La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

doen111e11tazio11e F O 1( TU ;]\[_A DGL VOCA;BOLO a storia Ji una p:irol,t h.t inizio con l,1 sua ctimologi.1 ch'è la sua genealogia : don dc venisti? 1t si do1n:1nd.1. <: l.t ri post.i non è m.ti pri,.1 d1 Slirprtsc. el documento vivi> Jella lingua la p:irnb circol.1 e respira: noi l.1 prnnunzi:imo ogni momento. m.i.gari, ma non sappiamo niente Ji ess.1 c·ppure i: un legame che ci congiunge nei secoli e ci port.i. alle origini. e pc-r nl)i ci p.1rl.1 di Roma. Ma gli etimologi sono f n.:dJ1 :,tor1u ed alle volte è loro vizio l'affezionarsi aJ alcune strane derivazioni ingegno:.e sì, non vere. 1oi che non siamo linguisti passiam<1l1 un po' tutti al crivello e poi bilanciamo i risultati. li no:.tro viaggio alb ricerca ddl'unità della ruzza italiana rifles~a ne-i polverosi fogli Jti vocabolari nostrani è stato, in verità, un poco triste: troppi forse, troppi interrog.1tivi, troppi dubbi, troppe discordanze e p<:r Ji più truppe :lerivazioni straniere; mentre il latino, passato nei dialttti ( specie nei toscani e più nel fiorentino), è nella nostra bocca l'unico pasto possibile. Per chi è uso a simili rie<..rchc f:tcci:imo i nomi dello Zambaldi e del Pianigi.tni che sono tutto quanto possediamo (povero e vecchio m:iteriale) in materia etimologica; Rigutini, Fanfani e Mestica si accodano loro con altrettante incertezze: essi guardano al Diez, al Mtier-Liibke, al Larousse che derivano la parola r,1;;z.i Jall'ant. a. ted. rei;;a, « linea » r.cl senso di linea srmguiniJ ( che si riporta senza dubbio alla stessa radice del gotico raihtz, angl. sass. rilh, scand. rellr, .ant. ted. reht, pers. ros/11 sancr. twg.) Il Larousse fa giungere le sue bizzarre derivazioni fino al ted. ru.ki che vale « c:1ne », spiegando così la frase popolare nostra « razza di cane » ! Ma il Bloch mette le cose storicamente al loro giusto posto stabilendo il periodo d'introduzione della parola ital. r.1==" nella lingua francese: XV-XVI sec. ed aggiunge che in seguito venne lo spagn. r..i:...1; ma anche lui s1 arrende per l'origine e la dichi::tr::t os urn. FacBibliotecaGino Bianco NGLLA;]\{_OSTRALINGUA ciamo un po' di luce in questa oscurità degli etimologi nostri e stranieri: assurde sono le proposte del Grober e del Korting per lo slav. ra:, « impronta, schiatta» o per l'arab. razz, «piantare» e dc:! Traumater per l'a. gall. reiJ, perchè tutte qu ste voci, ::tssieme al mod. ted. rasse derivano dall'ital. razza: passati loro dal basso latino prima che l'italiano vero e proprio nasces e. E' tutta roba nostra che ci torna con l'etichetta straniera. Il solo Tommaseo ci conforta dicendo deciso: « rammenta l'aureo lat. r11dix e il gr. p,ta », il Menagio è con lui, mentre il Cancllo propende per ratio: traducendo il primo abbiamo « radice. ràdica », con il secondo « genere - natura - sorta». Ma dobbiamo escludere r,Jdix per due ragioni: contrasta con l'accc.nto dei casi obliqui ( infatti ne è venuto fuori « ràdica » e non << r.izza ») poi fa difficoltà il veder comparire: questa voce nelle lingue romanze dopo il medioevo, in cui si disse anche « ragice ». Onde è p1ù sicuro attenersi a r.llio il cui processo di passaggio ndl.1 nostra lingua dal basso lat. i: s ·mplios:,1mu e naturale, raddoppiandosi il suono aspro della ;;, ed il cui significato originario di discendenza rimane intatto. Per completare la biografia della parola accenneremo alle derivazioni italiane Jell'uso: in senso dispregiativo è venuto raz:accu e r<1:.- ;;ctt..i, poi dirazzare ( intr.) « esse-re o diventar dissimile dalla sua razza nelle principali qualità », sdiraz:.are « uscir di razza » <. ,,,:.z, .~g,1..11 e « tener dalla razza da cui si cleri\ ::t >.- m srnw rnttivo. 39

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