Critica Sociale - anno XLII - n. 10 - 16 maggio 1950

1/ Critica Sociale. RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO Anno XLII • N. 1O SOMMARIO Politico e ottuo lità Chiediamo il « b•i-lancio uma– no)) (ROBERTO TREMELLONI) Acheson e !'.Europa (U,, G, MONDOLPO) GLi irrequieti vagabondi (FI– LIPPO TURATI) Il vero senso di una sentenza (ANTONIO GREPPI) Problemieconomici e' socioli La polemiv,a sugli investimenti (DAVIDE CITTONE) La situazione del lascito Fr(lJJt– chel'ti (la C, S, e ALDO PA– GANI) La nuo,va legge sulle locazioni (EMILIO BONO) Storie, filosofie, vorietà Lavoro ma,nuale e lavoro inteil– leUuale dall'antichità al ri– nascimento (<:OJitinua) (Ro– DOLPo · MONDOLPO) Le « lettere ag/.i amici » di Ro– sa Luxemburg (GOFFREDO RA- PONI) , Commento ad un commento (PETRUS) La' quindicina poHtica (ANT, V,) ' Fatti e commenti (p, ga,) Ciò che si stampa: Tes-timo– nianze sul comunùsmo (p,g,). 111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Comlt-.to di Redazione Antonio Greppi - Roberto Tremelloni condirettori Ugo Duido Mandolfo -fausto Pagliari Andrea T cchinaril - Antonio Yaleri Respons. Antonio Greppi Capo Redattore Piero Gallardo Direzione e Amminisfrazione MILANO Via Dell'Orso, 13 -Telefono 16.319 In Italia: Anno L. 1500 (Abbonomento sostenitore) L. Semestre • • Trimestre • > Estero: Anno L. {Abbono mento 3000 800 425 2S00 sostenitore) L. 4000 Semestre . > 1 3 00 Un fascicolo separato Lire 70 Fondata da FILIPPO TURATI Mileno, 16Mé!ggfo,1950 , Chiediamo il "bilancio um I,,;; . e I N un Paese in cui oltre un decimo della popolazione atti~ emFi~ avviato a dover stare in. ozio assai oltre i,l tempo ne ~o al riequilibrio postbellico, ed oltre i periodi che si soglion c · ma- re di depressione congiunturale, è evidente che il tema de11a · · (f R!L\O pazione deve diventare il numero uno. Molti si stupiscono deJl'·am.011~-– za presa dalle recenti polemiche sugli investimenti - polemiche· che il gran pubblico segue solo. da qualche mese, e che in seno al consiglio dei ministri furono però spesso alla ribwlta dal dicembre 1947 - : ma ci si dovrebbe stupire a- buon diritto di questo stupore. La disoccupazione non è facile da misurare, e ancor più diffi– cH~ è paragonare il tempo « perduto,» rispetto a quello disponibile pe·r le forze lavorative di un Paese. Non credo però di esser lontano dal vero se calcolo tale tempo perduto - completamente iITiscat– tabile - intorno a,l 12-13 per cento rispetto a quello che si può rite– nere il complesso, del tempo disponibile. La stima concorda con l'a,l– tra che a suo tempo fece J. M. Clark, nel suo studio sui « costi co– stanti». Sui 45 miliardi circa di ore lavorative che potrebbe fornire in Italia la po,.Polazione potenzi:almente attiva in un ann.o, infatti, sono circa 5,3 mili,ardi. di ore che vengono inutilizzate per malattie, agitazioni, disoccupazione: si tratterebbe, quindi, dell'll-12%, cui si può· aggiungere un 1'% per ,le ore pe·rse per cause varie. Non voglio .complicare questi grossolani calcoli con sottigliezze statistiche, (nè lo potrei dati gli elementi. quantitativi di cui disponiamo oggi), nè per ora riesco a tener conto di aspetti relativi alla produttività indi– viduale, ecc. E' certo che da un decimo a un ottavo ·delle ore dispo– nibili rappresentano un « cost;ante inattivo » assai pesante. La per– centuale è data quasi interamente dalle ore perse per disoccµpazione , (4,3 miliardi di ore, rispetto a 0,5 miliardi di ore perse per scioperi, e a circa altrettanto per malattie). Comunque, il calcolo va rifatto 'ditentamente; nè iÒ mi proponevo altro scopo se non quello di of– frire degli a,pprossimativi ordini di grandezza, specialmente quando certa stampa si sofferma con ·tanto il'lteressamento su quell'1'% di perdite dovute agli sci~peri. Il mio scopo era un .alt'l'o. Di segnafare come, frammezzo a tan– te eleganti discussioni suHe grandi linee di politica economica, non si senta il 'bisogno di conoscere meglio l'ampiezza reale del fenomeno e le sue caratteristiche quantitative e qualitative. Noi italiani sap– piamo troppo poco sul fenomeno più importante che éaratterizza or– mai in Europa, con la Germania, il nostro Paese. Ne parliamo mol– tissimo, ogni giorno, ma ne sappiamo in termini così vaghi e incerti da arrossire ogm volta che uno studioso di altri Paesi ci chiede noti– zie precise. Quando gli indici attuali della disoccupazione scendono · o salgono di _diecimila unità, discutiamo con accanimento ·sul signi– ficato della variazione. senza renderci conto che il margine di errore è forse di duecento ~ trecentomila umtà. Quando le cifre· attuali delila disoccupazione sono utilizzate per i dibattiti parlamentari, cj si viene a dire che esse non sono rappresentative, che sono incerte. che una rilevazione esatta non c'è; talchè sembra' si abbia pudore di farle conoscere tempestivamente al pubblico, e i giornali di destra se ne impadroniscono soltanto se la curva si flette. E poi. Come vive il disoccupato1 Quali sono le condizioni di esistenza della sua famiglia 1 Viene aiutato da familiari, da amici. dal,Fassistenza pubblica 1 In che misura 1 Non ci siamo mai curati di · saperlo con esattezza. Questa ignoranza sulle condizioni. di un decimo ' I Biblioteca Gino Bianco

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