La Difesa della Razza - anno I - n.2 - 20 agosto 1938

loro car.atteristiche di contegno resta ben tipico ed irraggiun· gibile da una specie all'altra. Negli animali domestici nessuno potrà mai con successo addestrare, ad esempio, un .cane da caccia, se non agisce su di una razza appropriata. * * * Da quanto precede va desunta almeno la probabilità che ogni razza si trovi chiusa entro limiti fissi di sviluppo somatico e mentale e, in definitiva, in quanto a po~eri di assimilazione o creazione di una cultura elevata. Circa gli Africani, non dobbiamo certo lasciarci sedurre dall'apparenza, perchè alcuni individui son divenuti chirurgi passabili o insegnanti scrupolosi. Un profondo divario vi è fra semplice ripetizone da un lato e nuova acquisizione dall'altro. Quest'ultima richiede un grande lavorìo nervoso ·di cui, nella nostra stessa razza, pochi sono capaci. Caratteristica prima della civiltà europea è, difatti, quella di uno sviluppo autonomo continuo per effet· to di progressive innovazioni, fruttate da cervelli eccezionali. Venendo a ,mancare questi apporti, la nostra cultura resterebbe, al massimo, stazionaria. Solo la razza bianca, frattanto, ha contribuito alla creazione della più alta civiltà attuale, mentre gli Africani, anzichè rivelarsi suscettibili di progresso, mo· strano indizi palesi di tendenza al regresso. Nel sospetto, soltanto, di una realtà consimile, le razze euro· µee devono star guardinghe dagli incroci con gli Africani. L'Antropologia rende palese che il decadere di molti popoli non ebbe nel passato altra causa che quella di uno sregolato Ragazzo di Gat (la acconciatura dei capelli à tipica delle genti del Feuan), figlio di padre berbero e di madre targhi. n mongolismo di alcuni tratti fa pensare ad un mescolamento razziale. (Foto Magnino) 20 BibliotecaGino Bianco incrociarsi. Quelle Nazioni che oggi accolgono indifferentemente nel loro seno ]e razze africane, al pari dei Negri senegalesi e simili, e i membri di esse proclamano propri « citoyens > con diritti uguali agli uomini di razza bianca, si espongono così a un danno gravissimo e irrimediabile. Negli animali domestici, tutti sanno, la riproduzione con una razza inferiore dà sempre un prodotto scadente. Nell'uomo non può non accadere diversamente. Solo mescolandosi due razze appartenenti allo stesso ceppo è da attendersi un prodotto talora migliore di ambedue i progenitori. Ne fornisce buon indizio l'Italia dell'antichità. Gli stranieri arrivativi erano di minore cultura rispetto agli Italici, ma di buona razza. I loro discendenti, generati con donne italiane, contribuirono perciò a quella fioritura di geni di cui va orgoglioso il nostro rinascimento. In altre regioni del mondo, alcune ascese sem· brano pure conseguenza di favorevoli incontri razziali. Note· vole fra tutte quella del Giappone, dopo l'abbandono dei matrimoni di casta. In Africa non si può sperare nulla di simile. Niente può vantarsi, nemmeno per il secolare incrocio protrattosi in America coi Negri importativi dall'Africa e per i bastardi, in quotidiano aumento, delle colonie africane. Purtroppo, pochi ipaesi pensano oggi ad una illuminata sorveglianza dei mi cugli razziali; un allo compito dell'Antropologia moderna è, così, proprio quello di dimo trare il significato dell'incrocio per l'ascesa e la decadenza delle nazioni, •e di ispirare, con adatti argomenti, l'or'rore per il mescolarsi a casaccio dei tipi umani. Se l'incrocio dell'uomo bianco con ·la donna nera è, per molti motivi, -deprecabile, ancor più lo è il viceversa. In ogni razza la donna è la depositaria più preziosa dei caratteri del tipo. Se consideriamo l'umanità ordinata secondo l'elevatezza presumibile delle doti mentali, abbiamo al sommo la razza bianca: e allora una donna del nostro tipo darà eccellenza di prole solo in un modo, vale a dire senza incrocio. Per nes· sun motivo la donna bianca dovrebbe perciò- distruggere il tesoro di po ibiHtà in essa latente. Il viceversa è un obbro· brio - direi anzi una mostruosità - destinata a risolversi in un grave danno per i popoli più civili. All'antropologo, preoccupato di evitare cotesto 'danno, è chiara, quindi, .la colpevolezza delle nazioni nelle quali i matrimoni cli donne bianche con Africani non sono riprovati. La responsabilità di tale sconvenienza risale in primo luogo ai sociologi moderni, i quali inculcarono nelle masse l'opinione dell'uguaglianza psichica di tutte le razze umane. Sprovvi ti di una adeguata preparazione naturalistica, essi non seppero distinguere quanto nelle razze è eredità culturale da un lato ed eredità biologica dall'altro, onde supposero perfino un'influenzabilità di questa da parte di quella, nonostante la mancanza assoluta di prove. I politicanti si impossessarono di tali concetti e se v,alsero per promuovere leggi e approvare usi errati in parecchi paesi. Occorre convincersi, invece, che senza una oculata difesa dall'incrocio colle razze africane, si rischia di cambiare in peggio le nostre qualità ereditarie e distruggere la ragione prima dei privilegi da noi goduti finora. All'opposto, per tutte le popolazioni cosiddette primitive - intendendo, in base a vieti preconcetti darwiniani, genti all'inizio della loro evoluzione psichica - ben poco è ormai da sperare in quanto a vero progresso: un solco profondo e insuperabile le divide dalla razza bianca e impedisce loro di acquistare le attitudini creative di questa. Tutto ciò merita una valutazi<)ne da parte nostra. adeguata al problema in se stesso, all'ampiezza dei territori coloniali di cui godiamo e alle genti che li abitano. Non farlo significa compromettere l'avvenire delila Patria e soprattutto esporsi a perdere ben presto lo slancio nazionale di cui andiamo fieri perchè non ha uguali nel moll'do e nella storia. LIDIOCIPRIANI ln.-aricato di Amropologia nella R. Uni1•u1ità di p;, Direllnrt dr/ .Muuo Nazionale di A11tropo/01,i11 r di P.tnologia di Firenze

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