rlr,. l<J d,,vrrblH•r(); uio 11r,1111ion 1 rPf1l1P 11f'/– l1! ot11ul/i rirr:o.'ìl1111ZP !J1u,q111,:, IJ11ntJllf!, r•.\pir1N• ('/J/1 1ino 1:,to rli. dtir/i:ir,,,t', di arnr,rp di oUi, ilri 1,nu• [i.ro, di ri- 11111, r.io r ,/ /11 ..a,,, fl/lP mt1/lP rn11ilo rlt•I lr1/"fJ0111 l1i1'f1[P ·11 t11tt,, q1u•lf1, ,Lo r11i tlipPJtf/P (/(I loro /ilJt'ror.\i Jlf'rr-111! q11;drh<! 1011ilit ri (JNIUJ .\11I ltJ.oimo _,r·,r,prP Tlf1.,frr, u,11lr,rorfo . 1 lo r:0/110. (JfÌ(JÌ(lflfP r/'1•. ;·/r r,0/1• ifl fJ1/P[l'o111.IJiPU/P f Jfri pr,t:l1i.1,1,nr,, l/()1111t b ,n.d1<·si pr,d1issi111e f/flrltf J1(J1j 1,,1r(JhPAi, rn,tJi/rJ (/ÌllflfJOflfJ (/ (JUe– ,,.(1/(l•;;o lfl(1f1Jlt• _I J<:rl •r,llr;ro forriomfJ ]Jrr1pr1,. fJOotlr; di <pP·'-ti fui,11·i111i; r, t·1,1ril1r.L/1W,1(/IJ /o rn 11 iffi /(1 .\llfJf•TIJih, lo foluilfl, /'f'f/f1i.~lf//1 iO.dJlfl– mo, vt•rf'/11: ,r,1111 ri:i, r,1111pio11J11,t/1•(1/i inrli- 1 id11i 1' d1•flfl ·1Jri1•ft1 11011JJl'fr/11• li rt•di11tflf> 1· 11li1:or. i flf'/111 f'fJl/1/r,ltr1 ,L, 111111/1• lir,11111· h< 11· )J,,-. 1 q1u1.1i r/,P /r• 111/tP rio.o.i ,-;r,rir,/i 1/1! [11s X!'f'IJ Ìllt/f///tl'Ì f ervu1,i<,111i n1,n Jiart• 1111·.nU1l:i, ,J,t.1- le r·11l!:11JOI' ff n dPIJa •/1if 1•so h• q11a.h no11 !1 1 11111 i 1w2;ttr1 1 I Jit;t d1•l\'op1•n1 tlPlJt• don 11e borghesi, quando ,·era.mente è util e, n è han no inai disconosf"iuto che fr a le donn e borg-hesi \' C ne sono di quell e degne della no– ,.:;i ra. :unmir azione . La nost ra opnosi 7~ion e no n è d 'indole perso– nn.le, n1a. cli principio . Ab b ia.mo per tanto tem – po rite>11uta inutile la col labor azion e, perchè i fott i ci n,·e\"ano <Jjmo:--.trato che 1110\'endo noi da preme~se diYerse e indirizza ndo ci ad nlt!'i fini_ la nost ra opera in comu ne e:ra recipro ca– m erite intl'alçii"lta. Ora come tu ~,ii. c1,1to il momento C'<·cezio1Jale, s'è :i.ccettato di colla bo– rai-e riei Co,nitati d'as"istenza per la gue rr a, appunto perd1i• vediarno che un'azio11r nostra. 1·:1rntte1·i:--ti(·a i• resa impo~sibile <lnllr circo– !--l.inze. ).fa gi:wc.-lti· tu 111i dlicdi una s11i(•gazione ~111 q11f-'l dir intP11dia1110 JJ('r donnC' horglle~i l' p1·0- lf'l:11if•, farn dc•I mio 111l'g-lio pCI" spirg,,re que– ~to <·oncctt<,. '.'\011 \1., ~e 11:11 !etto I dialoghi cli :\ 1n.rx e En– g-els puliblil-ati 11cl nostro gior nnlc>, nei qu ~d i f, spil"'gata la lrasfonnn.zione (.OCiall 1 a.n·en11ta attra,·f•rso la i11dust1·i:dizzazionc della pro<lt1- i'.Ì1JJlf'. T utta la. falange clic umuta dalla i;n– ,·1t11 r• poi dall'artìgì:inalo ha dato il suo la.– H1r<1 J)Pr un ~:t.lario a. (•hi s·i trovava in <"On– di;,;i1J11Ì tlì offrin• tuie 111,·oro ha costituito il pr()]1•t;1riat(). S'i11fN1df' di{~ la di\isi,,r1e e a gr:1ndi lirn•f' 1• f'11P 1ra IP tl1H' l'la,••si /'11(' JJJ"('SPllt,,110 Ci"l1·attf'ri J1l"f'f'.isivi ~<1110 df'i g r111ipi intC'l'lllPdi c·lt(• pnr- 1f,f'ip:1no d1•ll'una p (lpJl.rdt ra <"lnssf>. <:osi diN1si JJH le du11ne. (.._111;-w<l11 HtJi cli "Ì.llllu (l!11tne l1oral11•.,i \'Oglia.• rrH• l!Jr 0 il• donw• 1'111• !.('od1·1uJ() d1>ihf'nPfiri drl – la l11Jrg'hhia rum nrri,·:i.1H1 :i.l cruH·C'tto che la 1·is(d11zi,mP 1h•lla q11Pstiune C;.fJCi:1IP dirc•nda 1J;1tla co-.1it11zio111• di 111111. 