La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

E BIANCHI IN AFRICA gelosie tra potenze coloniali, che armavano a incitavano gli indigeni le une contro le altre, o per errati sistemi di colonizzazione, (errati anche quando al bianco non sembrava che lo fossero e lo erano perchè non tenevano conto, ignorandolo, dello mentalità e quindi delle possibili reazioni dei negri). Non è il Westermann soltanto (3) ad assicurarci che l'ideale del negro è di imitare in tutto e per tulio il bianco, per quanto riguarda le apparenze esteriori, ma che egli è, al tempo stesso, incapace di assimilare la cultura europea. L'inferiorità del negro non deve quindi considerarsi come un pregiudizio interessato del bianco. L'incapacità di organizzare la somma di conosoenze che gli derivano da un gran numero di osservazioni e di esperienze esatte, l'assoluta impossibilità di dominare le esplosioni emotive in preda elle quali si abbandor:a come a veri e propri accessi di follia, la passività d1 fronte a tulio quello che non risveglia l'emozione e l'insofferenza all'applicazione metodica non solo delle facoltà mentali, ma anche d1 quelle fisiche, sono, tra l'altro, elementi di inferiorità del negro sui quali il dubbio non può essere ammissibile. E il Westermann è costretto, per quanto malvolentieri, ad ammetterlo {vedi il capitolo. « Alcune ar:servaiioni sulla mentalità del negro J Pagg_ 35-51). Più di uno studioso di que- :..tioni coloniali è d'accordo nel ritenere che 11 negro adulto è simile a un bambino bianco precoce, ed anche i più indulgenti, come il Montandon, debbono riconoscere che il numero dei fattori superiori (fattori eh facilita, di energia ecc.) è assai maggiore « tra gli individui bianchi che tra i neri e il numero di individui il cui assieme di fattori rappresenta un complesso superiore è ancora maggiore nella <. grande razza bianca» che nella <" grande razza negra». DELL'EDUCAZIONE DELL'INDIGENO Nel cercare q u i n d i una soluzione ai problemi che nascono in conseguenza del con. tatto fra bianchi e negri m Africa non si deve dimenticare questo dato di fatto, fondamentale, se non si vuole incorrere in errori che nella protica della politica coloniale possono avere conseguenze altrettanto pericolose per il bianco come per il negro. Sin dal primo incontro l'Africano è portato a riconoscere nel bianco non già una superiorità intellettuale, ma un potere magico più grande e più forte di quello cui egli può fare appello. Il suo desiderio è quindi di potersene impadronire. La pretesa di alcuni negri - specie nel sud Africa - di sentirsi uguali ai bianchi è fondata appunto su questa concezione che astrae dalle capacità e qualità intrinseche dell'individuo o della massa e si fonda soltanto sulla possibilità di imitazione. Scrive il citato Willou. ghby dei Bantù - e l'osservazione vale anche per gli altri africani - che « dovunque essi entrano in stretto contatto con gli Europei abbandonano quanto di più reale è nella loro esistenza indigena e assumono, della vita europea, quel che vi è di materiale e quindi superficiale >. Il Westermann ritiene che l'educazione -- e cioè la scuola - cerchi di aiutare BibliotecaGino Bianco l'Africano ad evitare quest'errore rendendolo capace di comprendere e assimilare la cultura europea. Il negro però non frequenta la scuola per il desiderio di educarsi, ma, nella maggioranza dei casi, perchè sa che un certificato di frequenza gli può procurare determinati vantaggi matenali da parte del governo coloniale e una volta raggiunto quel minimo bagaglio di cognizioni - e lo raggiunge grazie a facoltà mnemoniche più che di assimilazioneha pretese che, se esternate da un ragazzo bianco, farebbero ridere. In colonia invece, per un complesso di ragioni politiche, egli viene accontentato. D'altra parte il sistema educativo adottato da1 bianchi nei confronti dei ragazzi indigeni ha gravi difetti (4) sia perchè impartisce loro il più delle volte una somma di cognizioni di cui non poasono - in genere - afferrare la portata e l'utilità, per quanto elementare, sia perchè crea una massa di spostati e suscita quindi nuovi problemi politici ed economici. Con questo non si vuol dire che il compito educativo di una Potenza coloniale debba rimanere limitato alla formazione di quella piccola cerchia di indigeni la cui opera può tornarle utile o necessaria. Ma· ha torto - mi sembra almeno - il Weslermann a ritenere che sia un bisogno urgente provvedere di scuole elementari i singoli villaggi indigeni perchè occorre tener presente· che per l'Africa l'analfabetismo non è oggi da considerarsi una piaga allo stessa stregua che per una nazione europea Non è possibile in altri termini far compiere al negro, nel giro di pochi, quel cammino sulla via della civiltà che il bianco ha compiuto in secoli. « L'ambiente naturale del ragazzo deve essere il punto di partenza della scuola, deve essere il centro intorno al quale giri e rigiri sempre. Laddove questo legame tra la scuola e la vita giornaliera non esiste, è possibile procedere all'educazione per acquisizione puramente meccanica di cognizioni senza rapporto con la vita interna. Forse il negro ha una tendenza all'imitazione superiore alle altre razze. Quando pensiamo che la preparazione pedagogica di un maestro di scuola indigeno non può che avere un carattere elementare, non dobbiamo essere sorpresi che il corso generale di studi non desta l'interesse del ragazzo, in molte scuole, e che maestro ed allievo si accontentino l'uno e l'altro di imparare a memoria. La sete di conoscenza non è eccitata e l'allievo non apprende per piacere o per interesse al soggetto, ma perchè spera che andando a scuola avrà und migliore possibilità di sistemarsi nella vita.> Son parole di Westermann, ma non si comprende come l'osservazione cosl acuta dei fatti non gli suggerisca chiaramente le cause ed egli pensi che l'erorre consista solo nel non impartire un'istruzione superiore al maestro indigeno e non piuttosto in una naturale inferiorità intellettuale della ma::.-'>aindigena. CONFLITTO DI ECONOMIE N o i sappiamo, ad esempio, che anche la vita economica del1' Africano è rimasta, p . ., :;cli, dello stesso tenore e non è mutata se non là dove genti di un'altra razza, Dai palmizi ai grattacieli il salto è arandel Un... elegantone allo specchio. 35

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