Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950

154 CffiTICA SOCIALE milione di belgi ancora ieri si sono messi col pa,radosso contr9 la ragione. Perchè? Con ogni verisimiglianza per motivi tutt'affatto diversi che van– no dal trB1dizionalismo patriottico, spesso romantico, al più gretto spirito di conservazione, M-a la casistica, per quanto varia e complessa, degli elettori ci ·interessa fino ad un certo punto. Anche perchè rispecchia l'evidente immaturità di una parte dei ceti più umili e una sconfinata confu– sione di idee. Quella che invece impressiona e scandalizza è la posi~ zione presa da taluni movimenti politi'ci organizzati, e sedicenti de– mocratici, con più o meno confessato proposito. In Italia si è lavorato per la monarchia alla chetichella, con ac– corta e penetrante ipocrisia: nel Belgio si è preferito il giuoco a carte scoperte, con spregiudicata ostentazione. Ma' t,a,nto1qui che là sono state le forze della democrazia cristiana a fare propria la cattsa del re. E nel Belgio, poi, il gioco_è ancora più chiaro, poichè sostenendo la persona di Leopoldo III, le cui mire ad una monarchia personale sono ,ben note, si mostra in modo inequivocabile come si tenda ad una sopr-afrazione delle forze più sinceramente .democratiche. Non è meno incredibile che vero. E potremmo anché dire in una sintesi aspra, ma non ingiusta e tanto meno sbrigativa, che si avverte il prevalere di quegli stessi pregiudizi che mortificano l'azione propriamente religiosa della Chiesa. Con che si .rinnova perennemente anche per essa, purtroppo,· il mito della primogenitura- e del piatto di lenticchie. Critic8J preconcetta e demolitriae? Certamente no. Ci preme soltanto 1 dli dare atto di questa realtà, diffici'1mente contestabile, per una illazione ovvia e severamente im– pegnativa per noi. A chi la difesa della democrazia, nel suo effettivo contenuto di verità e di coerenza 1 , ' Se non vogliamo pericolosamente rinunciarla' a favore dei co– munisti e se i presunti cristi:ani dimostrap:o di no,n intenderne la necessità e l'importanza, facciamo che il Socialismo ponga, seriza mezzi termÙ1i e senza ·esitazioni, la sua ,candidatura a quest•a supe- riore responsabilità. · .- . E' tempo di aperte antitesi, questo, assai più che di condiscen,denti collaborazioni. Hanno dunque fatto il loro do-vere i compagni del Belgio· schierandosi strenuamente alla. opposizione e proclamando di voler ostacolare, con ogni mezzo legale, il ritorno del re. Non tanto · essi difendono, infatti, un punto di vista di Partito quanto la stessa integrità del regime democratico. Ed. è con la più sensibile comp,ren– si_one e con la più tra,'l;erna solidarietà che noi d'obbiamo- incorllg- gmre e sostenere la loro lotta. ' Nè èi si venga a ripetere che in Inghilterra e nei paesi del no~d il So-cialismo può attuare i suoi coraggiosi disegni col c_onsensodella co,rona. Tali forme di « modus vivendi » hanno certo gli anni contati. D'altro canto là si tratta di differire una soluzione ,che gli avveni– menti non hanno posto ancora improrogabilmente all'ordine del giorno, qui invece di risolvere un'alternativa attuale nel senso peg– giore e di gravare l'avvenire di un pegno non meno anacronistico che imbarazzante.· Comunque è innegabilmente diverso toHerare, per mo– tivi del .tutto contingent\ una vecchia ipoteca e risollecitarla quando sia virtualmente decadttta. Senza dire che in quei paesi a direzione socialist~ -la monarchia si è necessariamente svuotata di ogni effet– tivo contenuto e non ha conservato d:i suo che l'allegoria di un sigillo. E poichè i democristiani .del Belgio non saranno così sciocchi da voler rimettere in piedi una farva, è ben lecito presumere che essi continuino adi attribuire ,alla corona un senso e una funzione : dun– que, alla democrazia, un limite e una tutela. Come si v,oJeva appunto dimostrare. Ma un'altra cosa noi abbiamo facilmente e vittoriosamente di– mostrato: che la dignità e la salvezza del mondo democratico non pos– sono ormai contare che sulla virtù e sulla fortuna del Socialismo. . ANTONIO GREPPI Biblioteca Gino BiancQ Lotta di classe : fatto e teorie La rotta di classe non è una teoria è un fatto: z'I pili gran fatto della storia; pe,rciò essa è multiforme, perciò essa ripu– dia lo schematismo del metodo. Non è ./a lotta di classe come fatto, è la lotta di classe come teoria ,quella che mette in boc– ca ai suoi dottor,; ;l ridico-lo: « la lotta di classe pe11111etteo non permette di fare questo o quest'altro». La lotta di clas– se impone, con la sferza della ne.cessi'tà, tutto ciò che gz:Ova e . rinforza il proletariato nel suo antagonis.mo assiduo con la borghesia, tutto ciò che ,incal– za la sto•ria v,eu:so le pili ·ardite trasformazioni, e vi'eta tutto ciò che tiorna contro _il proleta– riato. Nel suo agnosti-cismo la lotta di cl~sse-fatto non e– sclude neppure ciò che, insie– me · aU'interesse del proleta– riato, fa l'interesse della bor– ghes'ia. La borghesia infatti si 'evolve, ingrand,isce,· migliora i suoi impianti, accresce lçz pr-oduzione, rovescia governi ·e istituzioni, si integra, insom– ma, nel suo funzionamento sto- . rico, in quanto è essa stessa Incalzata dalla ... lotta di classe I Il pro•oesso ment_ale che del fatto iotta di classe fa la teo– ria lotta di classe, e poi, conti– nuando, fa della stessa lotta di classe tieor.ia un m•ito, un dio, un qualcosa di fuori di , noi, di sopra dii noi, che ci dà t, suoi ca.mandamenti come Mo– sé agli ebrei dal Monte Sinai, è indubitabilmente influenzato da quelle correnti idealistiche– volontar,istiche _ riv,oluzionariie, · da tempo, pur/Jroppo, !ln voga nel partito, che hanno perdu-to diJ Vista la sana concezione materialista diella storia, qua– le ci ha insegnato Marx, per riv,iviscerìze sprirituali$li,che, di formazione nettamente borghe– se nell'èra che la borghesia con l'imperialismo si accingeva ad abbattere tutte le reliquie della sua gio~entù democratica rivo– luzVOnar,ia, e quest'o-pera rude di violenza e di sopraffazione doveva celarsi dietro nuovi miti, nuovi veli di purissimo ·idealismo. CLAUDIO TREVES

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