La Difesa della Razza - anno I - n.4 - 20 settembre 1938

polemiea Il SANGUE DEI NANI Meris sana i11 corpore sano, moglie é buoi dei paesi tuoi, questi e qualche altro proverbio. il sangue non è acqua, mettiamo, sono luUa La sapien=a e il meglio dei nostri discorsi di quc ti giorni. Del resto, mi sono ricordato quando i medici discutei:ano dell'esistenza di Dio, e quando Cardarelli. non V inccn::.o Cardarelli, il nostro poeta, ma quando Cardare/li. il medico na· po/etano, chiamato a Genova, varcata appena la soglia del - l'ammalato. disse: è un ascesso del retto, me ne posso i:wdare - e se ne tornò a Napoli, sen::.a nemmeno toccare l'infermo, del quale i più reputati medici non averono fino allora potuto capire la malaJ.tia, per quanta esperienza e metodo ci avess >ro messo. Ora io non dubito che i medici possano discutere della divinità e nernmeno che possano fare la diagnosi d"una malattia dell'anima, unu malattia della ci,,iltà, una quf'- .~tio11edi razza; ma non cadiamo nell'equivoco rii crPder<· chi• a ciò siano abilitati dalla scienza, la quale non basta per capire le malattie degli uomini, figuriamoci le malattie diciamo così polìtiche. Medice curo le ipsum, dicevano al nostro 1:eterinario. non per dargli della bestia, ma perchè il medico 'iU certe malattie è .~oltonto l'uomo che le sof f rc. Non clcubò ricordarvi il tempo degli opuscoli socialisti. Allom l'ec:onomia eru con idemta la legf!,e dl'll'umanitò, e i naturalisti. a f or:.a di analogie, avevano fatto clella società una metafora biologica, e perdutosi il significalo mPtoforico, della sociPLÙ ercwo rimaste la biologia t- la ::.oologia. E la leoria organica: la società un tes uto di cellult•. F, i·eccltia /-0 snurnia delle scienze naturali di teorizzare i fatti umani. raffor:.ata dell"inganno matematico della tat.isticu. an:i do! dimenticare rhe la statistica 11011 ha niente da vedere con la 11wlematic:a. e non pwì dare alle cien.:;e naturali que/11,prof,·:.ie. qu<'lla certezza, clu, questa scien:;a dà alla fisica. lanlo mPno quindi alla scien:a dei fatti umani, perchè la matematica è l'idea. la pru· odia. la musica delle f or::.e. le fa vedere. prima che iano scoperte, ne dà il dominio; ma la sola matc,rwtica delle scien:e morali, che si conosca, è la poe ia, dal Jcmpo di Omero. e ce ne ricordere,no, non solo lo sapremo, non appena a1·remo finito di fare {!.li ortolani della cit:iliiz·a::.ione. Eravamo giunti alla sociologia, quando le altre nazioni l'avem110 lascùua: succede così ai popoli passivi, ai quali pensiero <' riflessione fanno fare la partp di mosche cocchiere. Anc:he noi ce ne liberammo e abbiamo condotto la scien::a, storica cert3me11LP oltre il punto in cui l'aveva la ciata Hegel. Abbiamo arato, ma dobbiamo parlare al singolare. perchè uno solu è stato l'aratore e davvero singolare, il maggior pensatore italiano e certo il maggiore che abbia il inondo. È una soddis/azione che sia stato un. italiano a, coslruin, una piramide sul triangolo Lutero, Cartesio, Hegel, uno di qu<'i legiuimi orgogli BibliotecaGino Bianco d'emil_!,ranti. che pure ci apparle11go110,e nientemeno che i'l'11orme si:iluppo d'un genio non no.tro, avendoci rimmogi11a::.io11e di leopardi e :\fttnzoni abbandonato, e più facilmente essendo stati tirali olla riflessione: del r<>storinumemmo pas ivi. Ora io ,wn dico che avremmu dorut-0 staccarci dal 1:ertict' di quella piramide, <' prendere il volo. pcrchè ciù d1pe11dern.da noi, no11 dalla piramide: nè che siamo andati indietro, tor1iattdo a farci c1trafl' dai medici; ma è che noi possiamo andare cento chilometri più uvanLi. tornare, ri.fare mille i•olte un naggio sempre più lungo, ,,eder rinascere Platone. senza poter impedire c:he i f!,iudici condannino ocrat<>i1111oce11te:vuol dire che la questione non è questa. .Voi av<'mmo Platone e Arist-0tele. prima di nascere, e 11011 aremmu nati sen::.a Dante, 110n sarebbe il lati,w volgare diventalo ùnnwgina::.ione italiana: invece le altre nazioni. che li ,:bbero da noi. se li son fatti a l-0ro immagine. per nascere. Lutero è la Germanio, Cartesio il genio della Francia. due potrntissimi riflessi dell'umanesinw, col quale noi stPssi avevamo portato il Mediterraneo al sel/enlrio11e. 1oi siamo nati dal latino 1:olgare. dalla perpetuazi-Onc della lingua di Ennio. la Germania ha at·uto le leggi del s'tw genio co11la traduzione della Bibbia. La Francia dall'accademia. dal t:ocabolario. n-0n merw che da Cartesio. Vuol dire che noi siamo la na:.ione originaria e certo la più antica, pura r primitivo. Perchè amiarM le altrr 110::.ioni,ci siamo nutriti della loro poe,çia_ ora non dobbiamo s/.entare a capire il principio dcllu loro origine riffnçi11a, che vuol dire ch·esse son /aue per tradurrP tutto in coscien:.a, che l'essen.::.ialedel loro genio è la coscien:.a: <i<'!nostro inrt>ce il contrario, che è il fare (' l'immar;111are. Quel che chiamiamo nwliemo non è che questa rifles- $ione. questo passare alla coscienza. questo diventarlo. a principiart· dalla politica e dalla religione politica: questo esser fatto di coscienza lo poesia, la le!teratura, l'arte. essere una riflessione lirica o un. documento; e vuol dire psicologia, 11olontà. azione. Questo è il terreno sul quale noi no11possiamo semi11'lr.c. f.econdarr il meglio di noi, e perciò soltanto corromperci; sul quale appunt-0. se non con Lutero, ci mettemmo con Cartesio. t! ci siamo nutriti di quella seconda edizione del g<>rzioelle11istico. sebbene la prima non ci fosse bastata per nascer,,: allora siamo diventati languidi. Bisogna conoscere il genio delle nazioni. sen::.a , ischiare di perdere il proprio, sentendolo an::.i maggiormente. come acca· deva a Vico e Leopardi, dei quali, eccetto Dante. nessuno puà dirsi più italiarw; ma dalla fine dPl seicento al primo 11on·- cento. dai cartesiani ai quaranlollisti e dal 1876 alla gunra. noi abbiamo voi ut-0 fare la Francia in I tali a. con un buon piz=ico di Germania. Ne abbiamo ricavato la cultura, la for37

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