Critica Sociale - anno XLII - n. 6 - 16-31 marzo 1950

70 CRITICA SOCIALE :_::.. Non si può dire che il giudizio allora ~mes?o sia stato ora smentito da nessuno dei partec1pant1. Ma in questo tempo più d'uno dei partiti socialisti euro– pei, appunto perchè vedeva che l'invito rivolto. d~l Comisco a Parigi non pareva avesse nessun prmc1- pio di attuazione (come infatti non ebbe), era natu– •ralmente tratto a cercare quali potessero essere i mo~ tivi per cui il P.S.L.I. aveva, secondo la frase di Van der Goes, « manqué à ses engagements ». E· questa ricerca condusse qualche partito a riconoscere un'af- . finità tra la condotta propria e quella del P.S.L.I., principalmente il partito olandese. il cui rappresen– tante Van der Goes, di estremissima destra in un par– tito che è già in grande maggioranza in una posizio– ne di destra (s'intende che diamo a questa parola l'usuale significato convenzionale), partecipò al con– gresso di Napoli del P.S.L.I. ed ebbe quindi occa– sione di fare nuova e più conclusiva esperienza delle affinità esistenti fra il proprio partito e il P.S.L.I. I partiti danese e norvegese, oltrechè dalla presumi– bile sensazione di analoga affinità, furono probabil– mente tratti a schierarsi, nella recente .riunione, rlalla parte del P.S.L.I., dal fatto che Saragat addusse l'ap– prezzamento sul Patto Atlantico (a cui è noto quan– to Norvegia e Danimarca siano strettamente vincola– te) come principale argomento di discriminazione tra le direttive politiche del P.S.U. e quelle del P.S.L.I., dimenticando che già nella mozione presentata sin dal 17 di ottobre per il congresso di unificazione, i so– ciafati delil'U.S.I. e gli autonomisti del P.S.L ave– vano chiaramente dichiarato che, pur essendo stati contrari al Patto, Atlantico e continuando a conside– rarlo come un erwre politico, specialmente per l'Ita– lia, essi ritenevano che, a stipulazione avvenuta, si dovesse riconoscerlo come fondamento della politica estera italiana, solo cercando che esso non divenisse strumento di guerra a11'esterno e di reazione all'i-n– temo, nelle mani di certi· militaristi e retrivi. II voto del rappresentante austriaco sembra facilmente spie– gabile col bisogno che ha attualmente l'Austria, nel cui governo i socialisti hanno una forte parte di re– sponsabilità di avere l'appoggio dell'Italia nelle deli– berazioni che dovranno esser prese intorno alle sorti d~l loro paese. Meno facilmente spiegabile è il voto. della Germania, dove la maggioranza del partito so– cialista, sotto la guida di Schumacher, ha nettamente rifiutato una collaborazione af governo col partito di Adenauer, assumendo quindi un atteggiamento molto simile a quello che noi ,riteniamo necessario per sal– vare la fisionomia e le possibilità di avvenire del so– cialismo democratico. Indipwdentemente da queste considerazioni sull'at– teggiamento di alcuni rappresentanti, quel che soprat– tutto importa notare è che questa volta il voto non partì, come a Parigi, da una cons:derazione, che po~ tremmo dire prevalentemente formale di mancanza di una delle due parti agli impegni ass~nti, ma da un esame intrinseco della situazione, in relazione a quel– lo che _in_ ciascun paese si ritiene essere il èompito .del so01ahsmo nel momento attuale. Va tuttavia ri– levato che l'ordine del giorno, nonostante i nuovi e– lementt entrati ":ella formulazione del giudizio, ri– c,onferma la del'.berazione di Parigi in quanto rin– nova al P.S.U. l'esclusiva rappresentanza dei ·comi– sco in Italia. E' poi da mettere in vista il fatto che esso _invita all'u;1it~ tuffi i sociiabistì demo-cratid, non r~~trmge~do qmnd1 la sua considerazione ai due par– titi che s1.trovavano in lizza, ma