donne chiesa mondo - n. 1 - luglio 2012

L’OSSERVATORE ROMANO luglio 2012 numero 3 donne chiesa mondo Un altro unguento C’è un’altra voce, a volerla ascoltare. Un altro canto si leva dalle strade del mondo, ordendo trame e tessendo scelte, creando recipienti femminili d’oro e di verde capaci di dare forza e rifugio al loro contenuto di balsami e vite. Nel numero di luglio del nostro inserto, queste voci hanno dato frutti: raccontando ruoli, responsabilità e ramificazioni meno noti e meno attesi, nati per un apparente caso, per indole naturale o per necessità, per ribellione, amore, pazienza o insofferenza. Crescere, adempiere obblighi senza contrarre debiti, maturare, uscire, scrivere, marciare, esserci ai piedi della Croce e di tutte le croci, allora e oggi, quando scocca l’ora della fedeltà umana e della ricostruzione. L’ora che non è quella della carrozza che improvvisamente torna zucca, ma quella del cammino in cui la fatica si evolve in libertà. Ricomporre ciò che è stato diviso nella società civile, nella Chiesa, nella storia dell’amore e della politica per lenire conflitti e ferite, sanando con i balsami e nutrendo con gli unguenti. Le donne — usate come pallottole negli scontri, come pedine di scambio nella tragedia, come valvole di sfogo nelle crisi — sono le prime testimoni della differenza che corre tra vivere ed esistere. Ma questa azione, questa parola e questa testimonianza hanno senso solo se restano “altra”. Perché se la donna portasse anche in economia, in politica, nella tragedia e nella speranza, una mentalità e un’impronta maschili, tutto sarebbe inutile. Il mondo non ha bisogno (né ha mai avuto bisogno) di un’eco di quello che già c’è. La società e i cuori non necessitano di fotocopie — anche se magari più colorate ed effervescenti — di quel che già si è disegnato e si continua a disegnare nelle ombre e nei colori, nella luce e nei chiaroscuri. Così nulla cambierebbe. Nessun nuovo seme da scorgere e coltivare a ogni primavera. Il nostro foglio di luglio dedica i suoi oli aromatici alla ventiduenne afgana giustiziata con l’accusa di adulterio nel villaggio di Qumchok. Un video amatoriale ha ripreso con il telefonino la scena. A questa ragazza seduta in terra di spalle, colpita a morte da nove colpi sparati a distanza ravvicinata, al suo corpo che rimbalza indietro alla terza pallottola circondata da decine di uomini che esultano a esecuzione ultimata, va il nostro canto. ( g.g. ) Lo sterco del diavolo Intervista a Brigitta Klieber, laica «potente» direttrice della tesoreria dell’arcidiocesi di Vienna di A STRID H AAS Per venticinque anni Brigitta Klieber ha am- ministrato l’arcidiocesi di Vienna, cosa certo poco usuale per una donna, come commenta lei stessa. Klieber infatti occupava — come succede in genere alle donne — un posto di secondo piano, nonostante la sua ottima pre- parazione professionale, ed è stata una serie fortuita di eventi che l’hanno portata a un ruolo direttivo nel quale ha potuto dimostrare le sue capacità. Come si è giunti alla sua no- mina a direttrice della tesoreria dell’arcidioce- si di Vienna? Nell’autunno del 1968 ho presentato domanda d’impiego come direttrice della ragioneria dell’arcidiocesi di Vienna, poi- ché nel mio studio di consulenza fiscale avevo già assistito alcuni ordini religiosi e istituzioni ecclesiastiche e desideravo col- laborare ancora più intensamente con la Chiesa. Dal 1° dicembre 1986 sono diven- tata direttrice della ragioneria diocesana, che è una sezione della tesoreria. Il 31 ot- tobre 1987 il mio diretto superiore, l’allora direttore della tesoreria, lasciò il lavoro. A causa di altri impegni professionali, il suc- cessore designato poteva assumere il suo nuovo compito solo a partire dal 1° luglio 1988. Per questo, oltre alla direzione dell’ufficio di ragioneria, dal 1° novembre 1987 al 30 giugno 1988 mi venne affidata, in qualità di direttrice provvisoria, la re- sponsabilità generale per l’ambito finan- ziario dell’arcidiocesi. Dopo appena due mesi, il nuovo direttore della tesoreria fu costretto a rinunciare al suo incarico per motivi di salute. Poiché nel periodo