Critica Sociale - anno XLI - n. 18 - 16 settembre 1949

11 CRITICA SOCIALE 389 Guerra ai nervi di Tito ·· Nel buio dei lor sepolcri antichi le ossa dei Tal– leyrand, dei Metternich, dei Lord Beaconsfield o di Cavour, devono ~ussultar di orrore a sentire le pa– role usate dalla diplomazia russa in quelle note che consegna nel cuor della no-tte ai pO "rtin.ai dei mini– steri degli ester.i·, dopò averle già spifferate urbi et orbi a mezzo della radio, oppure di quelle p,uhblica– zioni con cui in.vita i cittadini, per esempio della J·ugoslavia, a ribellarsi ed a cacciar via quel gover– no... presso .il quale mantiene la propria ambascia– ta. Ma mentre si crede che da un rpomento all'altro · si metta. fuoco al barile di polvere balcanico, le co– se vanno- per la loro china; vero è che qualche gior– nalista afferma e5ser pronte delle divisioni corazza– te russe ai confini jugoslavi, ma poi si smentisce la n.otizia ed il gioco continua. Il qual gioco è pericoloso, non v'ha dubbio, ed infatti giorni fa il sottosegretario inglese agli esteri Mac Neil in un pubblico discorso• ha detto parole accorate e gravi all'indirizzo della Russia, la quale non le raccoglierà nemmeno. Le minacce di radio Mosca, sostenute dal coro delle satrapie satelliti, so– no un curioso mod'o di far la politica estera; far balenare, per esempio, il quadro del destino che a– spetta Tito ed il suo stato maggiore, cioè nè più nè meno di quello di Hitler, Mussolini e sozii; poi l'in– vito. aJle po,polazioni jugoslave di sollevarsi e libe– rarsi di Tito è stato fatto in modo così perentorio che, non so se costernato o ironico, Mac Neil si do– mandava come rimi questo atteggiamento con le bombastiche tirate di Molotoff e V,iscinschi nel1e va– rie assemblee in.ternazi(;}nali sul risiietto che si deve alla sovranita Jellt piccole nazioni. E, aggiungia– mo noi, cosa accadrebbe se alcunchè di simile fa– cessero gli Stati {;niti nei riguar,di di qualche Stato sudamericano? Ma queste aperte minacce, aggi,unte, per esempio, al fatto del monitore fluviale russo, cioè di una sia pur piccola nave da gue-rra, che per- , corre le acque territoriali jugoslave del Danubio na– vigando dalla llume-nia all'Ungheria, e .ritorno,.sen– Zf.l chieder permesso di sorta alle autorità jugoslave e-· non pensando neppur-e di rispondere alle dispe– rate segnalazio·ni; queste minacce e pTovocazioni, tli– ciarno, non costituis.cono un -pericolo per la pace? L'ironia vuole che tutto ciò avvendsse proprio men- - tre a Mosca si radunava un çongr-esso per la pace con la partecipaz;one di italiani, tra cui Nenni, che non ·avrà pensato neppur lontanamente a ·tali qui; squilie. Gli è .;he bisogna tener presente che per la Russia e per l,1tti quelli che, consapevoli o incon– lillpevoli, fanno i suoi interessi, esiste un dizionario nuovo dove le definizioni di imperialismo (la Rus– sia sta ingoiando5i la Manciuria, una piccolezza!) e di democrazia haan.o stranissimi valori. Intanto la situazione •è pericolosa, anche perchè la ,posizione degli occidentali potrebbe diventar simìl':! a quella davanti alla quale si trovarono quando Hi– tler. invase la Polonia, se per. disgrazia la Russia, o l!hi .per essa, dovesse invadere la .Jugoslavia. A me– no che la divisione dell'Europa stabilita a Potsdam non. venga ancora tenuta va1ida. Forse sa-rà nel pro– gramma del Cominform di far invadere la satrapia di Tito, non da truppe ufficiali, ma da gruppi parti– giani, more graeco, e cioè di preparare in Bulgaria, Albanfa, Ungheria o più lontano, degli Slavi di vaga nazionalità, lanciarli all'assalto e, in caso di scon– fitta, riceverli al di là dei confini donde son parti– ti, ristorarli, riarmarlf e ricomi•nciare la giostra co– me si fa da anni contro la Grecia. In tal modo si J•otrà raccontare al mondo attomto che son cose interne della Jugoslavia, un prodotto della efferata tirannide di Tito, e via dicendo. Il quale Tito non. vogliamo difendere perchè fatto del– lo stesso legno, ml.l ciò che non possiamo accettare BibliotecaGino Bianco si è che da tali