Critica Sociale - anno XLII - n. 12 - 16 giugno 1950

a cia RIVISTA QUINDICINALE DEL , SOCIALISMO Anno XLII • N. 12 SOMMARIO Politica e allualità I paladini del re (ANTONIO GREPPI) ' Lotta di classe (CLAUDIO TRE- VES) Errqre diagnostico? (ROBERTO TREMELLONI) Opo1·tet ut scandala... (U.G.M.) Il Comisco per l'llnilà sociali- sta Due congressi socialisti (P. G.) Per l'unita democratica (MARIO PAGGI) Panorama delle fo.-ze sindacali (LUIGI PRETI) Problemi ~conomici e. sociali Una lettera suUa riforma agra– i,;a (NINO MAZZONI) La politica della Ball!ca d'Ita– lia (LEO VALIANI) 1l rapporto dell'O.N.U. sulla piena occupazione (II) (Sn– v10 BACCHI ANDBEOLI) Storia, filosofia, varietà Lavoro mgnuale e lavoro in– tellettuale dall'an'tichita al rinascimento (co·ntinuaz. e fine) (-RODOLFO ~ON1)0LFO) Rassegne La quindicina politica (ant. v.) Rassegna economica (d.c,) Fatti e commenti (p.ga .) Ciò che si stampa: Antologia della questr'-On,e meridionale, a cura di B. CAIZZI (g.p.) - 111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Comitato d I Redazione Antonio Greppi - Roberto Tremelloni condirettori Ugo Guido Mandolfo -fausto Pagliari Andrea ·r acchinardi - Antonio Yaleri Respons. Antonio Greppi Capo Redattore Piero Gallardo Direzione e Amministrazione MILA HO Via Dell'Orso, 13 -Telefono 16.319 In Italia: Anno L. 1500 Sostenitore l. 3000 Semestre •. > 800 Trimestre . > 425 Estero: Anno L. 2500 Sostenitore L. 4000 Semestre . > 1 3 00 Un fascicolo separato Lire 70 Fondata da FILIPPO TURATI Milano, 16 Giugno 1950 I paladini 'N on ci siamo meravigHati ,del!l'aritmetica comparativa delle ele– zioni in Belgio. Essa co:i;risp<mdepress'a poco alle pre'Visioni che la riflessione della vigilia ci aveva suggerite. D'altro can– to non sono passati che quattro anni dalla nostra esperienza nazio– naùe e dalle sue ~repidazioni. E' innegabile: ancora ,alla metà di questo ventesimo secolo, nella vecchia Europa così carica di storia, ci si batte per il re. E la ·partita, in uno dei paesi più gloriosi deill'occidente, è tuttora incerta. Quanto all'interessato, çhe non hai evidentemente grall'di pretese• all'infuori di quella fanatica per la corona, si dice che sia contento. Per un sof– fio, infatti, secondo una nomenclatura sportiva d'attualità, i suoi fedeli ha,nno battuto gli avversari, pur accusando qualche stanchezza e confe~sando qualche defezione. Ma· LeopoMo .·e Baldovino sono fuori questione : la loro, alter- . nativa ha mediocre importanza. Anzi ci so:rprende che molti in Be'1- gio insistano nel fatto personale. Essi sono strani zelatori, empirici e scarsamente ortodossi. Il re ha un valore essenzialmente simbo– lièo. O accettarlo 'come rrga1o ·del cielo, con la buona grazia che si richiede per gli stessi doni della terra, o rifiutarlo. Questo vuole un - minimo di coerenza monarchica. E ~a lezione è giusta anche se venga da queste ben repubbli•cane colonne. Piuttosto vediamo di trarre, noi, da questo ultimo avvenimento della storia politica eurè>pea, un senso, pur che sia possibile. E il senso forse è questo: che· 1aidemocrazia .è ancora così fragile- e così superficialmentè vissuta da giustificare qualche apprensione e nou poche amarezze . Ci ripro-poniamo, infatti, una domanda che era spesso sulle no– stre labbra, e sempre sulle mie, neHa eampagna elettorale d:el 1946: « Sono monarchia e democrazia termini eonciliabili? ». In altre parole si può essere sinceramente democratici e credere, ad un tempo, nel re? Lo neghiamo qui ancora una volta in modo assoluto, e non sol– tanto per una necessità logica, che ci sembra inattaccabile, ma anche e più ancorai per una profonda ragione morale. La democrazia è, sì, libertà di sèelta e nelila sua orbita potrebbe cadere anche la predilezione per la• corona; ma è, sopra tutto, sele– zione e gerarchia di valori. Secondo il suo spirito e la sua disciplina tutte le creature sono in gara per offrire alla coHettività il _meglio· di se stesse : del loro talento, della loro esperienza, della ,loro cultur:i.. Tutte! E nessuno comprenld:erebbe come si dovesse scegliere' il Sin– daco o il Consigliere di un pur minimo Comune con un criterio di– verso da quello del merito. Orbene, si può ammettere pèr le respon- sabilità più alte e più significative quello che appare assurdo per le inferiori? E il capo dello Stato non è proprio al vertice deH'ordi- . · namento democratico? E non si chiedono a lui le ispirazioni decisive e· le più .sicure garanzie? Davvero niente è più parad-0ssale dell'equivoco che esige titoli concreti ed esclusivamente personali per le minime dignità civili e– invoca, al contrario, attributi semplicemente dinastici e superstiziosi proprio per le massime. Eppure circa dieci milio:ni di italiani, quattro anni fa, e qualche Biblioteca Gino Bianco

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