in cui avevo assunto la direzione provvisoria mi ero dimostrata capace, fui nominata diret- trice della tesoreria ed economa dell’arci- diocesi di Vienna. È normale o è piuttosto insolito che sia una donna a occupare una posizione importante come la sua? Quando ho assunto il mio incarico, nel- la sola tesoreria erano impiegati 250 colla- boratori. La nomina di una donna come direttrice di un ufficio così grande e come economa dell’arcidiocesi austriaca più im- portante nel 1987 suscitò un po’ di clamo- re. All’epoca, in molte diocesi questo inca- rico veniva svolto da sacerdoti. Anche gli uomini laici non erano ancora un’ovvietà. Sono stata la prima donna a occupare questa posizione; certamente sono stata la prima donna in Austria, ma probabilmen- te anche in tutta l’area di lingua tedesca (e forse addirittura nel mondo?). È stato quindi senz’altro un fatto straordinario che una donna sia stata nominata econo- ma in conformità al canone 494 del Codi- ce di diritto canonico e che le sia stata af- fidata la gestione delle finanze della dio- cesi. Comunque, all’epoca, nell’arcidiocesi di Vienna c’erano già altre donne che svolgevano compiti dirigenziali, per esem- pio erano donne a dirigere i corsi di teolo- gia e l’archivio diocesano. Oggi nella no- stra arcidiocesi le donne guidano l’ufficio pastorale, l’ufficio scolastico e la revisione interna. Chi gestisce denaro detiene anche grande po- tere: questa “posizione di potere” l’ha portata a essere in sintonia o in contrasto con l’arci- vescovo? Come economa sono obbligata a fare presente le conseguenze finanziarie di ogni decisione che viene presa. Considero però altrettanto importante l’efficacia pa- storale. Mi ha fatto quindi piacere quando il cardinale Schönborn, nelle sue parole di saluto, ha sottolineato di aver particolar- mente apprezzato, nel mio lavoro, questa combinazione di visione finanziaria e pa- storale. E in questi venticinque anni ho potuto constatare nel lavoro quotidiano che l’arcivescovo, quando prende decisio- ni, tiene seriamente conto dei miei consi- gli. Quali esperienze ha vissuto, come laica “po- tente”, in una curia costituita in larga parte da uomini? In questi venticinque anni non ho mai avuto l’impressione che il mio lavoro e la mia opinione avessero minor peso di quel- li dei miei colleghi uomini. Nel mio lavo- ro ho goduto di piena parità di diritti. So- prattutto so che il mio lavoro è stato ap- prezzato. Ho anche osservato che le don- ne molto qualificate spesso non si candi- dano quando vengono proposti compiti dirigenziali. Forse le donne — non solo nella Chiesa ma anche nella società — do- vrebbero avere un po’ più di fiducia in se stesse. Il carisma e l’impegno delle donne sono irrinunciabili per la Chiesa a tutti i livelli. La forma della collaborazione tra uomini e donne, conforme alla chiamata di Dio, deve essere rimodellata e ulterior- mente sviluppata in ogni tempo e società. Quale bilancio può trarre dai tanti anni in cui ha svolto questa attività? Questi venticinque anni nella tesoreria sono stati un tempo appassionante. Pro- prio in questi tempi in cui le entrate a me- dio termine si riducono in modo tangibile, la distribuzione equilibrata dei contributi per la Chiesa per i suoi numerosi compiti costituisce una grande sfida. Circa il set- tanta per cento del budget diocesano vie- ne impiegato per le spese del personale dell’arcidiocesi di Vienna e delle parroc- chie; è quindi molto importante che i col- laboratori della Chiesa ricevano puntual- mente il loro stipendio. Siamo riusciti da un lato ad aumentare solo moderatamente il contributo annuale dei cattolici, dall’al- tro ad adempiere ai molti obblighi finan- ziari senza contrarre debiti. Il suo mandato si è concluso o ci sono altri motivi per cui alla fine del mese terminerà il suo lavoro? La mia nomina come economa è stata rinnovata di cinque anni in cinque anni. L’ultima nomina è avvenuta nel 2010, e quindi il mio mandato non sarebbe ancora scaduto. Dirigo il settore finanziario della arcidiocesi da ormai venticinque anni. Sebbene il mio lavoro con- tinui a darmi grande gioia e lo viva