pulpiti debbano o possano venir tali prediche. Questa eiffensiva, tra l'altro, per analogia richiama alla memoria fatti non tanto lontani nel tempo, a dimostrazione che nello scacchiere politi– co tout se tieni. Non ricordate come Ìlel tragico febs braio in cui calò il sipario di ferro sulla Cecoslo– vacchia, Mosca· lanciò un'offensiva contro lii Finlan– dia, in forma di proposta di un patto di non ag– gressione? (Ai finlandesi tremò il cuore pensando che anche con. la Polonia la U.R.S.S. aveva stipulato un patto consimile). Ora, mentre batte in pieno 13 minacciosa polemica contro Tito, le qujnte colonne finlandesi, coi !oro scioperi a catena, vogliono pro- 1 vacare la caduta del ministero socialista di Fager– holm, e ce-rcano di portar· la U.-R.S.S. a i-n.tervenire direttamente, se per causa deglì scioperi la povera Finlandia non potrà far le consegne alla Russia dei materiali che quali indennità di guerra è obbligata a dare. E così, oggJ, offensiva ai due estremi dello schieramento, come allora ... Gli è che la Russia ha soprattutto fretta di finirla con Tito, perchè è un ·cattivo esempio per gli altri Stati del blocco orientale. J.n. Ùngheria si son fatte epurazioni mas~icce nelle alte sfere del partito: Rajk, ,ex-ministro degli inteFnj, Szoeny, segretario amministrativo del ,partito, Palfy, capo di stato mag– gior-e, Gabor 1 capo della polizia pol-itica, e 2000 al– tre pers'one sono state epurate e la lO"ro fine è O· scura. In Cecoslovacchia si fa lavorare a più non posso il capestro e si riempion le prigioni. Perfino i-n. Albania non pare che sian tutti dietro Enver Hogia, l'uomo di Mosca e gi;ì di Tito, ma che ci sian bande partigiane titine operanti. In Romania, inve– ce, non è vero che Anna Paucher· sia caduta in di– sgrazia, ma, comunque, ·bastano quei sintomi non tutti -rassicuranti al di là del ferreo telone a giusti– ficar questa fre-tta: E' anche da tener presente, a que– sto riguardo, che l'importanza che Mosca annette al fenomeno del « Titoismo » è strettamente legata con le cause che stanno alla radice del conf1itto., Alla base della polemica Mò-sca-Belgrado ci saran– no molte ragioni ma forse la -prima e principale sa– rà questa, che Mosca avrà cioè fatto sentir troppo fortemente la sua volontà di comando nelle que– stioni economiche e militari. Si sa infatti che in certe forniture di legno all'Inghilterra la U.R.S.S. a– veva, già prima dello scoppio del dissenso, soffiato grossi affari alla Jugoslavia, e s,i sa anche che le merci che ],a U.R.S.S. acquista dai suoi satelliti le paga sotto i prezzi del mercato mon:diale e per con– tro vende più alto ciò che essa fornisce loro. Non saranno naturalmente differenti i rapporti nel cam– po militare: la Russia avrà voluto imporre le ime direttiv-e e non avrà voluto ammetter discussioni, ed è facile così immaginare le conseguenze. Il « Titoismo » mostrerebbe poi che l'Ocoidente non. guarda troppo per il sottile alla costituzione in– terna degli Stati, che l'essenziale è liberarsi della tutela moscovita per aver aiuti tangibili di dollari e merci, che è vero che <Mosca spara a base di note e comunicati radio, ma che infine molto .abbaia e poi non morde. Tutto ciò è assai poco appetitoso p·er Mosca, chè se quei popoli dovessero guardare al sodo, vedrebbero che intanto un primo anello di una catena di relazioni fi.n.anziario-economiche~ tra la Jugoslavia e gli Stati Uniti si è fucinato in questi giorni con la formale richiesta di un prestito di 25.000.000 di dollari, (di cui 20.000.000 sono stati éoncessi) per l'acquisto di macchìnario per l'indu– stria mineraria, che verrebbe compensato material– mente con pari valore di minerali e metall,i jugo– slavi. Evidentemente è un primo assaggio, giacchè un prestito di 250.000.000 di dollari (150 miliardi di Jire circa) è in ponte. La contropartita - diremo così - morale da darsi all'Occidente si vede già chiara: nella offensiva menata dai nazionali greci contro i partigiani comunisti sul Vits,i è evidente che

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