La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

mazione borghese, e la perdita della memoria. Dobbiamo ripe· tere che Il Rinascimento è vivo ora dentro di noi, perchè è vivo con Leopardi e Manzoni? E che cosa è accaduto dal Rinascimento? Tutto quello ch'è stato fatto è altro che un suo riflesso? Insomma la civiltà è ancora quella o davvero un'altra? t accaduta la nascita della Germania di Goethe, che gli avvenimenti hanno riassorbita. t accaduta la rivoluzione francese, è su~ce• duLa la cultura francese e tedesca, la società borghese. Questo è il nuovo ed è ancora in piedi. Abbiamo bisogno di dire che è una cultura, per spiegare che non è la civiltà, e una cultura politica? V n mezzo di comuni,ca;;ione della civiltà a quelli che non ce l'hanno. La civilizzazione. Ma la civiltà è f~ta di opere, non di civilizzati, e le grandissime opere francesi dell'ottocento, compresa la pittura, non hanrw raggiunto" le antiche. E allòra bisogna decidersi. Se la civiltà è morta, dobbiamo ridurci alla cultura e diventare civilizzati, e non possiamo abbandonare il movimento, la dialettica delle sue idee. Dobbiamo essere dinamici. Ciò esigono la coscienza e l'azione. Dobbiamo seguire le idee, le de/i• 11izioni, riprendere un modo che è al tempo stesso di pensare e di muoversi, rifare il corso interrotto, ricominciare dal socialismo, sindacalismo, na:ionalismo, dove eravamo arrivati; dobbiamo insomma riprendere il viaggio dalla rivoluzione francese al comunismo. e natu,ralmente dimenticare di essere cattolici. Rientrare nella società delle nazioni, non basta quella rli Ginevra, ma nel suo spirito. Il nostro sodali;;io non puù essere con Franco. E non può essere coi tedeschi. Non perchè fo Germania sia estranea a quel che diciamo, anzi ha costituito il vero sistema della rivoluzione e fatto la cultura, e non dimentichiamo la Francia /ranca, con tutti gli antenati gallici di Rimbaud, nè che Francia e Germania siano due faccie, due versioni, due lingue e lo stesso sillogismo, proprio quello per cui som,igliano e sono nemiche; e non perchè la Germania ha abbando,wto quel sistema. ma perchè il si.dema è della rivoluzione, perchè l'invenzione e il dominio di questo mondo di cultura appartengono alla Francia. E allora, torniamo al nostro posto. Addio Italia. Rienlrianw nei ranghi della rivoluzione / rancese, serviamo lealmente la Francia ann.a//iamo le ,:adici cartesiane dei nostri avi giacobini, non le lasciamo seccare, rinverdiamole, sono le radici della borghesia d'Italia. L'uomo economico, questa traduzione della natura, autore della rivoluzi.one. ha allignato negli strati geologici della civiltà. è nato nella nostra terra. Ti pare un mostro, non ti spaventare, le idee, come certe religi.oni. domandano sacri/ ici, e se il destino vuole che si agisca sulla natura, rwn possiamo acquistare coscienza e civilizzazione, non possianw fare il nostro dovere, adempiere la missione /rancese, senza questo artificio. Fecondia,no dunque la nuova razza. E allora riconosciamo lealmente che noi non siamo niente, che non abbiamo origine alcuna, nè facoltà originale, perchè ci manca la facoltà di tutte le facoltà, la poetica; Ti-conosciamo che Mommsen aveva ragione, quando diceva che la nazione italiana nvn potesse essere annoverata fra quelle dotate di virtù poetica; che avevano ragione gl'invasati del taumaturgo tedesco, professori, scuola, cultura, stampa, tutta la terza Italia; che aveva ra,gione Carducci, quando scriveva che « l'italiano, contro una opinione assai super/i-ciale, non è popolo poetico>; che sessant'anni di scuola e stampa dedi,cati al piccolo. sono stati dedi-cali alla nostra vera di.mensione; che questa è /,a dimensione che debbono durare a conservare i nostri programmi scol.astici, gli i nleressi