Critica Sociale - anno XLII - n. 18 - 16 settembre 1950

CRITICA SOCIALE 251 L'emancipazione _dell'India, del Pakistan, di Ceylon e della Birmania dimostrano che il laburismo ha ri– pudiato il vecchio imperialismo. I grandi progressi nell'India occidentale, nella Costa d'Oro e nella Ni– geria mostrano la strada per il futuro. IL NUOVO PRESTIGIO DELLA GRAN BRETAGNA Il grande esperimento socia! democratico tentato dal nostro governo laburista negli ultimi cinque anni ha dato all'Inghilterra un nuovo prestigio e una nuova influenza. Noi non cerchiamo di imporre agli 'altri le nostre idee. Ma abbiamo fede nella nostra causa e continueremo a sostenere la politica nellé! quale cre– diamo. Essa ci ha servito bene e noi faremo tutto il possibile per persuadere gli altri del suo valore nel preservare la pace e nel promuovere il benessere dell'umanità. Noi non ci aspettiamo che ·tutti i paesi coi quali collaboriamo siano socialisti. Tutto quello che chiediamo è che essi abbiano abbastanza controllo sopra i loro ristemi economici per poter mantenere loro impegni nella pianificazione internazionale. (cbntinua) LA FIDUCIA Siamo • lieti di aprire le nostre colonne alla libera t1oce di critica dell'amico Arrigo Cajumi. La C. S. Uscendo da quella che passerà alla storia come l'estate coreana, conviene, mentre riprende l'attività politica. con• eiderare pacatamente e obiettivamente l'andamento dei rap• porti fra il governo e l'opinione pubblica, rapporti che han– no, nelle scorse settimane, subito qualche oscillazione e in• certezza, nel senso che non sempre il primo è sembrato fe. dele interpr_ete della seconda; oppure si è fra i due verifi– cato un _ritardo nella coincidenza delle rispettive reazioni agli avvenimenti internazionali. La lunga indisposizione dell'on. De Gasperi da un lato, le intemperanze verbali di qualche suo collega, l'eccessiva e vuota loquacità di altri, il persistente scarso rendimento della svogliata e non tenuta in pugno, nè sorvegliata burocrazia, hanno dato più volte l'impr1Jssione che la macchina governativa cigolasse, o fun. zionasse a scatti. In un periodo di tensione diplomatica as• sai viva, il -Paese avrebbe desiderato meno parole, e una più stretta aderenza alla realtà della nostra situazione eco• nomica e internazionale; meno progetti, schemi, propositi e (diciamolo pure) lusinghe e minacce, e più concreta azione sociale. E minor insistenza nella « propaganda »», giacchè gli italiani sono ritornati ad essere uno dei popoli più rea• listici della terra. Invece, in qualche momento, è sembrato che il Paese, nel suo complesso, fosse più sereno del suo Governo, e di certa stampa che si pretende ispirata. Qualcuno sarà forse tentato di battezzare apatia questa tranquillità. Ma non bisogna dimenticare che solo ristrettis•, sime categorie di persone, ossia gli speculatori in finanza e in politica, hanno da noi interesse a puntare ·sopra il cavai• lo dell'Apocalisse, e sono coloro che giocano sul disordine per far quattrini, o per tentare di ristabilire delle posizioni monopolistiche e antidemocratiche cadute, speriamo per sempre, il 25 aprile. Gli stessi fascisti, ed è fenomeno cu• rioso e degno di rilievo, sono apparsi divisi, e più neutra• listi che bellicisti, fatta èccezione dei pochi guerrieri a tutto spiano e contro chiunque, ai quali i disastri e le ro• vine del ventennio, nulla hanno insegnato, e aspettano altre bombe sulla testa. ·I più furbi, spacciandosi per importanti e numerosi, hanno cercato di negoziare il loro ralliement, contro il seppellimento e la sconfessione dell'antifascismo, e il passaggio del governo in mani « nazionali » ! Altri, no• stalgici dell'Impero, di Nizza, Corsica, Savoja, .un po' di Jugoslavia, Albania, ecc. non ~anno che pesci pigliare· però, confidano che l'antibolscevismo « renda » loro qual: neo cosa. Infine, i corporativi pseudocomunisteggianti, hanno sventolato non so qual « carta di Verona». Tutti però ab– bastanza prudenti, e « attendisti D. Il contegno dell'opposizione è stato mvero piuttosto fo. coso, anch'esso bf,lsato sopra un martellamento propagandi– stico. A