ogni giorno di nuovo come una emozio- nante sfida, ritengo giusto che, dopo tanto tempo, qualcun altro assuma l’in- carico. Soprattutto, però, farà bene a me personal- mente poter lasciare ad altri questa grande responsabilità. Gli ultimi anni sono stati molto intensi dal punto di vista lavorativo. Mi hanno lasciato troppo poco tempo da dedicare a me stessa. Così, tre anni fa ho chiesto al cardinale Schönborn di pensare alla mia successione. All’inizio non ha nemmeno voluto sentirne parlare. È stato bello sapere che l’arcivescovo apprezzava tanto il mio lavoro da non volermi lasciare andare. Alla fine, però, ha compreso le mie motivazioni. Il mio successore è stato designato nel gennaio scorso, sicché il passaggio delle consegne è potuto avveni- re nel migliore dei modi. Come funziona in Austria il sistema delle im- poste per la Chiesa? In Austria non esiste una imposta per la Chiesa come in Germania o in Svizzera, bensì un contributo. Ciò significa che l’esa- zione non viene effettuata dallo Stato in- sieme a quella delle tasse statali, bensì at- traverso la Chiesa stessa. Il contributo per la Chiesa in Austria, però, non è nemme- no una quota associativa fissa, ma è legato alle possibilità finanziarie degli individui. Per questo dipendiamo dalla collaborazio- ne dei cattolici: se non ci viene comunica- to il reddito, dobbiamo stimare noi l’im- porto del contributo. Il vantaggio del con- tributo per la Chiesa consiste nel fatto che per calcolarlo dobbiamo cercare il contat- to diretto con i cattolici, e che nello stabi- lire l’importo teniamo conto delle riduzio- ni previste dalla Chiesa, rispettando la si- tuazione finanziaria di ognuno. Il contri- buto per la Chiesa in Austria è solo un terzo rispetto a quello della Germania. Grazie a un bonus per chi paga subito, cioè per chi versa l’importo già all’inizio dell’anno, e alla riscossione tramite banca, negli ultimi anni gli avvisi per i ritardi nel pagamento sono notevolmente diminuiti. Due terzi dei cattolici pagano o con il bo- nus all’inizio anno oppure tramite banca. Che cosa viene fatto per garantire la massi- ma trasparenza nella gestione delle risorse fi- nanziarie di un’arcidiocesi importante come quella di Vienna? Il budget e la chiusura dei conti vengo- no prima discussi da un comitato del con- siglio economico diocesano, del quale fan- no parte esperti esterni. Questo comitato, inoltre, ogni anno affida a un revisore fi- nanziario il compito di verificare i conti annuali; peraltro circa ogni cinque anni viene cambiato non solo il revisore, ma anche l’intero ufficio per la revisione. La relazione del revisore è alla base del rendi- conto che viene pubblicato ogni anno e dal quale i cattolici possono vedere come viene utilizzato il loro contributo. Ho anche osservato che le donne molto qualificate spesso non si candidano quando vengono proposti compiti dirigenziali L A RICOMPENSA PIÙ GRANDE «Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù» ( Marco , 16, 1). Le donne si preoccupano di onorare il corpo morto del loro maestro, e questa scelta le porterà a essere prime testimoni della resurrezione. Un atto di generosità senza speranza di ricompensa che ha ricevuto la più grande ricompensa possibile, o per meglio dire impossibile. Il carisma e l’impegno delle donne sono irrinunciabili per la Chiesa a tutti i livelli La forma della collaborazione deve essere rimodellata e sviluppata in ogni tempo «I miei genitori si sono conosciuti durante la guerra. Mia madre è tedesca, mentre mio padre è di Vienna. Sono cresciuta e andata a scuola a Vienna: prima il ginnasio dalle Orsoline, poi l’accademia commerciale (soprattutto perché mia nonna riteneva che una ragazza non avesse bisogno di studiare). Qui ho preso la maturità come prima della classe, convincendo la mia famiglia a farmi proseguire gli studi. Mi sono laureata in economia aziendale all’università di Vienna. Poi ho lavorato nell’ambito della consulenza fiscale. Nel 1986 sono entrata al servizio dell’arcidiocesi di Vienna». Sua madre confrontava tutte queste cose nel suo cuore

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