donne chiesa mondo - n. 53 - gennaio 2017

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 Parlando di diritto canonico, si è appena concluso il giubileo straordinario sulla mi- sericordia: ma se Gesù è misericordia e il diritto è giustizia, come li possiamo conci- liare? È una domanda interessantissima. Abbiamo organizzato a Mumbai un convegno in tema proprio per indagare la relazione tra di esse. Il Papa ha richiamato spesso l’attenzione su entrambe, sull’uso della misericordia e sull’applicazione della giustizia. La domanda di fondo è se vi sia o non vi sia contraddizione: ritengo che misericordia e giu- stizia non siano in opposizione tra loro perché la giustizia di Dio è misericordia. È questione di gratuità, di perdono, di comprensione reciproca. E, ovviamente, anche del fatto che ognuno abbia il giusto posto. Dobbiamo dunque ridefinire il nostro concetto di giustizia, perché la giustizia non può escludere la misericordia. Altrimenti sa- rebbe una giustizia divina difettosa. Una giustizia viziata. Torniamo alle donne: lei si è espresso molto spesso in loro difesa, specie nel contesto dell’ondata di stupri occorsi in India di cui i media internazionali hanno dato am- pio conto... Mi vergogno profondamente per la violenza contro le donne che sta attraversando l’India. Gli episodi sono così numerosi, specie in di questo numero di «donne chiesa mondo» perché Oswald Gracias, oltre ad aver preso spesso la parola in difesa delle donne, è un esper- to di diritto canonico: dopo la laurea all’Urbaniana e il diploma in giurisprudenza presso la Gregoriana, è stato, tra l’altro, più volte pre- sidente della Canon law society of India (1987-1991, 1993-1997) e con- sultore del Pontificio consiglio per i testi legislativi. All’inizio del nostro colloquio il cardinale precisa: «Agli inizi della storia della Chiesa, ai tempi di Gesù non c’era alcuna discriminazio- ne: nella mente di Nostro Signore ognuno ha il suo ruolo senza trac- cia seppur minima di gerarchia. È stato solo successivamente che le cose sono cambiate nella Chiesa: negli anni, infatti, le donne sono state relegate in posti e ruoli secondari. E il cambiamento è avvenuto perché la Chiesa vive nel mondo, e così facendo finisce per assumer- ne la mentalità: e nel mondo le donne avevano un posto di serie B ». E siamo ancora lì... Ma le cose stanno cambiando, anche nella Chiesa! Papa Francesco lo ribadisce molto spesso: per la vita della comunità ecclesiastica è importante che le donne abbiano ruoli di responsabilità. Oggi le donne cattoliche indicano nel diritto canonico la ragione della loro esclusio- ne: non sarebbe una questione teologica o di limiti indicati nelle Scritture, ma sareb- be un problema di diritto canonico... In qualità di canonista, vorrei difendere il diritto canonico e dire che non ha alcuna responsabilità. Ma d’altro canto, non lo difenderei al punto da sostenere che non possa aver bisogno di essere rivisto o modificato. Se guardiamo però alle norme in se stesse, ci sono po- chissime restrizioni che escludono espressamente il femminile, come è ad esempio il caso dell’ordinazione sacerdotale. Il vero punto semmai è un altro: la distinzione tra clero e laici, tra quello che possono fare gli uni e gli altri. Questo potrebbe essere rivisto. Ma quando si parla di laici, non vedo una differenza sostanziale tra maschi e femmine. Ciò non toglie che forse è venuto il momento di intraprendere una azione positiva per mostrare chiaramente che le donne sono parte in- tegrante della Chiesa. Ne abbiamo parlato anche di recente all’inter- no della nostra conferenza episcopale. Certo, le cose stanno molto diversamente a seconda dei contesti e delle società: in alcune confe- renze episcopali le donne svolgono ruoli che non hanno in altre; la varietà è veramente grande. Al fondo, però, occorrerebbe avere chia- ro che giacché maschi e femmine sono diversi, la specificità femmini- le è una ricchezza per la vita della Chiesa. È importante che tutti lo capiscano, e che lo mettano poi concretamente in pratica. Ospiti di un centro antiviolenza in India

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