smontarne la vivacità, avrebbe tuttavia giovato so– ' stituire alla polemica e alle parole grosse, un migliore coor• dinamento , dell'attività amministrativa, e un minor nervo– sismo. Dobbiamo giungere alla necessaria ricostituzione dell'unità spirituale e della solidarietà nazionale, di cui la Inghilterra sta dando così lodevole esempio, e che da noi purtroppo sarà operazione lunga, delicata e difficile; ma essa non è ottenibile mediante, delle « crociate », bensì con lo spogliare il più poèsibile l'azione governativa dell'im• pronta delle ideologie dei partiti della coalizione. Molto abilmente, il comunicato della Direzione del P.C.I. ora di– ramato mette in sordina ·gli accenti e gli schemi dottrinari, ed è tutto un invito alla « collaborazione » con chi condi-· vide le tesi socialcomunista in politica estera, pur restando fuori dalla classe operaia e dalla ideologia marxista. Si è visto invece, da parte governativa, esasperare, sino al ballon d'essai dei « volontari del fronte interno », nn sistema del tutto opposto, e controproducente. Ritorno a dirigismi che si pensavano condannati, disdegno dei voti delle categorie produttive, e « avvicendamenti-» partigiani, nuovi incarichi di gestione a parlamentari quando è al Parlamento una pro• pos,ta di legge contro le « incompatibilità », stb.pefa'centi resurrezioni di « Enti », sono stati giustamente criticati. Tol– leranze ed indulgenze inesplicabili della magistratura, hanno aperto la via al l'isorgente nazionalfascismo, distogliendo dall'accordare fiducia o simpatia a chi sembra far getto dello spirito della Resistenza. Del pari criticabili le aperte pre11- sioni dell'esecutivo sull'autorità giudizi~ria. E, in politica estera, coltivare illusioni pericolose, trascurare le solide basi degli accordi commerciali escludendo da'lle trattative i competenti, e affidandole a diplomatici, può indurre a spia: cevoli sorprese. · Osservazioni di questo genere, e che potrebbero agevol– mente, moltiplicarsi, non si rivolgono soltanto al partito dell'on. De Gasperi, ma anche a quei repubblicani e socia• listi i quali, partecipando alla responsabilità governativa, seguono senz'alcuna impronta caratteristica le Orme· della Democrazia Cristiana, e hanno ridotto i loro « partitini » a un'appendice della prima. Il giudizio del Paese nei l«iro confronti è non solo negativo, ma. seve.ro , in quanto è ~àn• cato in pieno un apporto, anche modesto, di controllo e i;esistenza all'ideologia e alle pretese del partito di mag• gioranza, e sono andate perdute le posizioni che i partiti minori si erano assicurate al governo dopo le elezioni del 18 aprile. · Perchè il Paese abbia fiducia, dev'essere çonvinto non a parole ma a fatti, che chi sta al governo opera nell'interesse di tutte le classi sociali, nessuna ·esclusa, e cerca di ammi– nistrare bene e imparzialmente. Quella che si è definita la crisi del pàtriottismo, è superabile solo a condizione che avvenga davvero una riconciliazione sociale, e sia in atto una rec,iproca tolleranza politica, beninteso fondate sul ri• conoscimento dell'indipendenza reale del Paese. Qualora tutti fossero convinti che il governo lavora perchè gli ita– liani siano padroni in casa loro, e non nell'interesse di un partito, ·\li alcune classi o caste,. ,si ristabilirebbe quel «le-• gente » fra governanti e governati, che in <n1esti ultimi me• si, si è talora allentato. Ci pensi l'on. De Gasperi, e ricordi che quando, in luogo dell'attuale regime dei partiti, c'erano parlamentari sorti dal collegio uninom'inale, e quindi assai meno sensibili alle « dottrine », il Presidente del Consiglio si considerava l'amministratore delegato di una società a ·capitale composito, e cercava di tener conto della media delle opinioni degli azionisti, anche a costo di scontentare i più intransigenti. La grande politica giolittiana è stata sem– pre fatta nonostante le forti opposizioni borghesi, e a di• spetto dell'incomprensione e degli insulti dei teorici socia• listeggianti. Ma erano, ahimè, altri tempi e altri uomini! ARRIGO CA.JUMI

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