Critica Sociale - anno XLI - n. 21 - 1 novembre 1949

CRITICA SOCIALE 435 . ogni ingerenza, nelle sue cose interne, di una Europa dominata ancora cosl largJmente dalla forza del capitalismo, possa costituire un ostacolo al compimento di quell'opera di radicali riforme 'che essa va compiendo ne-Ila sua struttura econo– _mica. M a è certo che questa sua assenza da quel vinco.lo di p'ù stretta solidarietà di cui l'Europa ha bisog no per rinascere e difender la sua auto– nomia, pone in grado sempre maggiore l'Europa sotto i] controllo americano. nel campo economico· come nel campo polit:co-militare; rende sempre più difficile all'Europa di compiere quella funzio– ne utile e necessaria, pei: quanto scioccamente derisa, di Terza Forza, senza cui andrà continua– mente crescendo lo stato di orgasmo che tiene in ansia l'Europa anche nei momenti in cuL come in questi giorni, l'atteggiamento della Russia sembra aprire lo spiraglio ad una speranza di distensione. E' un problema su cui ci auguriamo che i com– pagni inglesi portino una sempre p'ù sollecita at– tenzione, consapevoli delle speranze che tutti ab– biamo, in una illuminata loro azione. U. G. M. Socialisti e socialis1no nella crisi francese Da quando, nel maggio del 1947, si è costituito in Francia, come doveva poco dopo costituirsi in Italli'a, un governo da cui venivano esclusi i comuni– sti i quali si erano messi fuori da ogni possibHità di entrare a fa<r parte di organismi che essi stessi al– tro non facevano che sabotare dall'interno e dal– l'esterno, la funzione del partito sociallista francese apparve chiaramente delineata. Si trattava, nell'impossibilità di realizzare un go– verno p,ienamente socialista e anche di portare nel– le coalizioni una .prevalenza d.i programma sociali– sta, di salvare la democrazia politica, assicurando, d'acco·rdo con gli altri partiti democratici, la so– pravvivenza d,ella democrazia politica contro le to– talitar,ie minacce che venivano, da sinistra dagli stessi comunisti, e da destra del degollismo. In que– sto senso si presentava al partito socialista un pro– blema non facile e che non mancò mai di lasciar•e scontenti e delusi. La necessità di garant:re una maggioranza alle coaliizioni governative imponeva anche di accontentarsi di un minimo di programma a favore deUe classi lavoratrici, senza lo svolgimen– to del quale un partito socialista perde la sua ra– gion d'essere e minaccia di sna,turarsi. Un m,inimo, tuttavia, non può mai voler dire abdicazione com– pleta. Questa il partito socialista francese non po– teva far,e e difatti n.on· fece. Per quanto lieve potesse essere il peso de l soci aldsmo nelle coalizioni gover– native che si succedettero in Francia fino all'ulti– ma e più duratura, quella capeggiata da Queuille, il _partito, che pure, e purtroppo, si era notevolmente indebolito negli ultimi anni, r,iuscì a mantenere una sua fisionomia ed a non confondersi mai con gli· altri aHeati nel governo. Fu così che il partito, pure in crisi, potè serbare la sua capacità d,i critica e di polemica: e se ne ebbe e se ne ha tuttora una prova dal Populaire. La difesa dei valori laici nello Stato, e specialmente nella scuola, non disgiunta ma efficacemente integrata dalla polemica contro l'orien– tamento borghese capitallisHco della società, e la difesa dell'indipendenza sindacale con l'appoggio del 1bl1oteca Gino l::S1anco partito - appoggio non significa intromissione _:_ al sindacato Force Ouvrière furono i punti basilari di questo atteggiamento. Ma in.tanto si è venuta accentuando in Francia, come in tutta Europa, quella campagna antisociali– sta di cui si hanno. chiari i segni in tutti i paesi dell'Occidente democratico. E' il contrattacco della bo·rghesia che tollera ormai i partiti socialisti solo in quanto ... lascino da parte il socialismo, Da dove è nata la crisi attuale. In questo clima ,nuovo è venut~ maturandosi la crisi francese: cr>isi di cui la stampa borghese (o, come essa stessa si chiama così in Francia come da noi, ·indipendente) ha cercato di porre in rilievo la colpa dei socialisti e di cui g1i stessi radicali fran– cesi hanno tentato di far ricadere la colpa sui no• stri compagni. Gli episodi sono noti. Nel nuovo cor– so della politica l'raoncese conseguente alla svaluta– zione del franco provocata dalla svaluta21ione della sterlina, il governo propose l'attuazione di un p-iano per il ribasso dei prezzi, il cui scopo dovev.a essere quello di non aggravare eccessivamente le condizio– ni di vita dei lavoratori, che per alcune categorie sono estremamente lamentevoli, e certo non pro– porzionate neppure alla generale situazione del pae– ~e. Questa politica tuttavia apparve subito troppo blanda, e tale da non dare sufficienti garanzie. Na– turalmente i sindacati, t.utti i sindacali, da quelli co– munisti a quelli cattolici, insoddisfatti, chiedeva-no ben nitre misure, aUe quali veramente nessun par– tito di governo poteva accedere pienamente. Ma per til partito sociaHsta si trattava di altro che di sèguire le rivendicazioni dei sindacati. Si trat– tava di tutela-re un sacrosanto interesse della classe lavoratrice, minacciato. Il partito quindi, conside– rando che le misure promesse per la riduzione dei prezzi ap,parivano tardive e prive di possibilità di efft'ttive garanzie, richiese una rivalutazione dei sa– lari anormalmente bassi. Nel contempo, fedele al prof(ntmma già p'recedentemente deldneato e appro– vato anche dall'ultimo congresso, e che è del resto un p,mto ovvio per ogni socialista, esso richiese che si ritornasse al più presto alla libera discussione dc·i sa 1 ari •nel quadro delle convenzioni collettive. Di 'JlH.",la deliberazione, presa dal comitato direttivo del partito il 22 settembre, si fece portavoce in seno al governo il ministro del Lavoro, il compagno Da– niel Mayer. Ma su questo punto si manifestò subito l'avversione delle destre, sostenuta in seno al go– verno dai radicali. Perchè i radicalà, che in seguito, come era logico e come fecero anche i democristiani dell'-M.R:P., ha,n·no accettato le richieste di Daniel Mayer, si siano irrigid,iti, è questione che va colle– gata con l'atteggiamento dei radicali stessi a pro– posito del tentativo di formare il Gove.rno di Ren(l Mayer, loro esponente. E' in sostanza un segno del– l'indirizzo della borghesia francese, si potrebbe ag– giunger,e no·n soita-nto francese, nei confronH del sò-·· cialismo, di cui si è già fatto cenno. 1.socialisti e la soluzione della crisi. Scoppiata la crisi, ·a riprova dell'atteggiamento del– le destre, tutta la stampa di destra e « inddpenden– te » si scagliò con estrema violenza contro 1 socia– listi accusandoli di aver deliberatamente scatenata la crisi in obbedienza alle pretese delle centrali sin– dacali e co·n lo scopo dli rifarsi una piattaforma elet– torale nel paese con una mossa demagogica. In. real– tà, abbiamo visto che le pretese delle centrali sin– dacali, ,compresa Force Ouvrière, erano ben altre. Quanto alla seconda accusa, riecheggiata anche nella stampa italiana, ci s·embra ehe essa sia assll'rda nel fondamento. Quando un partito della classe lavo– ratrice pone un.a -esigenza minima, come Jll!Ìnima era

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