donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 livello di alfabetismo piuttosto basso, benché in questo periodo — grazie alla diffusione delle opere a stampa — fosse in crescita l’alfabe- tizzazione maschile. La loro partecipazione alla vita religiosa, alla vi- gilia della Riforma, era meno organizzata di quella maschile: minore il numero delle confraternite femminili, e minime le tracce di una ri- cerca di nuovi esperimenti comunitari femminili di vita, al di là dei pochi monasteri. Il rapporto delle donne con la religione e con i san- ti, dunque, era generalmente di carattere privato, o affidato all’orga- nizzazione familiare. Bisogna poi ricordare che la presenza alle fun- zioni — sia per le donne che per gli uomini — era saltuaria, e poco frequente anche l’adempimento del precetto pasquale. In questo qua- dro la Riforma è intervenuta come un elemento nuovo e dirompente, perché metteva nelle mani delle donne la Bibbia: «Sono tutte mezze teologhe» dicevano con disprezzo i predicatori francescani, che chie- devano piuttosto alle donne, con le loro prediche infiammate, lacrime di pentimento. L’umanista Erasmo fu uno dei pochi uomini del tempo che intuì il risentimento che si andava accumulando nelle donne, i cui sforzi di approfondimento dottrinale venivano scoraggiati e dileggiati dal cle- ro. In uno dei suoi Colloqui una donna dotta che viene derisa da un abate sbotta con queste parole: «Se continuerete così come avete co- minciato, anche le oche si metteranno a predicare piuttosto che sop- portare il silenzio di voi pastori. La scena del mondo è ora sottoso- pra. O ci si ritira o ciascuno dovrà fare la sua parte». La letteratura popolare calvinista proponeva infatti una nuova im- magine di buona cristiana: doveva essere semplice e pura, ma anche conoscere la Bibbia tanto da essere capace di vincere un confronto con i preti. Nella propaganda protestante dei primi decenni, infatti, la donna cristiana viene identificata dal suo rapporto con la Scrittu- ra. «Anche nella realtà — scrive la storica — le donne protestanti an- davano liberando le loro anime dal dominio dei preti e dei dottori di teologia». E cita l’esempio di Marie Becaudelle, domestica a La Ro- chelle, che impara dal suo padrone il vangelo così bene da riuscire a trionfare in una disputa pubblica con un francescano. Mentre la mo- glie di un libraio dalla prigione discute di dottrina con il vescovo di Parigi e con dottori in teologia. L’ugonotta regina di Navarra, sorella del re, canta: «Quelli che dicono che non è da donne guardare i Sa- cri Scritti son uomini malvagi ed empi seduttori e anticristi...». Negli stessi anni i cattolici invece predicano che alle donne, per salvarsi, bastano il lavoro domestico, cucire e tessere: «Metterebbero in paradiso anche i ragni, che sanno tessere alla perfezione» scrive l’autore di un opuscolo anticattolico. Non è prudente, scriveva d’altra Lucas Cranach il Vecchio «Katharina von Bora»

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