donne chiesa mondo - n. 57 - maggio 2017

DONNE CHIESA MONDO 40 Luca annota che «ambedue erano giusti davanti a Dio» ( Luca 1, 6). È lo Shalom di Maria, il suo saluto che è “pa- ce”, a riempire la casa, a farsi avvenimento, pace messianica attesa e sospirata da sempre. Ed ecco gli effetti di questo saluto su Elisabetta: il bam- bino che porta in grembo sussulta, «salterella», danza di gioia alla voce di Maria, riconoscendo e già indicando Gesù il Messia. Elisabetta, «colmata di Spirito santo», inizia a parlare «con grido grande»: ora è la sua voce a guidarci nell’incontro. Questo incontro è da accogliere come visita del Signore. Non basta che la visita del Signore avvenga, occorre che chi è visitato la riconosca come tale. L’anziana benedice la giovane e il frutto del suo grembo, il Benedetto. L’approssimarsi di Maria, «la madre del mio Signore», rievoca l’ar- ca dell’Alleanza, il cui passaggio è fonte di esultanza e motivo di benedizione (cfr. 2 Sa- muele 6). L’ultima parola di Elisabetta è una beatitudi- ne, l’irrompere della gioia messianica nella sto- ria. Maria è detta beata, e lo è per una sola ra- gione: perché ha creduto nel compimento della parola del Signore. Si è fidata, si è affidata a quella parola che pure le sarà sembrata così inaudita. Ha avuto fede. E la fede si irradia co- me desiderio di incontro e canto di lode, che proromperà nei versetti successivi: «L’anima mia magnifica il Signore» ( Luca 1, 46). Ci viene narrato come buona notizia, come Vangelo, un incontro, l’incontro tra due donne che hanno saputo accogliere e riconoscere l’azione di Dio in loro, il germogliare della vita. La vergine e la sterile sono entrambe rese fecon- de dal fuoco dello Spirito santo che come om- bra le abbraccia: l’una si riconosce «serva del Signore», capace di un sì radicale e incondizio- nato, l’altra ha l’audacia e la tenacia di dire no, perché il nome del bambino doveva essere Giovanni, come era stato annunciato nel tempio a Zaccaria (il quale solo in seguito a quel no può riprendere a parlare, a bene-dire, cfr. Luca 1, 64). Nell’incontro di queste due donne si dipana la storia della salvezza: il Battista, che con tutta la sua persona si farà «voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore» ( Luca 3, 4), ora, prima ancora di nascere, già esulta per l’irrompere dell’oggi di Dio in Gesù. È Dio che «ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» ( Luca 1, 52), che «ha su- scitato per noi un salvatore potente nella casa di David, suo servo» ( Luca 1, 69). È Dio che so- spinge all’incontro, che invita a riconoscere che ogni incontro è attratto e attraversato dalla sua presenza: ciascuno è chiamato a custodire il fuoco dello Spirito, a lasciare che la sua luce si irradi sul proprio volto, a far regnare la sua pre- senza in ogni incontro. Guardando alla visita di Maria a Elisabetta, lasciandoci accompagnare dall’incontrarsi di queste due donne, disponiamo tutto il nostro essere all’ascolto dell’altro, del Signore che ci viene incontro nell’altro, in chiunque altro, vici- no o lontano, perché in ogni nostro incontro possiamo trovare e donare gioia, forza, consola- zione e speranza al nostro oggi!

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