Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

CRITICA SOCIALE 7 que'llo che è stato chiamato « sottogoverno » e nel paese in genere, venga contrastato da alternative politiche. Cosa che attualmente ha tanto maggiore importanza, in quanto, se riesce faciile alla D.C. co– prire le sue invadenze confessionali sotto 1a cor– responsabilità goverfllativà, e la « lealtà » a cui sono tenuti ,i partiti collaboratori, riuscirebbe ad essa oltremodo molesto vedere. raccogliersi attorno a questa alternativ-a politica una resistenza nel campo anticonfessionale od •anticlericale. E specie nel- 1'Anno Santo. Dobbiamo aggiungere che, da quanto è avvenuto da due mesi a questa parte, la posizione di De Ga– speri ci appare piuttosto rafforzata che diminuita. Le condizioni profilate dai partiti minori, salvo quanto si è detto per i liberaH, sembrano abba– stanza late e abbast•anza gene·riche per consentire a De Gasperi un largo margine di manovra, senza compromettere tuttavia la sostanza deBa sua for– mula di -governo. La ricostituzione del governo pre– senterà difficoltà :più di dosature e di uomini che di accordo su di un programma che (si vedano anche qui i risultati del Consiglio Nazionale della. D.C.) resterà a,lquanto generico e non impegnativo. E invece due esigenze torneranno a tutto van– taggio del suo gioco. L'una, quel'la della « efficienza governativa», che in parole povere significherà elri– minazione di uomini e di posizioni che non si su– bordinino totalmente ai suoi criteri d>irezionali. L'altra, l'esigenza che i partiti minori si allineino a questo indirizzo senza riserve, senza inquietudini, senza prospettive ri riaprire periodiche crisi o di - apportare es,trose dimissioni. Se tutto apparentemente tornerà, press'a poco, come prima, i partiti minori sembrano invero non essersi affatto accorti che la loro collaborazione– subordinaxione è nel frattempo divenuta assai peg– giore ed assai più dura di prima La loro minora– zione sarà ancor più effettiva e più palese qua– lunque sia il programma governativo o le condi– zioni che verranno poste chè sono J?Oi le cos·e che, al riguardo, meno contano, quando e il sistema che prevale e che schiaccia. GIULIANO PISCHEL Dopo il Congresso di Napoli del P.S.L.I. Tenendo f ed',ea quelle direttive che abbiam:o sem– pre seguite ed esp[,icifJamen.te riconfermale nel pas– saJfo {11!Scfoolo,di'chi,ariamo ancora che le co.lonne di Criti·ca s,ono semp11e aperte a chi vogNa contrap– por11e le pl'oprie idee a· qu·elle su.olle in questo arti– colo- dell'on. Pr.eti, come -in quelli del nostro c,olla– boratore Raponi, di Giuliàno Pische·l e del no-stro Di– rettore. Ai lettoni sa,rà facile acciorg,ersi anzi che l'artico– lo di Raponi co;nffellle affermazi,oni e si ispira ad un concetto della c-o·llab,oraziome sodalista al Go– venw, forse più vicino a qweno del vecchi-O mas– simalismo che non a quello cost=temente sostenu– to da noi. Riteniamo che in questo momento, che è certamente di grave crisi del m.oviment,o socialista i1tn.liano.,dalla 'cui soluzi-oITTJe d(pend,e l'avveniire non soltanto dz' esso ma del paese, tutte l'e tesi debbano essere prosipetlate, perchè dall'esame di tulle ognu– no possa. trarre. gli elementi per prendere il suo po-sto e fissare le direttive della propr(a a,zi:one. Occo,rre s,olo che questo sia {ano s,enza preconcetti, con larga visione delle cose, c·on molto sens:o di re– sponsabilità. LA CRITICA SOCIALE Coloro i quali, nel settembre-otto.bre 1949, lavo– ravano con entusiasm·o in vi,sta della immine1nlte uni– ficazi-One, riuscendo sovente a ri-svegliare la fede - che pareva ormai in moUi. sopita - nella ri,na– sc,i,ta del socialismo, sono usciti dal Congresso di Na,poli con u1111 gro,ppo alla gola. Nessun paragone tra i,l Congresso 1111aipoletanodel 1948 (quando il P.S.L.I. si preparava a combattere