donne chiesa mondo - n. 64 - gennaio 2018

DONNE CHIESA MONDO 40 ge degli innocenti provocata dalla sua furia in Matteo 2, 13-18). «Ed ecco, la stella, che avevano visto spunta- re, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino». I magi han- no seguito quella stella dal suo sorgere: si sono messi in cammino, insieme, come primizie di di- scepoli alla sequela, lasciando le loro sicurezze, le loro conoscenze acquisite, i loro itinerari già noti, per seguire non le loro idee, le loro intui- zioni, le loro emozioni, bensì la stella, sorgente e fonte del loro desiderio, del loro anelare. «Al vedere la stella, provarono una gioia grandissi- ma» (cf. Luca 2,10). La stella si arresta, eccola giunta alla meta, e i magi prorompono di gioia, gioia che è vita straripante: sono protesi verso il tesoro che la stella ha tenuto in serbo per loro, il tesoro verso cui li ha accompagnati in tanto camminare. Ecco che entrano nell’intimità della casa, con respiro sussurrato davanti alla fragilità di una vita che nasce. «Videro il bambino con Maria sua madre». E Leone Magno commenta: «Videro un bambino silenzioso, tranquillo, affi- dato alle cure di sua madre; in lui non appariva alcun segno esterno dei suoi poteri, offrendo in- vece alla vista un solo grande prodigio: la sua umiltà». Gesù assume da subito i tratti di un abbassamento, di una semplicità umile e disar- mante. Una volta giunti dal bambino che cosa compiono i magi, questi cercatori di lontano? Si prostrano e lo adorano — per questo si erano messi in cammino. Adorare dice il portare alla bocca, il baciare, immettendosi in una comunio- ne di respiro, di vita, di amore. Qui, all’inizio del vangelo secondo Matteo, sono i magi a pro- strarsi, a inginocchiarsi davanti a Gesù, a guar- darlo dal basso, come alla fine troveremo gli undici discepoli che, pur dubitanti, si prostre- ranno davanti al risorto che li invierà a «fare di- scepoli tutti i popoli», rendendo vicini anche i lontani, perché l’Emmanuele di cui si annuncia- va la nascita (cfr. Matteo 1, 23) è il Dio-con-noi “fino alla fine del mondo” (cfr. Matteo 28, 16- 20). I magi si prostrano, lo adorano e dischiu- dono i loro scrigni, custoditi e riservati per quella meta, per quella gioia. Gli offrono oro, simbolo della sua regalità, splendore altro ri- spetto a ogni potere della terra, e incenso, sim- bolo della sua divinità, profumo che si eleva verso l’alto spandendosi intorno, e mirra, sim- bolo della sua passione, della sua mortalità. Con questa profusione di doni si chiude il no- stro racconto, non senza informarci che i magi, avvertiti in sogno (quindi, secondo il linguaggio biblico, da Dio) «di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». Il cammino percorso da questi portatori di speran- za apre nuovi cammini di vita, ancorati allo splendore di quella stella, alla luce calda di quel bambino nato «per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, per dirigere i nostri passi sulla via della pace» ( Luca 1, 79). Gilberto Zorio «Torre stella» (2013)

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