donne chiesa mondo - n. 65 - febbraio 2018

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 non misurare soltanto la strada con la ragione, ma per percorrerla lentamente e con amore». Un ufficiale cosacco, Daniil Skobcov, inna- moratosi di lei, la aiuta a emigrare e la sposa in seconde nozze. La morte della figlia più picco- la, Anastasija (1926), segna una profonda crisi, che la porterà a separarsi consensualmente dal marito e a vestire l’abito monastico. Continua a scrivere, saggi, poesie, drammi. Percorre la Francia per assistere i più diseredati tra gli emi- grati russi. Ne troviamo un’eco nella raccolta Poesie , uscita nel 1937 a Berlino. Un esemplare, ritrovato negli anni ottanta tra le carte di Daniil Skobcov, conserva nei margini i disegni auto- grafi dell’autrice. Ai loro piedi getto la vita Brucia l’altrui patire. Bevono con l’acqua la pula E amaro è il miele del loro lavoro. Uno sta ora morendo Sul lettino d’ospedale. Un altro al banco si scola Il peso dei ricordi dell’anno. Tristezza e oppressione senza uscita. Lavoro, fatica e fatica. Nessuno mostrerà sulla terra L’ampia strada verso l’alto. Progenie sventata, dove accorri Dalle fabbriche, dai cantieri, e poi? Senti, in cielo cozzano le armature Là sono le ali e le lance e il tuono. Non qui, sulla terra, tra noi No, non qui è sorta la guerra del vivere. Rifulge di fuoco dinanzi alle schiere L’Arcistratega fiammeggiante. «Ci sono vie solitarie, che non intersecano al- tre vie» scriveva mat’ Marija in quegli anni. «E ci sono strade che è come se condizionassero l’esistenza l’una dell’altra. Una di queste vie è la via della terra… E per la fatica, il sudore, la ce- cità e la pietà, la terra è santa». In un tempo che all’onda d’urto della rivoluzione aveva visto l’improvviso crollo della millenaria cristianità russa e che in occidente conosceva il dilagare del totalitarismo nazista, anche la fede era chia- mata a vivere radicalmente l’al di qua. In questa esperienza estrema, la Parola evangelica è purifi- cata, lascia scoprire profondità non ancora com- prese in una radicale fedeltà alla terra, nella prossimità bruciante con l’uomo che ha rinnega- to Dio: Là scorrevano latte e miele E mosto succoso nei tini. Ma qui, caduta e volo, Neve nei campi e fuoco nelle vene. A me fu data una sorte beata Nel delirio della lacera veste. O Rus’, o Canaan poverissima, Non un palmo lascerò di terra. Giaccio nella cenere, e con la fronte per terra. Cresco nella tua arida argilla. Una manciata di brecciame, una zolla di polvere Impastate con me in un’unica carne. In una poesia degli ultimi anni, mat’ Marija parla di due vie: una percorre la terraferma, la via sicura di ciò che è «giusto e ragionevole», la via della morale e delle consuetudini. Ma in un tempo in cui ogni fondamento dell’umana con- vivenza vacilla, in cui al di sotto delle ideologie e degli ideali umani si spalancano gli abissi in- fernali del mistero del male all’opera nella sto- ria, questa via non conduce in nessun luogo. Occorre percorrere un’altra via, che lo sguardo puro della poesia scorge, quando parla le parole impossibili dell’amore. Una via che «attraversa le acque», guada il mare in tempesta della sto- ria, dove ormai la ragione umana non ha più ri- sorse per guidare i passi, «non puoi più misura- re né prevedere»: è la via della fede, dell’affida- mento all’amore e niente altro. M ATTEO 13, 1-9 I l lieto annuncio che ci offre que- sta pagina dell’evangelo ci narra il rapporto di Gesù con le folle, con le moltitudini — e Matteo, a diffe- renza di Marco (4, 1) parla al plu- rale, per indicare attraverso di esse la totalità degli uomini — che van- no a lui, e alla cui attesa Gesù ri- sponde insegnando, parlando, consegnando loro quella Parola che è uno dei doni più grandi che il Signore ha fatto al suo popolo Israele (cfr. Deuteronomio 4, 32-33) e alla chiesa (cfr. Giovanni 17, 7.14), affinché essi ne siano testimoni fra le genti (cfr. Luca 24, 45-48; Matteo 28, 19-20). Sì, Matteo ci annuncia il grande amore del Signore per gli uomini tutti, uomini che si con- figurano come folle che seguono Gesù nel suo pellegrinare e verso le quali Gesù nutre profon- da compassione, viscere di compassione, per quanti scorge come pecore senza pastore, e per questo stanche, spossate, affaticate (cfr. Matteo 9, 36). Anche nell’Antico Testamento ci viene annunciata questa compassione e questa tene- rezza del Signore per l’umanità, questo amore M EDITAZIONE Un dono per le moltitudini a cura delle sorelle di Bose Ivan Grohar «Il seminatore» (1907)

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