La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

hi Wllessc 1nformJrsi del cau~tico pensiero di Alfredo P.rnzini sulla pa10l,1 r.i:zJ intes,t nel st.nso odiuno. mmc unit.ì virile dello Se.Ho e come schiet. t<.:zzadi ci..,iltà, e chi volcs ·e informarsi sul termine r":~irmo. come t-.n11..1hi,1log1...1 e politica cht combatte il mcscoL11ll(_nt0 delle v,tric. raue, resterebbe ins<,dclisfotto. on c'è: l'ombra dc.Ile due voo ne.Ile. «aggiunte» :il suo Di::irmmio moderno ( ultinu uliz. 193 5) e gi.ì da due anni in Gumani:i si .1git:1\ano e i mettevano in opera le idee r.1zzist('. li caustico Panzini registra la voce ,.,,;_,r p ..rlanc.lr• ~,lltanto cl gli :1n1m.tli ed in specie dei ... cavalli: in quanto al gern.:re ununo l:~!t ,uk '>olo il tt1111'110111u di r,1;;:;.1 e la dnnn,1 d, r.1__ 1 (ti rife1imc.nto :mim:ilesco è s1.mprc vicino) 1. quc~t1 modi di dire li fa venire dal frJnCtse. 1 'on i: solo il Panzini che ci deluJ<.·: poco ci cl:tnno ti F.mf.ini. lo Zing.1rdli. il Petrocc.hi; 1-i-,o~na per forza riandare agli AccaJe:mici della ( 1u,ca per ft:rnur~i al Tommaseo, questo daln.1t.1 it.1li,1nissimo che \'entrnne criveva a Ces.1re: <..antù: << l11 Sl'n11 it,1liano pcrchè nato da ,uddit1 \Uldt. pe11..Ìlt l.1 mia prima lingua fu l'iul1.111 . p ·1d1l il p;1Jre di mi.1 nonna è venutn m D. l•n.,zia J.t!k v.t!li di Bergamo. L-t D .•lm.1z1.1•. tu.1l1rn:nte i: p1ì.1italiana d1 Bc1gamo cd io, i 1 f1nd(1, ono più italiano dell'Italia». 1.(w uno ~crittore r:izzista, che sente l'.rntichità. l,1 purea.i, IJ nobiltj ddl.1 s11J progenie, dclb ,u.1 r.1na: l' st qutsl,1 p:tlpitant<. testimonianz.! non h..~1.1. 1..cw quantn e,cli scrive nel suo Di- ~1n1.1rio Ju 1iwm1111i; « N<..ll'invJSillllC Jl·i Lon- ~nh.1rd1, l.1 fottt 1.uza Jd ·lltcntriom: congiunta 1!1.1 Jt!ic.1t.1 ;t.:'.i.ina. di1..dl il hd s.1111,:11elorn40 BibliotecaGino Bianco bardo», eJ :iggiunge: «Così, per denotare l'tmio. rie di varie famiglie in vincoli d'affinità, o la pro. genie che ne deriva, i potrà dire: il mcscolar:.i delle razze ha conseguenze anco politiche; hisogna nella ~celta delle mogli badare alle r.1.zze; e simili. Dove ra::::,1 indica le qualità morali e: corporee, infuse, per così dire, nel sangue di quelli che da una stirpe comune provengono. In questo senso r:1::.za c.lifferisce dall'altre parole dichiarate ( casato, stirpe, schiatta, lignaggio, line,1, progenie, genìa, famiglia, prosapia, generazione, seme), pecchi: quelle indicano olament<: l'origine prima e la linea di discendLOza, o la nobiltà del sangue, o il vincolo dell'attenenza ma 1,1z:;J indica le qualità che da tale attene11z.1 o di cendenza derivano». Migliore e più chiara e più precisa definizione dc.Ila parola 1.1:::;J oggi ancora noi non troveremmo e tanto attuale. La parola rr1::::.,1 fu prima usata per distinguere le specie degli animali e delle piante. Un solo esempio ha il '300 di questa voce e d'animali bruti; il Pulci, di uomini; quelli del ·soo, di bestie. D'uomini nel '300 dicevasi e in bene e in male schialttJ e altre. Raz::a poi fu più di bestie: el com. a Dante. Par. XVII. è detto: « L'uomo conosce lo lupo più perfettamente, che s:ine ch'ello è animale di mala razza »; quindi fu <l'uomini familiare, come in Fortiguerri ( 1671): << A foggia di be ti,1me i vive in oggi, e nemmeno si bada, iccome in quello, a razza ed a pelame>> e c'è nfles:.o il concetto dantesco (Com. P:ir. XVI) « Sempre la confu ion delle persone Principio fu del mal della cittade ». Ma ecco Gioberti ( 1801) parlare di « popoli unigeneri e Cllmpac ·:mi » ed Eugenio Paolo Paolini ( 1844) precisare: <( La prosperità dell'individuo è condizione della prosperità della razza ». Per ra::za inteso in senso di pregiativo le testimonianze sono tante che non vale riportarle. Per questo Tommaseo avverte: « Triviale e da non ndire raz=.1di c,mi; a chi ripet sse rt1zza d'.IIino ! potrebbero rimandare l'ultima parola quegli echi eh<.. ripetono anche gli sdruccioli ». I lievito delle parole, il miglior veicolo di esse sono le usanze, i costumi, i riti popolari. E' così che la lin. gua, come un person:iggio, partecipa alla vita di un popolo, diventa la sua storia, ne esprime il grado di civiltà. Le parole, alle volte, si fanno sopraffare dagli eventi e cambiano significato e mutano anche veste e destinazione; se ne può svi.tre financo l'origine. otto questo aspetto la parola razza è stata immutabile incrollabile nella schiettezza della sua voce e ~ella purezza della sua origine latina. Ha espresso molte cose in una sola natura : il popolo non trasforma la parola ma la adatta ai suoi bisogni espressivi. Raccogliamo la sua sapienza. Il latino dice: genera/io praeteril el generatio ndvenit e poi: bellum omnium contra omne1 ( usato ancbe da Hobbes) e ancora: homo. homini lupus; il popolo traduce: « una razza si estingue e un'altra nasce», e « due son le raz"ze degli uomini: i divoranti e i divorati ». Nel Riccinrde/Jo si legge: « Razza di boia, di birri e di spie Che possano esser pasto delle Arpie». Un proverbio toscano ammonisce: « Chi troppo ride, ha natura di matto; chi non ride è di razza di gatto». E ce n'è uno contro gli ebrei, da dove i vede che la loro influenza è stata sempre in ogni epoca nefasta ; « Quattro razze fan molto male al mondo: preti, nobili, ebrei e p ... ». E per alcuni colleghi scettici che si sbracciano a dimostrare con argomenti troppo deboli la verità delle asserzioni razziste, abbiamo questo: « Molti fanno onore aJla loro razza come l'asino alla fiera dei cavalli» o que l'altro; « Non v'è razza così buona che nùn abbia il suo scarto». FRANCESCO CALLARI

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