donne chiesa mondo - n. 55 - marzo 2017

DONNE CHIESA MONDO 36 DONNE CHIESA MONDO 37 L a donna in preghiera ha il capo co- perto da un velo leggerissimo, le mani raccolte sul candelabro a nove braccia, un’ hannukkiah . Ha appena acceso le candele e sta mormorando la benedizione, tutta avvolta tra le mani a cop- pa e il capo velato. È un quadro, uno dei primi da lei dipinti, di Antonietta Raphael Mafai, che raffigura sua madre. In un altro quadro, del 1931, dipinto a Londra, vediamo uno Yom Kip- pur in sinagoga. È fitto di teste di ebrei in pre- ghiera, e sullo sfondo una figurina «molto mi- stica», come lei stessa racconta in una lettera al marito Mario Mafai, quasi la tela godesse di una sua autonomia e si dipingesse da sé. Sono quadri carichi di silenzio, di raccoglimento, di preghiera. Quadri densi di misticismo, potrem- mo definirli. Eppure, Antonietta era lungi dall’essere una mistica o anche soltanto una donna religiosa. Già la pittura era di per sé una trasgressione per una ebrea, come lo era per Chagall, di cui Antonietta era stata definita dal critico Roberto Longhi «una sorellina di latte». Ma la pittrice aveva avuto una vita intensa e turbinosa, carica degli stessi colori che usava nelle sue tele straordinarie. Era nata a Ekaterinoslav, una città dell’Ucrai- na russa situata a nord del Mar Nero, nel 1895. Era figlia di un rabbino e da parte di madre di- scendeva da un’importante famiglia rabbinica di Vilnius, di origini sefardite. Sua madre, Kaia, era una donna forte. Nel 1905, dopo la morte del marito, si trasferì a Londra dove già viveva- no i suoi figli maggiori, portando con sé la pic- cola Antonietta. Dallo shtetl russo a Londra il salto non fu da poco. Antonietta, che aveva die- ci anni al momento dell’arrivo a Londra, scelse di studiare musica, diplomandosi in violino e pianoforte. Aveva davanti a sé una promettente carriera, che però fu troncata da un blocco ner- voso che le impediva di esibirsi in pubblico. Cambiò modalità artistica e iniziò a frequentare il mondo culturale londinese, diventando amica di pittori e scultori, ed entrando perfino a far parte di una piccola compagnia teatrale. Nel 1922, la morte della madre la spinse ad abban- donare Londra. Voleva girare il mondo, prima la Francia, poi Roma, dove però si fermerà. Qui conobbe un giovane pittore romano, più giova- ne di lei di sette anni, Mario Mafai. Fu l’inizio di una storia di amore, passione e rotture che segnerà per sempre la vita di entrambi. Nascono tre figlie, la prima Myriam poi Simona e poi Giulia. In un bel libro di memorie di Giulia ri- troviamo la vita turbinosa ma anche severa della famiglia, con Antonietta che ne rappresentava il motore, Mario sempre un po’ defilato anche se legatissimo alle figlie, e le ragazze strette da un rapporto intensissimo a quella madre tanto fuori dal comune, che le dipinge in mille forme e che era tuttavia anche capace di abbandonarle un poco. «Per anni ho creduto che fosse unica, di- versa da tutte le madri, da tutte le donne che A RTISTE Dipingere come pregare di A NNA F OA

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