La Difesa delle Lavoratrici - anno II - n. 7 - 6 aprile 1913

IL VIGIL1\T0 D.:.1.1 pticcolo Enrico marini~wa la scuola. La mamma, ogni mattina, gli faceva mille 1iacoomanclazioni. Ed egli prometteva, since– ramente, guardandola con gli occhi dolci o b-uoni. :Ma brustava che egli vedesse uua stra– da ca.mpe.--tre piena <li sole o un prato fio– ri t-0 perchè lo prendesse, immediatamente, un'uggia inYincibile della. scuola. Allora gi– roYagaYa pei campi, finchè la fame si face– '""a sentire, si sdraiava al sole, non faceva nulla <li male, felice della libertà che si gode,·a, oziando, guardando gli uccellini e gli insetti a cui cercava di non far male. rrornaJ.1do lo assaliva la paura atroce delle busse del babbo, che non perdonava e non capiva come la mamwa, e lo batteva senza pietà.. Il babbo aYe,a un'e6asperazione ,,ialenta, contro quei ragazzo sano e forte, che non voleva piegar.si . corue gli altri, al giogo del la,oro. Qualche volta la mamma nascond<>– ,a Enrico, o dice,a al babbo qualche pie– tosa bugia, presa dal terrore che egli finisse col ro,inare il ragazzo, con quei pugni pe– santi come una mazzata. Enrico la guardava allora con gli occhi timidi e riconoscenti. e se ella gli doman· dai;-a: "'lCa perchè dunque non ,uoi andare a scuola? Tuo padre ti '\""Orrebbe tanto bene e saremmo tutti lieti. - egli risponde,·a: - ::ìon lo so. mamma. il perchè. 11a una sera il babbo lo picchiò tanto, che la mamma. in un angolo, piange,a e trema– ,a e le pare,a di sentire le ossa del figliuo– lo scricchiolare sotto i colpi violenti. Il ra– gazzo. il giorno dopo. pesto e contuso, con le ossa. che gli dolevano disse: ~on torno più a casa. E dormì la prima notte, sotto le stelle. rabbri,idendo di paura e sentendo per la mamma, una tenerezza struggente. Cominciò così la sua Yita randagia, co– minciarono la fame 1 la miseria, il freddo. Scappa,a qualche Yolta a ,eder.e la mam– ma. ~cegliendo le ore 1in cui il habbo _non c·era e fuqgi'\""a .subito. come un gatto lJl,Se– guito. Fac.-e,a qualche sen-izio ai contadini. porta,·a le '\""aligie ai viaggiatori, ragranel– la,a qualche soldo, mangia,a poco. ma non 06a,a tendere la mano e a,e'\""a pel furto un'a.-.ersione invincibile, la paura eredita– ria del carcere. un sentimento confuso, ma anc:or ,aldo dell'onore. 1ra lo stomaco di· giuno di un ragazzo gio'°ane e forte, ba una '\""OCe un richiamo che può far tacere ogni altro. Certo fu la fame che lo fece sci rnlare ada– µ-io. ada~io. fino al furto. Allora cominciò per lui. ,·eramente, la Yita terribile. Comin– ciarono le prime condanne, il carcere, l'im– pres;:,ione del uau ragio della '"ita, senza la po6oibilità e la forza <li sal.arsi. Dal car– cere '-t:"rin•va alla mamma lettere riboccanti di tenerPzza, di pentimento, di dolore. Usci– •a -..f>ntendo '"aa-amente che alla sua \°olontà debole e inC'"'rta. al suo bi:;;oa-no di di,entar buono. manr-a,a quakhe cosa che non sape-– Ta ben de-finire: una sp:nta, un aiuto, un p<.1' di compatimento. una tenerezza vigile, quakhf- per,ona forte. serena. autorevole ehf> l'aiub'--J-- a rinno,arP la ,ita e non 2'1i r·conh-,i:- il par.;ato. 11a era un ,.,.igi– lat-0 della polizia e il padre, per evitare lf. c-h:aN·hif•-rt-· dP-i vicini, quando tornava lo 0 r:au·ia,·a Ìnf-"'Orabilmente da casa, p;eno di