donne chiesa mondo - n. 66 - marzo 2018

DONNE CHIESA MONDO 2 DONNE CHIESA MONDO 3 L’ INTERVISTA Il lavoro domestico: socio occulto del capitalismo Charles Ginner (1878-1952) «Donne in una fabbrica di abbigliamento» «Non esiste un solo paese, né un solo settore in cui le donne abbia- no gli stessi stipendi degli uomini. È il più grande furto della sto- ria». Secondo Anuradha Seth, consigliera economica del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), il divario del 23 per cento che esiste in media nel mondo tra il salario delle donne e quello de- gli uomini si può definire come la più grande ingiustizia a cui oggi sono sottoposte le donne. Sta finalmente emergendo all’attenzione e alla coscienza del mondo che le asimmetrie salariali, per quanto si siano ridotte globalmente negli ultimi dieci anni, rendono evidente quanto siamo ben lontani dalla parità. È proprio il differenziale sala- riale a riflettere le discriminazioni e le disuguaglianze sul mercato del lavoro che, nella pratica, colpiscono ancora e soprattutto le donne. Al ritmo attuale, avverte l’Onu, ci vorranno più di settant’anni per porre fine a questa situazione. Il divario salariale, come dimostriamo in questo numero di «donne chiesa mondo», non ha una o due cau- se, ma è dovuto all’accumulo di numerosi fattori e comportamenti culturali che includono la sottovalutazione del lavoro delle donne, la mancata remunerazione del lavoro domestico, la minore partecipazio- ne al mercato del lavoro, il livello di qualifiche assunte e la discrimi- nazione. Uno svantaggio sociale che incide sul reddito femminile lungo tutto l’arco di vita: guadagnando meno degli uomini, anche durante la pensione, le donne sono più esposte al rischio di povertà in vecchiaia. Ed è già oggi una vera piaga nel mondo l’alta percen- tuale di donne oltre i sessantacinque anni a rischio concreto di po- vertà. Troverete in queste pagine anche il parere della psicologa Da- niela Scotto di Fasano su come le logiche economiche che regolano il lavoro femminile influiscano sulla scelta della maternità e sollecitino i sensi di colpa connessi all’eventuale rinuncia a una propria realizza- zione professionale. Infine abbiamo rivolto lo sguardo anche all’in- terno della Chiesa dove, nel reportage di Marie-Lucile Kubacki, la questione del corrispettivo economico non percepito è piuttosto l’al- bero che nasconde la foresta di un problema ben più grande: quello del riconoscimento. Tante religiose hanno la sensazione che si faccia molto per rivalorizzare le vocazioni maschili ma molto poco per fare lo stesso con quelle femminili. ( silvina pérez ) L’ EDITORIALE DONNE CHIESA MONDO Mensiledell’OsservatoreRomano direttoda L UCETTA S CARAFFIA In redazione G IULIA G ALEOTTI S ILVINA P ÉREZ Comitatodi redazione C ATHERINE A UBIN M ARIELLA B ALDUZZI E LENA B UIA R UTT A NNA F OA M ARIE -L UCILE K UBACKI R ITA M BOSHU K ONGO M ARGHERITA P ELAJA Progettografico P IERO D I D OMENICANTONIO www.osservatoreromano.va dcm@ossrom.va perabbonamenti: donnechiesamondo@ossrom.va di S ILVINA P ÉREZ M ercedes D’Alessandro, giovane e innovativa economista, scrive e pensa al lavoro femminile da un punto di vista nuovo che ha su- scitato molto interesse e discussioni nella cultura femminista. Il femminismo non è una novità, è sempre esistito. L’idea che la donna debba avere gli stessi diritti dell’uomo è un dato culturale appurato. Allora, cosa c’è di particolare nell’essere femminista nel momento storico in cui viviamo? Una grande differenza è il ruolo che noi donne oggi ricopriamo nel sistema economico. Negli anni sessanta solo due donne su die- ci lavoravano fuori casa, oggi a farlo sono sette su dieci. Questo ha trasformato completamente i rapporti economici e sociali. In linea di massima, le donne hanno più autonomia perché hanno una professione e dispongono di entrate proprie. Negli Stati Uniti sono il 50 per cento della forza lavorativa, in Argentina oltre il 40 per cento. Ma tutto ciò si è ottenuto e si ottiene al prezzo di una doppia giornata di lavoro: le donne, nella maggior parte dei casi, continuano a occuparsi dei lavori domestici e a prendersi cura della famiglia. Questi compiti richiedono tanto tempo (una media di sei ore al giorno) e, per chi non può permettersi una collaboratrice do-

RkJQdWJsaXNoZXIy