Critica Sociale - anno XLII - n. 17 - 1 settembre 1950

230 CRITICA SOCIALE gabile passo compiuto a Strasburgo, e finchè specialmente non si sia . arrivati ad una conclusione positiva sulla proposta del riarmo della Ger– mania, non può l'Italia non prospettarsi la possibilità che ad altre po– tenze appaia come una valvola di salvezza momentanea per loro che il primo rigurgito delle forze di invasione si. scarichi .in territorio itali;mò. L'Italia, oltre alla difficoltà della sua situazione interna, che essa ha· comune con la Francia e di cui parleremo poi, ha due ostacoli che inceppano la sua preparazione militare: · 1) la difficoltà delle condizioni finanziarie, per cui non potrebbe provvedere al suo armamento se non compromettendo quella politica di investim 1 enti, se.nza cui la gravità del– la suaccennata situazione interna sarebbe fortemente accresciuta; 2) le clausole del trattato di pace,- che fissano ai suoi armamenti limiti molto ristretti. Per quanto riguarda la situazione interna, è chiaro che con un nu– mero di disoccupati che rasenta, e forse supera, un milione e mezzo, nonostante le· favorevoli contingenze della stagione estiva; -con le note– voli agitazioni sindaèali che sono in piedi e sulle quali le opposte parti paiono animate da inflessibile volontà di rimanere sulle rispettive po– sizioni, non si può naturalmente essere tranquilli. Non abbiamo bisogno di dire quale giudizio facciamo sulla politica della C.G.I.L., il cui asser– vim~nto al partito comunista e, per il suo tramite, a una potenza stra– niera 'è ·semplicemente repugnante. Essa infatti nuoce anzitutto agli interessi della classe lavoratrice, che la Confederazione avrebbe il com pito specifico di tutelare, perchè attrae sulla càusa dei lavoratori j_ so– spetti e le avvèrsioni di una parte notevole della pubblica opinione, che non avrebbe altrimenti nessun motivo per un atteggiamento diffidente od ostile. Premesso questo, non si deve peraltro dimenticare che_sul ter– reno· strettamente sindacale sono oggi concordi con la C.G.I.L. anche la U.I.L., che pure ha assunto anche recentemente 1 un così risoluto atteg– giamento polemico contro le speculazioni politiche della consorella, e così anche la C.I.S.L., guidata da uomini che seguono le stesi'ì_edirettive dei partiti che sono al Governo, al quale pertanto- non possono proporsi di creare alcuna difficoltà. E' impressione di tutti gli spiriti sereni, che giudicano le. cose obiet– tivamente, che il padronato si è irrigidito in una intransigenza che rac– chiude il proposito di umiliare la classe lavoratrice e piegarla a, rinunzia-' re ad ogni resistenza contro la volontà sua guidata dalla preoccupazione ·esclusiva di difendere i propri interessi, la quale fa tacere ogni consi– derazione degli inter_essi dèl Paese. In questa situazione, se anche non possiamo meravigliarci che un Ministro dell 'Interno, la cui preminente funzioµe è quella di mantenere l',ordine e comprimere le forze che a suo giudizio minacciano la sicurezza dèllo Stato, parli nel modo in cui Scelba ha parlato il giorno· di Ferragosto alla Basilica di Massenzio, è logico tuttavia osservare che, per 'mantenere.,l'ordine, bisogna saper eli– minare tutte le cause che possono turbarlo. Ora, di fronte alle ripetute ·invettive e minacce contro gli atti e i propositi dei comunisti, noii c'è in quel discorso se non un timido e fuggevole accenno all'egoismo delle dassi abbienti, consideralo come un contr_ibuto alla propaganda · co– munista, contro il quale però non ..è minacciata alcuna sanzione. Se– gua almeno anche in· questo il nostro Governo l'esempio americano. Truman anche egli ha protestato contro l'egoismo di quei "deputati e senatori che hanno proposto una' riduzione degli aiuti americani ai ·paesi economicamente arretrati, e ha giudicato questo loro atto come un no– tevole aiuto alla « cospirazione comunista mondiale», ma ne ha tratto .· la conseguenza di invitare perentoriamente le due assemblee a non fare nessuna riduzione nell'ammontare di quegli aiuti. In q_uesti giorni si parla con insistenza di solidarietà nazionale. Pos, siamo tutti essere d'accordo che, pur in una società divisa in classi, tale solidarietà può ess·ere in certi momenti una necessità e un dovere. Ma le classi dirigenti possono avere il. diritto di esigerla è la speranza di ottenerla solo quando abbiano compiuto il loro dovere, _quando abbiano instaurato nel territorio nazionale una situazione tale per cui le classi · lavoratrici sentano la patria come patria anche loro, in cui i loro diritti siano riconosciuti e difesi, una patria che perciò esse abbiano l'interesse e quindi anche il dovere di difendere. Anche per questo vale il monito di Churchill: « il tempo stringe; guai a chi lo sciupa!»; e lo sciupa chi non fa tempestivamente quanto è do• veroso e necessario. U.G.M. BibliotecaGino Bianco Socialismo e religi~ne E' segno di insufficienza dello. spirito e di manchevole energia, anzichè affermare la propria attività sulla terra, na, vigare pel cielo infinito e di lassù portare la guerra al dio borghese ... Noi dobbiamo inoltre pensar re che la religiqne per sé e la Chiesa per sé non sono capaci di schiacciarci, se lo Stato non le sostie71e, se non le sostiene la società. La Chiesa cattolica, cosi come quella protestante, sono gli alleati, piuttosto, gli strumenti, gli ajuti dell'attuale Stato di classe ed insieme un prodotto di questo. Esse ajutano lo Stato, ed in quanto lo aju– tano noi dobbiamo avversarle. Jlf a chi, anzichè attaccare lo stesso Stato di classe, le con– dizioni economiche di questo Stato, i suoi politici presuppo– sti, rivolge i suoi occhi alla Chiesa, sperde le sue forze contro falsi obbietti; conqui– stiamo lo Stato, poi la religio- ne non è più di alcun pericolo ~ per noi. Noi abbiamo detto nel nostro programma che la religione è 'una cosa privata. I o non vo• glio dire che ques!a espress'io– ne sia esatta in sertso asso/.uf:o. Posso soltanto notare che una più ragionevole, più pratica proposizione non abbiamo noi - tra tutte le nostre pratiche af– fermazioni ... Si pensi inoltre che imporre . l'ateismo sarebbe un attacco alla libertà di coscienza, alla libertà personale che noi in ogni caso dobbiamo apprezza– re e difendere. Insomma, noi che sosteniamo la formula: la religione sia cosa privata, sia– mo assai più in _armonia con i principi fondamentali del no- · stro partito, e per giunta assai più radicali di quelli che, at– taccando la religione, lasciano scorgere in sé una certa reli– g;osità, o megùio un certo cle– ricalismo, lo non amo i papi in nessuna forma, e gli antipapi cp çì poco come i papi autentici~ Ed ancora, non abbiamo noi ciò ch11 costituisce la forza del– la religione, la fede nei. più al– ti ideqli? Non è nel social.ismo la più alta moralità: . disinte– resse sac,•ificio, amore degli uomini? Questa religione non ci ·,r.,mcherà mai perché è tut– t'ur.-o con il socialismo. G. LIEBKNECHT

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