Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

CRITICA SOCIALE '8 produzione Industriale In Italia Dal fascicolo del 30 novembre di Congiuntura economtca ri– produciamo alcuni dati statistici sulla produzione industriale l!dliana nell'anno 1949. • J numeri Indici della produzione Industriale, calcolati dal– l'Istituto centrale di statistica; nei primt nove mesi dell:anno in corso, hanno regi$trato un li vello medio generale presso– chè pari a quello del 1948: l'indice complessirn, dopo aver segnato un massimo di 127 (base: media 1947 = 100) nel giugno, t, disceso (facendo astrazione dalla flessione stagionale dell'a– gosto; a 119 In settembre, in<Jlce uguale a quello del ·mese enrrispondente dell'anno 1948. Il minor livéllo del primi mesi nell'anno porta la media mensile del periodo gennaio-settem– bre 1949 a 112,7 contro un indice medio di 113 nel 1948. Da ciò si dedurrebbe, quindi, che quest'anno l'attività industriale nou è progredita rispetto al 194S e che cioè si è arrestata rn. ripresa registrata. negli anni scorsi. • se però si osservano gli indici delle varie categorie di in– dustrie, si rileva ~he ad abbassari: il livello generale ha concorso, quest'an,10, prevalentemente la notevole diminuzione nella produzione di energia elettrica: diminuzione che, d'altra parte, non pup non essersi ripercossa sulle attività più di– tettamente legate a questa fonte di energia ~ per quanto ciò non appaia dagli altri indici riportati -. Tra questi risulta quest':-mno in lieve diminuzione quello delle industrie metal– lurgiche, mentre hanno segnato aumenti di un certo rilievo gli ludici relativi alle industrie e~trattive, alle industrie della lavorazione di minerali non metallici, alle industrie della la– vorazione del legno, all'industria cartaria e alle industrié tessili. · z,upontbiltlà dt fontt energettche. La scarsità di precipitazioni, che ha notevolmente limitato rispetto al normale le possibilità della produzione di energia idroelettrica, si è ripercossa sulla disponibilità globale di fonti di energia come si può rilevare dalla nota elaborazione della giunta tecnica del Gruppo Edison. Un effetto contrario 11anno invece avuto sulle disponibilità le insolitamente elevate importazioni di carbone nei mesi dal maggio all'agosto; l'au: mento che ne è conseguito nell:indlce delle dlsporiibilità non sibrniflca però che il consumo abbia avuto un pari aumento; si è aruto infatti un notevole incremento delle scorte. La ridu– zione delle importazioni nel mesi di settembre e ottobre de– terminata dalle considerevoli giacenze ha abbassato poi gli indici delle disponibilità di questi due mesi. Il confronto con l'andamento dell'indice nei primi dieci mesi del tnt,8 fa risaltare la molto maggiore irregolarità e sconnessione avutasi nel rifornimento di fonti energetiche que– st'anno rispetto all'anno scorso, congiunta poi ad una minore disponibUità globale, di circa il 7%. DI più, se dall'andamento delle disponibilità, cioè dall'acqui– sizione di fonti energetiche, si volesse desumere l'andamen– to del consumo, la riduzione risulterebbe anche maggiore, date le ingenti scorte di carbone importato che si sono accumulate». p. ga Ciò che si stampa MAURICE COLLIS, Confucto, Longanesl, Milano, 1949. Il titolo dell'opera richiede una precisazione. Non creda in– !at_t! il lettore di aver a che fare con una semplice biografia di Confucio. Si tratta piuttosto di un panorama di tutta la storia cinese (dai leggendari Imperatori del terzo millennio a. C. sino al rovesciamento della dinastia Ch'ing nel 1912), nel quale sono messe in particolare risalto le condizioni storiche che portarono all'affermazione del Confucianesimo. Confucio, del re~to, non ci ha lasciato un diario della sua vita e la Prima biografia ne fu scritt,1 quattro secoli dopo la sua morte dal grande storico Ssu-ma Ch'ien, dal quale il Collis ricava la maggior parte del materialt1 documentario. Visse dal 550 al 471i a. C., sotto la dinastia Chou (112-253 a. C.), al tempo in cui la Cina non era e.ile un agglomerato di una dozzina di Paesi rivali tra loro e msoffet'enq dell'autorità imperfale che era In Piena decadenza. Confucio si dedicò allo studio della storia, Impadronendosi della tradizione orale e scritta del paese, costrut una • tipologia Ideale ,, d.1 santi imperatori, vis– suti Prima della dinastia Chou, la condotta del quali doveva servire di modello per tutti I tempi. Confucio non pretendeva di essere nè un profeta nè un santo, ma UJI • gentiluomo • che, dallo studio amoroso e diligente del P~to, aveva ricavato una dottrina morale di retto compor– tamento fondata sul criterio del giusto mezzo e sulla benevo- ibliotecaGino Bianco lenza, e una dottrina politiea che, in contrasto con l'uso della violenza praticato dai grandi dei suoi tempi, predicava la ne– cessità dell'elevazione culturale dei singoli e di un'opera illu– minata del sovrano. Egli non indicava agli uomini come si potesse andare in cielo, ma