APPE'.'iDICE La mogliE dEI "CavaliErE,, Quando il Cavalif:!re passava pt:r le br~vi strad-e del piccr.,}opa,-~e, con la sua figura alta., imponenti', i contadini lo salutavanù tutti. Egli ~i formava volontini a parlarp oon lo m, domandava qua.lchr; volta notizie d,--i pic– cim, con l'aria d.. IJ'uomQ che ved,e creM:ne e rinnovar'-'i attorno, la piccola. tribù di cui ~a– rà. domani. CtJm-e oggi, il signore. Il piccolo r,aeoo e tutti i campi, a vista d'oc– chio, i bei campi pingui di frur.nent<J e di vi– gnHi t-rano d'un ,,1gnore ignoVJ e lontan 1 J 1 che sr1lo 'j w~cchi ricrJrda.vano d"av-er visto. Era pf:'r darf a lui tanto oro ,e tanta A"Ì'Jia chi~ la..-rJra.vanotutti. :lla il signore lontano, spen– si,--rat"J e gaudPnte, non chied~a e non rive d1,·va i conti. E chi arricchi"'·a e rnett<:.va su r~rLia, -era. i: cavali,,.re, l'agentk Dicev~n'-!. i vecchi, ::,ott,ovc.,cr-, quandl"J la carrozza lucida I! nurJva del cavaliere tSollevava il p0lv<:ron.- del• la via: - l,;n giornCI ~ venutv qui, a. piedi, td era. p<JYerfJcome noi. Abitava la piccola ca!a in fondo al giardin,,, -ed era mvcfosto e bu<JOO. PrJi ando ad aLitare il palaz.zr.Jdel tiignor1- <· la ric.-chezza. a poco, a poco, gli di,-d,- al oenello. E piu il cavaliere arricchiva, e i campi aYe,·ano ogni ann" un rigo.~lio ~l:1-perL(),e la produzi,,u,.. aumentava, e p1u e piu le ca~~– pole dei cùntadini dive~tavano ~ere e ~ai:}ent1, e la mif;1•ria uq;~va, 1mpla.eabde e s101stra, nelle povere fam1g_lie. . . Quando il cavaliere ebbe due figli, t-Jelh, sa 7 ni forti dis:;e: Ba.sta. Ma. nelle casupole 1 oo~tadini prolificavan~ ~nza po~ Ogni fa.– miglia aveva la sua md1ata cens1osa e denu• trita LA Dl~'ESA DELLE LAVORATRICl rancore contro quel figliuolo che disonorava la sua famiglia. Trovar lavoro era difficile. Kon aveva imparato ne5.5un mestiere, non a– ,·eva frequentato le scuole, aveva riportato parecchio condanne per furto. Così anche il suo desidel"io di lavoro, cli bontà, di rien– trare in una. vita ordinata e regolaro tro– Yava ostacoli insormontabili, diffidenza, cat– ti v·eria 1 scherno. La società. respingendolo, lo obbli,ava al furto. 1ra ciò che lo inaspi•iva di più era la persecuzione continua, Pincubo delle guar- · die, che lo sorvegliavano, lo spiavano, l'ar– r~truvano per un sospetto vago, quando riu– sciva a tro,ar lavoro. Egli aveva per le guar– die un odio sordo, un bisocrno di vendicarsi e- di ribellarsii, di non senti~i più spiato, av– ,·olto nel sospetto. La pompa per asciu– gare il cervello dei ragazzi. La P.lda(Jogia moderna insegna: dite al Uam– Ui,w ciò che egli può capire, quello che potete dimostrare, che non lo stancai Fate nella scuo– la un'opera di i-erità ! Perciò hanno bandito il catechiJJmo dalla scuola. Xon lauto come insegnamento di una reli• g1011eche poteva offendere il sentimento reli• gioso degli scolari non cattolici, ,na, perchè la scuofo deve abituare al ragionamento, all'o&– ~ervozione di fatti e di verità s~r'1plici, non allo &tudio del dogma, inconcepibile! J/.a il prete ha capito clie la scuola assurge– va all'importanza ma.1sima sociale che le s7Jet• ta, che, bandito da essa, il suo dominio si re• stringeva, fatalmente. E vuol penetrarvi. Egli fa entrare, un JJ0 1 Bravi, diceva il cavaliere. La tenuta s'al– larga ed abbiamo bisogno di