donne chiesa mondo - n. 67 - aprile 2018

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 Un giorno, mentre Chiara si ferma a guardarle una a una, le viene in mente una frase del libro dei Proverbi : «La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne» ( Proverbi 9, 1). Vede sette giovani donne, ognuna con un suo talento, con una sua geniali- tà, unite tra loro e radicate in Dio. Ecco le sette colonne della sa- pienza sulla quale costruire la casa, ecco i sette colori dell’arcobaleno che scaturiscono da un’unica luce, l’amore. Sette aspetti dell’amore interdipendenti tra loro, fluenti l’uno dall’altro e l’uno nell’altro. A Giosi Chiara affida la gestione della comunione dei beni e degli stipendi, nonché la cura dei poveri. È la comunione dei santi in cie- lo, la comunione dei beni sulla terra: il rosso dell’amore. A Graziella, affida «la testimonianza e l’irradiazione», l’arancio. Graziella porterà questo spirito negli ambienti più vari, senza mai di- menticare che l’apostolato inizia dal «saper dare la vita per l’amore scambievole». Natalia, chiamata Anzolon, “angiolone”, era stata la prima compa- gna: a lei impersonare il cuore di quest’ideale, il grido di Gesù ab- bandonato da amare per vivere da persone che sanno donare, con il loro solo essere, amore. Porterà questo segreto tra i membri del mo- vimento e oltre la Cortina di ferro. Era la spiritualità e la vita di pre- ghiera, il giallo dell’arcobaleno. Tutto è incominciato con una scelta intima e personale: la scelta di Dio, e con la consacrazione nella verginità nel 1943 a Trento durante la seconda guerra mondiale. Ma ben presto non è un “io”, ma un soggetto collettivo che si muove, agisce, comprende, prega e ama: Chiara e le sue prime compagne. Si chiamano Giosi, Natalia, Valeria, Palmira, Silvana. Avrebbero potuto diventare persone qualunque, invece sono state dei fari nei cinque continenti, pescatrici di uomini duemila anni dopo Pietro. E tutto ciò a causa dell’amicizia indefettibile con Chiara Lubich. Questa storia ha dell’incredibile, eppure è molto semplice. Si capi- sce se si apre il vangelo al capitolo 13 di Giovanni e si legge: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» ( Giovanni , 13, 34). Un comandamento praticabile solo insieme, nessuno può viverlo in solitudine. Quando, nei rifugi per ripararsi dalle bombe, ascoltano questo brano si scambiano uno sguardo d’intesa profonda, mentre misurano l’impegno richiesto dal «come io ho amato voi». Non esi- tano a dichiararsi reciprocamente: «Io sono pronta ad amarti fino a dare la vita per te». È un patto che ognuna suggella con le altre. È la volontà di spazzare via alla radice ogni invidia o competitività, co- sì facili tra donne. Chiara lo considererà l’evento fondamentale da cui tutto è fluito, l’inizio di un nuovo stile di vita, il fondamento, la pietra angolare sulla quale poggerà l’edificio del movimento dei Fo- colari. Non è certo una cosa inedita nella storia della Chiesa: Agostino, Benedetto, Francesco hanno inserito nelle loro regole di vita l’amore fraterno. Ma c’è forse qualcosa di nuovo. Chiara ha il talento della comunicazione, per lei è impossibile che non circoli tutto tra loro, perciò trasmette alle compagne che tanto ama ciò che vive e tutto quanto lo Spirito santo le spira. Così, sulla base del patto vissuto in una fedeltà a volte eroica, il gruppo di ami- che cammina insieme. Sono un’anima sola. Si può parlare di amicizia? Sono amiche o sorelle? Tra loro c’è un legame solido come la roccia, e vorrei illustrare con due esempi la qualità di questo rapporto unico di amicizia che valorizza, libera le potenzialità, sostiene, fa crescere la persona ed edifica un’opera di Dio. Siamo nel 1954. Da quando si erano conosciute a Trento è passata una decina di anni tra conquiste, luci, amore e gioia, a volte lacrime. A Roma vivono con Chiara Giosi, Graziella, Natalia, Vittoria (chia- mata Aletta), Marilen, Bruna, Giulia (chiamata Eli). Alcune tra le prime compagne di Chiara Lubich (© Centro santa Chiara audiovisivi, 2018)

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