donne chiesa mondo - n. 52 - dicembre 2016

DONNE CHIESA MONDO 4 DONNE CHIESA MONDO 5 vittime della tratta prima che lascino il paese. Per questo motivo cer- chiamo di essere presenti negli aeroporti meno frequentati e nei punti di accesso alle vie “clandestine”, quelle che portano i futuri schiavi nelle destinazioni finali». Nata in una famiglia cattolica molto povera, questa coraggiosa at- tivista inizia a lavorare da piccolissima «perché bisognava portare il cibo a casa». Cresciuta durante gli anni turbolenti della legge marziale voluta dal dittatore Marcos, presidente delle Filippine dal 1965 al 1986, si avvicina all’adolescenza accostandosi alla Chiesa. Che in quel periodo era vista come l’unico baluardo, spirituale e sociale, rimasto in piedi contro il dittatore: «In quegli anni — racconta — i militari hanno iniziato ad attaccare le parrocchie e i cattolici. Alcuni miei colleghi sono stati rapiti, la mia migliore amica è stata stuprata e uccisa. Costretta a fuggire e a nascondermi, sono diventata madre per la prima volta nelle montagne, mentre mi opponevo alla ditta- tura». Per proteggere il figlio, Cecilia lo affida ad alcuni parenti: «Io e mio marito siamo rimasti nelle montagne e dopo cinque anni siamo stati catturati dai militari. Io ero all’ottavo mese di gravidanza del mio secondogenito. Tre miei compagni sono stati uccisi di fronte a me. Ho pregato i soldati di risparmiare loro la vita, ma mi hanno ri- sposto: “Siamo sotto la legge marziale, questo è un omicidio miseri- cordioso!”». Nel 1986 Marcos cede il potere, e il paese riprende a respirare. Ma la situazione economica generale è terribile, e l’emigrazione sembra l’unica strada possibile per chi vuole migliorare la propria vita. Nel tempo le condizioni si sono alleggerite, ma lavorare all’estero è anco- ra una scelta preferenziale per i filippini. Secondo dati del governo di Manila, circa 10 milioni di connazionali oggi lavorano all’estero: le mete più gettonate sono quelle più ricche dell’Asia orientale — come Hong Kong e Singapore — e i paesi del Golfo. Tuttavia, sono nume- rosissimi i casi denunciati di abusi o di condizioni di lavoro capestro per questi migranti, trattati di fatto come nuovi schiavi. Il fenomeno del traffico di esseri umani — spiega Flores-Oebanda a «donne chiesa mondo» — è «endemico e rampante in Asia. I traffi- canti usano di solito rotte marittime, ma è molto comune anche il trasporto delle vittime attraverso aeroporti internazionali o altre “por- te d’accesso” alle varie nazioni che vengono controllate di meno. Si tratta di dinamiche interconnesse fra di loro, perché di fatto i traffi- canti si tengono tutte le opportunità libere e poi scelgono a seconda dei casi». I «casi» sono di fatto la disponibilità delle autorità locali a farsi corrompere e la capienza dei mezzi di trasporto illegali. Bambini alla periferia di Manila

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