come d si doveva comportare sulla terra. Ammetteva l'esistenza del Cielo, luogo di bontà, senza coS<tmLre dèi a.d immagi•ne e sollllÌ~'i•an01 1 del-l'uomo e riteneva _che lo spirito, dopo la :nort•J corpora.le, sopravvivesse In qual– che luogo; senza vromettere ,-gli oppressi compensi futuri che li consolassero dei dolori presenti e del timore del morire. Diceva M encto, il più brillante espositore. della dottrina con– fllcia.na: « Il r,ielo non parla». n Confucianesimo si eresse c ome un sistema etico-politico contrappenentesi ad un tempo contro l'arbitrio e· la cecità dei politicanti e contro la super– stizione e il misticismo. Fu cosi che dal 124 a. C., sotto l'imperatore wu della dina– stia Han, il Confucianesimo divenne il culto ufficiale dello Stato, il suo insegnamento fu impartito in un"università im– periale e la erudizione confuciana fu richiesta come titolo ne– cessario per tutti coloro che· intendevano intraprendere la car– ri~ra di funzionari dello Stato. Con lo studio della storia, da. un lato, e il riconoscimento ufficiale, dall'altro, il Confucia– nt1simo si radicò profondamente nella vita della Cina, ne operò l"unifl.cazciorieculturale e divenne l'elemento essenziale di quella civilta. Sopi,avvisse alle inva~ioni dei barbari della steppa e resistette all'avvento del buddismo sebbene quest'ultimo ·soddi; sfar.esse maggiormente, con la sua mitologia, le superstizioni popolari e, con la- sua metafisica, le aspirazioni speculative del filosofi.. Taoismo e buddismo decaddero, mentre il Confuciane– simo divenne il fermento spir·ituale della civiltà cinese. Seppe promuovere, con nobil!l rarissimo esempio, la pacifica convi– venza· dei gruppi religiosi particolari sotto il culto ufficiale. Ciò che offre particolare tema di meditazione allo storico e al sociolog0 è l'osservazione di un:t civiltà sorretta da una re– lig·lone priva di mitologia antropomorfica e piena di ragio– nevole tolleranza. E il fatto- è tanto più notevole in quanto il popolo minuto non fu molestato nelle sue ingenue credenze, e i filosofi. furono lasciati indisturbati alle esplorazioni meta– fisiche che essi, sotto lo stimolo del Taoismo, del Buddismo e dr.i Cr-istianesimo, andavano facendo. È manifesta nel Collis la simpatia che egli nutre per il Confucianesimo che non consenti mai il riconoscimento uffi– ciale di dei o dogmi, raffrenò le tendenze alla superstizione ò.ella plebe, dei cortigiani e dell'imper11tore, e si' dedicò piut– tosto alla lotta per l'ideale di un buon governo che fosse ca– r&tterizzatd da lealtà, equità, saggezza, obbedienza, rispetto, moderazione, nessuna stravaganza, nessuna eccentricità, buon senso e chiarezza. Ma a partire dal secolo XIV d. C. anche il Confucianesimo subi un processo di involuzione e decadimento. Nella sua dot- 1 rina, infatti, non manc:i.vano germi cii conformismo e forma– lismo i quali, allorq'.iando i l movimento stesso esaurì il suo impul so dC rinascimento etico-politico e gli imperatori deci– se.ro di chiudere le porte alle influenze stimolanti dell'Occi– d ~nte, provocarono una cristallizzazione oscurantistica e con– se!vatrice che portò l'impero al disfacimento nei secoli del mondo moderno. Il Collis - suo malgrado propenso a qualche tocco di idealizzazione nei confronti d_el Confucianesimo - in– dica la « causa » di tale decadimento non nel classicismo dei CL•llfuciani, ma nell'accademismo della classe colta e nel con– s6rvatorismo della burocrazia e del governo. 111a,in realtà, il Confucianesimo era quel che era divenuto nei secoli del deca– dimento, e storiograficamente non ha molto senso considerare una dottrina in se stessa al di fuori della situazione e del mondo nei quali si trova ad operare e in cui si risolve nella re.altà. Dopo la rivoluzione del 1912, che portò all'abolizione del si– stema imperiale e all'Instaurazione della repubblica, gli. stu– d10si cinesi abbandonarono in un primo tempo Confucio, ma in seguito ritornarono allo studio dei classici in modo mo– derno e videro che la figura di lui, liberata dalle interpreta– zloni scolastiche, dimostrava ancora più grande umanità. Il Collis esprime anzi l'opinione, nell'ultima pagina del libro, che il Confucianesimo, poichè - egli dice - riconosceva il diritto del popolo a rovesciare un cattivo governo·, avrebbe' appoggiato la rivoluzione del 1912. Ci si deve però rammari– Gare che l'A. non abbia messo in luce, nella sua precedente· esposizione, quest·) punto singolare della dottrina confuciana. Allo scopo dell'intendimento storico del tramonto dei Ch'lng, ciò ha pP.rò poca importanza poichè ormai il Confucianesimo aveva cessato di essere un fermento rinnovatore, almeno sul plano politico. (Ancp.e in Occidente, d'altronde, S. Tommaso riconobbe, nel De Regtmtne princtpum, la necessità morale di rovesciare il sovrano tirannico, ma ciò non ha Impedito che l'organizzazione ecclesiastlc,i divenisse il principale punto di

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