di questo paese, i libri, gli editoriali, gli elzeviri, tirati 38 BibliotecaGino Bianco a milioni di copÙ!; riconosciamolo, e andwrno ali:altare della patria, facciamo una volta il corteo del cretino nazionale. È stato possibile all'Europa giuooare questa partita con. un paese imbecillito dalla rivoluzione, fare borghese /,a nazione di Dante"; ora teniamoci questa sottorazza. di dominatori : non si chiama classe dirigente? t questa la nuova rozza, questa dobbiamo difendere. Ma se la civiltà esiste, se noi esistiamo ancora,, le leggi della nazione italiana sono quelle che il suo genio s'è dato dal 1200 al Rinascimento, e allora noi siamo la civiltà, non la sua riflessione, e non apparteniamo al mondo francese: quello che la rivoluzione si è proposto non ci riguarda, noi andiamo per un'altra strada, ogni distrazione è uno smarrimento, un languore, una perdita irreparabile del nostro tempo, può essere /,a morte, e non abbiamo fatto che perderci; ma allora noi non dobbiamo diventare niente altro che quello che siamo, niente altro che le opere, che potremo fare, e dobbiamo acquistare l'educazione che ci vuole per. farle, ricevere l'educazione, che soltanto le opere sanno insegnare; e il racconto della nostra storia non deve potersi ridurre a una dialettica, una tenia, che ogni gwrno mette un anello nuovo, un serpente, che ogni anno cambia la pelle. La questione non è di cambiare lo spartito, di opporre /,a nostra alla dialetti-ca degli altri; se restiamo ~u questo terreno, non usciamo dalla d:vilizzaziort~; mo La questione è di non averne, e la più urgente appunto quella di abbandonare la dialettica. Noi non dobbiamo diventare anima, dobbiamo invece uscire da questo trasformismo, non avere più la teo!ogia in Lutero e' i piedi nell'arrivismo. Non ci raccomandiamo alla volontà, perciò neppure alla coscienza; ci occorre intelletto, non rif lession.e: le architetture, le volte, che getta la stessa immaginazwne, che sono il suo corpo, come nel Rinascimento. E la creazione non ha mai dato luogo a questioni morali. Dobbiamo dunque deciderci, è un'alternativa:, chi crede di poterci mettere d'accordo con la psi-cologia, e aggiustar le cose. se non si tratta d'un commerciante, vuol dire che non ha istinto vitale. Ma se vogliamo tornare all'illusione dell'Italia ed essere davvero italiani, in/ inito dev'essere il nostro castigo, immensa l' in/elicità del male che abbiamo fatto; diversamente nori ci credo. Dobbiamo vedere e sentire che non siamo più italiani, da quando siamo borghesi, e che per gl'italiani è stata una degenerazione del corpo e dcll' anima; dobbiamo provare che è un guasto irreparabile, esserne disperati, toccare con mano che tuttora abbiamo due olficine di dialettica, la scuola e la stampa, e noi che scriviamo, ci dobbiamo tagliare le mani. Hai avuLo mai paura dei direttori di giornali? Hai mai pensalo che nel seme dei rwstri nonni sia potuto entrare il Corriere della Sera e crescere in quello dei nostri genitori e fiorire con noi? Che il sangue dei nani possa a un certo punto entrare nelle vene di una nazione? Con questa specie di nutrizione si può intaccare /,a natura, allo stesso modo che certi medici possono fare espe• rienza <Jelmalato; e allo stesso modo si è potuto adulterare la pasta di cui siamo fatti, /arci diventare una gente f i11,ea se stessa, come una classe; abbiamo potuto entrare in una specie di Svizzera dei popoli e assimilarci a una o due nazioni politiche: questa metamorfosi della nazione di Dante è stata operata con la scuo/,a, e la stampa, ed io non so perchè Dio, perchè i figli dovevano venire nelle nostre case, se la nostra natura aveva ripiegato e non ooveva più raggiungere i suoi fini. MASSJP.10 LELJ

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==