con tenaC'ia e con fede la battagli-a del 18 aprile) e questo Con– gresso del 1950 (convocato solo per avallare una in-felice decisi:one direzionale che aveva gettato lo smarrimento in crumpo sociaHsta), pri-vo d,i, qualsia– si prospetti,va, politica. La preoccupazione di Saragat e dei suoi compa– gni di corrente è stata oira a Napoli una sola: :ri– portare i.I PSLI - s~a pure gravemente mutilato - a,l Governo, per ridare vita alla formula del 18 a- -pri-le, otteinie,ndo dalla D.C. alcune garanzie minime, tali da scagionare. i piselli dall'accusa di essersi ar– resi senza condizioni. Non tutti, i delegati della maggiornnza (che ha ottenuto 1'821%dei voti), e in i.specie quelli del Set– tent'ri-one, erano orientati per la collaborazione ad ogni, costo, come dimostra il successo o·rato,rio di Tremelloni, il qual-e fece bene intendere che il P.S ..L.I. avrebbe potuto dign~,tos-amente rientrare al Governo, solo se si fosse radicalmente mutaito l'at– tua.Je indirizzo di politica economica. Ma in pratica BibliotecaGino Bianco I nessuno ha osato ribellarsi• ai l-oo.ders della Concen– trazi-one, quand,o essi alla fiine hanno chiesto ai congressisti la fiàuci,a sulla base di un documento poli,ti·co, _interamem,te ispi·rato alla volontà di ricer– care con ogni• mezzo le vi-e della colla,borazione go– veirnativa. Si direbbe che i lunghi mesi di collabo– razione governatiV'a abbiano reso ,U P.S.L.I. inca– );Jace di prendere la decisio.ne di « rompe·re », per intraprendere un nuovo cam mino. Il problema deH'unHicazrorne è rimasto natural– mente in omb·ra, essendo troppo evidente ormai che la riunificazione non può realizzarsi se non su· una .pi'.attaforma politica comune, che è quella del– la o,pposizione democratica. Chi pone la partecipa– zio,ne al Go:verno come una, pregiudiziale, a111iche se desidera in astra,tto iJ ricongiungimento delle forze sociali,ste (Sara,gat, D' A:ragona) opera in pratica non di'Versamente da coloro i quali cons-idera1110il problema definitivamente accantonato (ad esempiv Simoni-ni e i « demolaiburi•sti »). Pertanto poco suc– cesso ha,mno avuto i tentativi del-la minoranza di ri– portare in primo piano il problema dell'uni,ftcazio– ne, anche perchè - oltre a tutto - su molti dele– gati in.fluivano p1ù i piccoli rancori locali nei con, fronti degli elementi psuisti che non le considera– ·zioni di carattere politico. Chi ricordasse l'aiccento addirittura massimalisti– co del Congresso di Palazzo Barberi,rni del gennaio 1947 -ri,schiava di non ri·conoscere più nel P.S.L.I. del recente Congresso napoletano il medesimo par– tito. Eppure molti uomini che erano nel '4 7 a Ro– ma erano anche nel '50 a Napoli! La spiegazione c'è: ed è che molti, i quali al·finizio stavano nel– l'ombra senza manif.esta·re il loro ri,nunciatarismo programmatico (che sarebbe riuscito impopolaris- · simo), o che magari, co.n abile demagogia, parlava– n,o più « gross·o » degli altri, pur facendo i,n cuor loro le ma,ss•ime riserve, a poco a poco han-no este– so la loro influe,nza nel partito - l,ogo,rato dalla prolungata inf'ruttuosa collaborazione - al pu:nto . da• trasforma,re lo spirito originario. Chi dicesse che il P.S.L.I., dopo il Congresso di Napoli, può considerarsi senz'altro un partito bor– ghese riformista, esagererebbe indubbiamente. Ma è certo per altro che la minaccia di uno slittamento definitivo è assai grave. Quando un partito si ras– segna ad amidare al Governo non per realizzare un programma di rinnovamento sociale e neppure per combattere una dura battaglia per gli istituti demo– cratici (come poteva invece 'esse·re il 18 aprile), m.a per fare della ordinarissima ammi,nistrazione, cor– re troppo fadlmente il rischio di respingere le fora ze giovani e combattive per raccogliere invece que-

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