donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018

DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 L ondra, Trafalgar Square: è il 2005 quando una statua di quindici ton- nellate, un unico blocco di marmo bianco di Pietrasanta, quasi quattro metri di altezza, si fa largo tra le fontane e i piccioni dell’ammiraglio Nelson. E se è dal 1998 che questo spazio della piazza ac- coglie a rotazione un’opera di arte contempora- nea, questa volta lo scandalo è servito. Perché la statua Alison Lapper Pregnant dell’artista inglese Marc Quinn ritrae una donna particolarmente disturbante: la modella nuda e incinta di otto mesi e mezzo, infatti, è focomelica. A turbare non è la gravidanza mostrata in tutta la sua esplosione, e forse nemmeno la disabilità in sé (l’ammiraglio lì vicino, saldo sulla sua colonna, manca di un braccio) quanto la visione di una grave disabilità fisica che orgogliosamente si fa madre. Se Quinn da anni turba il pubblico con la sua arte (nel 1991 presentò una scultura della sua testa fatta con il suo stesso sangue congela- to), c’è del dolo anche da parte di Alison Lapper, modella senza braccia e con gambe cor- therley School of Art, poi ventiseienne si laurea all’università di Brighton. La corsa di Alison è inarrestabile: rifiutati arti artificiali con cui si sente veramente disabile, la- vora con la bocca — adolescente viene invitata a far parte della associazione Mouth and Foot Painting Artists, di cui è a tutt’oggi membro molto attivo. E così negli anni Lapper espone nelle gallerie inglesi e non solo, in personali o mostre collettive; insegna arte alle persone con disabilità; rilascia interviste e scrive (nel 2005 va in stampa la sua autobiografia dal titolo My Life in My Hands ). In ogni caso, fa parlare di sé. A RTISTE Lo scandalo è servito di G IULIA G ALEOTTI ta dai genitori (negli anni i tentativi di riavvici- namento finiranno tutti male), cresce — tra mal- trattamenti vari — in istituti per persone con di- sabilità che abbandona appena può, trasferen- dosi appena diciottenne a Londra. Qui, con grande determinazione, riesce a vivere mante- nendosi da sola. Si sposa, ma poco dopo — reagendo alle sevi- zie del marito normodotato — chiede e ottiene il divorzio. È forte la fanciulla che trova il corag- gio di affrontare umiliazioni e ostacoli nell’arte. Non si accontenta dell’indubbio talento che ha, ma studia: prima si diploma a 19 anni alla Hea- tissime evidentemente non autosufficienti che ha trascorso ore e ore immobile, potendo solo bere, ricoperta di vaselina e spalmata di gesso. La giovane donna infatti è anch’ella un’artista che ha scelto di esprimere se stessa e la propria poetica in forme chiare, moderne e non conven- zionali. È il 1965 quando a Burton upon Trent, nello Staffordshire, nasce la «bambina con le pinne»: ha le sembianze di una vittima del Talidomide, ma in realtà la neonata Alison ha la focomelia, una grave malformazione congenita che impedi- sce agli arti di svilupparsi normalmente. Rifiuta-

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