donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 S anta Umiltà, al secolo Rosanese Ne- gusanti, nacque a Faenza nel 1226 in una nobile famiglia. La sua storia ci è pervenuta attraverso due Vite tre- centesche, una latina, l’altra volgare, tra loro indipendenti, ma probabilmente deriva- te da una medesima redazione tramandata in ambito del monachesimo vallombrosano. Pur attratta dalla vita religiosa, Rosanese, do- po la morte del padre, accettò di sposare il gio- vane Ugolotto Caccianemici. Ebbe due figli, che morirono in tenera età. Sopraffatta da cre- scente inquietudine, capì di non poter continua- re a soffocare l’originaria vocazione, ma Ugolot- to, solo a seguito di una grave malattia, accon- sentì di vivere castamente accanto a lei, fino a lasciarla, poi, del tutto libera. Rosanese entrò nel monastero cluniacense di Santa Perpetua, a Faenza, dove, poco dopo, an- che il marito la seguì. Fu l’abate del monastero, che, vedendola instancabilmente dedita a lavori pesanti e umili, le attribuì il nome di Umiltà. Lei stessa scrive: «Con il guadagno che l’anima fedele ricava, costruisce ali per volare al fonda- mento dell’umiltà». Humilitas , deriva da humus , terra feconda e di fatto le doti interiori, le virtù, si effondevano da lei come qualità connaturate, fino al manifestarsi di poteri straordinari. Seppure di nobile famiglia era analfabeta, ma un giorno, invitata a leggere il vangelo, lesse perfettamente. Pregò allora le sorelle di inse- gnarle a leggere e a scrivere in latino. Un pres- sante richiamo alla solitudine le fece presto comprendere che la vita cenobitica non le basta- va: «L’anima vede bene il Signore quando è monda [...] ripiena di Spirito santo, ed è piena di occhi davanti e dietro, e incendiata dal fuoco di un desiderio immenso dell’amore divino». Una notte, una misteriosa voce le sussurrò di uscire dalla cella. Sollevata in alto, si trovò fuori dal monastero. Attraversò un fiume senza ba- gnarsi, poi si rifugiò nella casa di uno zio che l’accolse. In seguito, dopo aver guarito un monaco, le venne costruita, come da lei richiesto, una cella adiacente al monastero vallombrosano di Sant’Apollinare, dove rimase reclusa per dodici anni. Dedita alla preghiera e alla penitenza, dal- la finestrella ascoltava e soccorreva coloro che si rivolgevano a lei per ricevere aiuto. Guariva dal- le malattie, portava alla luce le oscurità dell’ani- ma, esercitava la profezia. In tutto obbediente alla volontà divina, pove- ra, caritatevole, la sua figura si inserisce perfet- tamente in quella culla dell’Italia centrale, appe- na percorsa da san Francesco (spirato l’anno in cui Umiltà era nata), che vide la fioritura di donne di straordinaria spiritualità. Santa Verdia- na, Umiliana de’ Cerchi, Chiara da Montefalco, beata Giovanna da Signa, tutte attratte dalla vi- ta solitaria e da quel rapporto intimo con Dio da cui scaturiscono sapienza, virtù e carismi. L A SANTA DEL MESE Madre spirituale Pietro Lorenzetti «Pala della beata Umiltà» (particolare) di A NTONELLA L UMINI

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