molte braccia! I contadini ridevano pensando che avevano una sola gioia nella vita 1 che nessuno poteva loro misurare o vietare. E' vero che quella. gioia oostava loro figli, miseria e dolori. Ma la miseria a lungo andare, porta con sè il lievito del malcon1ento. Fors,-- il signor ca\"alitre non s'accon.,· nep– pure che qualche ~guardo ostile lo seguiva nelle •me passc·ggiate, che la sua. ricche.tza era un po' una provocazione. Egli non pensò chr- si può ten<·re un paPse nell'ignoranza più supina 1 nel– la miseria e nell'avvilimento, rna che la luce f>ntra da spiragli ignoti. E the f!ntrando a fasci, libna e possente, dà agli animi fona, ,-nergia. e bontà, ma. entrando di soppiatto, ndl'ombra. troppo densa, può da.n• l'a<:ceca– r.oentù, l'istante imprrJvviso d1 deintnr.a, l't: HtJlodere inconscio d'una ribellione quasi ign"– rata. Cùs1 ~- nessunfJ oso giustificare la fucilata cht cùlp1 Il ca\"aliere, mentro tornava da. una 1:1uavisita ai vigneti, tutti, quando lo vi<ltro, col capo adagia.t,J sui cuscini, pallido cotfll' un morto, sulla carrozza. chi: entrava, al pa!S so, io paese, piu che dolore, ruovaro110 un &ell,!;lJ di stupore, ebL-~ro il JJf'.llSino rapido che La..'!tal-·aanche la Ulano ign<.Jta d1 un,, di loro, f.><;rchè finisse, in un attimo, tragica,m~u– te, la pùtenza dr-I 1:1ignor,~ cbf~ li U:rw..-a, da anni, curvi e ooggetti. Parc,-a cb,- qut:lla fucilata, che l'anima na. turalment_e buona dei contadini, giudicava un atu.1 criu111JO!.O di viùlenza, delineasro l:>eflf! rn·l la. loro anima. l'oscuro pensiero di rivùlta, l'in cùnfessa.to rancore che ùgnuw.1 accurnula\"a da anni in cuore. Certo il cavalin1~ aw:va, abu 1,ato tror,po drdla loro bonla .1:1ottOJJJPSSa, dd!a loro urn1ltà, della loro m1~na. E sott<..,vooesi parlò delle ragau:~ allonta• nate segretamente, paga~ con qualch,, c<·nti– naio di lir-e, delle famiglie ~Irattato 5-0nza. pietà, dei conti negati, di:!l d<·naro a.e.cumula- L'aiuto gli venne da un vecchio cenciaiuo– lo solo, che l'accolse in casa sua, e lo fece lavorare. Ogni sera egli parlava al ragazzo, con la sua voce lenta e dolce, senza rimpro– verargli mai il passato, come un padre, pie– no <l'indulgenza, che, nella sua vita di vec– chio miiserabile, aveva imparato a capire tante cose. Enrico lo stava a sentire, pieno di tene· rezza e di buoni propositi. Mai una sera il vecchio gli anelò incontro, gli disse che le guardie lo ricercavano, che erano venuti per arreGtarlo, sospettandolo complice cli tlll furto di ga11ine, commesso la notte prima. Enrico tornò sui suoi passi, infilò una stra<licciuola deserta, p·ieno l'animo di un rancore e di una melanconia jnfinita. d'ombra dove non dovrebbe essere che luce. Sa cl1e le impressioni della fanciullezza lasciwno nell'anima truccie vro/onde. Il catechismo, Ùn– par<Lto sbadigliando, i ra_qazzi lo dimentiche– ranno domani, come dimenticano ~utto quello che inverno affatica il loro spirito .. Ua qualche co~cLdi cui non si libenrarrno che a stento. rimarrà in loro: la sugge:,;l ione sottile che il prete sa esercitnre. il suo ricordo cotlegato CL quello della scuola, timpresRione vaga che la nostra vi·ta sia un passaygio, qualche coia di effimero, un aprora dolorosa. Ed abbiamo così bisogno noi che l 1 amino que– sta vita, se devono sentire più tcirdi il bisogno