donne chiesa mondo - n. 62 - novembre 2017

DONNE CHIESA MONDO 6 DONNE CHIESA MONDO 7 teologico. Ne è emerso che molte di loro sono passate per porte na- scoste. Cioè non sono state formate negli istituti di teologia più pre- stigiosi. Molte in realtà hanno fatto un percorso simile al mio: ven- gono dall’ambito della ricerca scientifica, della comunicazione, dell’educazione… Questo dimostra che gli istituti di teologia sono ri- masti chiusi alle donne. Non perché le hanno rifiutate, ma perché so- lo i futuri preti avevano il tempo e i mezzi per dedicarsi pienamente a quegli studi. Io insegno in un istituto di teologia ortodossa e da un po’ di tempo sto comunque notando una nuova apertura alle donne e anche alla diversità di opinioni. Forse perché le donne hanno una voce specifica da far udire in quanto donne? Io lavoro in un laboratorio di ricerca. So che le donne e gli uomini apportano ognuno competenze specifiche. Noto che le donne hanno un approccio più olistico degli uomini. L’esperienza delle donne è diversa: sono mogli, madri, concepiscono il mondo in modo diverso. Escludere le donne dalla riflessione teologica indebolisce la Chiesa. In generale, il rifiuto della diversità indebolisce le Chiese, e non si tratta solo di presenza dei due sessi, ma anche di mescolanza genera- zionale, culturale… Nel mio laboratorio abbiamo accolto uno stu- dente sordo. All’inizio vedevo ciò come una difficoltà, ma poi ho scoperto che aveva compensato la sua sordità con una straordinaria acuità visiva: vedeva cose al microscopio che nessuno di noi poteva vedere e così faceva nuove scoperte. Condivide la paura espressa da un certo numero di persone riguardo alla crescente incursione della tecnologia nella nostra vita e allo sviluppo del transumanesimo? La capisco perfettamente. Amo la tecnologia, il fatto che possiamo fare questa intervista su skype come se fossimo nella stessa stanza; c’è del buono nell’uso che se ne può fare. Ma dobbiamo fissare dei limi- ti. Fissare limiti però è difficile, soprattutto nell’ambito del transuma- nesimo e della tecnica del “taglia e incolla del dna”. Non c’è attual- mente nessuno strumento di regolamentazione per impedire un svi- luppo più ampio. Ci ritroveremo nella situazione di dover regola- mentare a posteriori e non a monte, e questo mi preoccupa moltissi- mo. Il transumanesimo sta diventando un vera e propria sfida socia- le. Alcune tecnologie permettono già di muovere un cursore su uno schermo con il semplice pensiero. Per le persone disabili è un mezzo di comunicazione inimmaginabile prima. Ma quando si diventa capa- ci di spostare un cursore con il pensiero, si diviene anche capaci di inviare una bomba con il pensiero, il che è più terrificante. La rifles- sione sul modo di regolamentare le applicazioni tecnologiche è ur- Gayle Woloschak, nata negli Stati Uniti nel 1955, è docente di radio-oncologia, di radiologia e di biologia molecolare alla scuola di medicina Feinberg della Northwestern University di Chicago, e professore aggiunto di religione e di scienze alla Lutheran School of Theology di Chicago e all’Istituto di teologia di Pittsburgh. Scienziata di fama mondiale, dirige un laboratorio di ricerca. Ortodossa, esperta di bioetica, s’interessa soprattutto di evoluzione biologica, ricerca sulle cellule staminali ed ecologia. Dal 2014 al 2016 è stata presidente dell’Orthodox Theological Society negli Stati Uniti ed è attualmente vice-presidente del centro Zygon per la Religione e la Scienza. Gayle Woloschak

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