Critica Sociale - anno XLII - n. 4 - 16-28 febbraio 1950

38 CRITICA SOCIALE offrono fianco a tante critiche; è riuscita a farsi prima autorizzare alla stipulazione del Patto Atlan– tico e a fare in seguito approvare la stipulazione avvenuta, con tutte [e clausole che costituiscono il Patto. Io che scrivo sono stato tra coloro che hanno a-lla Camera combattuto il Patto Atlantico (e in modo particolare l'ingresso in esso !dell'Italia), pri– ma e dopo la stipulazione, e ho espresso allora le ragioni di questa nostra opposizione, che alla luce dei fatti rimangono immutate, come ho detto re– centemente alla Camera, p;1rlando sulle dichiara– zioni del governo. I miei amici ed io possiamo quindi parlare molto autorevolmente sopra questo punto. Le nostre convinzioni e il senso del nostro dovere verso il Paese ci hanno imposto di negare il voto in favore della stipulazione del Patto Atlan– tico. Oggi che esso è stato apprio,vato per il voto di una maggioranza perfettamente legittima, il rispetto al gioco democratico ci impone di astener– ci da qualsiasi atto con cui si cerchi di impedire quella che è logica conseguenza della. stipulazione di quel Patto. Chi pretenda di violare su questo punto le norme de:} gioco democratico non può domani lagnarsi se esso si~ violato su altri punti in senso contrario; egli legittima tutte le possibili violazioni del regime parlamentare-costituzionale. Noi abbiamo solo il diritto di esigere che sia man– tenuta fede alle dichiarazioni fatte per ottenere l'approvazione del Patto Atlantico: e cioè che esso funzioni soltanto ·come strumento di difesa e non sia mai usato con proposito offensivo. ' Ora l'invio delle armi all'lta.lia non significa per sè stesso che si voglia dare al Patto Atlantico il carattere di uno strumento di o,ffesa contro le Potenze orientali. Le armi date aWitalia possono esser ritenu.te necessarie come mezzo di difesa con– tro un'eventua le aggressione dall'Oriente, 1a cui possibilità non può esser negata se non da chi deliberatamente muove· da un partito preso, per il quale non vede se non da una parte. pericolo di guerl'a e solo agli armamenti di una parte intende di attribuir scopi offensivi, anche se gli armamenti dell'altra parte sono (come effettivamente sono) quantitativamente assai sup_eriori..Direi anzi che, tenuto conto che l'armamento italiano non può superare i limiti sapciti dal Trattato di Pace e che quindi 1a Russia può sempre intervenire a richia– mare al rispetto del Trattato quando quei. limiti fossero oltrepassati, è da . escludersi che l'invio delle armi all'Italia possa avere l'intento di pre– pararla alla possibilità di un'offensiva. Aggiungo anche che questo possesso di armi dato all'Italia· co_n~ribuisce a dare ad essa, anche su:} terreno militare, una autonomia, che verre'bbe invece a mancare nel cas-0,che s'intendesse di assegnare soltanto alle armi di altri paesi, maneggiate dai '~or,oe se:citi,_ e specialmente a quelle dell'America, il co1 :1-p1.to d1 combattere sui confini· orientali del– l'Italia . _ N?n. ci nascondiamo la risposta che i comunfu– ~10msti possono dare: .che cioè, quando si abbia rr p~ssesso d_ellearmi, si può essere facilmente in– dotti ~ servirsene, s_ubendo gli stimoli interni ed €~term, anc~e per mtenti -diversi da queni che fmo ad oggi sono pubblicamente dichiarati Ma questa possi_bilità dipende dal carattere· del· g~ver– no che abbiamo e potremo, avere in seguito. Se B1bl1oteca Gino Bianco noi riusciremo ad assicurare il Paese contro la prevalenza di forze militaristiche, se riusciremo a rafforzare la coscienza democratica e pacifista. del Paese e renderla capace di esercitare un :mo– nito ed un influsso continuo ed efficace sull'azione del Parfamento e del Governo, noi avremo fatto l'unica azione veramente efficace di difesa della pace contro il prevalere di istinti militareschi. E ancor più avremo contribuito ad assicurare la pa– ce, se riusciremo aid avviare l'Europa verso un oroinamento federativo, con la costituzione di una forza che serva veramente di tampone per impe– dire l'urto, delle due· opposte forze egemoniche. Ma i comunfusionisti che cosa fanno in questo senso1 D'altra parte, se è vero (come innegabilmente è vero) che il possesso delle armi può diventare stimolo a servirsene, pe11chèquesta legittima preoc– cupazione non induce i comunfusionisti .a svolgere la stessa loro azione antibellica nei confronti del– l'Ori-ente, per indurre 1a Russia a diminuire il nu– mero delle sue divisioni che hanno ormai raggiun– to un livello cui nessuna Nazione. neppure la Ger– mania hitleriana, è mai giunta 1 Perchè non chie– dono· alla Russia di 'diminuire almeno il numero elevatissimo dei suoi stabilimenti industriali in cui si fabbricano armi ed altri strumenti guerre– schi 1 Perchè non protestano contro la distribu– zione di armi che notoriamente· lai Russia fa agli Stati satelliti in misura anche maggiore di qu.ella che l'America fa verso gli Stati.euro•pei che hanno aderito aJ Patto Atlantico,? Perchè anzi invece i comunfusionisti non solo n-0n si commuo~ono pe; l'intervento russo negli avvenimenti asiatici. fino alla lontana Indonesia, ma arrivano a plaudire al– l'accerchiamento, della Jugoslavia, che può gene– rare così grave pericolo di incidenti di confine ed essere così l'inizìo di un vastissimo incenJdio? Tutte queste circostanze attestan.o quindi · senza possi'bilità di dubbi, il carattere vero dell'agitazio– ne che si è oggi scatenata in mezzo ai portuali e ai ferrovieri in Franéia · e in Italia, che in Fran– cia ha anzi assunto già vero c.a.rattere rivoltoso legittimando le forme più dure della resistenza ~– della reazione governativa. Non si può alla luce dei fatti che qui abbiamo sommariame~te accen– nato e di cui' tutti possono r~ndersi conto dalla lettura di « tutti » i giornali, non si può consen– tire che i comunfusionisti si diano l'aria di tutori della pace. Occorre proclamare che_esssi vogliono nell'urto che già esiste tra gli opposti biocchi e eh~ ora si verifica nella forma della guerra fredda prendere risoluta.niente la parte di uno dei belli~ geranti, anche contro il proprio Paese anche con– tro il proprio popo1o•,anche contro le eliassi lavora– trici della propria Nazione, al mod0 stesso che usò Maur~~io -Thorez nel 1939, quando l'avvenuta sti– pula.z10ne del trattato d'amicizia tra la Russia e !a Germania lo indusse ,ad uscire dalla sua pa– tria e ad andare a porre la sua Ol)era al servizio deHa Germania che era entrata in· guerra contro la Fmncia. · Non c'è bisogno di dire come questo offenda quei sentimenti da cui ogni cittadino deve· essere ispirato nella sua azione. E' opportuno invece ri– levare che in questo modo si favorisce veramente la prevalenza delle forze più reazionarie al cui dominio si consegna il governo del propri~. paése. Possono essere moltissimi coloro che, pur senza

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=