fervente di lottare, se non devono acquietare lo spirito in un ~enti"rnento di rruugnazione così fat_ale ad ogni 1:d[!a di migliormne.,tlo e etd ogni spirito di conqu1sta del popolo! to, giorno per giorno, seminando, giorno per giorno, miseria e scontento. Al palazzo una figura curva. e dolente di donna, accolse il cavaliere. I suoi piccoli occhi ch'ella tene\'a sempre semichiusi, rimasero asciutti e, le sottili mani bianche tremarono. La tristezza di quel ritorno lra~;dco, non eré\. forse l'epilogo della tristezza d'ogni giorno. d'ogni ora, da quando era Hnutn al palazzo pieno di sogni, di giovinezza. ,e cl'amore ed era ~6orita nel disinganno e nel dolore 1 Ah, quante volte le sottili mani bianche a.ve – \'ano tremato accog-Iiendo il cavaliere! Nei primi anni per la Sp<'ranza che egli ritornas• se e s'accorgcs~ e sentisse C'h'dla vi\'Cva nella trepida attesa dell'amore! Poi, quando ogni speranza era morta€ ogni bisogno pareva snpito nc·lla sua a11ima, pc! disgusto dt:I traclinH'11to abiLualc, freddo, sen– r,a. scusa, nella sua stessa casa, quasi sotto i suoi occhi, con l'u!lirna n•nuta, con la donna volgarr di cui sentiva 1wsan, lo sguardn iro– nico ,. ii sottinteso triviale. Quando il cavaliere rinnnnc gli domanda ronr, SI! aveva visto, s,• avt:v.i <l"i sospetti, dei dublJi ~ o, c·gli non poteva capire, non poteva du bitar1• di ne~suno. l11 paitsl• non lo odiavano, J,, t..cwe\"auo t.ulti. Chi pol~va osare u11 fatto !'limile I I suoi contadini l•rano stupidi, ma sol• t()0H·ssi t.: non malvagi. Il suo éra un piccolo pru,~.f,diviso da.I 111e.i11do. Pun• un sospttto va– go fHbc adagio adagio p<JSSl''~'i0 dello spirito del cavaliere. E l1•nta111enLc si concretò, divennP una cer– t<:zz:1:Andrea. Xon poteva cSBeroche lui. L'uo• mo venuto d1Llontano e che pareva int.clligcn– tc e aveva l'occhio d<·l sognatore. Non l'ave– va incontrato alla mattina. 1 S<"mbrava che oer– ca~!Sequalcuno fra, i c:arnpi <li irurnenlo 1 e ave– va sorriso " arrussito vedendolo. li cavaliere aveva. intuito nc•l giovanf" contadino l'elemen Lo che pùt<:va portare, nel piccolo gregge, il ,eme dello sconvolgimento. E 1-~r quanto fos- Il vecchio gli aveva dalo un coltello: Tie: ni, è notte 1 non sai dove andare, potresti averlo bisogno per difenderti. Enrico sentì che lo inseguivano e si mise a. c01Tere, tremando per la paura- atroce del carcere. Ma poicbè le guard1ie s'avvicinavano, egli. meccanicamente, levò il coltello. Allora una guardia puntò la rivoltella. Enrico ebbe la. sensazione che stesse per ucciderlo, che doveva difendersi, per non morire. Fece un passo avanti 1 col coltello alzato. Allora la guardia sparò. E lo colpì nella fronte. Quando vennero per rimuovere il cada,·e– re, lo trovarono sotto un cespuglio fìorito, col coltello ",icino. E aveva un'espressione dal-– ce e tranquilla, sotto la luG.e mite de11a luna, e pareva che sorridesse nella. uotte. MARL\ I'EnOTTT l1on~ .. H,rrr. VAKIETÀ I nostrd bambini. Una sposina che attende il suo priwo bambino mi scrive. chiedendomii qualche consiglio onde provenire le ragadi al seno durante il periodo dell'àllattamento. Io cre– do c11e il mez1,0 migliore con.sista nel la,are con acqua tie1 >1i.da e asciugare perfettamente il capezzolo ogni volta. che il piccino ha fi·– nito di poppare. Però sono assai