estendendola anche ai molti socialisti democratici che non si sono ancora BibliotecaGino Bianco indotti ad uscire dal P.S.I., pur essendo consapevoli della incompatibilità tra le proprie convinzioni e le direttive che quel partito segue; e soprattutto al gran– de numero di coloro che, durante gli ultimi anni di crisi del movimento socialista, non sentendo di potersi acquetare nell'appartenenza a nessuno dei partiti co– stituiti, hanno preferito: -ritirarsi e rimanere in dispar– te. Ma l'invito all'unificazione è rivolto speC1Ìalmenf.e (come è detto nell'ordine del giorno votato) al P.S. L.I., per la considerazione che è stato esso che col suo contegno ha mandato a vuoto quell'unificazione che avrebbe potuto compiersi sin dallo scorso dicem– bre e per etti era aperta la possibilità anche nei, mesi - suc.cessivi. Personalmente, io che scrivo ,posso dichiararmi sod– disfatto della deliberazione presa a Hast;ngs, alla qua– lè hanno dato il proprio voto i due partiti che in Eu– ropa hanno responsabilità di governo e hanno di– mostrato di sapere sul serio compiere opera di costru– zione socialista, e cioè l'inglese e lo svedese; e han– no dato inoltre il loro voto il partito francese che è ricco di tanta esperienza fatta in questi anni, di ,gover– no e di lotta, e il partito svizzero, che ha sempre di– mostrato tanta ponderatezza, e serietà di condotta ed è in grado di poter conoscere così bene la nostra si– tuazione e i doveri che essa impone, e infine, oltre i compagni del Lussemburgo e di Trieste, che hanno portato una parola veramente illuminata, i,I partito socialista greco, il cui rappresentante, nella discus– sione concernente il suo paese, descrisse una situa– zione, costituitasi, in seguito alle ,recenti elezioni, che pone veramente i compagni di là in c;ondizione d'in– tendere e apprezzare esattamente la situazione nostra. * * * Ma indipendentemente da quello che possa esse.-e i,l compiacimento personale mio e dei miei compagm di partitò, una cosa dev'essere presente a. tutti noi: che, se non affrettiamo l'unificazione che avrebbe a quest'ora potuto compiersi già da alcuni mesi, noi cor-r:amo il riséhio di non compierla ,più ìnai e di la– scar cadere addosso al paese una reazione fascista - non meno forte e selvaggia di quella del 1922, senza che le forze del socialismo democratico sappiano op– porre la menoma resistenza in difesa della Repub- . blica e della libertà. Ma perchè questa funzione sto-– rica alla quale siamo chiamati sia èffettivamente com– piuta, occorre che una profonda fede socialista sia in tutti noi : che tutti cioè sentiamo la missione che ci è affidata dal momento cri-tico attraversato dalle isti– tuzioni e dalle idee democratiche, specialmente nel nostro paese, ma un po' in tutta Europa; mis5;one alìa quale noi non mancheremo soltanto se sapremo assumere nettamente la nostra posizione, sciolti da ogni vincolo che alteri la nostra fisionomia e inceppi la nostra più ampia possibilità di azione. Tutti coloro _i quali non sentono di poter assumere questo netto l atteg?iamento debbono avere l'?nes_to coraggio di t!·ars1,,almeno temporaneamente, m d1spa_rte,per non inceppare l'azione di coloro che hanno fede nella mis– sione del socialismo democratico e desiderano che esso non tradisca nuovamente l'attesa di tutti coloro (e sono moltissimi,) che lo considerano ancora come l'unica forza capace dr compiere la salvezza della de– mocrazia e del Paese._ Non c'è bisogno di dire che g-li avvenimenti .urgo-' no. Come dimostra più oltre, con la consueta sua ·lu– cidità, il compagno Pischel, noi siamo sul!a via di piombare in una situazione analoga a quella che ad

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=