donne chiesa mondo - n. 71 - settembre 2018

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 dialogo che scaturisce un comportamento sessuale responsabile e ba- sato sull’ascolto reciproco. Voi medici che diffondete il metodo Billings vi accorgete del suo effetto sulla vita di coppia? Certo, si tratta di un percorso profondo di conoscenza, tale da mettere alla prova rapporti di coppia inconsistenti, ma offre al tempo stesso una grande opportunità di crescita nell’amore perché crea una consapevole comunione di vita. Si tratta però di un metodo che presuppone un rapporto di cop- pia, non si presta certo a essere utilizzato per vivere una vita di rap- porti liberi e sciolti da ogni legame come la rivoluzione sessuale ha proposto e ha fatto diventare nei giovani esperienza normale. Il metodo richiede che le donne imparino a entrare in contatto col proprio corpo per poterlo conoscere. Questo aspetto è molto interessante perché sem- bra in controtendenza rispetto a ciò che in quegli anni si insegnava in ambito cattolico, dove si preferiva ignorare ogni preparazione alla vita sessuale. E anche il recente sinodo sulla famiglia non ha affrontato l’ar- gomento dei metodi naturali... Certo, ci sono state e ci sono ancora difficoltà e imbarazzi a far accettare nella Chiesa questo discorso chiaro, concreto e coe- rente con l’ Humanae vitae , e per di più dal mondo laico sono venu- te spesso critiche di persone che ne ignoravano la saldezza scientifi- ca, quasi fosse una pratica devota. Fra i nemici dobbiamo annoverare soprattutto le case farmaceutiche che traggono un grande beneficio economico dalla vendita dei contraccettivi. I metodi naturali hanno il “difetto” di essere gratuiti… e per di più non si limitano a essere effi- caci rispetto a una necessità, ma consentono di integrare la consape- volezza della propria corporeità a tutte le dimensioni della persona (affettiva, razionale, spirituale) per un vero sviluppo della propria identità e personalità. Una dimensione quindi profondamente uma- na, della quale oggi molti non percepiscono il valore. In questo sen- so, non è stata ancora colta appieno la portata e il valore dell’ Huma- nae vitae , che ha aperto veramente una strada nuova nel modo di concepire il rapporto con il corpo, ma sono fiduciosa che il dialogo tra noi operatori del metodo e il mondo ecclesiale, sempre attivo, ci aiuterà a crescere nella direzione indicata da Paolo VI . Per questo, la formazione degli operatori del metodo è molto im- portante e richiede insegnanti formati nelle discipline mediche di ba- se ed esperti della metodologia didattica dell’insegnamento alle cop- che hanno messo a punto il loro metodo negli anni cinquanta a Mel- bourne, e i coniugi Roetzer (ideatori del metodo sintotermico), che sono stati non solo studiosi e scienziati, ma anche testimoni della complessità delle relazioni e delle modalità di conoscenza di se stessi, del proprio corpo e del rapporto che unisce la coppia, complessità de- rivante da questi metodi. Lavorando in coppia, infatti, hanno compre- so come non si trattasse solo di una più approfondita osservazione e conoscenza del corpo da parte delle donne stesse — cosa già di per sé degna di encomio, come del resto hanno sempre sostenuto le femmi- niste — ma anche di un percorso di consapevolezza e maturazione re- ciproca nella coppia. John Billings chiese alle donne di registrare tutti i sintomi che ac- compagnavano il ciclo mestruale, perciò all’inizio c’è stato un appello ad affinare la capacità d’ascolto dei segnali provenienti dal proprio corpo. La letteratura aveva già riportato studi sul muco cervicale co- me importante fattore di fertilità e i Billings si stupirono nel consta- tare come le donne coinvolte fossero in grado di riconoscere tutte le variazione legate all’andamento ormonale del ciclo e da questa casi- stica hanno formulato il loro metodo. È importante sottolineare che l’accuratezza del metodo venne confermata da studi clinici sull’anda- mento degli ormoni riproduttivi della donna condotti parallelamente dal professor Brown dell’università di Melbourne. L’approccio segui- to nella validazione del metodo rispondeva perciò ai criteri della più assoluta scientificità. I metodi naturali hanno posto la scienza realmente a servizio della persona affinché, tramite la conoscenza della precisione e dell’armo- nia dei meccanismi che regolano la fertilità, potesse rispondere all’esigenza di una procreazione responsabile. Un aspetto molto importante del metodo è la didattica, e in que- sto ambito il coinvolgimento di Evelyn, avvenuto in un secondo tem- po, si dimostrò estremamente positivo perché, in quanto donna, era in grado di comprendere la natura dei sintomi e perciò di istruire le donne al loro riconoscimento. Le donne infatti fin dall’inizio hanno svolto un ruolo centrale nella trasmissione e nell’apprendimento del metodo, ma bisogna aggiunge- re che questo, oltre a rendere la donna protagonista responsabile del- la sua fertilità, agisce anche positivamente sul legame di coppia. Raf- forza infatti l’abitudine all’attenzione reciproca, al dialogo, alla co- municazione. Entrambi infatti sono coinvolti: anche se è la donna a dover rico- noscere i segnali della fertilità nel proprio corpo e decifrarne il signi- ficato, spetta all’uomo informarsi su questi segnali ed è da questo

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