efficaci an– che le lavature quotidiane praticate durante la gravidanza (al capezzoio, s'intende) con qualche liquido che rinforzi e inchn;sca la. pelle: rhurn, cognac, alcool, acquavite, ac– qua salata calda. Servono bene anche le se– guentri. miscele: Spirito: Spirito di vino g. 30, pokere di '1 1 annino g. 3; opptrre; A.equa g. 50, rhum g. 20. rranniuo g. -1. Queste sono rioette consigliate dai medici e si pos– sono usare impunemente. Quando nascerà il bambino, prima. di far. lo poppare 1a mamma a,1Tà cura cli lavare bene il capezzolo con acqua tiepi<la per im– pedire che senta qualche cattivo sapore. Questi sono i consigli ch'io posso dare e aggiungo, pulizia, pulizia, pulizia. Ai consigli unisco tutti i più fervidi Yoti per la mamma e per Ul piccolo che de,e nascere. E ai consigli e agli auguri aggiun– go ancora una preghiera. Questa: cli scri– ,-crmi spesso e di espormi liberamente- tutti i dubbi, tutti i timori. tutto le incertezze che possono turbare l'animo della gentil mammina prima e dopo 1a nascita della creatura adorata. Fra noi, mamme, possia– mo dirci tante cose buone e consolatrici ed aiutarci anche scambie,olmente· nel nostro cl~fficile e delicatissimo compito. LUJS.\ DR.\Glll ìrAHTEGA~I. Pubblicando, con qualche ritardo, que.,to efficace articoletto della compagna Draghi Jlartegani. cogliamo l'occasione per augu• rarle a nome di n()i tutte, Redazione, abbo. nate e lettrici, del nostro giornale, -una ra– pida e completa [lllllrigione. Speriamo_ che la nostra compagna possa riprendere la sua rubrica s·ulla uDifesa)). E noi le anticipiamo i nostri ringrazia: menti. se molto atti,o nel la\·oro gli aveva fatto ca– pire la possibilità e la minaccia dello sfrattu. Certo Andrea si era venclicato. ~u in seguito a. questo dubbio vago del ca– valiere, che Andrea venne arrestato. Alla sera una fanciulla, n•stila dimeEtmmen– te, bussava piano alla porta del palazzo. e alla cameriera che ,·eniYa ad aprire, con ,·oce sup– plichc,·ole e tremante dice,·a: Devo parlare con la. signora. subiti,, per carità.. , E' impossibile - rispose la cam{'riera ru– ,·idamenle. Cume ,·oletc che vi rireYa, a que– si'ora, con quello che lo è ~uccesso 'I Vi prego dis.'-l• la fanciulla. Ho una cosa grav·c da <lirle. Ditele che mi rice\·a. La voce della ragazza tremava così forte che la donna, impietosi La, disse: Aspettale. Hitornò qualche minuto dopo e allo sguardo ansioso della ragaua rinposc: Venite. La vecchia signora l'attendeva. Era vestita d~ ncro 1 ave, é\. nn viso severo e triste, una piccola persona, un po' cur\"a Che Yolete I domandò la signora. L~ voce trernante d'angoscia della po,eret– ta rtspose: - Sono venuta a dirle che Andreé\. i.• inno. e<.:nte. Egli era con mc quando ~entirnrno la fucilata lJisS<!con ,·oc:e sommessa, mentre il volto si coloriva, improvvisamente: Egli ù il mio amante. C'era\'amo dati un convegno nel campo di grano. Glielo dica al cavaliere che s'è sbagliato 1 che ritiri 11a..ccusa. La fanciulla cercava ora, inutilmente, di trattenere le lagrime. La signora non sentì, quasi, la preghiera ultima, non rit.ennf' che la tra.se : Andrea è il mio amante. - Guardò la rai:razza che aveva il viso cl 1 una bimhn. e uné\. terribile angoscia ,wr.di occhi · (Uontim,a).

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