donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017

DONNE CHIESA MONDO 40 insistenza martellante, a indicare che agli occhi di Dio è questa la cosa seria della storia e del mondo: la fame delle persone affamate, la sete delle assetate, la multiforme povertà e umilia- zione delle persone straniere, il freddo e la ver- gogna e l’isolamento di quelle nude, carcerate, malate, abbandonate. In tutta la Scrittura questa miseria dolorosa è il grido incessante che il Signore ode salire dalla terra, come udì il grido muto del sangue di Abele, il grido da Sodoma dove l’ospitalità ve- niva tradita e gli stranieri usati, il grido della se- te di Ismaele, della disperazione di Agar, il gri- do dall’Egitto, dove Israele era schiacciato dalla schiavitù. E poiché questo grido d’angoscia non ha smesso mai di salire al cielo, il Signore ci ha visitati venendo in mezzo a noi umano e povero nell’uomo Gesù, esposto al patire come noi. E il Figlio dell’uomo è annunciato nell’atto di rivelare chi lo ha amato, perché è l’incarnazione del Dio compassionevole e il Servo del Signore che patisce e porta su di sé come suo proprio strazio e tribolazione e piaga il dolore di tutti gli esseri umani sofferenti, fino a identificarsi con loro. Oggi ci è rivelata la piena coincidenza, nel- la storia e oltre, tra il corpo umiliato delle perso- ne povere e quello del Signore, tra il suo volto e il loro volto. Sono loro le membra del suo cor- po. Ed è con queste parole profetiche che Gesù rende per sempre i poveri e gli ultimi la presen- za più preziosa e la più esigente per discepoli e discepole, magistero quotidiano per aver parte con lui in questo mondo e in quello futuro. La risposta verso chi è in condizioni di debolezza diventa il criterio per discernere in noi stessi e nella Chiesa e nel mondo ogni progetto e gesto di empietà, perché l’empietà, che è idolatria, ha sempre, come cuore e frutto, l’indifferenza e l’odio per le persone deboli, povere, straniere, sempre giudicate irrilevanti. Le Scritture ci attestano che il diritto del Si- gnore nostro Dio coincide col diritto del nostro prossimo nel bisogno, perché è il Signore stesso che attende nella persona dei poveri il nostro soccorso, la condivisione di ciò che siamo e ab- biamo. Così chi umilia e ignora una persona povera, umilia e ignora il Signore. Il Signore dà la propria voce e il proprio volto ai poveri di tutta la storia, e svela la beatitudine di chi lo ha soccorso e l’infelicità di chi non lo ha soccorso. Fa molta impressione che qui neppure siano no- minate le violenze e le angherie che noi umani sappiamo infliggere alle persone più deboli di noi e che la Bibbia ben conosce. Qui basta l’omissione di soccorso per essere rivelati malva- gi e del tutto estranei al Signore. In quel giorno nessuno dirà la povertà che ha patito, il suo bi- sogno tormentoso: perché di tutto questo dolore si farà voce il Signore rivelandolo come suo do- lore, come il dolore di Dio. Ma ognuno sarà ri- conosciuto sull’attenzione e la risposta, offerta o negata, al dolore del suo prossimo, alla fame, alla sete, alla nudità e alla vergogna, all’isola- mento e all’umiliazione, all’afflizione patite dal suo prossimo. Ancora una volta Gesù ci insegna che non il nostro dolore ci salva, ma sempre e soltanto l’amore.

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