'it'unl:t ha .... ata sulla prflpJ·l,.-ta 1·,,Jl,·tt.i,:1. Il "1wial<111()fflll'l~l og-ni -..11a 11-rwia !->\Il1110- \ÌrtH·IJto d1·lla l'J;1!->Si1 prnlE>taria i11 111"10 ron la r:l:i so ]111J·~hPS-f'. \!:i "ir·1· 1 •Hl(' q11r,,to urto d1P :n, nra f~1tal111PHf<'. JHHJ ,,s...,r-ref:irilitato 11,11IP SiflJ.!(Jif' \"O]tJJ1ta 1Jf1f'ra11ti 111>lla \ila so1·ialP. 1·0• 1 I-ii ,. <·1i..,tit111to il partito !-,(Jciali~ta rhe ;-.<~1·0- gli1• er1lrJJ"<J 1'11(• 1111r11roni11Pndo rJ:tlla. d:t!ò;s1• J,1,r~.!"11 .. ~r, <·tu• fJllr g<1df•ndo111• q1i:ill"J1r \'3 1ltag– " 11 ~,, 11111111, Jlf'IO :1 _!.!ÌU"l1•zz;1 d1•IIP dott1·inP so- cialiste e mettono a beneficio del _proleta1·ìato quella istrnzione. quel tempo e m agaT i quel dana ro elle è pu r un priYilegio i.n con fronto della \"lta ,orol eta ria, ma che serd rà ad acce – ler are la ,·narcia del p,roleta r iato stesso . D'accordo, d' acco rdissim o, ca ra simpatizzan– te. che il buono e catti\"O c·è in oni pa rtito! ".\Ia quando noi ec:primi amo di~prezzo per la donna borghese è perchè pensin mo che j\ suo lavoro consolida la bara cca borgh ei::::e o pe rche è- fa.tto con tutti i preg iudh!.i. della menta lità borghc----c. :\'on :i bbiamo in\'E'CE'noi ricono~ciu– to t' nmmi rato il la\'oro cli donne come Ales– c;;nd rina Ha1 izza. ad esempio_ elle non eTa so– C'i,1listn nel senc:;opreciso della. pn.roln ? E ~iamo qui '-Cfflpre proni.i ad amrnir rure ...,p v'i• d'nn1111irnrc. l'ome :-:u1mn prontl' a rico – noserr·p d1e nnche fra le 110 ... tre file> c'i• della impcrfpzione ri .;ono del le 1ii1-c.sioni non gem– prC' •1\l'nltezza dr\ <-ocial,isrno ! Jln \'Ol'J'('mJ'nn ('hf' !-"e ruo1•i drl partit i) vi è ('hi ,rnimr nte '-'C'nte il do,·C'l'e um rrno di fare quakosa per la giu"-tizi a, con, incrndosi che <.olt:,nln mer6• la profondn trn .... fonnnzio ne gn– riale 1·011lr1111tn11C'lle dottrine <.:oc-inli-ste, la. g-iu~\izi:1. s.:a1·àpo~.sibile e Pntrasse perciò m i– litr llC'llr uostrr filr ,pe>r porl!"lr(' dPlla bontà M m:1nc·a. dc>l!n intrlligenza "e fa difetto. Oh lo ~app;nm·1. lo :-;oppiamo che non tutti f'.oloro, 11omllli ,. donne C"hf> J)Osseggonn una tPs'-('r.i, <"Ornpiono ~Pmpre i loro do\"eri di S' 1- C'ird i,.-,ti! :\'on J)ff questo ~,i de·ve d'scrtare la hrit~ag-lia, anzi t'ag-ione di più per l'f'starvi più fìr--r1C' r,1g-io11e d1 più per thiamard cnl01·0 che .... tan<lo fuori prnff'~sano gli stes.~i nostri idea li rna IHHl Yoglio110 prova rsi :l\la lotta. Tn ~lil'i_: faeci.11mo propaganda di princ·ip l 11ir,ral1. Lo!nbnt_h1amo la \'a.nità, la. superbia, C'r·c., r1·c. l+.ctoc·1nell'erro re della predicaz ione ;h~rat1:1. :\'oi don11C' '-Ol'ialistc J1u1· ritrne nd o '!t1le l o_pc>ra('fin<'ati\'a o,·unque sia, e più con 1 l'"-('11~1_110 <·li.e 1·on l;L parola, pensiamo pero cl1P p111 profln 1.a " I OJH,•radi elev:un011to del.le do,uH• pmleta1 1 11' <' ,li organizza.7,io11p delle for– ZP <lei l:1\·o~·o, Jwrchè affrettando la tra..c;for- 11111z1_,111P ...,01·1,i!P, i-ifarc>rno senza sapC'do nnclie In , 1t,1 IH11rale. l:on affetto. r.1u·in.

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