donne chiesa mondo - n. 59 - luglio 2017

DONNE CHIESA MONDO 34 DONNE CHIESA MONDO 35 riempì del profumo dell’unguento» (12, 3). Giuda obietta che si sa- rebbe potuto vendere il profumo per dare il denaro ai poveri (12, 5), ma Gesù difende Maria, interpretando il gesto profetico di lei come preparazione alla sua sepoltura (12, 7). In tutti e quattro i vangeli una donna unge Gesù, ma solo nel vangelo di Giovanni viene chiamata per nome. In tutti tranne che in Luca (7, 36-50) l’unzione avviene subito prima della Passione e ogni volta viene sollevata l’obiezione che si sarebbe potuto vendere l’un- guento per dare il denaro ai poveri. In ognuno di essi, Gesù difende la donna e interpreta il suo gesto come preparazione alla sua sepoltu- ra. In Marco 14, 3-9 e in Matteo 26, 6-13 l’unzione del capo di Gesù è un atto profetico che rispecchia l’unzione dei re (per esempio 2 Re 9, 3-6). In Luca la scena si svolge in Galilea e a ungere i piedi di Gesù è una donna alla quale sono stati perdonati molti peccati. Qui l’un- zione non è un preparativo per la sepoltura di Gesù, bensì un gesto esuberante di amore che scaturisce dal perdono ricevuto e che Gesù pone in contrasto con l’amore inconsistente del suo ospite. Il raccon- to lucano ha una funzione molto diversa rispetto agli altri tre. Que- ste narrazioni aggiungono confusione sulle diverse Marie. Oltre a essere un’azione profetica che prepara alla sepoltura di Ge- sù, in Giovanni 12, 1-8 l’unzione dei piedi di Gesù da parte di Maria di Betania prefigura la lavanda dei piedi dei discepoli da parte di Gesù in Giovanni 13, 1-20. L’atto di Maria, come quello di Gesù, è quasi una parabola, offrendo in anticipo un’interpretazione della sua morte. Simboleggia il genere di servizio che viene chiesto di svolgere anche ai discepoli, con la disponibilità a dare perfino la propria vita per amore. Il cattivo odore della morte (11, 39) è vinto dal profumo dell’amore che si diffonde. Mentre Marta svolge un ruolo fondamen- tale in 11, 17-27 facendo una profonda professione di fede, Maria svol- ge un ruolo altrettanto importante mettendo in pratica il comanda- mento di Gesù di amare come lui ama. Unendo il ritratto lucano e quello giovanneo di Maria di Betania, questa donna incarna l’atteggiamento di ascolto del discepolo, che prima ascolta la parola e poi la mette in pratica. Maria e sua sorella sono state talmente importanti nella memoria della Chiesa dei pri- mordi da essere identificate nel III secolo come le prime testimoni della risurrezione nel commento al Cantico dei cantici (25, 6) di Ippo- lito, il quale evidentemente riteneva che la Maria presso il sepolcro vuoto fosse la sorella di Marta, e non una diversa Maria di Magdala. A quest’ultima negli ultimi anni è stata dedicata molta attenzione, ma anche Maria di Betania merita la nostra considerazione. difficilmente la si poteva menzionare senza ricordare il suo gesto (cfr. anche Marco 14, 9 e Matteo 26, 13, dove Gesù afferma che quanto la donna anonima dell’unzione ha fatto verrà narrato in sua memoria). Nel quarto vangelo, Maria e Marta agiscono in armonia, sebbene ognuna abbia un ruolo distinto da svolgere. Insieme inviano a Gesù il messaggio che il loro fratello è malato (11, 3), tutte e due sono amate da Gesù (11, 5) e gli altri ebrei vengono a consolare entrambe le sorelle per il loro fratello (11, 19). Quando Gesù arriva, Marta oc- cupa il centro della scena, uscendo per andargli incontro, mentre Maria sta seduta in casa (11, 20). Il dialogo che segue tra Gesù e Marta è uno tra i più importanti del vangelo, culminando nella di- chiarazione: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio che deve venire nel mondo» (11, 27). Marta, poi, chiama sua so- rella Maria e le dice: «“Il maestro è qui e ti chiama”. Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui» (11, 28-29). Anche se i commentatori in genere dedicano più attenzione al dia- logo tra Marta e Gesù e alla sua dichiarazione di fede (11, 17-27), il ruolo di Maria in 11, 28-37 è altrettanto importante. Maria dà voce al conflitto vissuto da tutti i credenti che perdono una persona cara, quando s’interrogano sull’apparente assenza di Dio e sul perché egli abbia permesso la morte del loro caro: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» (11, 32). Le parole di Maria fanno eco a quelle di Marta (11, 21), ma non per ripetere semplicemente lo stesso dialogo. Il dramma giunge al culmine quando le lacrime di Maria e dei suoi compagni commuovono profondamente Gesù e lo turbano nello spirito (11, 33). La partecipazione di Gesù al dolore esprime con forza che, anche in una comunità che crede nella risurre- zione e nella vita eterna, la morte e il dolore che questa suscita sono comunque reali. Va osservato che in questa scena gli altri ebrei sono collegati a Maria. Sono stati presentati come persone venute per consolare Mar- ta e Maria (11, 19), ma eccoli in casa con Maria, a seguirla quando esce (11, 31) e ad accompagnarla e a piangere con lei (11, 33). Alla fine della scena si nota di nuovo il collegamento con Maria: «Molti dei giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui» (11, 45). Maria, come la donna di Sama- ria (cfr. Giovanni 4, 39) e Maria Maddalena (cfr. Giovanni 20, 18), conduce altri ebrei a credere in Gesù. Nel capitolo successivo, Gesù giunge a Betania per una cena dove Marta serve e Lazzaro siede a tavola (12, 1-2). Maria si fa avanti: «Presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, co- sparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si

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