donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017

DONNE CHIESA MONDO 38 DONNE CHIESA MONDO 39 avessi incontrato», scrive di lei Giulia nel suo li- bro La ragazza con il violino . Mario si afferma, Antonietta anche, sia pure in maniera meno “canonica”. Formano, insieme con Scipione, quella che è stata definita come la scuola romana di via Cavour. Ma presto Anto- nietta, per non far concorrenza a Mario ma for- se anche per differenziarsi maggiormente, si vol- ge verso la scultura. Vanno a Parigi, poi Anto- nietta va da sola a Londra e vi resta per alcuni anni. Vi ritrova gli amici di un tempo, studia scultura, riprende possesso di se stessa. Quando ritorna, impianta un suo studio a piazza Indi- pendenza. Come scultrice ha bisogno di spazio, le sue sculture sono grandi, devono respirare. Sono gli anni della Fuga da Sodoma , del Narciso . Resta anomala nel panorama artistico italiano, e troverà la sua affermazione solo negli anni cin- quanta, quando diventerà un’artista nota e affer- mata. Le leggi razziali vedono l’intera famiglia rifugiarsi a Genova: Antonietta è ebrea, le figlie sono miste e non battezzate. Ma dopo il 25 lu- glio tornano a Roma, credendo che tutto sia fi- nito. Durante i mesi dell’occupazione sono a Roma, più o meno nascosti, protetti dalla loro incoscienza più che dalle misure di sicurezza prese. Tutti sapevano che erano là, la loro casa era sempre affollata di amici e partigiani. So- pravvivono, e la vita riprende, tutta dedicata all’arte, in quella straordinaria Roma del dopo- guerra percorsa da fermenti culturali vivacissimi, povera e vitale. Mario muore nel 1965, Anto- nietta gli sopravvive di dieci anni, continuando a scolpire, viaggiando, manifestando fino alla fi- ne la sua incredibile vitalità. Va in Sicilia, da so- la, e viene scambiata per una matta fuggita dal manicomio. Va in Cina, e sviene dall’emozione vedendo l’alba nascere sulla Grande Muraglia. Era una pittrice diversa dalle altre pittrici ita- liane, anche da quelle ebree. La forza del mon- do ebraico dell’Europa orientale, quello appun- to reso immortale dalla pittura di Chagall, erompeva nei suoi dipinti. La ragazza con il violino, il violino appunto, lo strumento che gli ebrei preferiscono, secondo la vecchia barzellet- ta: «Perché? Hai mai provato a fuggire portan- do un pianoforte sulle spalle?». E poi, l’afflato mistico, che ci ricorda i chassidim con i loro ric- cioli, gli abiti scuri dei rabbini dell’Est. Nulla nella sua vita ci parla di un’Antonietta religiosa secondo le norme dell’ebraismo, ma tutto nella sua pittura e nella sua arte ci parlano di un’ebrea pienamente e totalmente tale, che non va forse in sinagoga a Kippur per pregarvi ma che vi va per osservare pregare gli altri e disse- zionarne l’anima. Era anche questo, per la di- scendente di dinastie di rabbini, un modo per legarsi alla sua lunga storia. Per pregare, sia pu- re, come in tutto quello che faceva, in modo di- verso dagli altri. M ATTEO 25, 31-47 Q uesta è l’ultima predicazione di Gesù prima della sua Pas- sione, ci parla dell’amore per il prossimo come di un tutt’uno con l’amore per il Si- gnore. A chi vuole seguirlo per vivere con lui Gesù dice, con una sorta di parabola, dove incontrar- lo nel lungo tempo della storia in attesa del suo ritorno. Quando il Figlio dell’uomo verrà, giudicherà ognuno sull’amore prestato al prossimo biso- gnoso. Non saremo giudicati su null’altro. Non sulla fede, non sulla speranza, tanto meno sull’appartenenza religiosa, ma solo sull’unico e molteplice frutto cui è ordinata tutta la Rivela- zione: sull’amore, sul nostro farci prossimi a chi è nel bisogno. E il bisogno che affligge la povertà, così co- me l’amore che lo soccorre, è narrato in modo preciso e concreto, e viene ripetuto nel testo con M EDITAZIONE Ci salverà solo l’amore donato a cura delle sorelle di Bose Jan Provoost, «Giudizio finale» (1505) nella pagina successiva: Kandinsky (1912, particolare) «Fiori» (1966) nella pagina precedente: «Autoritratto col violino» (1928)

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